Critica Sociale - anno XLII - n. 13 - 1 luglio 1950

CRITICA SOCIALE 175 trina del comunismo cade su un terreno fertile », per cui l'imperialismo sovietico minaccia il mondo libero più con la penetrazione Ideologica che con l'aggressione militare, si af– ferma: « Il socialismo è del resto una indispensabile arma nella battaglia della democrazia contro il totalitarismo. 11 partito laburista non potrebbe accettare nessuna imposizione -0he limitasse la sua o l'altrui libertà di perseguire il socia– lismo democratico, e di applicare i controlli economici ne– cessari per giungervi ». Inghilterra, Commonwealth e .unità mondiale. Entrando poi nel vivo della situazione inglese ed anche nel punto più delicato della questione, l'opuscolo rlleva che l'In– ghilterra, di qualunque opinione politica ne sia il governo, ha bisogno di controlli per molto tempo ancora, a causa delle conseguenze della guerra che ha creato problemi « in pro– porzione più grandi di quelli di tutti i paesi dell'Europa, ec– cetto forse la Germania ,occidentale ». E aggiunge che il par– tito laburista « non può vedere l'unità europea come mi fine da raggiungere in sé » e che l'Inghilterra è più vicina per lingua, origini, struttura sociale e istituzioni, dal punto di vista politico e da quello degli .interessi •economici, ai paesi consanguinei del Commonwealth, le cui economie le sono an- che complementari, che all'Europa. ' L'Europa non può isolarsi, essa « diventerebbe ·ancora un campo di battaglia se il Cremlino potesse rovesciare il pre– dominio di forza del mondo libero, pèrciò la battaglia per l'Europa potrebbe essere perduta in Asia ». ' In conclusione: « I principi socialisti del Labour Party ri– chiedono che il movimento verso l'unità dell'Europa sia tale da consentire la continuazione del pieno Impiego e della giu– stizia sociale in Inghilterra e l'estensione di questi benefici al resto dell 'Ep.ropa occidentale. Le condizioni economiche della Gran Bretagna richiedono che la sua cooperazione con l'Europa non impedisca al governo di continua?e ad esJrci– tare estensivi· controlli sulla sua economia. Ogni cambiamento nelle relazioni dell'Inghilterra con l'Europa occidentale non deve peggiorare la sua posizione come centro nervoso del Commonwealth e come banchiere dell'area della sterlina. Una stretta cooperazione con l'Asia e l'America è vitale per la pace e la prosperità dell'Europa. Sino a quando l'Unione so– vietica impedirà alle Nazioni Unite di _funzionare, il primo scopo della politica estera inglese deve essere quello 'di co– struire una organica unità nell'insieme di tutto il mondo non comunista >. I fini dell'unità' europea. Oltre allo scopo di unirsi per difendersi, i paesi dell'Eu– ropa occidentale hanno bisogno di risolvere i problemi che derivano dalla loro incapacità a coprire il disavanzo di dol– lari e devono quindi cambiare ,sistemi di produzione. di scambi e di consumi. « Ma sebbene l'interdipendenza politica imponga cooperazione !3Conomica, non bisogna aspettarsi che tale cooperazione rechi grandi vantaggi positivi all'Europa nel suo complesso. Le economie nazionali dell',Europa occi– dentale sono ·parallele e concorrenti piuttosto che complemen– tari. La maggior parte della specializzazione possibile ha già avuto luogo »; Contro quelli che credono cp.e i governi europei devono affidare il loro, campo d'azione 'lld una autorità sopranazio– nale, l'opuscol~ afferma che « le politiche nazio~ali devono essere armonizzate e coordinate d'accordo, attraverso la coo– per~zione dei governi ». QuJndi, esaminando le prospettive di nnificazione attraverso la 'liberalizzazione degli scambi, si osserva che l'intensifica– zione degli scambi intereuropei nuoce alla soluzione del pro– blema della scarsezza di dollari rendendo più facile vendere in Europa e allontanàndo dai mercati americani, annullando anche l'effetto della svalutazione. « Una ùnione economica completa creerebbe indubbiamente un mercato protetto di alti costi in Europa e impedirebbe la soluzione del probi~ del -dollaro. Il giusto compromesso tra questo estremo e la pa– ralisi degli scambi intereuropei è probabilmente qualche cosa come un ritorno alla posizione raggiunta nel 1928 ». Entrando quindi p_iù direttamente nel vivo dell'!, questione, l'opuscolo afferma: « I socialisti certo vedrebbero come la benvenuta una unità economica europea basata su una piani– ficazione internazionale del pieno impiego, della giustizia so– ..:iale e della stabilità. Ma la pianificazione internazionale può essere fatta soltanto sulla basr. di una pianificazione na– zionale. E molti governi non hanno ancora mostrato la vo– lontà o la capacità di pianificare la loro economia :t. In que– sto senso l sociallsti salutano la proposta del signor Schuman. Ma « una unione economica richiederebbe un grado di uni– formità nelle politiche interne degli Stati membri che ora BibliotecaGino Bianco n\)n esiste ed è improbabile che esista nell'immediato futuro. Le tradizioni civiche e amministrative impedirebbero a molti paesi di applicare i metodi del sociallsmo democratico anche se i loro parlamenti avessero una maggioranza socialista ». L'unione economica completa è quindi da escludere, ed è quindi anche da escludere una unione politica completa. Esaminando quindi la questione del parlamento soprana– zionale, l'opuscolo afferma: « Nessun partito socialista, nella prospettiva di formare un governo potrebbe accettare un si– stema secondo cui importanti settori della politica nazionale sarebbero affidati ad una autorità rappresentativa europea sopranazionale, fino a tanto che tale autorità avesse una permanente maggioranza antisocialista e incontrasse l'ostilità dei lavoratori europei. Dopo aver affermato che l'Inghilterra intende collaborare altrettanto strettamente con gli Stati Uniti come con il Com– monwealth e con l'Europa occidentale, l'opuscolo nega che sia possibile costituire una terza forza geografica e che co– munque non è possibile far da ponte tra America e Russia, in quanto i>Unione sovietica « non riconosce nessuna alterna– tiva tra schiavi e nemici». Del resto, ,l'Europa sta alla destra degli Stati Uniti e « all'infuori dell'Inghilterra e della Scan– dinavia, .non vi è nessun governo con una politica interna o estera più progrèssiva di quella della amministrazione at– tuale statunitense ». La terza forza quindi si deve i.nten– dere come « solidarietà politica contro gll estremismi di de– stra e di sinistra» e deve, essere « un'alleanza politica di tutto il mondo contro il totalitarismo dovunque esso si trovi >. L'opuscolo quindi afferma che una decisione della maggio– ranza, cosi come si sarebbe avuta nel caso dell'unione euro ... pea dei pagamenti se l'Inghilterra l'avesse accettata, può riu– scire fatale, e scrive: « E' molto dubbio se nel momento at– tuale ogni governo europeo si sottometterebbe ad una maggio– ranza 'che andasse contro le sue profonde convinzioni su una questione per esso vitale. Ogni tentativo per stabilire il do– minio della maggioranza distruggerebbe ·l'atmosfera di confi– denza che già esiste e farebbe rivivere le antiche gelosi.e e sospetti. La cooperazione tra governi deve essere basata sul mutuo consenso ». In polemica con i conservatori inglesi, l'opuscolo scrive quindi: « In circostanze in cui tutte le idee generali acqui– stano popolarità, eminenti uomini politici hanno vagamente espresso la loro simpatia per nuove forme costituzionali. Ora gli stessi uomini politici hanno mancato in maniera troppo palese di presentare le loro proposte al giudizio del loro elettorato. Per esempio, dirigenti del partito conservatore ac– quistarono lode a Strasburgo nell'agosto 1949 per la generosa audacia delle loro proposte di smantellare le barriere econo– miche tra l'Inghilterra e l'Europa occidentale. Nel gennaio 1950 il manifesto elettoral'e del partito conservatore, This is the road, conteneva :.o.Jtanto un accenno alle relazioni econo– miche tra l'Ir4lhiiterra e l'Europa occidentale. Esso scrive: " L'orticoltura inglese deve essere salvaguardata contro le im– portazioni distruttive ". Anche noi abbiamo fatto questo, con– clude ironicamente l'opuscolo, ma non lo considereremo coDle il complesso del nostro contributo all'unità economica eu– ropea». Si esamina poi il problema delle industrie base. Qui si ribadisce Il concetto eh~ è poi stato affermato anche dal go– verno inglese della necessità della proprietà pubblica delle imprese e di una pianificazione produttiva e di un controllo da parte dei sindacati, contro tentativi di cartellizzazione co– me quelli del passato, e si conclude, coèrentemente con quanto è stato affermato pr 1 ima, che la parte decisiva nel coordi– namento delle industrie base europee dev'essere sostenuta dai governi, come rappresentanti dei loro popoli. Il Consiglio d'Europa. Criticando i tentativi dell'Assemblea di Strasburgo di so– stituirsi al Consiglio composto dai ministri, si dice: « Il par– tito laburista non vede di buon occhio la creazione di ui:i parlamento europeo con poteri legislativi. Conseguentemente esso si Òpporrebbe ad ogni tentativo di dare una posizione di questo genere all'Assemblea consultiva. L'Assemblea con– sultiva resti consultiva ». Ma a questa Assemblea si affidano poi compiti di grande importanza e tali che l'organizzazione intergovernativa non potrebbe assolvere. Dato che all'inlerno di alcuni paesi esistono minacce di fascismo e di comuni• smo dovute al fallimento nel provvedere al pieno impiego e alla giustizia sociale, di questo dovrebbe essenzialmente o,:– cuparsi l'Assemblea. « Poiché ogni paese del Consiglio d'Eu– ropa è impegnato a perseguire il pieno impiego e la giustizia sociale (ed è impegnato dalla raccomandazione dell'Assem– blea stessa a che tutti i paesi membri garantiscano ai loro popoli l'effettivo godimento dei diritti menzionati nelJa di– chi'arazione "l!niversale dei diritti dell'uomo, adottata dall'As-

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