Critica Sociale - anno XLII - n. 13 - 1 luglio 1950

174 CRITICA SOCIALE Quali potranno essere le conseguenze dell'aggres– sione comunista e della replica degli occidentali? Come. considerare la questione coreana? Anzitutto, si _può dire con certezza quello che sa– rebbe avvenuto in caso di un atteggiamento diverso, -in caso di. debolezza. La Russia avrebbe ripetuto ben presto il colpo in uno dègli al_tri punti delicati del globo. Contro Formosa o contro l'Iran, contro la Turchia o contro la Jugoslavia, o forse in altri punti anche più importanti per l'Europa. Hitler insegna. .Ma -ora? Vorrà la Russia .scatenare una guerra? La prima risposta data alla nota american•a che chie– deva il suo intervento per far cessare il conflitto è vaga e poco. impegnativa. Occorre però tener pre– sente un altro fatto. E' evidente che la Russia non si aspettava renergia che gli Americani hanno di– mostrato e quindi aveva buone speranze di riuscita. Si faccia un confronto con quella che è stata recen– temente la parata berlinese: anche allora non era– no mancate voci allarmate sul pericolo che ne scaturisse una guerra. Mà poichè il colpo sulla Ger– mania sarebbe stato senz'altro un casus belli, tutto si è ~imitato ad un'opera di propaganda più o me– no riuscita. La Russia non è voluta intervenire di– rettamente. Ed in Corea ha mostrato di tenersi in disparte. E' perciò lecito credere, ed anche altre ragioni economiche inducono a farlo, che non si,a nelle in.– tenzioni del Cremlino di scatenare ora la guerra. Certo, i dirigenti della politica di Mosca: hanno ope– rato in maniera da non essere c;ostretti a perdere la faccia o a dichiarare la guerra. · Se questa previsione, e che cioè la guerra non scop– pierà, è esatta, l'episodio coreano potrebbe essere inquadrato nella già esistente guerra fredda, pur essendo. qualche cosa di più e anche di diverso. In realtà, considerarlo semplicemente episodio della guerra fredda sarebbe stato più giusto se l'America non avesse potuto o voluto intervenire. Così come le cose stanno ora, e sebbene· i nomi contino poco salvo che per chiarire le idee, l'episodio è piuttosto, secondo noi,, da ·considerare decisivo della guerra fredda nelle forme in cui è stata condotta finora, e se non il _conclusivo, uno dei conclusivi. Comuqque _vadano le cose, ed abbiamo già detto come noi pensiamo che andranno, la politica estera internazionale è ad una svolta nelle sue grandi li– nee. E ancora, una volta dobbiamo notare che la svolta è stata determinata da una iniziativa della Russia, sia pure 1n quante questa 1n1zrntiva na trc,– vato la pronta risposta "dall'altra parte. La guerra fredda certo continuerà in una forma diversa; altri ~ttàcchi la Russia muoverà in varie parti, e forse, e purtroppo (è dove~oso per noi socialisti dirlo), si assisterà alla messa fuori legge di partiti comu– nisti in altri paesi. .fo_ q,ueste circostanze, ai socialisti spetta un gran– de compito, compito che essi possono assolvere in vario modo, ,a seconda •delle circostanze in cui sono chiamati ad .operare ed a seconda della loro forza, ma im compito che comunque richiede iniziativa, coraggio, .volontà. La posizione da prendere sul ter– reno.· della p'olitica estera non è dubbia, e lo abbia– mò visto. Resta, all'interno di ogni paèse, special– mente _di quelli dell'Europa minacciati dall'invo– luzione e dalla reazione, la difesa dei valori della libertà, che non può avvenire se noh mediante il progresso sociale. Porsi o rimanere all'avanguardia di questo progresso: poichè essere sullo stesso fron– te dei _paesi più progrediti non significa necessa-· ri;lmehte essere al loro .stesso livello in fatto di progresso, e. non sempre può essere neppure garao– zia di' rria,ntenimento del livello ::i,ltuale, e del restn non signiffoa neppure non avere propri problemi apche in politica estera. E perciò è fondamentale ·rafforzar.~i. Cioè unirsi. PIERO GALLARDO BibliotecaGino Bianco L'unità europea Il famoso opuscolo dei laburisti inglesi sulla unità europea European Unity, ha suscitato molte discussioni e commenti anche sulla stampa italiana. Tuttavia, se ne è parlato, flwri degli attacchi polemici, in maniera generalmente vaga, e si è mancato di delineare in modo obiettivo ti pensiero che lo ha dettato. Ciò è dovuto al_ fatto che l'opuscolo è stato pub– blicato proprio nel momento in cui l'atteggiamento inglese riguardo al progetto Schuman ha sollevato nei confronti del– l'Inghilterra e dei laburisti in particolare una ondata pole• mica che era già latente in molte parti, ed ha impedito una valutazione più serena della posizione reale dei compagni in– glesi. Certo, questa posizione è contraria alle aspirazioni verso l'unità europea che è particolarmente sentita dai paesi del– l'Europa, come mezzo per risolvere la profon.da crisi che li tormenta. Tuttavia è doveroso riconoscere che essa è dettata da considerazioni su una realtà obiettiva, della quale biso– gna comunque tener conto. Non è qui il luogo per entrare in una discussione più profonda su quanto si è fatto finora e su quello che resta da fare (quasi tutto) per l'unificazione dell'Europa. Bisogna però ancora dire che, pur se taluni at– teggiamenti inglesi urtano la nostra suscettibilità .di continena tali e di federalisti, più forse che quella di socialisti inter– nazionalisti, contro chi troppò facilmente trae pretesto da si– mile atteggiamento per parlare di socialismo nazionale in– glese, è facile obiettare, e lo fa lo stesso opuscolo come ve– dremo, che in politica estera in generale e su questo punto in particolare, le espressioni dei laburisti possono essere di– verse da quelle dei conservatori, ma la sostanza d,ella impo– stazione politica è quanto mai uguale, e corrisponde fonda– mentalmente alle a·spira%ioni del popolo inglese, come è pro• vat·o dai programmi elettoraH dei vari partiti. La critica quindi andrebbe spostata in altro senso. Vogliamo ancora ricordare che, poco prima della pubblica– zione di questo opuscolo, un altro ne è stato pubblicato dal Partito laburista per conto del Comisco (Wilfred Fienburg, International contro! of basic industries) presentato come un lavoro individuale fondato sulle discussioni di un gruppo di studi nominato da nove partiti socialisti dell'Europa occi– dentale, in cui si propugna una completa federazior,..e europea, da raggiungersi attraverso tre fasi, con un programma finale massimo, ma con una prospettiva di lavoro immediato non troppo dissimile da quella sostenuta poi dai laburisti. Pubblichiamo ora alcune parti deUo scritto. L'opuscolo di'chiara innanzi tntto che « fin dal 1945 Il La– bour Party è stato guidato dalla ferma convinzione che i popoli dell'Europa occidentale devono lavorare strettamente uniti e che la Gran Bretagna deve avere nna parte di guida • nella loro cooperazione » e afferma che già molto è stato fatto in questo senso dal Consiglio d'Europa, dall'organiz– zazione per la cooperazione europea, dal Patto Atlantico e da quello di Bruxelles. E aggiunge che « ora è venuto il mo– mento in cui è essenziale definire più chiaramente i propositi della coo~razione europea e la forma di unità che questi propositi devon(? • imporre ». La relazione non entra « nella questione delle specifiche soluzioni della coopera.zione econo– mica o politica » se non in quanto esse abbiano attinenza con la questione centrale. 't< Dovrebbero i popoli degli es~– stenti Stati . europei cedere ad una antorità sopranazionale una parte o tutto dei poteri costituzionali che esercitano nel momento presente? O dovrebbe l'unità continuare ad esseré perseguita attraverso '1a cooperazione dei governi responsabili, con mutuo consenso?.». A questo proposito, « l'atteggiamento del partito laburista di fronte ai problemi dell'unità europea, come di fronte a tutti gli altri problemi di politica interna ed estera, è deter– minato dai principi del socialismo democratico e. dagli in– teressi del popolo britannico, come membro del Common– wealth e della comunità mondiale ». Precisando poi la posizione del socialismo democratico, l'opuscolo rileva che « una economia capitalistica incontrol– lat_a può funzionare soltanto a costo di conflitti tra nazioni e ·c1assi, che possono diventare fatali alla civiltà nell'era ato– .111ica >> e che << in campo internazionale non meno che in campo nazionale la società deve essere organizzata in modo da of– frire a tntti i suoi membrì nguaglianza di poss.ibilità, respon– sabilità e sacrifici». Ora, ·«giustizia sociale, pieno impiego e stabilità economica dovrebbero essere tra gli scopi di ogni governo democratico » ed essi « non possono essere mante– nuti in una economia di libero mercato, 'senza che lo Stato intervenga deliberatamente a correggere le tendenze nocive e a stimolare qnelle benefiche ~. Constatato che dovunque 1A democrazia ha fallito nel ragginngere questi scopi « la dot-

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