Critica Sociale - anno XLII - n. 10 - 16 maggio 1950

134 CRITICA SOCIALE so il prossimo, gli animali, 10 natura. Questa donna, che sforza a morte i capi politici, che chiama le masse alla lot– ta rivoluzio110ri0, che i nemici chiamano col cruento appel– lativo di < Rosa sangui-nosa», non è capace di far male ad ad una mosca. Scrive al suo amico, medico Hans Tiefenbach: « La cosa principale è essere buoni. Essere buoni sempll– c~1eote, modestamente: ciò risolve e unisce tutto meglio che non tutta la saggezza e tutte le onestà.~. E in, un'altm lettera a-Ilo stesso: « Hai mai trovato, in giardino, nelle mattinate d'autunno un po' gelide, un ,pfocolo fuco, disteso nell'erba tutto gela– to, con le zam,pine strette e il pellicciotto tutto coperto di brina? Solo quando il sole lo riscalda ben bene, comincia a muovere i°entamente le zampine, a distenderle, finchè H conpidno si rigira e ll"Onzando pesantemeilte vola via nelJ'aria. Mi accadde B\Jles50 di ingiD<>cohiB.rmi presso tali anima-letti intirizziti e di riscaldarli col calore del mio respiro ». Dura ella era ·solo con gli uomini, per renderl'i migliori ; e non soltanto nelle questioni politiche, ma anche nelle re– lazioni personali. Esigeva dai suoi amici che agissero, a,n– che nella vita privata, in modo più che decente, umano. Odiava quei s,ocia,ljstiper i quali il professare l'idea politica era solo un'.occasione, un affare, e che nella vita privata -rimanevano dei piccoli borghesi ipocriti. Scrive ancora 01 Tiefenbach : « Le dico, H1ms, che se un giorno H migliore dei miei a– miei mi chiedesse di ai.utarlo a scegliere tra un attto di viltà e la morte per dolore, gli ri,i-ponderei con fredda tran- quiUità: muori ». ' Un altro aspetto della personalità di questa donna, che v-ieneal-la luce, forse• con nuova chiarezza e nuovi caratte– ri, da queste lettere, è la sua versatilità ,nelle discipline letterairie. E' padrona della letteratura occidentale, special– mente tedesca e francese. E rifugge, in questo campo, co– me in tutti gli altri, da qualsiasi conformismo; ha un'idea, una sensazione, una predilezio!lie, e la esprime, liberamente, istintivamente. E' il classico tipo di rivoluzionaria odiata dai comunisti, p.erchè pensante con la testa propria, e quin– di soggetta ad infinite « deviazioni » a destra e a sinistra:. Ciò spi~a perchè i comunisti avrebbero voluto «purgare» il suo epistolario. Essi sanno che Rosa Luxemburg è la ri– prova vivente della falsità del loro assunto fondamentale, per cui per essere rivoluzionari e socialisti occorre farsi una anima procJi,ye alla tirannia burocratica e alla insofferenza totalitaria. Perchè l'iinsegnamento massimd che si ritrae dalla -lettura delle lettura di Rosa è proprio questo : che è perfettamente possibile essere socialisti e rivoluzionari, ed essere contemporaneamente liberi, democratici e umani. GOFFREDO RAPONI Il manifesto che la nostra Rivista ha lanciato agli ainici e a.gli abbonati ha trovato una pronta risposta. Molti che finora eramo rimasti pigri hanno già pensato a rinnovare l'abbonamento sca– duto; parecchi hanno ·voluto dare un segno mag– giore della loro ,solidarietà con un abbona.mento sostenitor~. Da tutti gli altri attendiamo una sol– lecita risposta, e ricordiamo ad ·essi che l'aiuto che amva ·soNecita.mente è tanto più efficace. Non rimandare di giorno in giorno il versamen– to significa dimostrare doppiamem.te il proprio interessamento, che in questo caso è duplfoe: per la cultura socialista che la « Critica Sociale » rappresenta e per · 10 sviluppo del socialismo ita– liano che essa propugna. E •significa anche assicurarsi di ricevere la ri– vista, poichè dai prossimi fascicoli non potremo continuare l'invio a coloro che non avranno prov– veduto a tempo al versamento. Rinnoviamo anche a tutti l'invito a manifestar– ci il loro parere sul contenuto e sulla vest.e della rivista. BibliotecaGino Bianco Commento ad un commento Non vogliamo qui, e non sarebbe possibile in cosi . breve traltazi,one, commentare la progettata riforma della scuola. E, neppure quella parte di essa che, senza parere troppo, adagio adagio, già si è ve– nuta compiendo attraverso disposizio11i ministeriali o periferiche (ma pùr sempre di ispirazione mini– steriale) e forse ancor piu attraverso la formazione di quel certo clima che si potrebbe dire gonelliano, 'che, ondeggiando prima e ispessendosi poi a mano a mano, finisce per condizionare tutto il complesso scolastico del. nostro Paese. Altri lo farà, e punto per punto, su queste stesse colonne. Vogliamo invece commentare un commento alla ri– forma della· scuola. Quello di Mario Bendiscioli, nel Popolo del 6 maggio. Scrive il Bendiscioli: Le formulazioni più significative del ministro Gonella sono quelle che •present~o una interpretazione delle nor– me della Cootituzione che si riferh,cono alla scuola In senso lato. Lo Stato, ha rilevato !'on. Gooella, deve ema– nare i.nnaoo:itutto norme generali sulla Istruzione che ga- · .-anti,,cano la libertà d'insegnamento e la libertà di ma– nifestazione del pensiero a tutti gli aventi diritto, perso– ne e conporazioni. Queste norme generali debbono essere una premessa delle norme particolari destinate ad organiz– •zare la scuola statale, la quale quindi, In questa prospettiva, . verrà sottoposta alla stessa disciplina che le altre scuole. Per definire questo concetto il ministro ha usato, prendendo evi– dentemente dalla teoria del diritto pubblico, il termine di· « pluralismo scolastico » perchè per esso vengono ad esistere ordinamenti scolastici di valore equipollente, coordinati al fine comune dell'istruzione e ·dell'educazione generale. Ciò in– tende costituire, in aderenza al.la Costituz_ione, un fatto nuovo nell'ordinamento scolastico: gi acchè la scuola non statale vien cosi a liberarsi da quella posizlon2 di inferiorità, o da quella condizione di tollerata, per cui la sua esistenza era subordi– nata all'autorizzazione ed al controllo della scuola statale e alle direttive pedagogico-culturali di questa doveva uoifor– ~arsi. S1 noli quell'accenno alla « i-nterpretazione » della costituzione. Ci fa piacere, ad ogni modo, · che s1 ponga qui nella sua verà luce l'importanza delle va– rie parti della riforma della scuola. Di cui la prima è quella ben nota della libertà di insegnamento. In '· tutti i paesi a prevalenza cattolica, i democrist-ianz sostengono la stessa cosa: la libertà di insegna– mento, o meglio la parità delle scuole private non a carattere speculativo (quindi quelle che si basano su u11a solida organizzazione o corporazione qualz sono quelle èhe fanno capo alla Chiesa) con le scuole statali. Una specie di liberismo scolastico, non dis– simile nel fondo dal liberismo economico, in cm ogni volta che si parla di libertà si intende privi– legio della libertà per determinate categorie, che perdò la rivendicano, salvo a chiedere controlli quando i loro interessi siano minacciati. Ma vogliamo a~cennare ad un altro punto. La con– segue11za logica, tanto logica che in Francia, nel Belgio già ci si è arrivati e solo l'intransigente op– posizione dei nostri compagni ha potuto sventare la minaccia, del « valore equipollente » (per dirla con l'umanistico linguaggio dell'articolista) delle scuole statali e di quelle dei preti (volevamo scrivere pri- 11ate · ma ci è scappata e possiamo lasciare la parola preti) è che esse abbiano anche parità di diritti ad essere finanziate dallo Stato. Il quale nella conce– zione cattolica è evidentemente il buon padre per cui la figlia legittima e la figlia adottiva sono uguali. E se poi la seconda saprà far meglio della prima, avendo anche l'aiuto di una pia madre chiesa, sarà tanto di guadagnato per l'.« umanesimo integrale» delle future generazioni. PETRUS

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