Critica Sociale - anno XLII - n. 11 - 1 giugno 1950

CRITICA SOCIALE 14,3 I ~ocialisti davanti alla proposta di Schuman· L'amico Pischel, nell'articolo che precede, pur compiendo una analisi vasta della situazione dopo la conferenza di Londra, non accenna ad una pro– posta che, secondo noi, non è meno importante delle risoluzioni prese nel corso delle discussioni: la pro– posta del ministro degli esteri francese, Schuman, per la costituzione di una unione franco-tedesca per il comune sfruttamento delle risorse f erro-car– boni/ ere in una forma associativa .aperta anche ad altre nazioni. Certo, l'argomento è tale da non poter essere esaurito in un articolo breve e di carattere generale. Tuttavia, occorre dire subito una chiara parola in argomento: una parola, precisiamo, che non può essere a priori negativa. Come i compagni francesi di cui in altra parte della rivista riportiam·o un deliberato in proposito, noi siamo convinti che una proposta di questo genere possa avere effetti benefici se venga realizzata in un certo modo; e a ciò i socialisti devono collaborare, con suggerimenti, o con pressioni, o almeno con critiche. Da un punto di vista strettamente economico, la realizzazione di un ta. le progetto, nel caso venisse at– tuata nella maniera più limitata, e cioè con la 'sola parte,cipazion;e della Franci'a, della. Germania., del Benelux (e della Saar, naturalmente) potrebbe avere unicamente un effetto sulla diminuzione dei costi delle materie prime, in quanto verrebbe aumentata la produzione (oggi ridotta a causa soprattutto delle limitazioni imposte alla Germania la quale potrebbe invece con il nuol!o piano riprendere la propria at– tività) casi da diminuire al minimo l'importazione dall'America, il cui costo è notevolmente maggiorato dalle spese di trasporto. Ma simile risultato, per sè, ci appare insufficiente e, se ottenuto mediante un mff orzamento del capitalismo dei vari paesi, cosa che potrebbe essere favorita dal regime attuale della Germania e di alcuni altri parfedipanti, quaN il Bel– gio, anche pericoloso per il futuro assetto dell'Euro– pa, da cui i paesi come l'Inghilterra e quelli scan– dinavi da una parte, e l'Italia dall'altra, verrebbero allontanati. Il progetto però può offrire vaste possibilità di aperture, che ne potrebbero assicurare il successo economico ed insieme potrebbero farne un punto di partenza politico di grande interesse. E potrebbe quindi avere ripercussioni della massima importanza. Sono però necessarie due cose a questo fine: la parieoipaztone di altne IIJl1Zioni, prima di tutto dell'In– ghilterra e dell'Italia (e vedremo che l'importanza che diamo alla partecipazione del nostro paese non è soltanto dovuta ad lin ovvio interesse); e la volontà degli Smti ader.enM di consideràr.e gli acC'<>'rd-i rag-, giunti non già come un fine la cui unica utilità siano alcuni immediati e particolari vantaggi economici, ma un mezzo per procedere per una strada nìwva e molte volte auspicata: la strada della migliore col– laborazione e giustizia internazionale. Ed è evidente che le due cose sono strettamente unite. Alla partecipazione dell'Inghilterra ostano oggi spe– cialmente le considerazioni sul diverso livello di vita dei lavoratori addetti alle stesse industrie in Gran Bretagna, rispetto agli altri paesi, ed il timore da parte inglese di dover diminuire i salari ai lavo– ratori. Queste considerazioni però riguardano anche altri Sfati, per esempio il Belgio rispeit-o alla Fran~ eia, e la stessa Francia nei confronti della Germa– nia. Il problema è grosso, e certo difficile è risolverlo in modo soddisfacente. Tuttavia, dal modo in cui Biblioteca Gino Bianco si tenterà di avviarlo a soluzione· dipende l'esit9, non solo della iniziativa di cui ci occupiamo, mp. della possibilità di una vera collaborazione interna– zionale, sul piano economico prima e quindi sul pia– no politico. Ad ogni modo è certo che la partecipazione della Inghilterra all'iniziativa è fondamentale come garan– zia contro il pericolo di una cartellizzazione a base capitalistica, dato che le ill'dustrie siderurgiche in– glesi sono in via di essere nazionalizzate, e come ap– poggio all'azione dei socialisti francesi e dei social– democratici tedeschi contro il pericolo di un'azione involutiva favorita dal regime clericale tedesco e dal capitalismo francese. E lo è anche ai fini europei– stici dell'àzfone da s1J1olgere, significando indubbia– mente un avvicinamento della Gz,an1Bretagna, su una solida base economica che· non può µon essere cara agli inglesi amanti di restare con i piedi, sulla terra, all'Europa. Inoltre, poichè è evidente che la proposta deve es– sere considerata nel quadro dell'azione degli occi– dentali mi,rante a ricondurre la Germania nell'am– bito dell'Occidente, d,i cui un primo passo è: stato l'invito ai tedeschi a partecipare all'Assemblea di Strasburgo, il carattere più compiutamente europei– stico che la partecipazione inglese assicurerebbe ha un grande valore politico. Il Lippmann, commen– tando assai favorevolmente il progetto Schuman, ha rilevato giustamente come l'atteggiamento occiden– tale nei confronti della Germania pl'eluda necessa– riamente ad una ripresa dell'influenza tedesca in Ei;ropa, ed ha notaio come la Germania, una volta che a1Jesse ripreso una certa indipe1idenza in mate– ria, di politica estera; non potrebbe non avere rap– porti con l'Oriente. Ora lo stesso Lippmann pensa che, essendo la Germania legata alla Francia, questi suoi contatti potrebbero svolgersi in maniera favo– revole alla creazione di quella zona di paesi neu– tr,ali da lui sempre auspicata, evitando il pericolo dz alleanze troppo pericolose. Crediamo che sia giu– sta questa aspettativa, ma crediamo anche che la terza forza europea debba avere basi più ampie che nO'n siano le alleanze fra pochi pates,icontinentali. Se pure la prospettiva nostra è più ambiziosa, essa non dovrebbe tuttavia essere più utopistica e meno rea– lizzabile della prima. Per tutte queste ragioni, naturalmente, anche la partecipazio_ne dell'Italia ha una notevole importan– za. Ma l'ingresso del nostro paese avrebbe anche un'altra funzione, a· parer nostro non meno impor– tante. Tra tutti i paesi che dovrebbero partecipare in un primo tempo, il nostro è senza dubbio quello in cui le condizioni di vita e di lavoro sono le peg– giori, ed in cui l'industria si trova in maggiori dif– ficolta (basti fare un confronto tra il costo delle ma– terie prime e dei prodotti base). Ora, riuscire a con– durre fo porto un piano cosi vasto senza danneggia– re i paesi più poveri a vantaggio di altri - e la.par– tecipazione dell'Italia dovrebbe ·appunto avvenire con le garanzie che gli interessi del lavoro italiano siano salvaguardati - sarebbe la maggiore prova della vitalità del nuovo organismo e· della sua eff et– tiva capacità di raggiungere, non solo 'i più ambia ziosi e lontani scopi che ad esso assegnano alcuni uomini politici, ma anche gli scopi più z'mmediati:. aumento e miglioramento della produzione, quindi diminuzione dei costi, quindi. maggior benessere economico. PIERO GALLARDO CHI PROCURA DUE ABBONAMENTI NUOVI HA DIRITTO AD UN TERZO ABBONAMEN– TO GRA'!UITO, PURCHE' ANCH'ESSO NUOVO

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