Critica Sociale - anno XLII - n. 14 - 16 luglio 1950
CRITICA SOCIALE 195 vostra indulgenza per lo meno considerato lo. scopo ch'essa sì proponeva, e che era di esprimere i miez .sentimenti di am<icizia e di rfo-Ont)IScenzaverso il nobile Paese che ci ospita e - modestamente - dz aiutarvi in quest'opera di pacificazione, di recipro– ca comprensione e di pace sincera e duratura fra i due popoli, che mi pareva (mi son forse. ingan– nato?) esser anche lo scopo precipuo dei vostri m·– ticoli, uno scopo che ho molto pregiato per. quanto vi sembri « tras-curobll-e » allorchè so-n Ì-0 a propor– melo. Senza cred'ermi un italiano « imponfxmte », avevo creduto di esser autorizzato a supporre che - nono– stante le opinioni politiche che posson dividerci - Voi aveste qualche simpatia (mi son dunque ingan– nato anche in questo?) per le vittime del regime di tirannia, di delitto e di terrore, che avete Voi stes– so svergognato con tanto vigore e tanta grazia in– .sieme. La tragedia che abbiam vissuta e che vivia– mo - noi, i rifugiati italiani - ci rendono ben te– tragoni alle piccole punture della vita. Perciò - pur respingendo i vostri rimproveri, che io trovo profondamente ingiusti - mi vendico ,dichiaran– dovi che Vi sono pur sempre - come italiano e co– me proscritto - sincerame11te riconoscente per ì vostri articoli del Petit Parisien, nonostante tutte le rettifiche - e davvero «· importanti » quelle - di cui sarebbero suscettibili. Scusate il mio francese molto approssimativo. e credetemi nonostante tutto vostro FILIPPO TURATI Il B éraud replica con una serie di: citazioni• di M.me de Stael, di Mazzini, di un ignoto Fregoso, del Muratori sull'aspirazione dell'Italia, fin dalla prima metà' dell'Ottocento, ad un « primato » specialmente sulla Francia, che egli esige siano riprodotte sul– l' Italia, come una doverosa rettifica. Il Turati le pubblicava infatti condite con altre citazioni che, nel frattempo aveva pregato Gaetano Salvemini di fornirgli ·a confutazione, . facendole precedere da una nota sulla Risposta di Mussolini al sig. Béraud, dove, sulla base degli articoli del Petit Parisìen, ricordava che il Béraud avendo avuto , autorizzazione e assicurazione diretta dal Mussoli~ ni in persona· di « vedere ,, tutto quel che volesse in Italia, anche nelie isole dei q.eportati, ed essendosi recato a Lipari ricevuto molto garbatamente dalle autorità, si, era dovuto subire la beiff.a di conferire con un preteso deportato che non era altri se non un poliziotto truccato, e che, per altro, negli arti– coli serii, si era sforzato di far opera di compren– sione fra l'Italia e la Francia. Per tutta risposta, Mussolini aveva posto divieto all'entrata in Italia ' del Petit Parisien. Per cui, concludeva il Turati, il signor Béraud è adesso, come noi, un « fuoruscito ». « Per avere stampato sul fa~cismo una parte, una piccola parte della verità, quella ch'egli potè vede– re, le frontiere italiane gli sono ormai chiuse: e vi– vaddio: non è l'Italia che gliele vieta». E così, fra battute di umorismo, di altezzose su– scettibilità professionali, di citazioni estemporanee, e di accorate profezie, attraverso l'imperialismo mussoliniano denunciato dal Turati, si maturava quella guerra da lui presentita che doveva liberare, nella rovina-, l'Italia, e che, seppure deprecata dal Béraud, doveva poi coinvolgerlo nelia odiosa sua connivenza coll'invasore tedesco. ALESSANDRO SCHIAVI intellettuale L'errore· del comunismo .Durante i giorni della p,rima guerrà mondiale, la Rilvo– luzione Russa appar•ve ad oriente com~ un'alba radiosa. La nostra alleanza ,con la tirannia zarista dal 1907 aveva op– presso il cuore di tutti gl'i occidentali umani e progressivi; ora alfine sembrn:va che l'immenso peso della Russia do– vesse pendere dalla parte di ciò dhe noi deslderav0.1110, L' o– dio cieco· e menzognero che i reazionari mostravano verso ii regime .sdv,ietico faceva facilmente considerare tutte le critic,he come pura propaganda. Quando io decisi, nel 1920, che i fini e i metodi del Governo sovietico mi rivugna:vano, quasi tutti i miei amici di sinistra ne furono scandalizzati e mi condannarono come un rinnegato. GradualmeJte, con gi1 anni, il numero di coloro che hanno sconfessato è aumen– tato. Sei uomini bm noti hanno es,posto le ragiorù della lo– ro ritrattazione in un lilbr.o di notevole i~ortanza e valo– re, « The God that Failed ». Questi sei uomini - Arthur Koestler, Ignazio Silone, Ridhard Wright, André Gide, Louis Fischer e Stqiihen· ·Spend~r -'- a,vevano 'ognunò delle ragiorÌi diverse per lasciiare il Pai:tito Comuni·sta, ma in ogni caso sarebqe difficile, eccetto che p,er un dogmatico ci;:co, discutere la validità di queste ragioni. E in ciascun caso l'~sperienza della delusione è stata terribile in propor· zione, come prima la fede era stata ,profonda sì da soste– nerli. Immaginate San Giovanni Batti'sta trasiportato per mira– colo alla Corte di Alessandro VI, e là vedere i suoi delit– ti, osserwrlo incoraggiare ,i crimini di Cesare Borgia, men– tre ancora pretendeva di agire nel nome di Colui ohe San Giovanni aveva procl0.111ato il Salvatore. Ciò ohe egli a– vrebQe soififerto aHora è ciò che questi uomini hanno sof– ferto ne.J,nostro tempo. E' vero che le loro speranze non erano razionali: ,infatti nè Marx nè Lenin avevano un van– gelo dhe offrisse m_oltepros,pettive di umana salvezza. Non si ,può raccogliere uva dai caroi, e gli scritti di Marx e Lenin c~rtamente contengono più cardi che viti. Ma uomini sensibili che soflfrono profondamente di fronte allo spetta– colo dell11 miseria inflitta dalla crudeltà e dall'ingiustizia dei d'orti !)OSsonoesse~ perdonati per un generoso entusia– smo verso co!oro ohe si proclamavano i d~fettsori degli op– pressi. i quali af,fermano che il loro sistema eliminerà per s:nvpre le prevenibili sof'ferenze che gli uomini s~ inflig- · g.ono l'un l'altro. Come dice Silone: « Lo spettacolo dell'en– tusia=o della gioventù r~ssa nei · primi anni della crea– zione di un nuovo mondo, che noi tutti' S1)eravamo fosse pi,ù umano di quello vecchio, era interamente convincehte. E quale amara delusione fu, come gli anni pasooron6 ed il nuovo regime si raiflforzaiva... vedere come non aJvesse più luogo la lungamente promessa democratizzazione finale, e vedere invece la dittatura accentuare il suo carattere re– pressivo». Ma ,Silone termina ria.f,fermando la sua ,inalte– rabiJe fede nel .Socialismo, ,purdhè democratico. Nei primi anni, il siste-ina sovietico era criticato quasi esclusivamente da coloro ohe si opponevano al Socialismo. La critica ,più interessante, clte si è avuta in un secondo tempo, è queHa dei -socialisti, i quali trovano che ciò _chesi va creando in Russia non è affatto queJa caUisa che essi avevano inteso di perorare. Il socialismo dall'i::nizio aveva mirato a certi obiettivi : un maggiore aJvtvicinamento all'e~ guaglianza, un maggior controllo da -parte dei laJVoratori sulle condizion~ del loro 10,voro, una diminuzione del potere irres,ponsabile, e, alla fine, come risultato ed incentivo, un immenso aumento nel benessere generale. La realizzazione di questi ,fini, 1)ell!Savanoi sorcial~sti,,riohiedeva certi mezzi che erano penosi per i ricohi ; il ti\tlore dei mezzi ,produceva !'op.Posizione, l'opposizione portava all'animosità e alla lot– ta di classe, e alla fine vi erano molti .nei quali l'odio degli oppositori aveva maggior peso d~U'originario motivo uma– nitario. Marx santificò l'odio ·e la lotta. Il guadagno per il la,voratore di.venne, dal -punto di vista emofivo ed anche intellettuale, meno importante che il dannQ al capitalista.
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