Critica Sociale - anno XLII - n. 15-16 - 1-16 agosto 1950
212 CRITICA SOCIALE sarà lecito reprimere e condannare. Finchè, in– vece, la lesione dell'interesse resta, non sarà mai poss:·bile far riconoscere a mentalità primitive la necessità di dover rinunciare al proprio interesse per un presunto interesse comune allorche, invece, i manufatti crescono continuamente di prezzo e nul– la vien ·fatto per ,ammassarli in pro' delle popola- , zioni meridionali che non possono acquistarli a quei prezzi, dovendo subire per i propri prodotti un prezzo di imp·erio. In fon.do, a guardar,ci bene, al funzionario ba•ronale, · avido e violento, si sostitui– sce I.o Stato: il quale in questa sua funzione non appare tutore di un comune intere~se, la qual cosn soltanto può rendere sopportabile un sacrificio ecci– noinico, ma appare come l'eseq1tore di una spolia– zione in favore delle classi produttrici - operai e industriali del nord - che non diminuiscono sa– lari nè profitti e tengono basso il prezzo del pane costringendo i contadini del sud a non aver rimu– nerato, in maniera da consentire un'adeguata capa- cità di acquisto, il proprio lavoro. . L'ingi ustizia dei procedimenti vessatori si ricon– giurtge al.la difficoltà della situazione economica: il prezz o d el grano in Sicilia essendo ancora in stretto collegamento con i fenomeni elementari del– la vita: matrimoni, nascite, morti, delinquen'za, som– mosse. La ruralità della vita, infatti, semplicizza il sistema delle relazioni sociali e, se elementi este– riori, dovuti alla coes_istenza con zone industrializ– zate, le influenzano, non riescono a soverchiarle. La produzione granaria, infatti, non ha la medesi- , ma resa che nelle altre regioni d'Italia e le spese di produzione sono di gran lunga superiori per il maggiore impiego di mano d'opera e per le difficili comunicazioni. Riforma agraria per la Sicilia A questa particolare situazione si aggiunge la co– stante pressione demografica: _la,terra deve nutrire troppe bocche e la struttura del paese è esclusiva– mente o quasi agraria. Le grandi città. siciliane, an– che quelle che sembrano apparentemente più pro– spere, vivono su l'agricoltura, sul commercio dei suoi prodotti e su ciò che ad essa è necessario: essa stessa è ferreamente condizionata al basso tenore di vita delle masse, alle condizioni spesso arretrate delle culture e, comunque, alla loro povertà sostan– ziale. Il popolo delle città vive ai margini di questa struttura economica: non esistendo se non ·in mi– sura minima stabilimenti industriali che racco!-. gano operai in numero elevato, ed essendo la mag– gior parte delle industrie ,esistenti di piccola e me– rlia grandezza, manca lo spirito di solidarietà ed il proletariato è atomistico, individualista, più spesso plebe e non popolo. Abbondano, infatti, più che gli ·operai, i pre,statori di servizi, e lo stesso lavoro pro– duttivo, disorgani_zzato, assume il carattere della produzione artigiana senza, però, avere gli aspetti elevati di guesta, giacche· si tratta, fatte poche ec– cezioni, di un artigiama.to in concorrenza con la produzione tip ica indu'stri ale del nord e, quindi, diretto a soddisfare esigenze modeste, elementari, direi quasi preistoriche. Frammenti di economie diverse coesistono senza amalgamarsi e .l'unica at– tività, come suole accadere in tutti i paesi con eco– nomie arretrate, resta il commercio. La città, dun– que, dà poco o nulla alla accumulazione capitali– stica e la campagna, salvo i periodi di congiuntu– ra, non basta a se stessa e al mantenimento del te– nore di vita anche degli stessi latifondisti. La strut– tura sociale è, perciò, costretta in un cerchio fer– reo da cui difficilmente può scostarsi se non _ven– gono prima radicalmente mutate le condizioni am– bientali produttive ed il sistema de"na proprietà. Perciò più chè altrove, e per ragioni diverse che altrove, incombe su tutti i problemi la riforma agraria intesa non come mera appropriazione della BibliotecaGino Bianco terra, ma come cambiamento della sua coltivazio– ne: bonifica e trasformazione agraria, sistemazione dei bacini imbriferi, costruzione di bacini al du– plice scopo dell'irrigazione e della produzione della elettricità. Il frazionamento e la conduzione col– lettiva non sono che una conseguenza di questa çipera immane la quale, essendo necessariamente un'opera che solo la collettività può fare, non può nei suoi effetti non ridondare a beneficio dei" più. Ma la necessità di questa. opera è oggi indistinta– mente sentita dagli stessi contadini e si traduce nello scontento verso il governo che non fa nulla perchè la terra siciliana diventi migliore, perchè essa renda al pari della terra delle altre regioni. « Qui si prendono - si dice - solo le tasse ». Questo indistinto stato d'animo, che dalla cam– pagna si diffonde nella città e che la c:ttà rimanda elabora,to alla ,campagna, è dun.que il fon-t:Jamento · reale del separatismo, ed in genere del malessere sociale siciliano. Lo sbocco separatista è, stato, in– fatti, occasionale: in funzione della guerra e delle sue suggestioni. Se non ci fosse stata la guerra o se il crollo del fascismo fosse avvenuto per azione di forze interne, noi avremmo visto in Sicilia, fin dall'iniz10, esplodere forze nettamente rivoluziona– rie. La grande rivoluzione jei contadini che è, e · sarà, indubbiament,e il fatto più saliente, comun– que si svolga, della vita italiana contemporanea, avrebbe avuto inizio laggiù. ' Il fenomeno del separatismo La guerra e l'abile propaganda alleata hanno dc– .formato la situazione ed hanno creato il sepa1·ati– smo, cioè questo ibrido prodotto in cui una situa– zione eminentemente rivoluzionaria viene racchiu– sa in una veste reazionaria. La ragione· ne è facile ad intendere: al solito ha agito un elemento este– riore di· comunanza di interessi e, finèhè, come pare accada, non avviene la dissociazione di que– sto apparente interesse comune dagli interessi di– vergenti, la situazione rivoluzionaria per ·eccellenza appare come una situazione reazionaria. Il prezzo del grano e quello dei manufatti fanno coincidere, per opposte ragioni, l'interesse dei grandi proprie– tari terrieri con l'interesse dei contadini•: gli uni vedono che col poco provento del loro campo o' della. parte loro spettante non possono sbarcare il lunario, diventano riottosi e vendono al mercato nero, si difendono con le armi e odiano le pub– bliche autorita; gli altri, a loro volta, si sentono al pari dei .primi derubati, con l'aggravante che deb– bono sentire su di sè la pressione delle esigenze dei contadini. •Di fronte allo Stato entrambi per un momento non poterono non solidarizzare: non por– tare il grano all'ammasso e lucrare il prezzo del mercato nero fu una troppo bella prospettiva, bella a tal segno che per essa si poterono anche affron– tare i rigori, per vero non eccessivamente paurosi, del codice. Il proletariato delle città risentì il con– traccolpo di questo· disordine dei mercati: oltre al rincaro di cui ebbe a soffrire, per effetto della svalutazione e per il disvio dei traffici, tutta l'Ita– lia, esso sentì le fluttuazioni di questa migr~zione del ·grano, di questa ·sparizione· dell'olio anche nei posti di produzione dove, per consuetudine, que- • ste derrate avrebbero dovuto essere più a buon mer– cato e da dove invece fuggiyano çon maggiore ce– lerità, attirate dalla elevatezza dei prezzi negli al– tri mercati dove difettavano. Senza possibilità di lavoro le classi cittadin-e, o visse•ro ai margini di questi loschi traffici sel)tendone la precarietà e la sostanziale immoralità, o si aiffaticarono nella pre– stazione di umili servizi la cui r•emun.erazi-one, pur fortemente accresciuta, non permetteva nessuna ele– vazione del tenore di vita e anzi dava soggettiva– mente la sensaz,i.one di un inganno perpetrato at-
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