Critica Sociale - anno XLII - n. 15-16 - 1-16 agosto 1950
L'Inghilterra versoIl riarmo. Con 11 discorso pronunciato dal mi– nistro della Difesa Shinwell e con le dichiarazioni di Attlee del 27 luglio, anche l'Inghilterra,. come gli Stilli Uni– ti, si poue sulla via_ del riarmo. Dopo il fallimento dell'Iniziativa per conV'er– sazioni con la Russia sulla questione coreana, questo atto dell'Inghilterra la– burista è il logico sviluppo, nella nuo– va· situa~ione Internazionale, delle pre– messe di politica estera che, come ab– biamo già avuto occasione di rilevare, sono state poste dai laburisti al po– tere e s·ono comunque la sola posi 7 io– ne _dell'Inghilterra. Tant'è vero che i con·servatori, e Churchill per loro, so– no esattamente sullo stesso piano. Da notare che in questa circostanza gli , stessi conservatori non hanno più fatto il minimo cenno alla unione eui,opea, che evidentemente non era per loro al– tro che un'arma buona per criticare, più che la politica estera, la politica rn– terna dei rivali laburisti. Le sole cri– tiche mosse al laburisti da Churchill, ora, riguardano la quantità immedia• ta del riarmo e la pretesa tardivitll delle misure prese. Ma anche qui, è implicita una critica alla politica In– terna più che a quella estera dei la– buristi, i quali si sono preoccupati n~– gli ultimi anni di realizzare quelle ri– forme che erano nel loro programma e senza le quali la loro andata ,al po– tere non avrebbe avuto alcuno scopo. Di grande importanza anche la deci– sione inglese di inviare truppe di terra in Corea, decisione imitata subito dal– l'Australia, dalla Nuova Zelanda e dal– -la Turchia. Non è senza significato che questa decisione sia venuta , prima ancora che fossero prese o comunicate le decisioni del Consiglio Atlantico riu– nito a Londra. L'azione inglese Jn que– sto campo ha quindi un valore di ini– ziativa autonoma, sullo stesso piano di quella americana, ·pur con le debite proporzioni, e salva quella che sarà l'organizzazione militare europea nel– l'ambito del Patto Atlantico, di cui avremo occasione di occuparci altra volta, con dati più precisi delle voci e delle supposizioni, che sono tutto quello che « si sa » ora. Ad ogni modo, nel momento in cui l'insuccesso americano in Corea, per cui si parla · già ·della possibilità che il fronte coreano venga r:dotto ad una testa di ponte di una cinquantina di chilometri intorno a Fusan, la d..::cisio-· ne inglese è di grande importanza. Noi riteniamo che paesi come. l'Inghilterra, che hanno grandi Interessi in Estrcmo Oriente, debbano essere presenti non solo platonicamente. Inoltre, è di gran– de lmpo'rtanza, ai fini di evitare un allargamento del conflitto, che non si trovino ad un certo momento di fronte le due grandi potenze, con il loro po– tenziale bellico pronto ad entrare in azione, senza .che una voce diversa po•s– sa farsi sentire. Perchè allora, non c'è da. dubitarne, il conMitto divente– rebbe inevitabile. Il ritorno di Leopoldo nel Belgio. ·c~me abbiamo già avuto occasione di osservare più volte, e come i, or– mai diventato palese, Il ritorno di Leo– poldo, voluto dai clericali belgi, in netta prevalenza fiamminghi, ha condot~ to 11 paese ad nna svolta tragica : il BibliotecaGino Bianco CRITICA SOCIALE eut sbocco potrebbe essere anche la scis– sione stessa della .Vallonia dalle ;Fian– dre. La d•lvisione dei ·voti,, non soltan– to dovuta a divisione di partiti, ma a divisione geografica e nazionale, ha fatto si che ormai la campagna pro o con1ro Leopoldo è diventata la cam 0 pagna per l'indipendenza di una parte del paese, che, qualora la situaz'.one venisse cvlstal.Jizzata, si troverebbe po– sta in condizione di inferiorità rispetto all'altra parte. Sarebbe quindi una sconfitta, e sconfitta per anni. Ma pri– ma che questa sconfitta avvenga, av– verrà una rivoluzione nel paese,· che appunto potrebbe anche avere come ef– fetto di scinderlo. Solo l'abdd'caz· one di Leopoldo potrà salvare la situazio– ne e lo stesso destino della monarchia. Ecco cosa , scrive Le Peuple del 28 luglio: « La destua fiamminga, i reazionari leopoldisti non hanno soltanto calpesta– to i diritti della metà dei Belgi. Non hanno soltanto trattato con il disprez– zo Il suffragio universale che il_ 4 giu– gno ha dàto meno del 48 % dei .voti a[ P.S.C. e più del 52 % all'opposi– zione. Essi· hanno commes'so un errore che dal punto di vista- tattico non è meno grave dell'abuso di potere: han– no sottovalutato la volontà ·di res ·sten– ' za di milioni di lavoratori e di uomini liberi... Il Belgio sta scricchiolando da ogni parte come un pozzo di miniera abbandonato. Centinaia di migliaia di operai si mettono in sciopero... Quel– lo che domina tutto è l'invinciblle de-, 227 ·ter-minazione di non inchinarsi davanti al fatto compiuto;~. ·Un- govecno che si appoggia su un'infima maggioranza par- . lamentare acquisita grazie ai collabora- -zionisti, impone il suo diktat e sch:ac– cia il popolo.. Se esso dovesse avere l'ultima parola, il paese sarebbe ma– turo per la servitù ... « La Vallonia e BruxeHes accettano la sfida. I socialisti fiamminghi compiono magnificamente il . loro dovere di soli,– darietà. La Vallonia è « in stato di in– surrezione intenzionale » come dicev:a nel 1789 un membro dell'Assemblea· .na– .zionale. Essa· ha coscienza della minac– cia che grava .. su di essa... La Vallo– nia ·è destinata al giogo se la ·vittoda (dei clerico-leopoldisti) diventasse de– finiti.va. Ma essa non lo sarà. Qualun– que cosa succeda, il popolo vallone non si sottometterà. Esso è pronto a te– nere fieramente· il suo r.uolo nell'unio– ne delle provincie belghe se il figlio maggiore d,i Leopoldo lii sale al tro– ,no, ma non ammette che la maggio• ranza fiamminga. gli imponga un •re che esso non vuole. « I responsabili\ si affrettino I Le .ri– soluzioni _vanno in fretta. Ci fu un mo– mento nel 1848 in oul la dinastia, in Francia, poteva ancora essere sai vata dalla reggenza, Luigi .Filippo non l'ha compreso: fu la fine della monarchia. « Intanto· la follia dei leopold"s'.i, se persiste, provocherà dissensi e odi ine– -spiabili. Essa scaverà tra i b.elgi un fossato , che nulla potrà colmare .. ». ' P. GA. .I Cl o·' CHE ·.Sl STAMPA' Discorsi parlamentari di Filippo Tu– rati. Voi. I. Tipografia della Camera dei deputatj,· Roma; pagg. 736 (1), La Camera dei deputati· ha preso la iniziativa 41 pubblicare tutti i discor– si parlamentari di Filippo Turati e la tipografia della' stessa Camera ha ·edi– to ora il primo volume che compren– de i discorsi pronunciati da:! 10 lugliò 1896 al 28 maggio 1908. Si tratta -evidentemente di un'opera di vasta mole ed il cui interesse sto– rico e politico non ha bisogno di essere sottolineato: basti pensare ·agli avvenimenti succedutisi in quel .lungo p'eriodo di tempo e che hanno avuto in Turati un protag9nis\a, un osserva– tore ed un commentatore impareggia– bile. Perchè leggendo queste pagine, questi discorsi pronunciati molti · anni fa, una cosa colpisce: la loro freschez– za. Si può dire che accanto al valore storico politico, essi abbiano anche un impareggiabile, vaiovè letterario. Se– gno distintivo di un'oratoria che non era soltanto parole. Il volume si apre con una nota del presidente della Repubblica, · Luigi Ei– naudi, che ricorda la sua collaborazio– ne alla ·« Critica Sociale » e traccia un vivo ritratto di Turati, è con una pre– fazione, dovuta alla penna dell'amico Alessandro Schiavi, che tanti contribu– ti ha dato agli studi turatiani, una rievocazione di Ivanoe Bonomi di Tu– r.ati oratore; ed una di Rinaldo Rigola. P. G. (1) Ci limitiamo a segnalare questo volume, riservandoci di tornare più ampiamente sull'argomento che ci toc– ca ,cosi da vicino, nel prossimo ~asci- IL PAPATO SOCIALISTA, di Giovanni Spadolini, ed.· Longanesi &- C. Nelle pagine migliori di questo.« Pa– pato Socialista » dello Spadolini è par– ticolarmente notevole lo sforzo dell' Au– tore di giudicare uomini e cose della ·moderna storia d'Italia ponendosi dal punto di vista deHa più rigida orto-· dossia cattolica che, com'è noto, vede rovesciate talune prospettive del risor– gimento . ormai difficilmente mutabili' nella storiografia laica, per meglio com– prenderla e giustificarla. Lodevole sfor– zo che, con gli altri pregi, anche for– mali, del volume, testimonia di uno spirito alieno da ·pregiudizi, insofferen– •te di quei « punti fermi » da cui par– rebbe tropp.o temerario ,'osar dissocia– re la nostra presente visione storica, innamorato delle idee e tutto teso a riscoprirne e a rivendicarne l'or~gina– ria purezza attraverso i fatti, cui lo Spadolini non sembra ric<moscere il ter– ribile potere di corroderle e d1· mu– tarle. Virtù e vizi non. sono d:sgiun– gibili: ecco la propria tesi affascinare l'Autore al punto che questi,. traspor-. tato da un abbrivo ·che dissolve ogni' ostacolo, diviene « più p~pista deÌ pa– pa » e, cavakando con· crescente entu– sias1no l'ippogrifò dell'astratta logica, finisce per smarrire - nella cri<!talli– na luce delle Idee· - l'esatta nozione topografica del territorio sorvolato: la cui ineguaglianza rende piuttosto neces·– sario un duro pellegrinaggio pedestre, çhe faccia esperti di ciascun ciottolo, di ogni minima piega. Cosi l'impeccabile consequenziavltà 1 delle idee -non ottiene· che solo parziale mente la conferma. dei fatti ·(è. destino della pura logica d'inzàccherarsi . nei
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