Critica Sociale - anno XLII - n. 10 - 16 maggio 1950

CRITICA SOCIALE 135 LA QUINDJ.CJNA POLJTJCA sul terreno sdrucciolevole, e forse fata– le, del revisionismo polltlco, e, cioè del processo alle Istituzioni, o quanto me– no potrebbero costituire un diversivo suscettibile .di distog-llere' l'attenzione del Paese e del Parlamento dall'urge,r– za delle rifo~m.e, sociali e del .provve– dimenti per la sistemazione dei lavo– ratori non occupati.• Questo certamente esula dalle intenzioni del Sen. De Ni– cola. E allora lo dica, perchè altri non s'avvalga del sùo nome per manovre ri– tardatrici dell'adempimento di precisi imipegni di gover,;o e di partit-i, Veno ATMOSPBRAPESANTE. - Iu una lucida e precisa analisi della,. situazio– ne polltlca itallana, Luigi Salvatorelli (Chiarire l'atmosfera - « La Stampa», 7 maggio 1950) enumera i sintomi più evidenti della crisi di disorientamento dei partiti democratici .. « Non si può parlare - scrive - di contrasti pro– fondi, di crisi di partito o, di governo. di sconvolgimenti nel Paese verificatisi e ·minacciati, e neppure di deviazioni precise e consolidate. C'è, piuttosto, uno stato di incertezza, di confusione, nelle sfere dirigenti da cui -deriva un dlso– rient.amerito, un vago 1nalessere nel Pae– se:. una atmosfera pesante che, senza annunèiare nessun temporale, genera una certa ,difficoltà di respiro ». La contradittoria sentenza · del p,-ocesso Graziani, che attribuisce « scopi di par– ticolare Valore mol"l!,le » ad un'azione di alto tradimento; le manifestazioni purtroppo cruente di un rinascente squadrism«c> agrario, oggi, come nel 1919 braccio secolare delle mistiche fasciste (Celano è qualcosa più di un avverti– mento I); la ripresa dell'offensiva con– tro l'emigrazione anti,fascista, con la sola variante che il buttafuori è ,oggi Covelli monarchico mentre ieri era il nazional-qualunquista Patrissi, sono gli episodi più recenti della riscossa, ora– mai aperta e dichiarata, del mondo di ieri, favorita dal singolare fenomeno ... del travasamento pressocchè integrale della classe dirigente del fascismo nel quadri di quella che avrebbe ddvuto es– sere la rivoluzione democratica italia– na. I sintomi denunciati pongono sem– pre più imperativamente al governo de– mocratico i-1 lj>roblema degli strumenti e della loro efficienza. Se gli esecutori sono Impregnati di nostalgico disfatti- , smo, cOme possono e potranno nelle gravi situazioni che si profilano servi– re lealmente la Costituzione repubbllca– na? Purtroppo le motivazioni di certe sentenze, l'elasticità nell'interpretazione di certi principi morali (specialmente ' per quanto riguarda ca~iche, incompa– tibilità, validità degli impegni), sembra– no fatti apposta per fornire facili all– bi ai totalitari I Le conclusioni di Sal– vatorelli cl trovano solidali: « Non si richiedono· al .•l!Qverno lngerenz~, pres– sioni, misure straordinarie. Occorre so– lo che, con atteggiamento chiaro e fer– mo, esso si adoperi a dissipare que– st'aria greve che .,1 è andata adden– sando sulla vita politica italiana. La Resistenza appartiene al passato come · fatto militare; è più che mal di attua– lità nel campo politico-morale ». LA •GUERRA POPOLARE,. La questione del Territorio libero di Trie– ste - sulla cui risoluzione vi è unani– mità d'opinione fra gll Italiani - non poteva sfuggire alle speculazioni politi– che del nazionalismi: quello di Tito, accarezzati' pei noti motivi di oppor– tunità (o di opportunismo) internazio– nali da alcuni circoli anglo-sassoni, e quello del non rassegnati ultimi epigo– ni del Corradini e del Federzonl no– strani. I quall ultimi hanno trovato Inspe– rati alleati neg,!! stadinhsti, di ca<ia nostra e di fuori, accesi fautori di una offensiva spietata contro l'eretico del bolscevismo panslavo. In pieno secolo della realpolitik si sono udiU al Se7 iblioteca Gino Bianco nato squarci retorici del più vieto ro– manticismo e non è mancato nemmeno l'appello, Irresponsabile e, gigionesco, alla guerra popolare. Negli accenti di Arturo Labriola; Sorel e Maurras si sono ritrovati parenti prossimi, proprio come alla vigilia della prima guerra europea, come se dopo di allora il mon– do non avesse toccato con mano i f~'utti del nazionalismo. E nelle parole di O_r– lando s! rh;movavano gli echi, che ci auguravamo sepolti, della triste e dolo– rosa esperienza di Versailles. Non ci risulta cjle comunisti e par– tigiani della pace siano insorti contro il discorso di Labriol_a. E pour cause I / RIFORMECOSTITUZIONALI ? - Le ··voci che attribuiscono all'ex Presidente ~ De Nicola o ad a.Ure personnlltà poli– tiche, propositi di rl:forlt}a del .Sen"to, meriterebbero più precisi chiarimenti, Non che il ·funzionamento dei due rami del Ì>a-rlamento non debba costituire un utile tema. di discussione e di critica. Ma bisogha andar cauti con le ~iforme costituzionali, le quali potrebbero tra– scinare la I nostra giovane democrazia è che questi impegni setnbrano assai labili, se fa maggioranza democristiana , può ignora~li con tanta dinsinvoltura, come nel recente voto sulla legge èlet– torale per i Consigli regionali, e se ad ogni pie' sospinto, con vari prerestì tecnici o politici, può rimettere In di– scussione (vedi: leggi sulle riforme agrarie) le linee programmatiche fon– damentali dell'attuale coalizione di go-' verno. Quel che si chiede non è poi molto: che il governo abbia una linea e non Sè ne lasci deviare,. che "1a col– laborazione fra i partiti che lo compon– gono sia av:val'orata dai fatti legisS-jativi e non si riduca sempÙcemente ad una f_omnufa di comodo deJ partito più fo.-te, ant. v. FA T·T 1 E COMMEJ\TTJ . ta riunione di Londra~ Alla vigilia della riunione di Londra dei ministri degli Esteri, do·ve do– vrà essere discussa la proposta di Bi– dault 'per la creazione di un Alto Con– siglio Atlantico, l'opinione manifestata dalla stampa internazionale è varia. Secondo l'Economist, le cause dell'at– tuale ·scompigllo intèrnazionale sono do– vute essenzialmente ai cambiaJilenti che si sono verificati nella situazione in– ternazionale. Due anni fa l'Europa sem– brava Il punto del mondo più minac– ciato, economicamente e militarmente, e gli A1nericani Vi hanno concentrato i loro sforzi. Nacque il Plano Marshall e gll Europei che temevano una troppo grande influenza americana, vi attinse– ro la speranza che esso avrebbe per– messo all'Europa di ·rimettersi in piedi e di rendersi Indipendente, economica– mente e militarmente daglt Stati Uniti. Ma gli avvenimenti ha1ino seguito un altro corso. L'ampiezza degli armamen• ti russi è tale èhe oggi le spese del– l'armamento difensivo dell'Europa oc– cidentale superano le sue possibilità fi– nanziarle. Il deficit dell'Europa in dol– lari, che si credeva un effetto momen– taneo deUii guer-ra, si d.imostra oggi un_ male cronico derivante da un difetto fondamentale del regime degll scambi internazlonall. Ne consegue che i pro– blemi della ricostruzione del dopo guer– ra hanno perso Il loro carattere euro– peo primitivo e non possòno più esse– re risolti nella sola Europa. E' Il mon– do intero che è disorganizzato e non potrà essere riorganizzato che con la collaborazione intera e permanente de– gli Stati Uniti. E l'Economist aggiunge che « è Il primo ministro francese che, con la logica della sua nazione ha per primo tirato chiaramente e apertamen– te questa conclusione proponendo di creare un Alto Consiglio del!' Atlantico ». Queste considerazioni, che rispecchia– no forse quelle del governo inglese e comunque gli interessi• dell'Inghilterra, non sono .però condivise nella ~tessa !Francia. ,S,econdo Il Figaro ,non si vede perchè si dovrebbe creare un comitato internazionale di più e quale funzione esso dovrebbe assolvere, poiché l'Alto Consiglio del!' Atlantico non farebbe che introdurre una burocrnzlu supplemen– tare. Secondo Combat Bldault, facendo la sua propo·sta, si è Impegnato nella via di una Integrazione totale e definiti– va dell'Europa occidentale agli Stati Uniti ed ha rinunciato l\d ogni speran– za di indipendenza e di compromesso · con l'Est. Inoltre ha dato agli Stati Uniti un argomento supplementare in favore del riar'!lP. d.el, l,11, Germania. Sul Populail'e, Fernand Caussy scrive: « All'infuori di alcune anin1e bene in– tenzionate ma ricche di illusioni, nes– suno pensa che attualmente un nego– ziato, possa condurre l'U.R.S.S. a ret– tificare le sue pòsizloni in Europa- ed a rinunc1are alla . propaganda d~i suoi agenti nei paesi occidentali ». Caussy fa notare che i s~vietici occupano territo-– rlalmente posizioni straordinariamente forti d_a cui non possono essere slog– giati se non da un'azione militare di cui non è neanche il caso 'di parlare. La loro propaganda è sostenuta In Fran– cia e in Italia (recentemente Il Caussy ha compiuto un viaggio e una inchie– sta In Italia) da quindici milioni di individui. Non si tratta per essi che di conservare quello che hanno acqui– stato grazie in parte alla buona fede e· all'ingenuità del presidente Roosevelt. Sempre in Francia, il Monde ha con– cluso u_na serie di articoli In cui è sta– ta sviluppata la tesi della neutralità, già suggerita alcune settiJ11ane fa. Que-

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