Critica Sociale - anno XLII - n. 7-8 - 1-30 aprile 1950
86 CRITICA SOCIALE- giamento ootinato e intransigente. Esso ha infatti scosso il rigido patronato delilla Russia, appog– giandosi su un sentimento nazionalistico del' suo popolo. Ma, tanto più perchè ha ancora nel soo pa~e vari irrequieti nuclei di devoti al Comin– form, esso ha la sensazione di non poter resistere • all'azione di costoro e degli altri gruppi ostili alla su!a politica se non in quanto1 riesca a soddisfare le aspirazioni nazionwlistiche e imperialistiche sul– le quali si è retto sin qui. Nuovie più gravi diffi– coltà turberebbero la vita del suo paese e l'azione del suo governo. se Tito dovesse vedersi togliere anche soltanto parte di quel territorio che egli ha rivendicato con tanta ost'inazione e bia,ldanza come suo legittimo possesso, e soprattutto se non avesse dato .prova di difendere fino agli estremi sforzi questo proclamato diritto suo e della sua gent-e-. Anche questo episodio dimostra su quwl'i incerte basi si poggi la pace d'Euiropa e del Mondo. A Berlino le ·cose non sembrano af:tia,tto vicine ad acquietarsi e il proposito di aggregare la zona an– gloamericana della città al territoriOI retto dal Go– verno di Bonn indica che non si ha speranza di poter entro breve termiì1e ricostituire l'unità poli– tico-amministrativia della vecchia capitale dcl Reich. Tra poco avremo clamorosi e peric()lfosi epi– sodi o minacce di vera guerra civile per la riaf– fermata volontà dei comunisti francesi e dei co– munfusionisti di casl:!,nootra di impedire lo sbarco d-e-llearmi mandate dall'AmeriC'a. N0n abbiamo bi– sogno di dire ancora una volta il nostro pensie·ro su questo vero atto di sedizione cui si preparano i partiti di estrema sinistra, avendolo già esp-resso in maniera molto chiara nel penultimo :fascicolo di questa rivista. Ma ciò non ci toglie dal dover con– statare che il Patto Atlantico non ha davvero ser~ vito ad allontanare i pericoli d1 guerra, e special– mente a crea-re un'atmosfera di pace. Proprio in questi giorni mi ?i capitato di dover sostenere una discussfome con un •amicoche fu a suo te·mpo caldo sost-enitore della necessità dell'adesione italiana al Patto Atlantico, il quale, reduce da un viaggio al– l'estero, mi dichiarava di aver notato dappertutto preoccupazioni di guerra prossima, aWe·quali egli pure si sentiva costretto a partecipare, mentre io opponevo che sono ancor troppo vive e sanguinan– ti le piagh<aperte dalla passata guerra, perchè gli uomini possano lasciarsi prendere nelle spire di un nuovo conflitto. Ma., evidentemente, man mano che le piaghe van– no rimarginandosi, diminuisce la loro funzione di difesa contro la minaccìa di una nuova pazzia col– lettiva. Dove può andarsi a cercare una più valida e durevole difesa? Non certo ;nelilaC'ampagna per la pace promossa in quasi tutti i paesi democratici . da un froote di chiara ispirazione sovietica. Altra voce di pace, certo più sincera, ma pur– troppo non rafforzata sin qui da un'impetuos3 ·corrente di operosi consensi, è quella elevata. dai gruppi federalisti, i quali in questi stessi giorni hanno intrapreso una larga raccolta di firme. Noi abbiamo già molte v,Q1ltespresso la nostra pien'a adesione al movimento federalista e riteniamo che solo dalil'acostituzione di una federazione potrà es– sere creata una forza capace di attutire gli urti tra gli opposti blocchi. Certo senza, il vincolo mi– litare che la lega all'America, l'Europa potrebbe più autorevolmente e con maggiore speranza com– piere la sua opera di mediatrice; ma tuttavia il BibliotecaGino Bianco giorno in cui la Federazione si costituisca, anche in forma embriooale, essa avrà subito· ~1a sua. be– nefica efficacia. Il male è che troppi ostacoli essa incontra nel suo cammino, sia perchè nell'interno dei singoli Stati i Governi e altre forzé operanti nel pame recalcitrano all'idea di una parziale ri– nuncia di sovranità nazionale, sia perchè una Fe– derazione europea non è concepibile senza parte– cipazione della Germania., 1ìa cui situazione non permette in questo momento di pensare alla pos– sibilità ài una sua pa,rtecipazione a un patto fede– rale; e non può avere lunga durata nè larga effi– cacia se non vi aderisca al più presto l'Inghilterra, tenuta ora in sospeso, sia dal biwgno di evitare qualsiasi limitazione della sua li'bertà neM'o svi– luppo della sua politica riformatrice, sia dal ti– more di non riuscire interamente a c~nciHare gli impegni che le deriverebbero da,1 patto federale c0n que-lli che essa ha per fa sua appa-rtenenza al Commonwealth. Bisogna raccogliere tutte 1e fucr:-ze di tutti i popoli europei per e.liminare gradualmen– te tutte queste difficoltà che ritardano la nascita della Federazione europea. Ma perchè questo avvenga è indispensabile che divenga sempre più intima ed acquisti una mag– giore efficienza l'Internwzionale socialista dei pae– si qe-moc·ratici. Solo una fRJ<rza 'che tragga il suo impulso dal proletariato sociwlista può compiere azione veramente efficace a superare gli ostacoli sopra accennati. Proprio pochi giorni addietro il corrispondente straordinario di un grande giornale italiano, mandato in Belgio a rendeTsi conto dellie forze che lottano per la questione del trono e delle possibilità di soluzione che questa offre, senza nessuna s·eria argomentazione· esprimeva il su;o,con– vincimento della incapacità de], socialismo demo, cratico di esercitaTe qualsi:asi azione di radicale trasformazione della realtà politica-sociale. Sono le sole forze di conservazione O' di totalitaria de– molizione che hanno - secondo lui - possibilità di foggiare la realtà. Evidentemente questo su 0 perliciale osservatore non sarebbe giunto a così affrettata cooci1'nsio;ne,se invece di trarla dalla semplice visiol}e delle ditficoltà in cui si trovano Spaak e i suoi compagni, di dare una organica soluzione alla -crisi creata nel Be-lgio dalla contesa per il trono,- avesse cercato di guardare largamen– te e lontano, anche nel tempo. Avrebbe visto1 che non solo in Inghilterra (a cui egli ha pensato soJ'<> pe-r dedurne che quello che è possibile e si fa nel– l'isola non è possibile nel Continente europeo) e nei paesi scandinavi (sui quali pare non abbia si– curè informazioni), ma in tutti i pa,esi il socialismo ha mostrato la sua wttitudine a plasmare la realtà, a creare anche una rewlità nuova. Si pensi quale era l'equilibrio sociale nell'Euro– pa sessant'anni addietro e quale è oggi. Non è sol– tanto l'aumento ·dei safari e la diminuzione degli orari di lavoro e l'introduzione delle leggi sociali di cui si deve tener conto, ma anche, e molto più, dei nuovi rapporti creatisi tra le diverse classi sociali, del senso nuovo di dignità che il proleta– riato ha acquistato, del fatto che esso oggi si con– sidera non più come oggetto ma come soggetto di ,diritto e gtJarda in faccia il suo padrone da pari a pari e sente nella solidarietà di classe una forza che gli permette. di sopperire alla inferiorità che gli deriva dalla mancanza di ricchezza. Tutto que– sto deriva d~Ha virtlù del socialismo, la quale co-
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