Critica Sociale - anno XLII - n. 15-16 - 1-16 agosto 1950
220 C:RTTTC:ASOCTALE tica la ricost1·11zio11e della storia è sempre stata necessaria. Ma che oggi - anno della incarnazione ~950 - B. Croce ri– scodelll una ba, re/letta, evidentemente mendace, improvvisa– ta dal suo amico venti anni or sono, questo si puo spiegare solamente col fatto che la metodolog'ia storica di Benedetto Croce prescinde dalla cronologia. Benedetto Croce, se vuole esprimere la sua opinione sui fatti da me denunciali fra il 1902 e il 1913 sui metodi con cui Giolitti «faceva» le elezioni nell'Ìlalia mel'idionale, dica se quei fatti avvennero realmente o non avvennel'O mai - lo dica. per affermazioni formali, e non creda di cavarsela con - barzellette pseudo-storiche. l'er conto mio, sto preparàndo - e chi sa che non la <fedi– chi a Benedetto Croce - una nuova edizione del Ministro della , malavita. In essa non mi limiterò alle elezioni del 1909. Ri– salirò alle elezioni del 1892, nelle quali Giolitti, con i metodi che dovevano diventare normali dopo il 1902, fece cadere Ruggero .Bonghl, Felice Cavaliotti e Matteo Renato lmbr:ani, e passando in rassegna le elezioni del 1904, nelle quali la ca~ morra napoletana fu mobiljtata per far cadere Eaore .Cic– cottl, e poi le elezioni del 1909 e 1913, arr.iverò alle elezioni del 1921 - ultime avvenute oonsule Giolitti - nelle quali ai mazzieri dell'Italia meridionale succedettero le squadre fasci– ste in tutta l'Italia - e cosi, dopo che era stata fatta l'Italia al tempo di Massimo d'Azeglio, furono fatti finalmente anche ,gli italiani. E' una pagina della storia d'Italia, che la recente agiografia giolittiana vuol far dimenticare, ma che non deve essere dimenticata. Non deve essere dimenticata, come ha fatto Be– nedetto Croce nella Storia d'Italia dal 1871 al 1915. Perchè dimenticarla vuol dire non che quei fatti non sono avvenuti, ma che si debbono considerare normali e quindi indegni di ricordo. E questo è lo stesso che tenersi pronti a consentirvi, non _appena si presenti la opportunità di ricominciare ·_ con– sentirvi, beninteso, senza assumersi la responsabi– lità del consenso aperto, ma nascondendo il con– senso sotto il silenzio.· Già che mi trovo a tenere la penna in mano e nessun vaccariello sta lì a fermarla, credo di fare opera, non superflua se metto in luce un'altra alte– razione della verità che la metodologia crociana si è permessa in quello stesso scritto. Secondo Benedetto Croce, io dopo avere quaran– t'anni or sono pubblicato contro Giolitti Il Ministro della malav•ita, avrei ora, nella prefazione al libro deil Salomone,' riconosciuto di essermi « sbagliato ». Na– ,turalm,ente egli è lieto di questo contributo alla re– cente agiografia giolittiaJ:!a. Ma non· ne è del tutto ,soddisfatto: avrei dovuto· andare più in là e dichia– rare a me stesso e agli altri: « Sbagliai: mi lasciai trascin·are dalla poco veggente passione e dalla ar– dente immaginazione; e ora correggo· lo 1sbaglio ». Che cosa ha inteso Benedetto Croce dire quando ha affermato che io ho riconosciuto di avere « sba– gliato »? Avere io riconosciuto che i fatti da me affermati quarant'anni or sono erano frutto della mia « ardente immaginazione», cioè Li avevo in– ventati io? Oppure che la mia « poco veggente pas– sione » aveva condannato un· uomo che poi ho im– parato ad onorare riconoscendo che i suoi metodi elettorali - quei metodi elettorali! - erano per– fettamente legittimi? Perchè Be111edett0Croce ha adoperato una forma r.mbigua? La sua metodologia prescinde anche dal- la decenza polemica? ' . A parte la risposta- che si può dare a questa do– ma,n,da, sta il fatto che io nè nella prefazione al Sa– lomone, nè in alcun altro mio scritto ho mai dichia– rato di essermi « sbagliato», quale che sia il signi– ficato da dare a quella parola nella metodologia crociana. - I La p'refazione al Salomo·n•e è là. In essa le pa.gine BibliotecaGino Bianco XXI e XXII sono dedi-:.:ate a descrivere i metodi ri– baldi Cl)n· cui Giolitti « faceva » le elezioni nell'Ita– lia meridionale. « Giolitti - vi si legge - non fu il primo ministro degli interni a manipolare le ele– zioni. Ma egli manipolò una dopo l'altra tre elezio– ni generali (190.4, 1909, 1913), e sorpassò tutti nella chiarezza dei propositi, nèlla mancanza di scrupoli e nella brutalità ». E una pagina e mezz11 (XXIII– XXIV) sono dedicate a spiegare che la bancarotta parlamentare del maggio 1915 fu resa possibile an– che per il discredito che Giolitti aveva getta.fo sulla Camera dei deputati, riducendola a uno stru– mento servile per la registrazione di ogni volontà governativa. Secondo Benedetto Croce, quelle pagi– ne dimostrano che io ho riconosciuto di avere « sbagliato ». La sua metodol~gia prescinde non solo dalla cronologia ma anche dal contenuto dei testi. Sulla fine de~la prefazione al Salomone io ho scrit– to che riandando la mia opera di quarant'anni or sono, 1 io « sentQ di non aver nulla da ritrattare » ~ ecco una maniera tipica per riconoscere di es– s•ersi sbagliati! - ma la conos·cenza degli uomini che vennero dopo Giolitti in Italia e la esperienza dei paesi in cui sono vissuto in questi ultimi vent'anni, «mi-hanno persuaso che Giolitti non_ fu migliore, ma non fu neanche peggiore di molti politicanti non italiani, e fu certo migliore dei pol_iticanti ita– liani che gli succedettero, o piuttosto che questi fu– rono assai peggiori ». Ho scritto eziandio che qua– rant'anni or sono mentre noi riformatori assaliva– mo Giolitti dalla sinistra « accusandolo di essere - · ed era - un corruttore della democrazia in cam– mino, altri lo assaliv:mo dalla destra, perchè era troppo democratico _per i loro gusti». « Se mi tro– vassi nuovamente in Italia fra il 1900 e il 1914 con, quel tanto di esperienza che ho potuto mettere in– sieme nei quarant'anni successivi, non tacerei nes– suna delle mie critiche al sistema giolittiano, ma guarderei con maggior sospetto a coloro che si com– piacevano di quelle critiche, perchè. volevano con– durre l'Italia, non dove noi avremmo voluto che ar– rivasse, ma precisamente nella direzione opposta ». .Debbono essere q1rnste le parole, nelle quali, secon- , do Benedetto Croce, io avrei confessato di essermi << sbagliato », e perciò potrei aspirare a un posto· fra gli agiografi giolittiani della chiesa crociana. Restiamo dµnque intesi: secondo la metodologia crociana, se ·voi dite che Mussolini fu peggiore di Giolitti, Giolitti diventa ottimo. Se voi dite che Hi– tler fu peggiore di Mussolini, Mussolini diventa ot– timo. E siccome al peggio non c'è mai fine, potete sperare che sia già nato chi l'uno e l'altro scaccerà di nido, e allora anche Hitler diventerà ottimo. I La metodologia .crociana prescinde non solo dalla cronologia e dal contenuto dei testi, nia anclil.e dal senso comune. E badatè a non dire che Giolitti fu un « politi– cante». P.erchè Benedetto Croce ha, deciso che fu « un espertissimo uomo di stato». Come Cavour? Più di Cavour? Anche nel 1892-93? Anche nel 1915? •Anche quando, avendo trovato il movimento fa, •scista ridotto al lumicino nell'estate del 1920, Io armò, gli assicurò la complicità della polizia e della magistratura, e cosi creò le condizioni perchè in pochi mesi si formasse una formidabile organizza– zione armata, capace di travolgere lo stesso Gio– litti e... Benedetto Croce insieme con Giolitti? Era amico di Benedetto Croce, ecco tutto. Roma lo– cuta est. GAETANO SALVEMINI
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=