Critica Sociale - anno XLII - n. 15-16 - 1-16 agosto 1950

218 CRITICA SOCIALE e ne chiedo scusa: è ,quel che succede ad un uomo che ha molto parlato e molto scritto. Ho spesso ri– petuto che quel che ai nostri occhi è la prova più sensibile della verità della dottrina socialista, è che ogni giorno, nel regime sociale attuale, noi ci tro– viamo in presenza di problemi ché non sono suscet- - ti bili di soluzioni soddisfacenti; in questo senso, posizione e opposizione antitetiche sono ugualmente gil'lstificate e se per ipotesi noi ci poniamo in una società socialista, il nostro problema sparisce, esso non ha alcuna ragione di essere e no_n può nem– meno essere posto. Voi potete fare una prova nei confronti di pro– blemi come il problema del libero scambio e ve– dere come esso è applicato in un certo numero di . governi; per quanto concerne il problema dei .sa– lari e dei prezzi, ognuna delle tesi avverse, se la isolate dall'insieme della realtà economica, è incon– testabile, ed arrivate alla conclusione che nessuna soluzione è soddisfacente per lo spirito. Ma ,se vi ponete di fronte ad un regime in cui l'universo sarà razionalizzato, -che,cosa significano p•roblemi co– me quello della protezione e del libero scambio? qua!Je contrasto può .esistere tra il produttore ed il consumatore? Se invece di vivere nella società presente in cui il salario è la rimunerazione di una merce •che è il lavoro, ~ di cui varìa il corso, se supponete che invece di vivere in un regime !n cui i rapporti tra il padronato ed il proletariato sono retti da questa legge del salario; se vi trasportate in una società in cui tutti i lavoratori diventano i membri di una immensa associazione, i cui pro– dotti si ripartiscono liberamente, come potrebbero, in un simile regime, esistere. contrasti tra il mo– vimento dei ~al,ari ed il movimento dei prezzi? Se vi ponete sul terreno dei problemi internazio- , nali, sarà la· stessa cosa. Avete letto il rapporto del discorso di Bevin (sulla Palestina); in un senso egli ha perfettamente ragione; in un senso i ribelli han-, no ragione; le due posizioni,, se sono esaminate da un punto di vista antitetico, sono inespugnabili. Trasportatevi sul piano internazionale del sociali– smo, nessun problema si pone più. Tutte queste difficoltà del resto sono dovute alle stesse cause ed hanno gli stessi effetti, cioè sono dovute· all'esercizio del potere nel quadro degli Stati. capitalisti distinti gli uni dagli altri, ed in cui il regime della proprietà capitalistica sussiste. Non vi sarebbe che un mezzo di eliminarli, e sarebbe ri– nunciare all'azione politica del proletariato, cioè ad una delle nozioni fondamentali del marxismo. Si .può çontestare questa nozione; vi son,o scuole so– cialiste aJle qua:li que,sta nozione è estranea: ai -sansimoniani, ai prudoniani, a Bakunin, a tutte le dottrine che si sono raggruppate sotto il nome di sindacalisti rivoluzionari; Saint Simon ed i suoi di– scepoli non vedono, non pongono come condizione la trasformazione sociale, la conquista del potere politico da parte della classe operaia-, non più che di, una ~lasse qualsiasi. Essi fanno dipendere que- , sta trasformazione da una specie di crociata intel- · lettuale,_ religiosa anche, di cui tutti i documenti di prima e dopo il 1830 mostrano che è stata straordi– naria la forz-a di penetra'zione. Proudhon non dos manda al proletariato di ispirarsi alle istituzioni politiche, ne prcverle e ne predica la eliminazione progressiva. « Il governo degli uomini farà posto all'amministrazione delle cose» egli dice. Per Ba– kunin, la dottrina rivoluzionaria consiste nel riuni– re nel segreto dell'azione clandestina gruppi di azio– ne che si impadroniranno del potere mediante il terrorismo. La posizione dei marxisti. Per i sindacalisti rivoluzionari, i raggruppamenti di massa si effettuano in seno alle organizzazioni Biblioteca Gino Bianco corporative che devono impadronirsi del potere con mezzi che dipendono dalla vita del lavoro e del– l'organizzazione si,ndacale, ed il ·principale di que– sti mezzi ·è lo sciopero generale. Per conseguenza non vi è stata fusione completa tra l'idea di rivo– luzione politica _e quella di rivoluzione sociale. In cambio, il marxi:;mo non ha mai cessato di coni– battere tutte queste diverse concezioni rh-oluziona– rie, dai sansimO'niani ai sindacalisti 1 rivolt1zionari; il marxismo ha sempre preconizzato la costituzione di partiti politici tendenti a raggruppare intorno a sè le più grandi frazioni possibili del proleta– riato, e se fosse possibile la totalità dei lavoratori. Esso ha posto la questione della conquista del po– tere politico come la condizione preliminare della rivoluzione. La scuola marxista è stata più netta e piu formale a questo proposito, dopo che il pro– gresso democratico ebbe generalizzatq il suffragi'o universale, e il vecchio Bebel aderiva senza riserva a questa concezione marxista. Marx ha scritto con– tro Proudhon, l:j.a lottato contro Bakunin ed è su questo terreno che Marx ha fatto escludere Baku– uin dall'Internazionale; è su questo conflitto che la prima Internazionale si è dissodata. Per i marxisti, la scheda· elèttorale è unrarma ri– voluzionaria, l'azione politica si deve· produrre sotto tutte le forme, sia che si tratti di municipalità o di problemi governativi, ma il rapporto, il conca– tenamento delle cose è ineluttabile. Si può dire:. « Io non ac:cetto per il proletariato la teoria. della . azione politica delle classi », ma a partire da'1 mo– mento in cui lo si ammette, è impossibile resistere al concatenamento delle, cose. Se voi partecipate all',azione, potrete per la lotta' concepire ogni dot– trina di astensione, come quella che il partito la– burista ha praticato agli inizi della sua vita par– lamentare. Il partito diceva:' io sono contro tutti, ciò i miei voti a colui_ che mi assicurerà la realizza– zione di questa o di quella cosa. Si potrebbe con– cepire ogni dottri~a di ,questo genere, ma soltanto quando il gruppo del partito socialista non è che una minoranza; da quando diventa. qna maggioran– za, è condannato all'esercizio del potere, sia ciò difficile o n,o, e -l'obbligo per lui è lo stesso eid egli non potrà eluderlo se non ripudiando la nozionè dell'azione politica delle classi. La struttura dello Stato moderno. Quanto a me, io mi sono spesso posto il proble– ma e mi è capitato di chiedermi in presenza di queste diffico)tà di esercizio del potere di cui ero stato il testimone ed in cui qualche volta ero stato più intimamente immischiato, di chiedermi chi ave– va avuto ragione tra Proudhon, · Bakunin e Marx; tuttavia io credo che avesse ragione Marx; credq che un partito proletario che avesse ripudiato l'azio– ne politica, che fosse cresciuto silenziosamente at– tendendo la sua ora, riservandosi tutto intero e in tutta la sua politica per quest'opera avrebbe p~rso a p,oco a poco la capacità ed il gusto dell'azione. Credo che vi sia un certo allenamento all'azione che è necessario per l'igiene dei partiti proletari; credo che l'azione politica fosse necessaria all'edu– cazione politica delle masse e all'educazione gover– nativa dell'élite. Ma soprattutto, la mia ragione prin• cipale è che una posizione come quella di Proudhon o come quella di Bakunin presuppone che la classe proletaria possa svilupparsi in funzione delle con– dizioni che le sono proprie; è in fondo. la vecchia tesi che sosteneva contro Jaurès nel 1904. Io non credo che dopo la prima guerra mondiale e soprat– tutto dopo la seconda e dopo che abbiamo visto che · un certo numero di regimi politici ~omportavanò l'esclusione di tutte le organizazioni della classe operaia, 'che- nessuno possa sostenere che gli è in-

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