Critica Sociale - anno XLII - n. 14 - 16 luglio 1950
CRITICA SOCIALE 191 tentativi futuri in tale senso dovranno nece~saria– mente fallire. In secondo luogo, perchè con tale proposta i re– latori si sono tolti ogni responsabilità, nel senso ,che essi, in sostanza, hanno, detto ai governi e al pub– blico: se voi volete un sistema di scambi multila– terali relativamente liberi e uiì _regime di piena oc– cupazione, una cooperazione economica internazio– nale è necessaria e se voi, governi, -dite che essa è impossibile, spetta a voi il dimostrarlo e darne ra– gione, dato che in buo,na parte essa dipende' p.ri )prio da voi. E non venite poi a lamentarvi che noi non abbiamo fatto il nostro dovere di consulenti. ' Nè di facile realizzazione sembra la proposta di– retta a rendere possibile la continuità delle impor– tazioni quando questa sia messa in pericolo dalla contrazione della domanda effettiva in un paese, proposta che - ovviamente - si riferisce in par– ti-colare e soprattutto agli Stati Uniti per la loro posizione di leader nell'economia mondiale. Il Pro– fessor Rossi ha criticato tale proposta osservando - che la riduzione delle importazioni può non essere di carattere temporaneo e in tal <;aso « come po– trebbe. il paese che avesse depositata la sua moneta al Fondo (Monetario Internazionàle) utilizzare le corrispondenti valute estere di cui non avesse più bisogno per effettuare H pagamento all'estero?» Ma l'ipotesi è che il paese A importi meno del solito per .una diminuzione della domanda effettiva ap– punto temporanea; inoltre il paese A, per ipotesi, non ha bisogno di utilizzare le corrispondenti va– lute estere, appunto perchè ha, per effetto della dir minuzione della domanda interna, un saldo attivo della bilancia commerciale; sono gli altri paesi che hanno bisogno della valuta di A e quest'ultimo uti– lizzerà le valute degl~ altri paesi- depositate presso il Fondo in contropartita della sua valuta q~iando, a seguito dell'aumento della domanda effettiva, avrà bisogno di maggiori importazioni. Se non erro, la proposta del Rapporto (che sia, l'Eco,nom1'st che il Time:s (9) -definiscono il primo ingegnosa e il_secondo giusta in via teorica) non è che -rnnampUamento della pratica, oggi comune ne– gli accordi commerciali di pagamento, della conge– stione di margine di' ·credito utilizzabile per ·impe– dire un arresto dell'importazione a seguito .di una temporanea scarsità di divise. Le difficoltà vere, quindi, non sono· tanto da ricercarsi nella ·pr-opo– sta astratta quanto nelle possibilità concrete òi :i.t– tuazione. Quale anno scegHere come anno di base? Come prevedere l'ampiezza dei probabili deficit commerciali? Meno difficile invece dovrebbe essere la possibi– lità di assicurare un flusso stabile di investimenti estéri sebbene anche qui le difficoltà pratiche non devono essere sottovalutate. Oggi, l'unico paese che possa effettuare investimenti all'estero su larga sca– la sono gli Stati Uniti, e il Bresciani Turroni ha spiegato con la consueta chiarezza le ragioni per cui- non sembra possi:bile u,n'ampia ripresa degli in– vestimenti privati americani all'estero. 8) Altro punto in cui i relatori hanno offerto sug– gerimento che nell'attuale condizione sembra inge– nuo, è quello in cui si consiglia un'azione congiun– ta del governo e dei dirigenti dei sindacati operai e padronali per evitare aumenti salariali supcriòri all'aumento della produttività del lavoro. « Queste, osserva l'Economist, sono parole senza senso. E tuttavia questo può costituire il punto fondamenta!- (9) Vd, 4 Recl,pes for .Employment » in The Tilmes del 16 giugno 1950. ment~ debol,e d·i tutta la struttura keynesiana » (10). D'accordo. Ma d'accordo anche che il problema deve essere · to nei riguardi dell'obiettivo della stabilità dei sa– lari-efficienza e quindi del livello dei costi e dei affrontato e risolto perchè il successo o il fallimen– prezzi, deciderà se la nostra società riuscirà ad es– sere una democrazia libera o finirà col trasformarsi in un regime totalitario. E ·quello dei relatori è an– cora l'unico consiglio che allo stato attuale delle cose essi potesse110 dare. 9) Ho cercato di dimostrare i punti deboli, r. mio modesto avviso, delle raccomandazioni del Rappor– to. Da ciò il lettore non deve dedurre che il Rap– porto stesso sia inutil'e. Poichè gli economisti che lo hanno redatto non sono degli ill!becilli, credo che le stesse osservazioni che ho fatto io le avranno fatte anche loro nel corso dèlle discussioni, e pro- .babilmente anche molte altre. Evidentemente sa– 'rebbe stato per loro assai più comodo, come osser– va il Clark nella sua dichiarazione annessa al Rap– porto, limitarsi a mettere in luce i problemi ancora insoluti nel campo della politica della piena occu– pazione e raccomandare ai governi che siano stu– diati più a fondo. Se non lo hanno fatto la ragione è che essi hanno voluto non solo i,~postare i proble– mi ma presentare delle proposte su cui si possa apri– re la discussione. Se la conoscenza teorica delle cause della disoèclipazione ha fatto in questi ultimi quindici anni progressi non indiffeirenti, non altret– tanto si può dire. per la politica della piena .occu– p'azione. Siamo ancora nel campo delle ipotesi, delle congetture è del1e speranze, nè si può dir.e <i[Uale sarà l'efficacia effettiva dei rimedi di cui ancora si discute. Tutto quanto possiamo fare è dunque di approfondire sempre di più la nostra conoscenza teorica da un lato e quella delle caratteristiche economico-sociali dei paesi in cui viviamo, affin– chè quando verrà il giorno in cui la depressione riapparirà, i governi non ·siano totalmente impre– parati. Da questo punto di vi-sta il Rapporto del– l'ONU merita uno studio assai più profondo di quel– lo ohe io potevo fare, e questo · studio non può essere fatto che dagli organi governativi competenti. SILVIO BACCHI ANDREOLI (10) VoNci anche aggiungere che, a, mio a·vvi,so, Jo sohe.ma teo– rico keynesiano, che è impostato sulla domanda effettiva, ser– ve a spiegare il fenomeno della disoccupazione bl.nto nei paesi ricchi quanto in quelli arretrati. In entrambi i casi, il « gap » della domanda effettiva è determinato da uno squili,brlo delle . disponibilità relative dei fattori della produzione; in entram- bi i , casi occorre st~molare gli investimeÌtti, ma nel primo la deficienza degli investimenti non derj.va, con1e nel secondo, da mancanza di altri fattori produttivi. E' questa differenza che porta a politiche economiche diverse da caso a caso. PANETTONE · PAN FRUTTO - TORTA MILLESTELLE- CAKES - BISCOTTI - AM,HETTI . TORRONE · CIOCCOLATO . CARAMELLE - FONDENTI • PRALINE$ - CONFETTI . CONFETTURE - MARMELLATE - MOSTARDE • MARRONI- CANDITI - FRUTTI\ CANDITI\ - GELATINE DI FRUTTA - GELATI - SPUMANTI E LIQUORI - SCIROPPI - SEMILAVORA TI.
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy