Critica Sociale - anno XLII - n. 9 - 1 maggio 1950
112 CRITICA SOCIALE l'inev-itabile caos inizi.aie di tutt,i i rivolgimenti. Si videro così i quadri dell'insegnamento, del giorna– lismo, delle direzioni politiche, i quali avrebbe– ro dovuto assolvere il nobilissimo compito di gui– dare 11 Paese nei primi difficili passi sull'aspro cammino delle conquiste democratiche, infoltirsi di gerarchi e gerarchetti. del defunto regime, toccati ~ dopo qualche mese di purgatorio all'estero o sui monti - -dalla grazia ... degli immortali pnincipi. A che meravigliarsi dello scarso contenuto di spirito democratico nei partiti, gravati di una ipoteca cosi pe·sante e opprimente? Purtroppo la nuova democrazia nasceva incep– pata e attardata nei suoi movimenti dal filisteismo e dal conformismo, e cioè dagli elementi deteriori che per ventitrè anni erano stati H mastice dell'op– pressione. Fra i nuovi mèntori, i nuovi maestri di costume e di vita trovarono posto molti di colorò che avevano ,per ventitrè anni impartito lezionj di fascismo, più o meno mistico, dagli are·ngari im: periali. Era fatale che in questa atmosfera le no– stalgie dovessero riaffiorare e manifestarsi, sino al punto di consentire allo stesso nefasto Maresciallo Graziani di inalberare lo stendardc,... del doppio giuoco e di posare a salvatore d'Italia contro la tra– cotanza dell'invasore! La nuova democrazia italiana non ebbe così alle origini la possibilità e la forza di una intransigente affeJ'mazione di quei valori dell'antifascismo, che, dal 1922 in poi, 5empre coincisero e si identifica– rono con i valori della democrazia e della libertà. Le facili indulgenze - •in una atmosfera di persi– stente diffuso timore, nell'incertezza sulla solidità delle nuove istituzioni, nella drammatica alternati– va imposta dal potenziale conflitto internazionale, fra l'a,dattamento al meno peggio e la prospettiva di altre instaurazioni, o restaura?Jioni, totalitarie ~· limitarono forzatamente lo slancio e la spontaneità della lotta politica italiana. Chi non avverte che la polemica è stanca e superficiale, priva di mordente e di contenuto? Chi 11011 sente il disagio· delle diret– tive obbligate, degli esecutivi dispotici, dell'agno– sticismo dilagante, del predominio, oramai palese in ogni settore della vuta nazionale, degli uomini « di ieri», del malcostume che tuttora s'insinua nei gan– gli vitali del Paese, eredità penosa del defunto regi• me, senza suscitare nemmeno quelle ondate di sde– gno che risollevavano, in passato, le ardenti passio– ni dei più onesti cittadini? Come il Risorgimento, anche la Resiste·nza non potè s vilupparsi nelle sue logiche conseguenze. Sono temi vece.hl e 'risaputi, che sanno oramai di luogo comu ne. Ma è necessario richiamarli, per spiegare il disorientamento e il di– si_nteressamen.to dell'ora: ti,piche espressioni di una impreparazione politica (e cli condizioni ancora ar– retrate di vita sociale) delle nostre masse, alle quali i partiti non hanno saputo reagire con quell'energia e con quella iniziativa, specialmente nel campo edu– cativo e morale, che sàrebbero state doverose. Nè, purtroppo, la commedia -- o tragedia - degli equivoci si esaurisce con queste battute. Questi so– no gli aspetti storici del fenomeno, ma spingendo lo sguardo più a fondo, nella situazione attuale tro- · viamo che ad un sedicente antifascismo inteso a mo– nopolizzare ai firui ,di una determinata politica inter– nazionale la Resistenza, la lotta di classe e l'aspira– zione socialista, corrisponde un sedicente anticomu– nismo, non d'altro preoccupato che di nascondere sotto motivi ideologici fistihto di conservazione di istituti e privilegi consunti ed ànacronistici nella presente fase della civiltà. _ In quest'ultima schiera confluiscono e si concre– tano quegli stati d'animo - provocati .dai molte– plici interessi lesi e dalla paura suscitata dai fan– tasmi insurrezionali troppo sovente stoltameI\te evo– cati dalla demagogia agitatoria dei sacerdoti del dogmatismo bolscevico - che spingono oggi come BibliotecaGino Bianco ieri le classi agiate e larghi strati delle classi medie ad invocare la mano forte, e pertanto il fascismo. Politica stolta, nella quale gli estremi si toccano, concordi nel fine di abbattere l'ostacolo, la dem<>– crazia, e nei mezzi per abbatterlo, la violenza, egua– litaria ... o restauratrice, e che, nel gioco delle ritor– sioni e dei palleggiamenti, minaccia di travolgere, in uno con le possibilità di sviluppo autonomo delle classi lavoratrici nello Stato aperto, democratica-• mente, a tutte le esperienze sociali, le stesse fonda– mentali conquiste della Resistenza: la libertà, il li– bero suffragio ... Politica stolta, che pone ai partiti democratici, e primi fra di essi ai partiti socialisti democratici, il compito urgente, imperioso, dell'approfondimento della coscienza dei valori superiori e permanenti che la Resistenza ha voluto significare, a coron·a– mento dell'unità nazionale e del risollevamento delle plebi. Questa cosci,~nza, si voglia o no, è la terza forza. Essa esiste, .1nche se non si concreta in una formazione politic.1, come esiste la coscienza della ineluttabilità e necessità delle riforme sociali, anche se i diversi partiti socialisti appaiono al momento impreparati al compito di realizzarle e divisi sul come realizzarle. Essa esiste, e si manifesta, nel tormento stesso dei partiti d(:,Jnocratici, nella socialità di La Pira e di Igino Giordani, che si aff.e-rma, per Hnee interne, nella stessa compagine della democra?Jia cristiana, nei confronti degli interessi conservatori che vi si sono abbarbicati e stratificati,; nel sempre più ac– centuato l'i{ormismo economico dei repubblicani; nelle cor:.iggiose impostazioni del problema dell'oc– cupazione operaia da parte dei liberali di sinistra; nelle crisi di coscienza affioranti nelle file del P .S.I., nonostante il conformismo disciplinare, e palesi nelle diverse posizioni critiche di, Basso, Morandi, Riccardo Lombardi, e ancor più di Carlo Matteotti, di fronte all'identificazione del comunismo nel bol– scevismo sovietico, e soprattutto neli'onesta strenua difesa delle istituzioni e delle finalità democratiche, concorde nelle ,parole e negli atti, degli esponent-i di tutti i partiti che ripudiano la violenza e la dit– tatura, dentro o fuori dal governo. Reagisca, dunque, la terza forza, e cioè il Paese democratico, agli equivoci che turbano l'espressio– ne aperta e sincera della lotta politica italiana e la deviano dal naturale contrapposto della conserva– zione o della riforma, sui binari ciechi delle vio– lenze faziose e delle guerre civili. Reagiscano i lavoratori che da Filippo Turati e da Camillo Prampolinì appresero ad identificare la lotta dì classe nella dialettica delle forze sociali e non già nel professionismo rivoluzionario di una piccola élite di iniziati; nell'ascesa collettiva con i mezzi democratici e non gìà nei conati sterili - e purtroppo .enormemente costosi! - della violenza. Reagiscano i partiti democratici, e specialmente quello che concentra in sè la più larga rei;ponsabi– lità del governo, alle ipoteche delle forze retrive e le respingano ai margini delle opposte rive ... La democrazia ritrovi se stessa e in essa si ri– trovi l'Italia del lavoro! E nella integrazione del si– gnificato di queste due date: 25 aprile - 1 ° maggio, anche il socialismo democratico itaìiano ritrovi le vie della fede, nel proselitismo, nell'edificazione! ANTONIO VALERI Con questo fascico~o, e più an.oora cvn quelli che segu~ ralnoo, vrdendiamo proce&ere ad aJcune modificazioni nel mo– do di impagmazione della rivista allo scopo di renderla più agile e di più facile lettura: Presto istituwemo anche nuove rubriche sii varie mat..,.,-ie,chiamando a collaboirarvi studi.osi e competffilt,i delle smgo.'e materie. lnrviti.amo intanto i nostri abbonati ed amici che avessero suggerimenti da darci, o desideri da manifestare a auesto proposùtio,oà anche criiiche da muovere, a scriverci.
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