Critica Sociale - anno XLII - n. 12 - 16 giugno 1950

CRITICA SOCIALE lq5 non si, manifesta già nella leggendaria età deM'oto, che pure avrebbe offerto agli uomini. .tutta la pie– nezza di quell'otium che _Aristotele considerava ne– cessario alla contemplazione intellettuale scientifi– ca e alla libertà dello spirito;' ma solo nell'età di Saturno che in.segnò agli uomini il lavoro « per nobilitare la vita umana » nella creazione delle arti e di tutte le eomodità del vivere civile. « Vergo– gna » è quindi per il Palmieri non già l'esercizio dell'attività industriosa, ma il suo contrario, che fa mancare « per più età le nobili e bene intese arti dei nostri antichi» (ibid., 4.5). Leon Battista Alberti vanta le merav,iglie della tecnica che taglia le _rocce, trafora le montagne, argina gli straripamenti dei mari e dei fiumi, pro– sciuga le p~ludi, costruisce le navi, etc.; ed esige che l'uomo si eserciti sempre attivamente per con-· quistar qualche capacità o virtù, giacché ogni virtù è ,mi « aff,aticarsi continuo » (De 're aedificatoria, Della tranquillità dell'animo,, De iciarchia). Marsi– lio Ficino contrappone alla vec;chia identificazione della felicità col riposo e con l'ozio l'identificazionL contraria con l'attività e col lavoro, in cui si mo– stra la magnificenza divina dell'anima umana, no11 ser'Va ma emula della natura nella creazi.one delle arti, che correggono e p~rfezionano le opere de11i. n!ltura inferiore. « Che cos'è l'arte umani¾? una specie di natura che tratta la màterja esternamen– te» invece di esserle intrinseca; ma che può pro– durre· ogni realtà prodotta dalla natura, pur che riesca a trovar la materia e gli strumenti I neces– sari cn Con questa idea si stimola quella unione del la– voro materiale con lo spirito della ricerca scien– tifica, che Dilthey· consider:i caratterjstico dèl rina– scime: :J.to , e che si manifesta particolarmente nella preferenza data sopra.,le altre scienze a q11ella che meglio realizza tale unione, cioè la meccanica, te– nuta per ciò in grande onore da Leonardo, Bene– detti, Ubaldì fino a Galileo. Leonardo, -che ~i de– dica a studi e lavori d'ingegneria e al.l'invenzione di macchine d'ogni genere, e non considera affatto cosa i.ndegna darne la descrizione, da cui solo si astiene quando teme che possano esser usate a fin di male dalla cattiveria umana (8), dichiara che la meccanica è la più nobile ed utile di tutte le scienze, è il paradiso del'le scienze matematiche, perchè permette di cogliere i frutti di queste ~elle applicazioni pratiche; Galileo, svolgendo un'intui– zione già suggerita dal Ficino, vede nella realizza– zione pratica dell'esperimento la via per cui si con– quista la vera conoscenza delle ragioni o cause· del– le cose. L'uomo conosce solo ciò che fa, aveva det– to l'antico scrittore ippocratico; ma Galileo col suo metodo sperimentale dà a questo principio un si– gnificato nuovo e più profondo; più vasto ancora di quello che avrà poi con Vico (9). E così il ritorno ad Archimede, ché gli stol'ici mettono in rilievo nel rinascimento, significa ap– punto anche questo: che si ricono~c_e l'importanza della produzione pratica o sperimentale (mecca– nica) per la stessa conoscenza teorica intellettuale (matematica). · (7) TheologiJ. platonica. Per questi testi del Ficino e di altri autori del rinascimento rimando a GENTILE, Il concetto del– l'uomo nel rinascim~nto (nel libro: G. Bruno e il pensiero del ri<11ascimenlo); SAITTA, L'educru:ione d~ll'umanesimo in Jtal-ia; e~ ai .miei Saggi sul rinascimento, di prossima pubblicazione. (8) Veggasi il testo citato da,! SurLLBS, Leonard de Vinci, pag. 355. (9) Per questi punti rimando ai miei Saggi sul rinascimen– to e ad altro studio (Il metodo di Galileo e: la teoria della conoscen:ra) di prossima pubbllcazlone. · Biblioteca Gino Bianco Non è solo l'aspirazione di Francesco Bacone a conoscer la natura per dominarla e c0sì perfezio– nare la vita umana; né solo la convinzione da lui espressa che le arti meccaniche hanno dimostrato e dimostrano sopra le teorie la loro capacità di progredire e perfezionarsi continuamente; né solo l'idea affermata poi da Locke, che la meccanica tanto disprezzata ed esercitata da gente analfabeta è queHa che ha prodotto tutte le arti utili alla vita, che ogni giorno si perfezionano. In tutte queste e simili concezioni domina l'idea di una separazione ed opposizione fra lavoro manuale ed intellettuale, o, tutt'al più, con Bacone che vuol « sapere per po– tere », l'idea di una relazione che è subordinazione del lavoro manuale all'intellettuale, come strumento di applicazione delle conquiste teoriche. Ma nella pienezza dei suo significato l'intuizione del rinascimento iµclude una più stretta e sostan– ziale unione tra le due forme di lavoro, conside- · rando che anche il conoscere è un fare ed implica il fare, mentre d'altra parte il fare è per se stesso un conoscere; e condiziona·· e genera la vera. co– noscenza. L'espressione più completa di quest'idea ci è offerta nel rinascimento dal maggior filosofo dell'~poca, da Giordano Bruno, in una pagina dello Spaccio della bestia tr.ionfante, che merita di esser riproclptta: « Gli dei ha,n donato all'trnmo l'intelletto e le mani, e -l'han « fatto simile a loro, donandogli facoltà sopra gli altri ani– « mail; la qual consiste non solo in poter operar secondo la « natura ed ordinario, ma ed oltre, fuor le leggi di quella; ·« BJOciò formando o ;pos·sendo· formar aHre natllre, altri corsi, ' « altri or~ini con !;ingegno, con quella libertate, se,:,.za la « quare non arrebe detta simi.Jitudine, venesse a seTbarsi dio « della terra... E per questo ha determinato la prq,vvidenza « che vegna occupato ne l'azione _per le mani e contempla- « zione per l'intelletto; de manera che non contemple senza « azione e non opre ·senza contemplazione... Or es~endo tr.a « essi... nafe le diflìcoltadi, •risorte Je necessitadi, sono acni- « ti gl'ingegni, inventate le industrie, scoperte le arti; e « sempre di giorno ili giorno, per, mezzo de l'egestade, dalla « prof~ndità dell'inteHetto uma-nò si eccitano nove e mara- ·« vJgliose inven2lioni. Onde sempre più e più per le sollecite « ed urgenti OCC\!J>azioni allontanandosi dall'esser bestiale, « più_ altamente .s'approssimano all'esser divino ». Con ciò la controversia antica, fra Anassagora, che attribuiva alla mano la superiorità dell'uomo sugli altri animali, ed, Aristotele, che rivendicava . all'intelligenza la produzione di tal titolo di nobil– tà, è risolta dal Bruno nell'affermazione· della loro reciproca unione e dipendenza: il lavoro manuale (dichiara Bruno) è necessariamente illuminato esso stesso dalla luce intellettuale, così come il lavoro dell'intelligenza riceve dalla stessa attività produt– tiva la possibilità di comprendere le cose. Non c'è separazione e tanto meno antitesi, ma solidarietà mutua ed unità inscindibile fra i due, dalla cui necessaria compenetrazione vicendevole nasce e sì svolge la grande creazione della civiltà umana: creazione dell'uomo, che per essa sj. converte quasi in « dio della terra ». Questa intuizione, in cui il Bruno raccoglie tutto un complesso d'idee fermentanti ~el rinascimento, è uno dei titoli di modernità del pensiero suo e della sua età; e merita di esser 'rievocata come ispi– razione orientatrice di fronte ad ogni sopravviven– za o resurrezione dell'artificioso, benché antico, dissidio fra lavoro• della mano e lavoro dell'intel– letto. FINE RODOLFO MONDOLFO CHI PROCURA DUE ABBONAMENTI NUOVI HA nmrrro AD UN TERZO ABBONAMEN– TO GRATUÌTO, PURCHE' ANCH'ESSO NUOVO

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