Critica Sociale - anno XLII - n. 10 - 16 maggio 1950

126 CRITICA SOCIALE Infatti, la nuova attività non consisterà nel fare– buche ,per poi colmarle, nè farà solo affidamento sulla funzione propulsiva del « moltiplicatore », ma creerà direttamente beni « utili » richiesti dalla col– lettività ~ che potranno fronteggiare in tutto o' in parte .l'aumentato potere d'acquisto. P.erchè questo non è avvenuto e non avviene, perchè l'.economia italiana non è riuscita ad assor– bire che una parte in.flma degli aiuti che avrebbe potuto avere dagli Stati Uniti sia attraverso il Pia– .no .Marshall sia attraverso altre vie (non crediamo di errare eccessivamente calcolando una p·e:rd,ita da 1 a 1,5 miliardi di dollari) l'abbiamo detto altre volte e non staremo a ripeterci. Ricordiamo sol– tanto che non più tardi del febbraio 194'8 avevamo dichiarato che ci sembrava logicamente indispen– sabile che alla nuova ricchezza che sarebbe afflui-1 ta o .che si presumeva che dovesse a,f,fluire dagli Stati Uniti corrispondesse un accresciuto potere di acquisto. Così come era congegnato il Piano Mar– shall (e come esso tutti gli altri possibili aiuti o crediti), era evidente chei se anche per una qualun– que ipotesi si .fosse ·ritenuto utile per il paese tesau– rizzare l;aiuto o i C'l·editi (per esempio Eximbank), sarebbe stato materialmente impossibile farlo (l'e– sperienza UNRRA e AUSA erano ,preziose al riguar– do), e conclud·evamo suggerendo al governo di ecci– tare com urgenza, la domanda del mercato in deter– minati settol'i pa'rticolarmente propulsol'i di tutta la economia, sia con rimesse, sia con .finanziamenti, e ,per un ammontare variabile intorno ai 500 mi– liardi, in aggiunta a quelli stanziati in bilancio. In altri termini, era la spesa anticipata del fondo lire come unico mezzo per consentire la sua formazio– ne. Mentre· davamo, questi suggerimenti non manca– vamo di avvertire che certamente il pèrfoolo di, in– flazione esisteva, ed esisteva tanto più forte quanto più insuf.flcieJ?,te ed impreparato era il meccanismo statale ad assicurarsi che il nuovo potere di acqui– sto non si perdesse nei rivoli delle speculazioni e del finanziamento di enormi sçorte o, peggio anco– ra,, non si volatilizzasse in soli consumi, magari an– che voluttua,ri, ma andasse con il minimo dispendio verso quelle realizzazioni che tecnici valenti avreb" bero dovuto pi·epara1:e. Per cui, se da ui;i fato era urgente. che si radicasse nel govel'no il prop·osito . di « aggressivi investimenti » (vedi lo studio del– l'E.C.A. del febbraio 1949) e_ra pure urgente. che s1 ponesse mano immediatament,e al 'congegno statale adatto alle nuove funzioni La nostra posizione. . La nostra posizione oggi non è mutata. Siamo perfettamente d'accordo con, gli amici della sinistra democristiana quando chiedono al governo mag– giore sensibilità per una disocçupazione dilagante ed i cui effetti sull'equilibrio sociale sono solo con– tenuti dall'ignoranza degli interessati,' dalla loro scarsa ·organizzazione sindacale e dall'efficienza del– la polizia. Ci sembra arrischiato far' previsioni sulla durata di qùesto equilibrio e ci ripugna il pensiero che soltanto con atti di forza si -possano risolvere i problemi della convivenza sociale. Siamo poi d'ac– cordo, anc~ra con Fanfani ed i suoi amici, qJ1ando chiedono ·maggiori investimenti per 600 miliardi, ma. vorremmo che anche loro come noi traessero le conseguenze immediate delle lbro proposte e ten,– tassero di realizzarle, loro che appartengono al par– tito che di fatto governa il Paese. Si debbono ren– dare conto che una ·politica keynesiana, ed in par– ticolare l'effetto « moltiplicatore» degli investi– menti pubblici possono avere l'effetto di riportare l'economia ad una situazione di equqibrio in un regime di pieno impiego soltanto: 1) quando l'eco– ,nomia stessa si è discostata di poco da un tale pun– to· di equi,librio; 2) quando l'economia stessa sia sufficientemente evoluta per reagire con rapidHà e BibliotecaGino Bianco coerenza agli stimqli; 3) quando lo Stato possieda un sistema fiscale ed una serie di congegni adatti (razionamento, controllo sulle importazioni, control– lo qnaiitativo e quantitativo sugli investimenti ecc.) a mantenere l'offerta effettiva di beni in equilibrio con la domanda effettiva. Quando in un paese queste condizioni vengano a mancare, come mancano da noi, allora l'intervento « indiretto » deUo Stato, in particolare attraverso ii sistema bancario e creditizio, ed anche quello « diretto " dei classici lavori pubblici è insufficiente a raggiungere la situazione di pieno impiego o sia pure di massima occupazione. Diventa indispensa– bile l'intervento « diretto » (lo Stato imprenditore, esportatore, importatore ecc.) in una serie di attì– vità non solitamente praticate dallo Stato liberale. Può sembrare evidente ·e ragionevole dire che la stampa di 600 miliardi di lire, quando sia destinata ad investimenti produttivi, non provoca esagerato aumento di .prezzi e pertanto non genera un pro– cesso inflazionistico, e lo sarebbe in verità se il termine « produttivo » fosse inequivocabile. Invece è ,fortemente_ opinabile, tant'è che per i liberisti in– vestimenti produttivi che ·lo Stato dovrebbe fare non ne esistono, perchè se ce ne fosse l'opportunità i privati, attraverso il gioco del mercato, li avreb– bero realizzati. Ecèo perchè il cosiddetto investimento statale pro– duttivistico presuppone la scelta « aprioristica » che può avere secondo i casi legami vaghi o stretti con le scelte indicate dal mercato, non solo come tipo ma anche come dur,ata, cioè a ciclo di rendimento breve, medio o lungo. Questa scelta « aprioristica », perchè dia le massime garanzie di rispondere allo interesse della collettività, deve essere fatta da com– petenti e da person.e non succubi di. interessi di par– te. Le scelte devono anche essere coordinate e com– plementari a tutto quello che fanno privati ed ·enti pubblici. Ciò significa nient'altro che <e pianifica– zione nazionale·» ma soprattutto significa avere la disponibilità di uno strumento, di un apparato, in grado di prepararla e di realizzarla; significa an– cora inevitabilmente un certo grado di autarchia nell'attesa di realizzare una pianificazione interna– zionale. Tutto questo non è la luna nel pozzo, ma non è neppure cosa che si possa fare dall'oggi al domani. Noi però da lungo tempo chiediamo che come prima realizzazione. della Repubblica e del regime democratico si riformi la burocrazia ed il funzionamento del meccanismo statale. E' scaduto il quinquennio della liberazione ed il paese attende ancora che qualcuno abbia il coraggio di porre ma– no a quest'opera di fondamentale importanza, senza la quale tutte le altre iniziative andranno contro la volontà dei promotori, a svantaggio del!~ collet~ tività. . • ' Sono i nostri amici della sinistr.a democristiana disposti a battersi per il raggiungimento di queste finalità? Solo se la risposta sarà affermativa avran– no torto quelli che li accusano di demagogia e di irre~ponsabilit~. Altrimenti dovremo da·re ragione a Pella e a Malvestiti che si rifiutano di fornire un potere d'acquisto supplementare di 500-600 mi'liar– di,. perchè come lqro abbiamo la certezza che dallo attuale meccanismo statale sarebbero spesi male, fi– nirebbero per alimentare dannose speculazioni e provocare una· situazione di pericolosa inflazione, da cui potrebbe anche prodursi un aumento di oc– cupazione, ma non tale da compensare il danno della riduzione del salario reale. E' certamente .attraverso questa via si raggiungerebbe molto facilmente un::i delle più importanti richieste del dottor Costa: Ja riduzione dei salari. Da che mondo è mondo questo risultato non si è mai· ottenuto per accordi diretti fra le organizzazio1ii sindacali, ma soltanto attraver– so l'inflazione. DAVIDE CITTONE

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