Critica Sociale - anno XLII - n. 9 - 1 maggio 1950

CRITICA SOCIALE 109 Le condizioni economiche dell'Europa alla metà del secolo xx (continuaz. e fine) Il prossimo biennio (1950-52) Oggi si pensa in nìodo ben differente di quel che pensassero i saggi antichi, Cicerone, ad esempio, quando diceva: « Non si guadagna niente a sapere ciò che sarà; poichè è una gran miseria angustiarsi senza poter far nulla per evitare ciò che deve es– sere>. E sebbene anche Seneca ci ammonisca: « Di– sgraziato chi è sempre inquieto per l'avvenire >), noi uomini moderni utilizziamo sempre più la previsio– ne, tentiamo di spin3ere lo sguardo nel futuro pros– simo, di sapere « come andrl'i. >). I Paesi europei partecipanti all'O.E.C.E. avevano già ·utilmente tentato delle previsioni per un quadrien– nio (e le previsioni, in realtà, non erano così lon– tane d::i.CJ.Uel che poi è avvenuto, nei primi due anni), ma le hanno continuamente aggiornate e rivedute. Cosicchè il nuovo rapporto dell'O.E.C.E., ap,pen.a uscito, riassume le prospettive per il biennio pros– simo. Nell'insieme, i Paesi dell'O.E.C.E. prevedono anzitutto uno sviluppo e-conomico ulteriore neu pros– simi ,due anni, ma - fatti accorti dalle nuove dif– ficoltà - lo prevedono con un ritmo assai più lento di quello del primo biennio. I passi più difficili sono gli ultimi, non i primi. Era facile, dal 1945, in cui la produzione era scesa all'incirca alla ·metà di quella del 1938, prevedere percentuali di aument9 assai cospicue: e l'essere giunti a una produzione industriale europea del 15 % superiore al 1938, vuol dire aver tenuto un buon ritmo. Ma ora? Ora gli aumenti si attendono soprattutto da un forte au– mento della produttività individuale: che è condi– zionata, fra l'altro, da i-nvestimenti massicci di ca– pitali nuovi. Lo sviluppo sarà più lento nell'agricoltura che nell'industria. Probabilmente si punterà meno sul settore dei cereali e più sulla produzione di carni e di prodotti caseari: cioè ci si allontanerà dalla devtlazione autarchica che fu necessaria in un pri– mo periodo. Il ritmo di aumerito produttivo del– l'industria - che fu notevole nel 1949, raggiungendo 1'8 % - assumerà una intensità pressappoco pari a quella antebellica, che era del 3 % annuo. Pro– grammi notevoli di aumento si notano però per alcuni ·settori fondamentali: si prevede nel campo delle risorse energetiche un forte increniçnto nella raffinazione e nel consumo di petrolio (la capacità di raffinazione è già del doppio dell'anteguerra e si pensa al quadruplo per il 1952), e un forte in-' cremento nella produzione di elettricità (si raggiun– gerà il doppio dell'anteguerra, al quale siamo già abbastanza vicini), mentre non si prevedono au– menti notevoli di produzione e di consumo del car– bone, per il quale la produzione europea ha pres– sappoco raggiunto la capacità di consumo. Per l'ac– ciaio si sta pensando a mete superiori del 30 % all'anteguerra, e qualche voce d'allarme si leva già a prospettare lo spettro di una superproduzione; le industrie tessili, chimiche e meccaniche (se si ec– cettua la Germania) hanno già superato nella me– dia europea il livello antebellico, e occorre pensare ai miglioramenti qualitativi della produzione e ad una specializzazione· più spiccata che consenta esp?rtazioni più ampie dall'Europa. S1 prevede un aumento complessivo di reddito, per i 270 milioni di abitanti, non più pari a· circa 1'8-10 % annuo che si ebbe nel 1948 e nel 1949, ma pari al 3-4 % annuo. E poichè la popolazione della , z_ona si _accresce dell'uno per cento all'anno, l'au– mento d1 reddito previsto potrà - a consumi im- ibliotecaGino ts1anco . mutati o quasi -·- consentire investimenti non su– periori al 2-~ % annuo, quindi dai 12 ai 18 dollari per abitante. · Quanto .alla bilancia dei pagamenti correnti del– l'Europa, ì ,programmi segnalano un progressivo av– vicinarsi al pareggio, ma non il •pareggio, per il 1952. Infatti si stima per allora che il disavanzo sia ancora pari, nelle migliori delle circostanze, a circa due miliardi di dollari annui, cioè un sesto delle importazioni necessarie dalla zona dollaro. Bi-. sogna notare che nel 194 7 il qisava·nzo era di 7 ¼ miliardi di dollari; che lo avevamo ridotto à 5 nel 1948, a 4 nel 1949, e che contiamo di ridurlo a poco meno di 3 nel 1950/51. Si è dunque già fatta molta strada; tuttavia nel 1952 ,le entrate in dol– lari, nonostante l'aumento previsto di esportazioni in quella zona, saranno anc.ora mollo inferiori per l'Europa alle necessarie spese da erogare in dollari. E' quindi necessario che l'aiuto americano, in que– sti due anni prossimi, non sia inferiore ai 3,2 mi– liardi di dollari nel 1950/51 e ai 2,2 miliardi di dollari nel 1951/52; a tacere _dell'esigenza parallela che il livello dell'attività economica negli Stati Uniti non scenda al disotto dell'attuale e che la pace re– gni nel mondo, come nessuno ufficialmente osa ne– gaire. Si calcola di accrescere le esportazioni verso la zona dollaro facendole aumentare ,di 650 milioni di dollari in questo biennio; d_i aumentare sensibil– mente le entrate in dollari per turismo e noli; e di diminuire le importazioni dalla zona dollaro di un .miliardo nel biennio, cioè del 23,5 % rispetto a quelle attuali. In totale, il disavanzo dollari dell'Eu– ropa occidentale dovrebbe diminuire di 2,12 mi– liardi di dollari, se in questi calcoli sulla carta _non siamo troppo ottimisti. Programma d'azione dei paesi dell'O.E.C.E. , Il programma d'azione dei paesi dell'O.E.C.E. può essere così .riass1mto, per il prossimo biennio: a) Incoraggiare 1 1 esporta_zione, anzitutto verso l'area del dollaro ma anche negli altri mercati ester– ni. Si tratta di mo'dificare il volume e l'orientamento delle esportazioni, con un. notevole sforzo di con~ correnza, puntando sulla qualità e sui costi. Gli Stati Uniti e il Canadà fornivano a11'Europa occi– dentale nel 194 7 il 35 % della sua importazione; nel 1951/52 non forniranno che il 16 % secondo i pro– positi dell'O.E.C.E. L'Europa ocçidentale esportava il 7,2 % del totale delle proprie esportazioni verso questi due Paesi, e nel -1951/52 dovrà esportare 1'8,3 %. Il volume dell'esportazione dei Paesi par– tecipanti dovrà aumentare, verso tutte le zone, del 49 % rispetto al 1948, ma in particolare verso la zona dollaro dovrà aumentare del 62 %. b) Aumentare gli approvvigionamenti in prove– nienza dalle aree non dollaro, In queste aree le ri 7 sorse disponibili si sono contratte rispetto all'an• teguerra, ma gli investimenti previsti col punto IV' dovrebbero, accanto ad uria domanda addizionale dell'Europa, estendere le produzioni, a condizioni economicamente soddisfacenti. e) Ma tale produzione non può aumentare du– revolmente se non si fa ogni sforzo per accrescere la produttività dei Paesi partecipanti, ciò che sol– tanto può consentire costi meno alti., Ciò implica un incre mento d ella specializzazione tra i Paesi eu– ropei, e qui1n.di una migliore divisione del lavoro, quindi un a dattamento a.d una nuova struttura. La trasformazione è gravida di sacrifici, di faticosi mu: lamenti, gi-acchè da almeno un sedicennio l'Europa,

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