Critica Sociale - anno XLII - n. 11 - 1 giugno 1950
1,46 CRITICA SOCIALE una presa di poslZlon~ negativa nei confronti dei finanzia– menti a fondo perduto e come indice di ima più energica e razionale impostazione economica, tesa a sottrarsi all'in– fluenza dei ricatti politici e sociali. Dall'altro lato, l'annuncio della liquidazione del F.I.M. ha fornito un pretesto eccellente aHa C.G.I.L. per convincere, con artificio di argomenti, la classe operaia, specialmente quella che dovrà essere colpita in via transitoria dal prov– vedimento, dell'intonazione anti-sociale del governo. Cosicchè, pe,r una volta che il governo compie un atto di doveroso coraggio, si trova schierati contro - su di un fronte quasi comune - sia alcuni ambienti industriali sia alcune aliquote della classe operaia. Ciò, senza togliere alcuna delle pecche, delle incertezze e delle lacune dell'attuale governo, dà - tuttavia - una efficace sintesi delle difficoltà che ostacolano la nos.tra po– litica economica e tendono a prolunga-re, riel tempo, una si– tuazione di crisi nel e del sistema economico italiano. /Per quanto riguarda, invece, la .situazione generale, è sta– to notato, in alcuni ambienti, come il F.I.M. avesse ormai esaurito i compiti specifici per i quali era stato creato. Con i fondi messi a disposizione dallo Stato, infatti, molte im– portanti industrie sono state risanate o aiutate a supera.re il periodo critico della riconversione; altre, pur versando in condizioni di estrema delicatezza, non saranno comple– tamente sacrificate ma• aiutate, nel limite dei- IO miliardi stanziati con la proposta di liquidazione del F.I.M.; altre, infine, hanno cessato ogni attività, nonostante l'aiuto e l'as.– sistenza ricevuti. Si può dire, pertanto, che la funzione del F.I.M. non è consistite,, soltanto, nell'erogare finanziamenti ad industrie o ad aziende economicamente malate, ma - altresì - nel compiere una selezione qualitativa di tali aziende nei con– fronti della loro sopravvivenza e della loro possibilità di competere - sul piano dei costi e della, qualità - con la produzione straniera. ,Sotto questo punto di vista la funzione del F.I.M. pre– senta, quindi, una certa utilità concreta; utilità che è up motivo sufficientemente valido per giustificare, nell'attuale situazione economica, la cessazione di un aiuto finanziario non più necessario per alcune aziende e cronicamente inu– tile - oltre che economicamente e socialmente dannoso - per altre. E' evidente, da quanto abbiamo brevemente esposto, che se la creazione del F.I.M. e l'azione da essa svolta sfug– gono ad una classificazione che voglia porre l'una e l'altra in uno schema teorico di condotta economica, 1"ientrano per– fettamente in un quadro di politica coq.tingente che, tem– perando la teoria e adattandola alle esigenze, tende a su– perare un periodo di crisi nel minore tempo e con i minori danni possibili. Risanare l'industria A questo riguardo si potrebbe di;e, anzi, che la durata del F.LM. è ·stata forse, persin -troppo lunga, se sono occor– si oltre due anni e mezzo - con un esborso difficilmente realizzabile di oltre 43 miliardi - per acclarare una si– tuazione di disagio le cui cause propedeutiche non erano soltanto da ricercar~i nelle conseguenze di una guerra per– duta, ma, an·cora più, in una impostazione decennale di po– litica doganale ed autarchica. A noi pare che la -liquidazione del F.I.M., che ci augu– riamo rapida e razionale, risponda - sia pure con un po' di ritardo - alle necessità di una situazione che il clima di liberalizzazione degli scambi, il rientro della Germania sui mercati mo ndiali, la tendenza alla creazione di una complementarietà econo mi.ca europea r~ndono insostenibile. Non è da oggi che andiamo ripetendo che la normaliz– zazione del nostro complesso industriale dov.rebbe prendere le mosse dalla eliminazione di privilegi, costituiti a danno della collettività. e dovrebbe precisamente assumere. la for– ma derivante dal porre ogni settore nelle migliori condi– zioni per produrre il fabbisogno interno ed affrontare la concorrenza estera, integrando il concetto della normalizza– zione della produzione con quello più ampio del suo collo– camento mi mercati di consumo, al fine di consentire il BibliotecaGino Bianco progresso industriale attraverso -la riduzione dei costi, l'au• mento dei con,sumi e la perequazione - anche fiscale - tra il profitto del capitale e il salario del lavoro. Più specificatamente, a noi pare che uno dei capisaldi di questa nuova - per modo di dire - politica economica, dovrebbe consistere - anche come posizione psicologica - nel non potere pari.are onestamente di « libera iniziativa> e di « iniziativa privata» se non si riportano .Je condizioni · generali del processo economico e dell'attività produttiva in una posizione che consenta le manifestazioni dell'inizia– tiva privata, ed impedisca a quest'ultima di divenire un ele– mento di antisocia!ità democratica e di coazione politica. No:1 ha, difatti, alcun senso comune parlare del contri– buto fattivo e concreto dell'iniziativa privata nello sviluppo delle attività economiche, se contemporaneamente non si eliminano gli ostacoli formali e sostanziali che impediscono alla iniziativa privata di sviluppar-si. E' notorio che i fina.nziamenti a fondo perduto del F.I.M. ad alcuni settori industriali rappresentano, in effetti, un ostacolo alla normalizzazione produttiva, perchè consenten– do ad aziende anti-<economiche di sopravvivere sulla base di una produzione ad alti costi, determinano delle condizioni anticoncorrenziali per il mercato di consumo, e creano po– sizioni di quasi rendita - che tendono a perpetuarsi - per quelle industrie che producono a minore costo. Ora, a 'noi pare che se democrazia vuol dire, oltre tutto, uguaglianza dei punti di partenza dell'attività individuale come della attività sociale, debba discenderne la necessità di mettere ogni s.ettore nelle migliori condizioni per pro– durre e per vendere, eliminando tutti gli ostacoli che impe– discono il raggiungimento di tale obbiettivo. Il discorso sulla media e sulla piccola industria ci por• terebbe, indubbiamente, troppo lontani dal tema che stiamo trattando. Ma pensiamo che un miglioramento funzionale della media e della piccola industria - soprattutto sul pia– no dell'accesso alle fonti di finanziamento - e l'elimina– zione di finanziamenti a fondo perduto - attuabile, appun– to, con la liquidazione del F.I.M. - siano due capisaldi di una politica economica che ha molti caratteri di socialità, almeno nel suo sviluppo di fondo e nel suo significato più profondamente democratico. Se è vero che soltanto una .industria sana - in gene– rale si può dire una economia sana - può creare ]e condi– zioni necessa-rie e, in parte, sufficienti, per assorbi-re l'ecce-• <lenza demografica e per elevare il tenore di vita della po– polazione, è altrettanto vero che una economia sana l)UÒ essere organizzata soltanto sulla base di un criterio di svi– luppo e di sopravvivenza delle aziende sane, e non sulla falsariga di tin ospedak di beneficenza, nel quale si cu– rano 1 ]e aziende ma-late, facendone sopportare gli oneri non solo alle aziende sane, ma all'intem collettività, attraverso la destinazione :- sommamente anti economica - di cespi– ti tributari che ad altri scopi dovrebbero essere destinati. Resta il problema della mano d'opera che, dalla elimina ·:,;ionedi alcune aziende. ·imane disoccupata. !Problema in– dubbiamente doloroso, per quanto più limitato di quanto comunemente si voglia far credere, ma che non si rioolve procrastinando una soluzione e tenendo antieconomicamrn– ce occupata una aliquota di mano d'opera, sotto l'assillo con tinuo d1 una precarietà di occupazione che, presto o tanf l)'recipiterà il problema in, una situazione ancora più, com– plessa e di ancora più difficile soluzione. · .E non è certamente con posizioni di mera demagogia che si difende il diritto àl lavoro della classe lavoratrice, ma è con una coraggiosa, sagace e, magari, anche impopolare po– litica economica che. tale diritto si rafforza, eliminando quel– le sacche di apP"~Pnte sicurezza per alcune categorie che sono, in realtà, germi di infezione per l'intero processo pro– duttivo. E' tendenza diffusa, nell'organismo politico ed economico italiano, di accantonare .i problemi affinchè la congiuntura li risolva da s.è, quando non li incancrenisce creando situa– zioni di attrito sociale. Noi crediamo che la liquidazione del F.I.M. sia una buona presa di posizione contro questa tendenza che, nonostante le appar~nze contingenti, è essenzialmente antisociale.
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