Critica Sociale - anno XLII - n. 10 - 16 maggio 1950
CRITICA SOCIALE 131 Tuttavia per i Greci, nel primo fiorire della loro economia e della loro cultura, le relazioni e gli s·carobi con altri popoli si caratterizzano per una stretta unione degli interessi pratici con quelli in– tellettuali: di Solone dice Aristotele che viaggiava per fini di commercio e, al tempo stesso, di co– noscenza; e analogamente si . esprimono Erodoto, Platone ed Eudemo a proposito dello stesso Solone, di Talete, etc. E così i Greci, fin dal sorgere della loro scienza nella prima sua culla (la Jonia), ap– paiono intimamente persuasi della connessione che lega il lavoro manuale della tecnica con quello in– tellettuale della scienza. I primi scienziati, .come Talete, si presentano pure, secondo .l'espressione di Platone, come cc abili nelle arti meccaniche )); le scuole mediche, le cui opere sono raccolte nel Cor– pus hippocraticum, riconoscono lo stretto nesso che lega la scienza della medicina con le più umili pratiche della cucina e della ginnastica t4). Al– l'epoca di Solone, promotore delle arti e dei me– stieri, e promulgatore di una legge per cui il figlio non era obbligato a mantener suo padre nella vec– chiaia, se questi non gli avesse fatto apprendere un mestiere, cc il lavoro (dice Plutarco) non era una dfagrazia, e l'av-er un mestiere non implicava una inferiorità sociale n; anzi si onoravano come savi gl'inventori di arnesi tecnici e meccanici, come Ana– carsi, inventore del mantice da fabbro e della ruota da stovigliaio, Glauco di Chio, inventore della tec– nica per la saldatura del ferro, Teodoro di Samo, inventore del metodo per fondere il bronzo, del tornio, della squadra, del livello, della chiavé e di altri arnesi di mestiere (5). La tecnica in Grecia. Le tecniche meccaniche, i mestieri manuali non appaiono ai .savi della Grecia ed ai filosofi del pe– riodo presocratico come pure materialità, prive di luce intellettuale; al contrario sembrano possedere per loro un valore conoscitivo di grande impor– tanza, capace d'illuminare la stessa intelligenza del– lo scienziato e del filosofo nel SU() sforzo per in– terpretar la natura e penetrare nei suoi segreti. . Ho messo in luce altra volta come le teorie espli– cative dei fenomeni e processi della natura, pro– poste dai filosofi presocrati::i, traggano quasi sem– pre la loro ispirazione dai suggerimenti della tec– nica, cioè dalle operazioni che gli operai compiono nei vari mestieri, per mezzo di strumenti come il vaglio, la ruota, il mantice, la gualchiera, la vite, l'arco, il crogiuolo, la tavolozza, etc. Farrington, associandosi alle mie osservazioni, ha richiamato, fra altri documenti caratteristici, lo scritto ippocratico Sulla . dieta, dove si dichiara esplicitamente che gli uomini devono cercare nei procedimenti delle loro tecniche l'illuminazione che loro perrtletta di penetrare _scienti~camente nei ~e– greti della natura. Le tecmche, dice questo scrit– tore sono imitazioni che gli uomini fanno (senza dar;ene conto) dei J?rocessi naturali; ma, ,mentre (3) Una tradizione egiziana (cfr.: Platone, Fedro) faceva di– scendere le arti pratiche da Osiris, le culturali dal dio Teuth. (4) L'autore del trattato De medicina antiqua, come osserva Farrlngton (Cicncla griega, 62 sgg.) ama chiamarsi da sè stes– so operalo, artigiano o tecnico, e attribuendo la propria espe– rienza alla culinaria, chiama antica la sua arte, e rimprovera al filosofi la loro Ignoranza riguardo all'Importanza che hanno per la salute dell'uomo la molitura del grano, la setac– ciatura e illljp8stazione della farina, la cottura al forno, etc. Questa (dice con orgoglio) è medicina, e quella del filosofi è letteratura: ma una conoscenza chiara della natura dell'uomo può venir solo dalla medicina e non da altra fonte. (5) Dell'uso Intelligente che si faceva di questi strumenti è tipico documento la perforazione del monte Castro in Samo per un acquedotto, fatta da Eupallno di Megara (sec. V a. C.) eseguendo lo scavo simultaneamente dalle due estremità verso li centro, con tal precisione di direzione e livellazione, che parrebbe aver richiesto calcoli geometrici Introdotti solo otto secoli dopo da Erone Alessandrino. BibliotecaGino Bianco questi ultimi sono per se stessi invisibili e ignoti agli uomini, quelle sono per loro visibili e cono– sciute in quanto sono opera loro. Gli uomini cc co– noscono ciò che fanno, ignorano ciò che imitano »; ma possono· apprendere e comprendere quel ·che non è loro direttamente visibile, considerando quello che veggono in quanto lo fanno essi medesimi. Così l'!jutore ippocratico anticipa da· lontano la intuizione di Vico, secondo cui si conosce vera– mente solo ciò che si fa;. ma inoltre identifica ciò che l'uomo fa precisamente con la produzione tec– nica dei vari mestieri, che enumera, descrivendone le operazioni: il fabbro, il tessitore, il ciabattino, il falegname, il muratore, il conciapelli, il cane– straio, l'orefice, il marmista, il vasaio, il musicante, lo scriba. Con i mestieri più strettamente manuali e meccanici sono uniti alcuni (come quelli dello scultore, del musico, dello scriba) che possono aver maggiori pretese di carattere intellettuale; ma in tutti si guarda- specialmente alla capacità produt– tiva, che con.ferisce a ciascuno la sua nobiltà e capacità d'illuminazione intellettuale e di sviluppo della conoscenza umana .. Nell'ambito di qu~sta visione, che vincola stret– tamente l'homo sapiens con l'homo faber, facendo :rnzi nascere quello da questo, troviamo collocato anche il filosofo Anassagora, quando, come c'infor– ma Aristotele, dichiara che tutta la superiorità in– tellettuale dell'uomo sopra gli animali e la sua ca– pacità di perfezionamento e di creazione della cul– tura ha la sua radic~ e. sorgente nel possesso della mano. La mano n_on è qui, evidentemente, il puro strumento cieco dei lavori materiali; ma è l'autrice delle creazioni produttive, in cui Anassagora pare aver visto, o per lo meno intravvisto, che l'uomo non produce soltanto oggetti che poi rimangono esterni. e separati da lui, ma strumenti che usa e che quindi reagiscono sul loro creatore, permet– tendogli di svolg_ere 'le proprie capacità; in altre parole, avrebbe visto aella mano il mezzo per cui (secondo l'espressione dì Antonio Labriola) l'uomo sviluppa, ossia produce se stesso come causa ed effetto, autore e conseguenza delle condizioni suc– cessive del suo essere. Non sappiamo in realtà se Anassagora abbia in– tuito ed affermato (come par ritenere Farrington) questa idea storicistica dello sviluppo della civiltà umana, che pure aveva già avuto i suoi primi ac– cenni in Xenofane e si veniva aprendo il cam– mino nella stessa età di Anassagora tra i poeti tra– gici (Eschilo, Sofocle), tra i sofisti (Protagora, Cri– tia), tra i medici della scuola ippocratica e, meglio ancora, in Democrito; ma possiamo considerarlo come probabile, dato il clima stesso· dell'epoca, e riconoscere così in lui il primo germe di quella concezione per la quale nel Capitale Marx propone di ricercare nella tecnologia e nella sua storia la spiegazione del processo di sviluppo della vita rima– na e delle formazioni intellettuali che ne nascono. Per questo stesso riconoscimento del valore,. non soltanto materiale ma anche intellettuale, del la– voro manuale nelle sue forme più svariate, accade in Grecia in questo periodo ciò che era mancato in Egitto; che cioè s'introduce la trattazione teor~ca: scritta delle diverse tecniche. « On cherche (scrive Schuhl) en ce tenìps à systématiser toutes _ les tech-– niques, à codifier tous les arts, des recettes de la cuisine aux ,prescriptions de l'hygi<ène... Le sophistes, dans leur langage précieux, font !'apologie des tech– niques expérimentales ... Polos dit dans le Go1·gias: " il existe parm"i les hommes beaucoup d'arts, ,dé– couvertes par l'expérience des experts; l'expérience fait que nostre vie progresse selon l'art, l'inexpé– r-ience selon le hasard" >) (op. cit., 5 sg.). E tra •i sofisti, come ricÒrda Farrington, Ippia si gloriava di presentarsi vestito con indumenti intieramente fatti da lu•i·.stesso, dall'abito alle scarpe e all'anello,
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