Critica Sociale - anno XLII - n. 14 - 16 luglio 1950

190 CRITICA SOCIALE tatti~o - si è intromesso, tra il nostro pensiero e la pericolosa utopia, una speculazione elettorale dei comunisti che intorbida le acque, ma non in– torbida le nostre idee. · Demanio · statale per l' organizz~zione libera, autonoma del lavoro • Riunire la terra. Non polverizzarla. In coi1fronto di trent'anni addietro, le mutate . condizioni possono imprimere maggiore ampiezza al · problema, esigere ritocchi alla sua ossatura, così come la avvenuta devastazione della cooperazione (cui il citato progetto particolarmente si riferiva) possono consigliare diverse forme giuridiche della comunità. Ma questi sono particolari sui quali non m'indugio perchè io non devo qui abbozzare le li– nee di un mio progetto, ma solo rivendicare i con– notati di un orientamento socialista che deve es– sere difeso oggi come ieri, perchè aderente alle esi– genze de! lavoro, della produzione,· della collettività. Non vorrei certamente pensare oggi ad uno « Stato agricoltore », ma posso pensare e penso ad uno Stato che, invece di sperperare la terra polveriz– zandola e dannando il lavoro ad una agricoltura di itàpina e di degradazione fisica, crea un grande demanio collettivo decentrato affidandone la ge– stione a consorzi locali formati da tutte le organiz– zazioni economiche del lavoro, retti dalle l~ggi, guidati da tecnici, capaci di lavorare e produrre con concetti moderni, secondo le esigenze e le for– me tradizionali dell'agricoltura locale, ma anche se– condo gli indirizzi generali cui bisogna uniformarsi oggi se l'agricoltura vuol vivere. Il nucleo centrale di questo nostro pensiero è così vivo e valido che ... lo vediamo far' capolino (... in un secondo tempo però!!) nello stesso ordina– mento dell'Opera della Sila, traverso qHell'evane– scente organo cui dovrebbe spettare una funzione di direzione e di orientamento. Sarà gran ventura se esso riuscirà ad impedire agli improvvisati piccoli proprietari gli sconquassi che. abbiamo visto nel lascito Franchefti. Ma siamo curiosi di vedere quale efficacia avrà il mitologico organo allorchè dovrà farsi largo tra le siepi delle mille e più proprietà sospettose, misoneiste, retro– gi;ade, •e dettare loro non soltanto le esigenze della tecnica· moderna, ma persino (e questo è più im– portante!) gli indirizzi della produzione agraria che non consentono più di cc farsi in casa, un po' di tutto ». Una volta si opponevano alla nostra utopia le ragioni di finanza e il sacro timore verso le forme della proprietà privata.' Le prime sono superate dal cunmlo di miliardi che si spenderanno. Le seconde sono ormai travolte dalle disposizioni che supe– rano i diritti della proprietà privata ai fini - anche se male applicati - dell'interesse sociale. E allora c'è qualcuno che intende ancora spa 0 ventarsi se, traendo una razionale conclusione dalle indicate premesse, noi facciamo la ipotesi di· un grande demanio statale destinato, non a polveriz– zare ma a unificare le terre; non a legare l'agricol– tura alla catena dell'autarchia, del misoneismo e della ignoranza; non ad estraniare i nostri prodotti dal mercato del mondo ma a farci partecipi in una gara del lavoro libero, intelligente, progredito? lo vedo e difendo questo demanio, libero, auto– nomo, progressivo, che onorerebbe il mio paese ed affermerebbe un grande principio ideale contrn il più pericoloso e tirannico monopolio, quello della terra, che - consegnato ad una sola categoria - rappresenta ii diritto di .affamare tutti gli altri uo– mini... (Fine) NINO MAZZONI ll rapporto dell' O. N. U. sulla pien.a occupazione , (co,nt,inuaz. dal n. pr,eced.) Ma anche ammesso ciò per gli Stati Uniti, pos– siamo ammetterlo per altri Paesi con caratteristi– che di abitudini, tradizioni, mentalità, esperienze, etc. assai diverse da quelle americane? D'altra parte, non bisogna dimenticare che l'ef– ficacia degli stabilizzatori automatici dipende anche da altre condizioni. In primo luogo, dall'altezza del bilancio statale. Suppongasi che il bilancio dello Stato .si,a in equ,iHbrio a,d un alto livello di e'll,trnte e di spese e che, per arrestare una incipiente de– pressione, ìl Governo, tenendo fermo il volume del– le spese, riduca le entrate abbassando le aliquote della ,imposta sul reddito. In questo caso, se l'au– mento del reddito disponibile è notevole e ad esso fa .seguito l'immediato. aum~nto della spesa, in. beni di consumo, l'effetto di stabilizzazione può essere notevole (se naturalmente il deficit del bilancio e l'aumento del debito pubblico non provoca una di– minuzione degli investimenti p.rivati) ;, ma se. H bi– lancio dello Stato iera in e,quilibrio ad u,n, basso livello di entrate. e di spese, in relazione al reddito nazionale, l'effetto sarà assai minore. Quindi l'effi– cacia di questo mezzo dipende dalla relativa altez– za del ,bi-lancio dello Stato ed è tanto maggiore quan– to più alto è il .livello del bilancio: ciò che, però, , è una condizione sfavorevole aUa piena occupazione perçhè un alto livello del bilancio significa una for– te pressione fiscale la quale tende sempre ad ostaco– lare gli investimenti privati,l'specie quando fa tas– sazione è progressiva. In secondo luogo, an~he se gli stabilizzatori au– tomatici possono avere ,efficacia nell'arrestare il pro– gresso della· depressione e l'aumento della· disoccu– pazione, ne hanno una assai minore nel pr.omuovere l'aumento del reddito nazionale e il riasrorbimento della disoccupazione. Ciò per l'incertezza e ia va– riabilità dell'azione del principio di accelerazione. Con ciò, non~ voglio dire che l'adozione di misu~e automatiche di stabilizzazione non debba essere ten– tata; vo.glio dire solo che la loro efficacia presumi– bile non mi sembra tale da dar luogo a ?Polte spe– ranze. 7) Qualco1,a di simile sembra si possa dire per quanto concerne i provvedimenti di carattere inter– nazionale proposti nel Rapporto. Mentre il ragiona– mento è convincl;!nte sotto l'aspetto tedrico, le pos– sibilità pratiche dei rimedi p.roposti ) sembrano spesso assai deboli. Fra tutte, quella della coopera– zione economica internazionale per la predisposi– zio~ e l'esecuztone di un piano economico, inter– ·nazionale contro la disoccupazione, Il Prof. Rossi osserva che i relatori non hanno tenuto alcun conto del fallimento dei precedenti esperimenti di coo-' perazione economica internazionale e che pertanto le loro proposte sono di una ingenuità infantile. A questo si può obiettare che tale fallimento non eso– nerava i relatori dal dover fare le proposte che han– no fatto se essi ritenevano che l'adozione e i prov– vedimenti raccomandati avrebbero contribuito ~ ad arrestare la propagazione internazionale delle de– pressioni. In primo luogo, perchè il fatto che i tentativi finora esperimentati di una più stretta cooperazio– ne economica internazionale siano finora in massi– ma ·parte falliti non autorizza a ritenere che unche I

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