Critica Sociale - anno XLII - n. 13 - 1 luglio 1950

170 CRITICA SOCIALE questo terzo gruppo vi sono il Gove_rnoing~ese, il Labo~~ Party e il Comisco sia pure con sfumature differenti. Uno scetticismo palese ed un atteggiamento critico notevole informano invece l'atteggiamen– to degli industriali siderurgici. Si aggiungono agli attendisti anche ,alcuni gruppi del federalismo europeo, i quali ritengono che non si possa giungere alla Federazione per tappe. Tale è il quadro recente degli atteggiamenti visibili nei confronti della proposta Schuman, cal– mati i primi generici consensi. Sorgono, insomma, le difficoltà della precisazione dei fin·, risorgono le resistenze nazionalistiche che già vedemI)lo schierate nell'OECE, si temono sempre i « pianificatori » e non si vede ancor chiaro lo strumento d'attuazione. A Londra, i partiti socialisti europei - invitati dal Labour Party - hanno espresso con molta chiarezza, e con unità di indirizzo fonda– mentale, il loro giudizio, affermando di accogliere con viva soddisfa– zione la proposta Schuman, &eessa veramente si propone quella pia– nificazione delle industrie pesanti dell':J!}uropa, considerata come un tutto,, che i partiti socialisti hanno già invocato a Witten, ai fini della stabilità economica e del pieno impiego. Ma hanno altresl enu– merato le condizioni alle quali deve soddisfare la nuova organizza– zione. Anzitutto, non riuscire un cartello privatistico mascher~to, ,con scopi restrizionistici della produzione, privo di obiettivi sociali. Si tratta invece di espandere la domanda, attraverso una politica di investimenti europea, e 'di contribuire ad un progresso economico continuo: l'autorità del piano Schuman deve costituire anche un· congegno di stabilità e•conomica, nell'azione anticiclica che già si propose il piano Marshall e che si propone lo stesso·« punto IV». Esso· deve mirare alla riduzione dei costi del carbone e dell'acciaio, ma tale rid uzione deve an dare a favore dei !'.lOnsumatori (e non di un gi;uppo monopolisti .co privato) e dei lavoratori, le çui condi– zioni materiali devono essere livellate « verso l'alto», cioè verso le condizioni vig·enti nei Paesi più evoluti.' Nessun paese partecipante deve partecipare da solo ai vantaggi e agli· oneri del piano: ciò in– dica che laddove la pianificazione comporta dei sacrifici, essi de– vono venir ripartiti fra tutti, e che la produzione de·l çarbone e del– l'acciaio deve essere considerata una responsabilità comune, come re. sponsabilità comune deve essere quella della stabilità economica, del– la piena occupazione, e di. condizioni di vita dignitose per i lavoratori. Quanto allo strumento di esecuzione del piano, la conferenza di Lon– dra non ne ha fatto oggetto, per ora, di deliberazioni - le tesi es– sendo differenti, tra sostenitori di un'autorità supernazionale e di un'autorità intergovernativa -, ma la mozione adott.ata precisa che le decisioni devono essere democratiche, che le organizzazioni sindacali vi devono essere rappresentate non meno che i consumatori, e che tutti i governi dovranno accettare, all'interno dei loro paesi, la re– sponsabilità dell'esecuzione delle norm·e comuni, anche se ciò esige una legislazione nuova per taluni Paesi. Ci ritroviamo, in sostanza, dopo oltre due anni di piano Marsha:11, agli stessi problemi che si posero nell'estate 1947 tra i sediéi parte– cipanti. Dopo un periodo di investimenti europei non coordinati, anzi compiuti in base a presupposti di aree nazionali; dopo una fase di assoluta fiducia nella liberalizzazione come unica risolutrice, l'Euro– pa occidentale si trova ancora davanti a Rodi, ed è supremamente e– sitante a saltare. Essa si accorge che, come già dicemmo a Parigi nel 1947, occorrono soluzioni politiche, occorrono consapevoli interventi, occorre tagliare le unghie alle sovranità nazionali, ocçorre aver metio paura di piani a lunga scadenza, occorre passare dai « discorsi euro– pei» ai « fatti europei». La proposta di Schuman :__ abile dal pun– to di vista politico - può essère feconda dal punto d1 vista econo– mico e opportuna dal punto di vista sociale. Ma soltanto a questa. condizione: che essa non si riduca a occultare un cartello privati– stico, cioè a offrire l'etichetta governativa a interessi e fini di grup-– pi, bensì riesca a dare l'avvio (il che, non ci nascondiamo, non è affatto facile, nè privo di ostacoli da rimuovere) ad un'Europa capa– ce di affrontare, in un'economia progressiva, i maggiori problemi so– ciali che un continente moderno deve risolvere. Ma ne sono sincera– mente convinti i governi attuali d'Europa 1 Mette conto di augura.r- eelo. • ROBERTOTREMELLONI BibliotecaGino Bianco Opposizione piccolo • hòrghese Non è nella diminuzione del numero de,i piccoli borghesi che s·i risolve soprattutto la rovina della pi'ccola borghesia, conseguenza del modo capitali– listico di produzione, ma è piuttosto nella diminuzione del suo benessere, della sua sicu– rezza del domani, nell'aumento della sua dipendenza e nella sempre maggiore faanità di' o– gni sforzo per rifiorire... La cresce.nte miseria ed incertezza. del .Poi spingono sempre più il piccolo borghese a chiedere al governo ciò che non può phì procacciare a se stesso: la si– cur.ezza di una vita convenien– te. E poiché nessun potère gli, può garantir questo nella pre– sente società, egli diventa natu– ral.mente oppos·rtore e ribe.lle di fronte al governo ... Ne viene che, malgrado il decadimento economico della piccola borghes,ia, cresce con– ft' nuamen.te in tutto il paese la forza e l'estensione della sua Òppos•izione al governo - non certo in proporzione con la forza e !'es-tensione dell'opposi– zione proletaria, ma in con– fronto alla Yorza del governo stesso. Questa opposizione piccolo– borghese, in graz,ia del suo ca– rotiere economiJcamente rearìo– nario, assume s•pesso aspetti grotteschi; è essa che offre il terreno alle forme moderne del clericalismo e dell' antisemiiti– smo. Ma laddove, in u,no stes– so paese, st, trovano di fronte due nazioni, questa opposizio– ne, di necessUà, specialmente· 'fnella nazione pt1ù debole assu- me un carattere nazronalista. Ogni contrasto di classe o di concorrenti si acuisce e s·i ina– sprisce quando coincide con u– na drf{erenza di nazioni, e fi– nisce per mutar questa in un vero contrasto nazionale. E do– ve l'una narionabità gode me– no diri'lti ed è più sfruttata dell'altra, il contrasto si fa tan– to più vivo, ed è più sentito dal ,p'lccolo che dal grosso bor– ghese, perché quello ne soffre di più, se ne può meno difen– dere, ed è perciò più disposto a mettere sul conto della nazio– ·nalità ostile anche quei guai che gli verrebbero ugualmente pel solo fatto· dello sviluppo economico. 'KARL KAUTSKY

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