Critica Sociale - anno XLII - n. 14 - 16 luglio 1950
192 CRITICA SOCIALE La scuola media nel progetto di riforma ,Ci sarà la Riforma Gonella? Qualcuno, non, senza fon– damento, incomincia a dubitarne. Ma parliamone, come se ci dovesse essere. NeHa ormai nota Relazione sui problemi della riforma della scuola presentata' dall'o.n. Go.nella al Consiglio Supe– riore, la scuola media ànferiore, che accoglie i ragazzi da– gli II ai 14 anni, è di'fferenziata in quattro tipi: classico, tecnico, professionale e normale. II primo ha il compito di preparare i ragazzi all'accesso ai licei, classici, scientifici e magistrali; il ,secondo ai ,vari tipi d'istituto tecrùco ;· il terzo agli istituti professionali; il quarto ha, fine a se stes– sq di, completamento dell'obbligo nòrmale d'istruzionei (d'on– de il nome, secondo la discutibile etimologia data dalla stessa Relazi=). La quadripartizione ministeriale In.vece di riaprire la di,scussione sulla scuola media unica o differenziata, , perchè poco si potrebbe aggiungere a tutto quello che fu detto e scritto a favore dell'una o dell'altra tes,i, mi pare preferibile guardare ora il proble– ma da quest'altro punto di ,yista più concreto: la quadri– dripartizione ministeriale crea doppioni di scuole, differenti 'per dignità e per strato sociale cui si ri,volgono, ma di eguale contenuto didattico e pedagogico. .Confrontiamo i .tipi normale e professionale, come sÒno presentati dal,la Relazione: essi hanno eguali materie d'in– segnamento ed eguali orari. Ma il noi\male, affidato ai maestri, .è considerato dalla Relazione ministeriale di gra– do infenio~e al professionale, affidato ai «professori»: dal primo, infatti, ,non si accede agli istituti professionali, come dal secondo; nè si può passare a! professionale o ad altro tipo di media senza un esame d'integrazione, almeno in à,taliano. Chi non vede che questi due tipi di scuole, spe– cialmente in una stes,sa località, non possono coesistere? Quali padri di famiglia manderanno i propri figli alle scuo- · le pormali, sapendo che esse, pur avendo eguali esigenze, sono degradate rispetto alle altre? A, meno che - come diceva un mio amico maestro - le normali non siano isti– tuite per gli anormali. A me pare che questi due tipi di scuole furono ideat~ per accontentare maestri e professori, riuscendo a scontentare gli uni e gli altri. Le riforme sco– lastiche non si fanno tenendo pres.ente una ristrettissima questione sindacale, per la quale, del resto, si possono tro– vare mille altre soluzioni migliori. Nòrmale e professio– nale costituiscono, dunque, un doppione e possono fondersi in un solo tipo. 'Se passiamo al confronto tra professionale e tecnico, oi accorgiamo subito che il primo non ,è professionale e il secondo non è tecnico. II primo non ,è professionale, per– chè la stessa Relazione dice che esso « accoglierà come base del suo ordinamento didattico il gruppo delle materie di carattere fondam~ntale comuni ·,agli altri, rami della se-' · condaria· stessa»; non può essere .professionale, perchè ogg,, l'apprendimento di qualunque mestiere richiede un fondo culturale e adeguath insegnamenti propedeutici; non è professionale per li giovane età dei discenti. E allora? allora rimane un generico avviamento al, mondo del luvo• ro; uno « spirito :P diverso nell'•insegnamento delle varie ma- • terie, tutte eguali, saJ,yo la lingua straniera, presente .nel . tecnico e assente nel. profes.sionale: quella lmgua stràniera che, in relazione alle esigenze migratorie, alberghiere e tu– ristiche del nostro Paese, potrebbe essere elemento profes– sionale; almeno per alcune categorie di nostri lavoratori. Se, quindi-, come sembra opportuno ·e come avviene ti-elle attuali scuole 'd'avviamento professionale, si introdurrà, an– che in· que&to tipo di scuola, l'ins.egnamento deUa lingua straniera, la scuola professionale divinta una brutta co– pia della tecnica. Brutta, perchè volutamente degradata. I due tipi che rimangono, classàco e tecnico, ,sono vera– mente diversi e non sarebbe possibile sostenerne l'unifica- zione senza ricorrere a considerazioni di natura ·sociale, didattica, di selez,one e d'orientamento, che, come dicevo, mi pare superfluo ripetere. Personalmente sono favorevol~ ad una scuola media un-~, 'o, come oggi si dice « unicis– sima » senza latino; ma, purtroppo, mi sono dovuto rendere conto che allo stato attuale delle cose, ques,ta soluzione, non ha probabilità d'impors.: !Vi è contraria l'opinione pub- , blica e la maggioranza degli insegnanti, come ha dimo– strato l'iinchiesta ministeriale sul1a Riforma e il recente Congresso di Nap~li .della Federazione Nazionale Inse– gnanti Scuole Medie, in cui, dopo un vivacissimo dibattito, uscì vittoriosa la mozione per una scuola media differen– ziata. Tradizione e innovazione nella scuola Ma la quadriparti-zione ministeriale è eccessi,ya e mac– chinosa. Per ora, due ,tipi basterebbero, classico e tecnico o, meglio, moderno, col proposito di unificarli in avve– nire. I due tipi corrispondono ai due modi diversii, ma non escludentisi, che si presentano a chi ,yog!ia guardare il mon– do. Si può guardare i.I mondo facendovi una sezione ver– ticale per studiare g!ii eveinti che si ,sono -succeduti nel tem– po; oppure si può guardare il mol;J.dofacendovi una sezione . orizzontale per osservarvi le cose contigue nello spazio, in un certo tempo. I due modi non si escludono, ma si com– pletano, come si completa la storia con la geografia, la ;;toria della letteratura con la letteratura. l.,Q oiviiltà di un Paese non pr9gredisce contro la tradizione o senza la tra– dizione, ma rinuncia a ,progredire se vuole rimanere· ferma alla tradizione. La tradizione e, l'innovazione sono lè forze che condiziona:no Io slancio progressivo di una· ciyiltà e deb– bono essere· presenti in ogni scuola, come oono compresenti nella vita: in quest0i consiste l'aderenza della ;;cuoia alla vita. Una scuola che dia -.nei suoi ìnsegnamenti maggior r,i– lievo alla tradiz~ne è una scuola classica, che mette gli alunni a contatto con le civiltà classiche da cui è nata la nostra, mentre se pone l'accento su gli aspetti attuali della civiltà ,è una ,scuola mode_rna, che !J?One il giovane a con– tatto con ,le dviltà contemporanee tra I<; quali egli vive. Ora, se si 'Vuole che ogni, scuola,. classica o moderna, dia una formazione umanistica, cioè una formazione che pone come problema centrale della vita l'uomo nella società, è chiaro ~he per noi italiani 101. scuola classica dev'essere ca– ratterizzata dall'insegnamento del latino (non per la po- ,, tenza taumaturgica di quadrare le teste rotonde, attribuita al latino, ma semplicemente perchè la civiltà latina e la lingua latina hanno generata la nostra civiltà e la nostra lingua) ; ed è egualmente chie.ro che la scuola moderna,. dev'essere caratterizzata dall'insegnamento della lingua stra– niera. Le altre materie - pochiss,ime, non 12 o 13, · come prevede il progetto di riforma - dovrebbero es-sere eguali. Qualche di,yersiità che si volesse introdurre nei rispettivi programmi dev'essere di contenuto, 'lasciando da parte lo inafferal>ile « spi,rito» e il retoricume connesso. Diversità che dev'essere soltanto fun~ionale, non finalistica, nel senso di /Voler dar.e ai giO'Va.ni li una delle due ·scuole una più completa preparazione o una più matura formazione in vi– sta degli ulteriori svàluppi .degli ,studi. Le due scuole, in– somµia, dorvrebbero essere poste sullo stesso piano di di– gnità e di prestig,io, come due modi diversi di forriiazione ump-nistica, egualmente presenti nella civ1ltà contemporanea. In pochi aooi si può raggiungere lo scopo, pur di ado– perare i mezzi idonei. Se l'insegnamento della lingua mo– derna è giustapposto alle altre materie, quasi un r-iempitivo per llerequare l'orarip con l'altro tipo, lo scopo da raggiun– gere fallisce, perchè il tipo moderno non darebbe più la formazione umanistica come il tipo classicò. Occorre che, come nel tipo classico àl latino è il perno dell'insegnamen– to, il nocciolo centrale intorno al quale ruotano le altre materie, così nel tipo modenno la lingua straniera div~ti il nocciolo intorno al quale ,ruo-tano tutti gli altri insegna– menti. Ne dis.ce: aide che l'insegnamento della lingua moder– na dev'essere incorporato nella cattedra d'italiano storia e geegrafia: e diventarne l'elemento caratterizzante :, per così dire, ,il polo d'orientamento delle altre discipline. Recentemente ebbi occasione di fare in altre, sedi que-
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