Critica Sociale - anno XLII - n. 11 - 1 giugno 1950

' CRITICA SOCIALE 139 MOMENTO DI SCONFORTO Ho pensato frequentemente. in questi giorni, in· occasione della ricorrenza deil 24 maggio, qualé potesse essere l'impressiolle delil'«u.omo della stra– da», che non sia pi:ù in giovane età e abbia ser– bato ricordo degli avvenimenti del 1915, nel mo– mento in cui fu delrberata ,l'entrata dell'Italia in guerra. Per vincere le rèsistenze che 1-apr:ò,pagan– da dei così !detti neutralisti aveva allora suscitata nell'animo di molti, 'si prodamò, con un'insisten– za che oggi sembra attingere veramente il coJm·o dell'assurdo e del ridicolo, che quella che allo;ra si stava combattendo e alla quale l'Italia si pre– parava a partecipare sarebbe stata « il:'ultima del– le guerre», a cùi pertanto l'rtalia non doveva ri– manere estranea, oltrechè per. rivendicare certi suoi legittimi diritti territoriali, anche per aver la gloria di essere associata wd un evento che avreb– be instaurato una pace sempiterna nel mondo. . La ricorrenza. del 24 maggio cadide quest'an– no proprio nei giorni in cui si diffondevano e com– mentavano le notizie della recente conferenza: di Londra.. Vogliamo anche ammettere the in tutti coloro che partecipafono a questb convegno non. ci sia stata altra intenzione che que,lla di conso'1idare la pace; ma è certo che lo scopo per cui Ia con– ferenza si. convocò e le deli'berazioni che vi furono prese presuppongono l'esistenza d1 una minaccia imminente di guerra. Non era certo q,uesta la pro– spettiva con cui, nel maggio del 1915, l'Italia en– trava nel primo conflitto ihondia!le. E tanto sono orient-ati gli animi di tutti verso la prospettiva di guerra e così risoluto è i,l convincimento che solo in un'alleanza militare e neilla preparazione di più poderosi armamenti si può trovare la difesa della pace, che è caduto, nell'indifferenza il passo COll).– piuto da Trygye Lie per cercare di trovare una distensione di animi fra Oriente ed Occidente. Di quel che a lui abbia detto Stailin e di queil che po,i gli abbian detto i capi dei governi occildentali ai .quali egli dette notizia della sua missione nell'U. R.S.S. non si è avuta nessuna notizia precisa (e questa può sembrar cosa abbastanza naturale) e nessuno ha dimostrato (e q~esto, a dir vero, è as– sai meno naturale, e tutta via molto signific·ativo) grande curiosità di tirare gli oroscopi per conget– turare che cosa possa esser stato <d'ettoda una par– te e dall'altra. Le deliberazioni prese a Londra, per quel che ne è noto e per quehlo che si può ragionevolmente presumere, hanno attuato, e in maniera anche più rigida, quel1o, che si poteva prevedere. Le neces– sità della preparazione bellica hanno posto il'Eu– ropa, povera di materie prime, povera d'i denaro, povera anche di, iniziative, sotto u.n patronato a– mericano, dal quale non è facile prevedere se e come potr;à un giorno emanciparsi. Per giunta que– sta Eur,opa ormai vecchia, che tuttavia dalFespe– rienza storica non sembra aver tratto alcun effi– cace insegnamento, ha dimostrato, nel fatto del- 1'0.E.C.E., di non possedere nessuna capacità di autodisciplina e di coordinamento delle sue atti, vità. E siccome senza disciplina e senza coordina– mento nessuno sfo.rio bellico può essere preparato e compiuto, così l'una e l'altra cosa dovranno es– ser}e imposte dal di fuorL ·bliotecaGino Bianco La situazione pone •agli ocèhi nostri un proble– ma vera.mente angoscioso. Personalmente io sono stato uno tra i primi, anche innanzi che finisse· la seconda guerra mondiale, ad aderire aill'idea della Federazione europea, che mi ,apparve subito come una necessità per creare una stabile conciliazione degli interessi dei diversi popoli europei e per eli– minare, prevenenid'ole, le occasioni di attrito clrn potessero nascere tra foro e degenerare in un con– flitto armato. In un momento successivo, quaJ1do si de:J.ineavano nel .mondo i due opposti bfocchi, mossi, ìn forme e con intenti diversi, daUa aspira– zione di dominare e disciplinare le sorti del mon– do, io vidi, come tainti altri, nella Federazione de– gli Stati, democratici europei la forza che avrebbe potuto esercitare funzioni di med'iazione, e di tam– pone al tempo stesso, fra i due opposti blocchi. Oggi evidentemente ogni possibilità di quest~ ge– nere è caduta; e poichè si deve •avere il coraggio di guardare in faccia ila realtà, è il caso veramente di domandarsi se si possa con sincera convinzione. e speranza di qualche risultato continuare a lot– tare per 1a formazione di una Federazione europea, o per lo meno se, per continuare in questa fiducia e in qu,es,ta lotta, non si de1bbacombattere per po,r- . re qu.alche ,premessa, dalla quale soltanto, l,a sp·e– ranza d'i una Federazione e di una sua efficiente funzione può rinascere. E' quinqi una profonda revisfone di ;programma che debbono imporsi i fe– deralisti. Quando, essi posero come premessa (e Luigi Einaudi fu uno deii più risoluti e più chiari a porla, fin dal 1918) ad ~gni costituzione federa– le ~a parziale rinuncia di ogni Stato alla pienezza deilla sua sovranità, non pensarqno !d'avvero che essa dovesse attuarsi nelle forme e con gli· spiriti con cui fu ora vagamente cone,o,rdata o preparata nella conferenza di Londra. Quella ri:O:unziaa cui allora dichi,a.rammo di aspirare e di esser pronti, doveva essere il mezzo di un più intimo a'.ffi!l,ta– mento dei popoli federati per l'incremento della loro prosperità, dellla solidarietà dei foro interessi, in vista di un perio'do di pace. · Oggi si tratta di una cosa ben diversa nella for– ma, antitetica nellq spirito. Oggi non re attività pacifiche si cerca di coordinare, ma le attività guerriere. * * * I .Nasce pertanto un giustificato e non lieve mo- tivo ·di sconforto dalla visione di que,llo che si svolge neQl'orizzonte della politica internazionale. Non abbiamo motivi di conforto neppur per quel,lo che riguarda la· politica, interna del nostro (e po– tremmo dire altrett·anto anche di qualche altro) paese. Il g0verno sembri:!,esse·rsi messo su una via di attività riformatrice, le cui linee dire.ttive e i cui particolari non riescono però a so.ddisfare la ' maggioranza :del paese ie a prospettargli 1a possi– bilità di una situa:zione mig,liore di que11a nella quale oggi stagnfamo. Il numero dei disoccupati è ancora terribHmente elevato e corre rischio di essere temporaneamente accresciuto dai pro,vve– dimenti che sembr,a si vogliano prendere per la risoluzione del problema relativ:o ali'i.ndustria, si– derurgica e metalmeccanica.

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