Critica Sociale - anno XLII - n. 9 - 1 maggio 1950
CRITICA SOCIALE 115 cere contro il progetto tutti ·.j dati e ,le argomentazioni con– tenute nella relazione. Ma la nostra è una borghesia rurale che, salvo qualche rara eccezione, ha maggiore sensibilità per le beghe tariffarie che per la funzione -storica da as– solvere. Qmuto si è notato sopra non significa che l'estensore della relazione a,! progetto non sia abile: l'estensore è abi,le ,ma si sente che è compromesso in partenza da una tesi che il ragionamrnto non può accogJ.iere. Il socialismo e la riforma agraria In sostanza il paese attende che si dimostri che questo è l'indirizzo di riforma che conviene dal lato produttivistico e dal lato sociale. Gli a,rtic<J-lidel progetto non lo lasciano ve– dere, la relazione lo afft~a ma non convince. Lo afferma in modo blando e vago, preferendo usare i 1 l linguaggio de– ciso, anzi dui-o, dove si tratta di affermare la vo1ontà di co– stituire nuove piccole aziende contadine a base familiare, in proprietà individuale. E per sfuggire alle istanze del s<Jciali– smo cita una indagine dalla quale risulterebbe cihe su 220 mi– la ettari di terreno regolarmente conces.si a C<J<Jperativedi C<Jntadini,s6lo 166 mila soJo stati poi effettivament-e assunti. Di questi: .J'83% sarebbe gestito dai contadini indi~idual– mente; il ;,1% in forme miste; solo il IO'% in gestione col– lettiva. Il signifio1to delle espressioni usatò! per indicare di– .versi tipi di cooperative non -è chiaro. E' tutt.J.via chiaro lo scopo cui si mira: prevenire la critica di chi crede nella cooperazione e togliere valore aUe realizzazioni cooperati– vistiche. Mossa non abile ma ricca di insegnamenti. , Gli uomini del socialismo italiano non poss-0110attendere di morire per aver ricon<J•sciutii loro meriti. Così è avve– nuto di Olindo Gorni, Massimo Sam<Jggia, Nullo BaldinL Massarenti. Dov1'à essere cosi anche di Nino Mazzoni e di Emilio Canevari, per citare· solo quelli con i quali ho avuto contatti di lavoro? - Noi ben sappiamo che 11/insegnamentò e l'opera dli nostri Maestri non possono es·sere neppure scalfiti dalle statistiche fatte dall'U.N.S.E.A. ,per incarico de-! Ministero e riportate uella relazione ,al progetto di riforma. Noi teniamo per buo– no l'omaggio dJl'estremo saluto a Massarenti nella sua Mo– line.Jla, sede delle sue co<Jperative e presenti i suoi cooperato– ri, e diamo alle suddette cifre e interpretazioni il valore che hanno: <:spediente per sfuggire all'argomento principale. E' un bene che il linguaggio della rJazione al progetto sia di tanto dura chiarezza su questo punto. I socialisti delle varie tendenze avranno faci,l~tato il compito di capire fin rio-ve si vuole arrivare. La t".rra produttiva è scarsa e le braccia da sist,mare so– no molte. Non tutte si .sistemeranno. Che ne faremo dei contadini esclusi dalle assegnazioni? « Ad essi penserà il go– verno » ha risposto un rappresentante delle A.C.L.I. in seno al comitato di consulenza •per la riforma agraria. Non chie– diamo con che cosa provvederil, il governo perchè t.J.le af– fermazi<Jne merita. un commento ben piii. decisivo: merita che venga rii ,vata la convinzione che ef.fettivamente una parte dei contadini italiani uscirà dalla riforma in. condizioni ass~i peggiori di quel1leattuali. In Italia si p-roducono derrate agricole a costi assai più elevati di quelli che· si sostengono i-n altri paesi. Costi supe– riori ai prezzi - •sostengono gli agricolt-0ri - e da ciò la crisi del vino, dell'olio, della carne, del latte ecc. e la neces– sità di dazi protettivi. Questa riforma basata su formidabili investimenti, che forzata,mente restano improduttivi perchè dettati da una esigenza ,pol:itica e non da un calcolo di con– venienza economica, renderà i costi ancora più elevati. Non sarà più grave la crisi, e noo ne risentiranno in misura mag– giore i nuovi piccoli proprietari? Qu~sta riforma che parte dalla premessa che l'indirizzo cooperativistico non fa presa neppure tra i lavoratori, perchè non induce a chiedere che cosa si è fatto di serio ·per la · cooperazione agraria in Italia, per innalzare ad essa la 1'0- scienza dei lavoratori, per dotarla di mezzi e di persorn1le cavace e onesto, per sottrarla alla deleteri.a influenza dei pa·rtiti poliitici, tutti in cerca, n<Jn di conseguire conquiste generali e permanenti per la classe lavoratrice, ma solo di successi effimeri? BibliotecaGino Bianco Non basta citare lo sviluppo della piccola proprietà in al– tri Paesi. Quali condizioni costitui·scono la premessa di tale sviluppo? Ovunque una sola: la c<Joperazione. Come si può allora tendere tanto a:l•laproprietà contadi_n,a, essere disposti a sostenere oneri ,pesantissimi pur di crearne della nuova, senza neppure pensare di applicare alla piccola proprietà esistente le provvidenze consortili o cooperative che si pensa di attuare per la nuova? Noi non crediamo che si possa fare per i cento piccoli proprietari di domani quel che non si fa per i di::ci che esistono oggi. Esistono ancora, oggi, perchè l'attaccamento alla terra è forte in loro come l'attaccamento al,Ja vita (egoismo e paura della fame!) ma non prosperano, perchè in Italia la piccola, proprietà è favorita solo a parole e resiste uti.Jizzando la sua unica risorsa : l'enorme sforzo layorativo, cui cons'.gue la sottoremunerazione. Il procedimento della riforma Dice la relazione: « Il proc~dimento che la legge si pro– pone di -seguire è perciò, visti gli scopi della riforma, di procedere attrnverso questo iter: - espropriazione rapida dei terreni soggetti al 1 1'applica– zione dell'art. 2; - provvedere al rapido insediamento, anche in via prov– visoria, di contadini sui fondi; - provvedere alla trasformazione deHa terra con l'au– silio degli ~tessi contadini, utilizzando il periodo di trasfor– mazione come prova per le· selezioni·; - provvedere alla assegnazione definitiva con contratto ·di vendita con pagamento venticinquennale, a basso inte– resse ... ». Primo dunque la fretta; secondo la frétta. Fretta di e– spropriare, di distr~buire, di rompere, in una parola,_ un ordi– namento produttivo ,pér creare il fatto c<Jmpiuto e l'« indietro non si torna». Terzo: « -provvedere alla trasformazione dei terreni». I senatori Piemonte e !Schiàvi hanno al punto terzo la risposta alle illusioni che invano, in lunghi colloqui, ho ten– tato di dimostrare fallaci : saranno gli stess-i contadini es se– gna tari a compiere le trasformazioni ,(così è• scritto) e non vi sarà occupazione neppi'ire in queste ope-re, per i contadini esclusi dal.J.eassegnazioni. · Il socialismo italiano ha impresso per cinquant'anni il pro– pròo indirizzo alla lotta sociale in Italia. Lo attesta l'opera de-i ricordati Maestri scompca·rsi.Lo attesta e· lo ha attestato ripetutamente un altro maestro, Nino Mazzoni che per for– tuna nostra è tuttora sulla breccia con la veemenza e la · chiarezza di idee di mezzo -secolo fa. Lo attesta tutto quel.\o che esiste <Jggi in Italia in fatto di politica del lavoro. La _strada maestra che il socialismo ha segnato proviene da un indirizzo di idee la cui fecondità è dimostrata dai fatti: contro i priivilegi di classe, contro i provi-legi entro la classe. Posizione non facile per chi vuol costruire una nuova società ed ha bisogno di intaccare gli interessi di colorn che devono poi aiutarlo a vincere per iJ!, bene di tutti. La lotta contro i privilegi di classe è appena necessario ricordarla: se non ovunque, almeno in gran parte del paese il contadino è stato elevato da servo della gleba a libero lavoratore che detta le proprie condizioni. La lotta contro· i -privi,Jegi entro ,la classe ha nomi diversi a sewnda delle zone e dei tempi: in Emilia i braccianti contro i mezzadri ,nel 1908-10; -in tutta Italia, oggi (in tutta l'Italia sindacalmente civile) ha nome di turni di lavoro. Nei turni di lavoro sta la· materializza~· zione d,lla solida•rietà cristiana dei lavoratori i quali accet– tano di suddividere .fra loro tutti le giornate di cccupazione e quindi l'aka della disoccupazi<Jne. Turni di lavoro ed imponibile di mino d'opera sono le pietre miliari della civiltà socialista nelle campagne d'Italia. Questi aspetti imponenti deJ.la regolamentazicne sindacale so– no gli unici, lo ·si vede 1 bene ora, possibili in un ambiente come il nostro, in cui di .fronte a poca terra produttiva stan– no molte- braccia da occupare e molte bocche da sfamare. E non tutto è nero (l'imponibile· per gli agricoltori ed i turni per i l,avoratori) in questa regolamentazione, perchè sotto lo· stim<Jlo delle incalzanti istanze contadine non pochi successi tecnici sono ·stati resi possibili.
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