Critica Sociale - anno XLII - n. 9 - 1 maggio 1950
108 CRITICA SO.CIALE parlato alla Camera i rappresentanti dell'estrema sinistra sulla scottante questione di Trieste. Tale questione ha grande interesse per noi e importanza per la politica del nostro Paese. La situazione è assai difficile e intricata. L'Italia può farsi forte delle promesse che nel marzo del 1948 furon f1tte dall'America, Inghilterra e Francra, senza dubbio anche per influire sui risultati delle elezioni che dovevano farsi il 18 aprile, ma non esclusivamente a questo fine. Era naturale infatti che' le tre potenze occidentali fossero senz'altro fa– vorevoli ·alla tesi italiana in un momento in cui la po,litica di Tito seguiva passivamente gli ordini del Cominform, da•l quale solo pochi mesi dopo egli doveva emanciparsi. La promessa fatta all'Italia era quindi un atto d'ostilità contro la politica deHa Russia, dalla quale era facile attendersi un rifiuto ad associarsi a quella promessa. Oggi le cose sono certo radicalmente cambiate e Tito si fa forte di una situazione della qua-le ha molte possibilità di poter pr.o-fittare. L'Italia è infatti una pedina sicura nel gioco delle potenze occidentali, a cui la polit;ca sua dovrebbe aderire per evidenti imprescindibili necessità della situazione interna– zionale; anche nell'ipotesi, che speriamo di poter scartare, che esse non mantenessero fede alla di– chiarazione fatta nel marzo del 1948. Tito è invece pedina. poco sicura; tratta con le potenze occiden– tali, ma non ha stretto con esse nessun accordo, non è Jegato da nessun vincolo alla loro politica. Per quanto possa sembrare, allo stato delle cose, poco verosimile, non è tuttavia da escludersi un suo progressivo ravvicinamento al O:iiminform. che naturalmente le potenze occidenta,li sentono di do– ver evitare con tutti i mezzi, sforzandosi pertanto di non scontentar Tito coi loro atteggiamenti., Nonostante questo pare tuttavia da recenti di– chiarazioni, esplicite soprattutto da parte dell'A– merica, che le potenze occidentali intendono rite– nersi impegnate daHa loro promessa. Esse tutta– via consigliano in pari tempo l'Italia e la Jugo– slavia a intavolare trattative dirette per giungere ad un accordo; i 1 l Governo italiano, ha dichiarato senz'altro di essere disposto a segÙire questa linea d'azione, pur facendo assegnamento sull'appoggio delle potenze occidentali in base alla loro passam dichiarazione. Certo. le trattative dirette. ove non approdino a nessun risultato o facciano apparire che un accordo non possa essere raggiunto se non con la parziale rinunzia dell'Italia ai diritti che la dichiarazione tripartita aveva allora riconoseiuti, possono costituire un pericolo, perchè realmente offrirebbero il modo alle tre potenze di consigliare l'Italia ad acconciarsi a non vedere attuate tutte le sue ·aspirazioni, visto che neppure la sua azione diretta, presidiata dal loro appoggio, è riuscita Sull'argomento i socialisti democratici sono sta– ti concordi a riconoscere legittima, in quPsto mo– .mento, la linea di condotta seguita dal Govérno, aggiungendo anche la richiesta, conforme all'ispi– razione venuta dai compagni della Venezia Giulia, che, ove le trattative tra Italia e Jugoslavia non conducano all'accoglimento di tutte le leg;ttime aspirazioni dei nostri connazionali che abitano a Trieste e nell'Istria, si ricorra allo strumento squi– sitamente democratico dell'autodecisione; ina· cen– do un plebiscito fra le popolazioni del territorio. L'incertezza maggiore p-roviene senza dubbio dal fatto che non sarà facile indurre la Russia ad as- BibliotecaGino Bianco soci-arsi alle tre altre potenze nel riconoscimento del diritto delle popolazioni italiane. Per questo motivo la conc-1usione di accordi diretti fra i due Stnti interessati sarebbe più che mai necessaria; ma è sicuro che, anche a conclusione avvenuta, la Russia non opponga ostacoli all'attuazione di que– gli accordi, per la quale è necessario il suo con– senso 1 Certo suscita legittimo sospetto l'atteggia– mento dei partiti che interpretano alla Camera e nella stampa italiana il pens:ero russo. E' vera– mentre strano che, mentre facevano affermazioni ispirate al più intransigente e altrettanto spurio nazionalismo pèr aver modo di accusare la poli– tica del governo e delle potenze occ;dentali, i par– titi di estrema sinistra abbiano. proposto e insisten– temente difeso una soluzione che, convertendo in Stato autonomo il T.L.T., staccherebbe definitiva– mente dall'Italia Trieste e I'Istria. Noi potremmo anche non essere, in condizioni diverse, del tutto contrari a una soluzione di questo• genere, che per– metterebbe di dare nuovo impulso al movimento mercantile del porto deHa città così duramente provata, e quindi maggiore intensità di vita e pro– sperità anche al territorio circostante. Ma eviden– temente, nella situazione attuale, la ere-azione deHo Stato libero significherebbe il ritiro definitivo del– le forze anglo-anìedcane che attualmente manten– gono l'ordine a Trieste e nella zona A e che in realtà, a giudizio di tutti, non hanno cercato di esercitare nessun atto anche· di solo apparente in– terferenza neHa po,litica e nell'amministrazione delle terre presidiate, .e significherebbe contempo– raneamente anche il ritiro delle forze jugoslave dalla zona B, dove peraltro esse avrebbero 1iempre la possibilità di rientràre, profittando della prima circostanza favorevole che loro s'offrisse anche a qualche distanza di tempo, sia plllI'e coi!'pretesto di mantener l'ordine, quando le forze anglo-ameri– cane siano andate ben lontane. E a questa possi– bili~à dovrebbero volgere la loro attenzione i par– titi' dell'estrema sinistra, per lo stesso spirito di cominformism,o, antititista. Naturalmente questa pwrziale coincidenz,a fra il punto di vista nostro e queHo deil governo non to– glie che noi abbiamo da muovere a questo qualche severa critica. In occasione della stipulazione del Patto Atlantioo il governo avrebbe dovuto pro– spettarsi con occhio più vigile il problema di Trie– ste; durante la discussione del problema coloniale, che ha avuto un risultato e,osì infelice per noi, avreb•be dovuto ricordarsi ad ogni momento che una felice e giusta so1uzione del problema di Trie- . ste valeva assai più che l'oneroso ritorno a noi delle vecchie colonie, delle quaH per giunta è rimasta a noi solo quella che rappresenta un mag– gior impegno di responsabiolità e di spese, per il quale noi possiamo pertanto costituirci piuttosto creditori che 9.ebitori delle potenze che ce l'hanno assegnato. Ma ormai gli errori sono commessi sen– za possibilità di riparare interamente al danno che essi possono aver prodotto. Si tratta oggi di tener rigorosamente ferma, con fa maggior digni- . tà, la linea recentemente tracciata. Aug_uriamoci di poter nutrire questa speranza, nei giorni in cui ripensiamo a una liberazione ,ehe avevamo sperata e non è venuta, a una liberazione e ad una giusti– zia che attendiamo e speriamo sia un giorno con– cessa alla dolorante umanità. U. G. M.
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