Critica Sociale - anno XLII - n. 11 - 1 giugno 1950
142 CRITICA SOCIALE questo effetto grande differenza, posto che a diri– gente l'azione, con pieni poteri, avremo, naturalmen– te nella persona di un americano, quello che la stam– pa americana chiama già lo « czar atlantico ». Ciò, a ·nostro avviso, significa tre cose. Primo: allinea– mento europeo con la politica estera del Diparti– mento di Stato e con la cc diplomazia totale » di AcJ:ieson che, ad onta dei stìoi errori, delle sue defi– cienze e delle sue perplessit:'!, (specie nel settore asia– tico), è desti.nata a diventare la « linea politica » dell'intero blocco atlantico. E' un-a implicita e anti– cipata rinuncia a praticare una politica europea, facendone valere solo marginalmente delle sotterra– nee e segrete riserve, in via diplomatica. Bismark diceva, con la sua spregiudicatezza, che in una al– leanza l'uno fa da cavaliere e l'altro da sella. L'Eu– ropa si proclama sella e auspica d'essere inforcata da un cavaliere. Secondo: le rinunce rispettive a parte della propria sovranità nazionale, su cui tanto si è insistito a Londra, restano imprecisate e va– ghe, sia · nella loro porta,ta sia neI!a loro effetti-va corrispettività. Esse comunque sono praticate non più in una funzione politico-costituzionale di dar vi– ta ad una fedei;:azione, ma in una più limitata ma assorbente funzione militare. Non si mira con esse ,a dar vita ad una Europa unita, ma semplicemente ad una cc difesa integrata », ossia a considerare gli eserciti, le fl'otte e le aviazioni dei dodici Stati come parti di una forza armata collettiva, della. quale si sono già prestabilite le parti, e di cui all'Europa principalmente è affidato il compito di fornire la carne èla cannone. 'Ciò non comporta più soltanto un altro grave passo nel senso della capitis demi– nutiio Euro,pae; ma è, a nostro sommesso avviso, il più grave colpo al federalismo europeo, che, ove avesse a nascere, sorgerebbe già vincolato intrinse– camente e privato della indipendenza. Terzo: pro– prio dato il predominio ammesso e consacrato alla politica americana, manifestamente dominata (an– che all'interno) da una vera e propria psicosi anti– comunista che ormai colpisce indiscriminatamente tutto ciò che è cc orientamento di sinisti:a », ne con– seguirà un irrigidimento ed una cristallizzazione an– che nei rapporti di politica interna dei singoli Stati atlantici. Già nel Patto Atlantico si mirava dichia– ratamente alla cc stabilità politica». Vi si aggiunge ora l'obiettivo di cc sviluppare e coordinare l'infor– mazione della opinione pubblica~> (un.a specie di «centrale» di propaganda?); quello di cc procedere a scambi di vedute sugli affari politici di interesse comune »; quello di cc difesa contro qualsiasi minac– cia di sovvertimento diretta o indi netta». Tutto questo ha ovviamente un diverso peso in paesi dove 'un equilibrio interno si è già consolidato ed in paesi dove l'assestamento non è ancora' definitivo, anche per l'esasperazione di problemi sociali nè affrontati nè risolti. Nel primo caso si tratta di un impegno di conservare grosso modo lo status quo. Nel secon– do caso ciò rischia di diventare una reaziona,ria bar– riera che dà a,dito alle peggiori involuzioni. Terza conseguenza dei consessi di Londra: si è usciti dalla fase puramente. pacifica e puramente difensiva, ma inevitabilmente attendista e sostanzial– mente passiva, in cui· sinora aveva navigato il Patto Atlantico. E, naturalmente sempre col pretesto della necessità di salvare la pace, ci si è portati in una fase eh~ intende essere attiva e propulsiva. Si è pas– sati cioè dalla fase della pace armata alla fase della guerra fredda. Ed appunto Londra ha voluto essere la mobilitazione integrale e totale, in tutti gli aspetti, dei dodici Stati atlantici, in funzione della « guerra fredda ». La quale è già in atto, è vero, ma limitata ancora ad una situazione di rottura. Ci si avvede ora della insostenibilità e della debolezza, a lungo anda– re, di una simile situazione. E se ne ricerca una at– tivizzazione che insieme vuol essere rappresentata çlalla pressione della cc diplomazia totale» (Acheson) BibliotecaGino Bianco e dalla pressione della potenza militare (vedi i di– scorsi dei capi militari degli Stati Uniti). Le preoc– cupazioni sorgono tuttavia dal ristrettissimo ambito di manovra di una simile politica, che· corre sul– l'orlo dell'abisso del conflitto aperto e cc caldo ». Vi sono infatti per essa limiti estremamente angusti. Sostanzia,lmente, in. primo luogo, ricordiamo c.he il generale Bradley, Capo di Stato maggiore gene– rale degli S. U., ha detto recentemente che gli Stati Uniti devono scartare oggi i due estremi dello ap– peasement verso la Russia, che sarebbe manifesta– zione di una politica di debolezza (donde il sabota"– gio ed il discredito verso la generosa impresa di Trygve Lie, rivolta a salvare l'O.N.U.), e della guerra preventiva. Ma il rafforzamento americano ed euro– peo della propria potenza militare in modo da «sco– raggiare qualsiasi avventura aggressiva dell'avversa– rio» non 'appare una terza soluzione, giacchè si ri– cade nell'attendismo e nella passività che si sono appunto voluti criticare, proclamando la necessità di una « fase attiva ». Nè si fa un passo avanti, se non sul piano delle frasi (per quanto sia vero che le frasi più di una volta hanno finito con lo sconvol– gere il mondo), con l'asserire per bocca dello stesso Truman: « .per mantenere la pace nel mondo bisogna mostrare il pugno a certi popoli ». Geograficamente, in secondo luogo. Si rifletta che gli Stati Uniti sono 0rmai d-ov'linque (perchè il problema dell.i Germania Occidentale· lo pos– siamo dare per acquisito) a diretto e immediato contatto col blocco sovi,etico in uno schieramen– to che fa il giro del mondo (e dubitiamo che ciò abbia giovato ad un rafforzamento, non foss'altro che per la necessità di diluire dovunquè mezzi ed aiuti). La situazione è ormai quella di due conten– denti che, guatandosi e spianandosi addosso le ri– voltelle, si gridano a vicenda: cc al minimo passo avanti che fai, sparo». Situazione non molto confor– tante qufndi se uno dei, due proclama la necessità di rompere la stasi e di passare ad una strategia di movimento. Strategicamente, infine. I due avver– sari si sono ormai troppo direttamente impegnati su ogni scacchiere e su ogni settore, perchè restino dei margini di elasticità e di incertezza. (Uno dei po– chissimi è dato da Tito, ma ciò rende appunto la sua carta così preziosa, per gli « atlantici » da bloc– care le nostre giuste rivendicazioni per la zona B). Con ciò non vogliamo fare le Cassandre e preve- . dere come inevitabile il disastro. In un certo senso tutto questo era nella logica delle cose e nori certo tale da poter sorprendere. Per chi scrive (natural– mente a titolo personal_e) tutte queste erano previ– si·oni che rafforzavano la sua opposizfone quanto meno all'adesione de'll'ltalia al Patto Atlantico. Ma sia consentito di fronte alla euforia spontanea o... già cc integrata » con cui sono stati accolti i risul– tati della Conferenza di Londra, esprimere le preoc– cupazioni di chi ritiene che proprio in conseguenza di Londra la situazione si sia fatta più grave, più pesante, più problematica. GIULIANO PISCHEL Ricordo di Matteotti Il 10 giugno ricorre il 26' anniversario deR'o– locausto di' Giacomo Matteotti a.lla causa del so– cialismo e della libertà. Ri-00rdando oon. animo commosso il nostro Mar– tire, ci auguriamo che questa, data venga cele– brata da. tutti i socia listi demo cratici italiani in unità cli spirito e di ioo:ben.ti. Si:a, questo, ricordo un m otivo a ritrovarsi nella fede comune, ed un incentivo a temprare le lliO– stre forze pEir re battaglie che ci attendono nel– l'avvenire.
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