Critica Sociale - anno XLII - n. 15-16 - 1-16 agosto 1950
216 CRITICA SOCIALE Esercizio e conquista del potere (IJ . II problema dell'esercizio del potere: credo di poter dire senza adularmi di essere stato io a in– trodurre questa formula nel Partito socialista. L'ho fatto circa venticinque anni fa; l'ho fatto opponen– do la formula « esercizio del potere » all'espressione « conquista del potere ». E' opponendo i due ter– mini « esercizio del potere » e « conquista del po– tere » che mi sono sforzato, fin da quel tempo, di definire che cosa è l'esercizio del potere. L'esercizio del potere si pone prima della rivo– luzione. L'espressione si applica al caso in cui un partito socialista qualsiasi si trova per il gioco nor– male delle istituzioni democratiche nelle stesse con– dizioni formali in cui si troverebbe al suo pqsto ogni altro partito detentore del potere legale. Il partito socialista esercita il potere legale confor– memente alle istituzioni che regge, al pubbl1co da cui proviene e nel quadro del regime sociale quale esso esiste, cioè nel quadro del regime capitali– stico. Ecèo che cosa è l'esercizio del potere. La conquista del potere è tutt'altra cosa: non è un atto che si pone prima dellà fase rivoluzionaria: è un atto rivoluzi9nario. Questa espressione stessa di conquista rivoluzionaria del potere noi siamo stati condotti, .all'indomani dell'altra guerra, della rivoluzione russa, della III internazionale, ad eluci– dare e precisare nella misura in cui tentavamo di delimitare, l'uno in rapporto all'altro, il socialismo tradizionale ed il comunismo. La conquista del potere politico da parte della classe operaia è un atto rivoluzionario nel senso che noi la consideriamo come la condizione pre-– liminare ed indispensabile della trasformazione ri– voluzionaria del regime sociale. Per conseguenza, la conquista rivoluzionaria del pote:re'è la condizione necessaria e preliminare della trasformazione so– ciale, ma essa non è la condizione sufficiente. Là conquista rivoluzionaria. del potere, che condizio,na la trasformazione sociale, cioè la rivoluzione, non è essa stessa, e da sola la rivoluzione; essa ·non è la rivoluzione che nella misura in cui avrà per– messo la trasformazione rivoluzionaria che non si 1mò compiere senza di lei. Se per ipotesi, in un dato paese, la classe ope– raia si impadronisce della totalità del potere pQ– litico, anche con la forza, se essa è la padrona assoluta del potere dello Stato, e se tuttavia que– sto dominio dello Stato.· non le permette, a causa di ostacoli di ordine economico o altro, di operare la trasformazione rivoluzionaria, allora .la rivolu– zione non sarà stata eompiuta e la conquista rivo– luzionaria del potere non avrà avuto risultato. Riçoluzione sociale e rivoluzione politica. « La rivoluzione sociale » è una idea che nelle polemiche ho spesso tentato di chiarire opponendo le rivoluzioni sociali alle rivoluzioni politiche. Noi abbiamo avuto così numerosi esempi df rivoluzioni politiche in Francia durante i primi due terzi del XIX secolo e dopo la fine del XVIII, che la spie– gazione è facile. Nelle rivoluzioni politiche fran– cesi del periodo che evoco, l'azione popolare e pro– letaria ha generalmente avuto una parte prepon– derante. E' stato così nel 1792 come nel luglio 1830. D'altra parte, la letter·atura e l'iconografia hanno facilitata la confusione. La rivoluzione del potere, se noi prendiamo l'espressione quale la let– teratura e l'immagine ce l'hanno trasmessa, è una insurrezione proletaria che distrugge un mondo e (1) E' questa la parte centrale di un discorso del cotppianto compagno Léon Blum., pronunciato nel 1947, ma inedito in Italia, e il cui interesse non ha, bisogno di essere sottolineato. BibliòtecaGino Bianco crea un mondo nuovo. Vi è una differenza capitale tra le rivoluzioni politiche che il nostro paese ha conosci!1to, e le rivoluzioni sociali che non cono– sciamo ancora. Questa differenza essetnziale consiste nel fatto che la rivoluzione politica è compiuta quando il potere ha cambiato di mani. Questa so– stituzione di una classe ad un'altra, di un gruppo ad un altro non è soltanto la condizione prelimi– nare della rivoluzione, è la rivoluzione stessa; ne è l'inizio e la fine. Sul piano politico, la rivoluzione è compiuta quando al posto di un regime si è venuto ad installare un altro regime, mentre in ma– teria di rivoluzione sociale questa presa di potere non è che l'inizio della rivoluzione. La rivoluzione sociale cominciata dalla conquista rivolu,zionaria del potere non si limita ad una re– visione puramente politica. Quando vi è rivoluzione sociale? Vi è rivoluzione sociale quando la conqui– sta del potere è sfociata nella trasformazione so– ciale. E quando vi è trasformazione sociale? Ben inteso, quando il regime giuridico della proprietà è stato distrutto e sostituito da un regime diverso. Questo costituisce per eccellenza la mutazione ri– voluzionaria. Noi viviamo nel regime della proprie– tà capitalisti-ca; non, vi sarà rivoluzione se non quando questo regime ~arà stato distrutto; ma io credo che bisogna andare ancora più in là e che hisogna dire che la trasformazione sociale non sup– pone soltanto la distruzione del regime giuridico cl,ella proprietà, ma che suppone la distruzione di tutti i rapporti di ordine sociale, morale, cultu– rale e anche di tutte le relazioni di ordine inter– nazionale che il capitalismo àveva creato. Non ba– sta nella storia distruggere una causa per distrug– gerne nello stesso tempo tutti gli effetti. Quel che caratterizza la vita delle sociHà è il fatto .che gli effetti sopravvivono a lungo alle loro cause, e la trasformazione sociale non sarà definitivamente compiuta se non quando saranno scomparsi, non soltanto i regimi della società capitalistica, ma tutti gli aspetti che durante seèoli questo regime ha pro– dotto, instaurato, stabilito in tutte le società attuali. Supponete per esempio che in un dato paese la prima .fase soltanto sia compiuta, cioè che la pro– prietà capitalistica privata sia stata distrutta si– multaneamente e posteriormente, che secondo me è il caso, attualmente, della Russia sovietica, in cui io constato che la proprietà capitalistica è distrutta, dove di fatto il capitalismo è distrutto, ma dove la trasformazione sociale non è integralmente com– piuta per il fatto che i prodotti del capitalismQ sussistono. Nei paesi che si troveranno in simile caso, in cui dopo la conquista del potere e dopo la distru- , zione del potere giuridico le conseguenze del capita– lismo saranno rimasti ·uell'iinsieme dei rapporti so– ciali e neU'insi-eme dello Sta.to in questione e degli altri Stati : in questo caso voi vi troverete in presen– za di problemi che somigliano d'i più ai problemi del– l'esercizio del potere che ai problemi della con– quista del potere. Ciò che vi spiega come, nei con– fronti dello Stato sovietico, certi problemi si pon– gono in condizioni analoghe a quelle degli Stati capitalisti in cui la proprietà è stata preservata per il fatto che non vi è stata trasformazione so– ciale. Sul piano internazionale, le relazioni dello Stato sovietico- con gli altri Stati sono della stessa natura; la politica sovietica è tenuta ad assicurare un certo numero c;liinteressi nazionali con gli Stati capitalisti nelle stesse condizioni che prima della trasformazione. Per il fatto stesso che in questo paese in cui la proprietà privata capitalista è abo– lita ed in cui il salariato non è abolito, le relazioni
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