Critica Sociale - anno XLII - n. 7-8 - 1-30 aprile 1950
CRITICA SOCIALE 103 mento politico, quale ·che sia, non è una rivoluzione; la rivoluzione vuol essere un rinnovamento sociale». Non superavano questo stadio i giornali genovesi di tinta mazziniana, quali I" « Italia e Popolo·» la « Maga», la <Libertà», la « Libertà e Associazione», l' « Italia libera », il «Lavoro» (sorto il. 4 settembre 1852), l' « Amico del povero», la « Bandiera del popolo», l' « Associazione ». Maggior impegno nel diffondere le teorie socialiste, ma non migliore conoscenza concet– tuale rivelavano il « Carroccio » del MeHana, stampato a Oasale e processato nel '50, l' «Avvenire» di Ales– sandria, « La l<~ratellanza » di Cuneo. E neppure l' « U– niversitario » di 'l'orino, sorto nel gennaio 1850 per far « guerra agli abusi e a' privilegi », « La voce del deserto » di Torino e d.iretta dal Brofferio, « L'Impar– ziale», s<>ttimanale torinese iniziato nel 1953, il quo– tidiano « La Speranza ». nato nel '55 propugnando « la necessità dello sviluppo del socialismo nelle classi operaie » e stampando articoli di un « operaio sociali– sta», che incorsero in parecchi sequestri. « La guerra combattuta » del Pisacane, « La federazione repubbli– cana » e la « Filosofi-a della rivoluzione » del Ferrari, l' « Introduzione ad alcuni appunti storici sulla rivolu– zione d'Italia » del Montanelli, la << Religione del se– colo XIX >> di Ausonio Franchi, i « Misteri repubbli– caai » di Perego e Lavelli, l'« Enciclopedia popolare» valsero tuttavia, con I-a loro diffusione, a dare un tono più complesso e più vario a-lle dispute sul socialismo. l>:ra quindi un problema molto sentito, e perfino i poeti (il Dall'Ongaro, il Revere, ff Curzio, il Gojorani, il Mazzoldi) ne parlavano nei loro versi, mentre gli edi– tori offrivano i torchi per tradurre e diffondere opere straniere sulla questione sociale. In generale, comunque, l'incertezza e la nebulosità della coscienza sociale anche nei più preparati faci– litava il successo delle concezioni e dei sistemi liberali del Cavour, garantendo loro l'appoggio di larghi strati di << novatori ». · Lo stesso. accadeva per la politica estera del presi– dente torinese. Infatti essa soddisfaceva la visione italiana delle forze più sane e più attive con un enel'– gico atteggiamento verso l'Austria e con una sicura percezione dello sviluppo liberale, inarrestabile ancho> in mezzo all'atmosfera reazionaria europea. I contatti presto iniziati con la Francia napoleonica facevano parte della grande politica europea cavou– riana, che seppe legare il rigoglio crescente della classe borghese subalpina allo sviluppo economico e politico nazionale e agli ·analoghi interessi internazionali. Il <·onflitto con l'Austria per la confisca dei beni agli emigrati lombardi permise di acquistare una larga in– fluenza nelle città e nelle campagne della Lombardi-a, attraverso il seguito e le fortuue· terriere degli esponenti rii molte grandi famiglie coinvolte nelle rappresaglìe postquarantottesche, come i Litta, i Borromeo. i Ca~ .rnti, gli Arrivabene, i Martini, gli Oldofredi. I conflitti interni con l'ala reazionaria clericale e con quella democratica di sinistra cimentarono la nuova classe dirigente e la nuova politica piemontese. Le ver– tenze col clero e con Roma, la questione di Crimea rivelarono le risorse moltepHci dello Stato sabaudo e accelerarono il moto di concordia delie correnti modP– rate e di molta parte di quelle democratiche verso una soluzione unìtarla italiana, in cui la monarchia subal– pina fosse il sostegno militare e, in certa misura, la garanzia politica e sociale. degli interessi della borghe– sia progressista. Tutto questo anche se, in realtà, Vit– torio Emanuele II era molto influenzato dai gruppi clericale e dal circoli reazionari e mostra va di voler spesso sfuggire alla guida del Cavour, per perseguire con l'appoggio d'un vero « partito di Corte » il suo « secret » personale di stampa « ancien régime », come avvenne durante la questione di -Crimea e nella « cri– si II Calablana provocata dalla legge sui conventi. GUIDO QUAZZA BibliotecaGino Bianco FATTI E COMMENTI della stampa italiana ed estera I compagni spagnoli sullaSpagna franchista. Il numero speciale di marzo di Documenls el nouvelles d'Espa(lne pubblica le risposte di spagnoli in esilio a do– mande poste dalla Associazione Americans Por Democratic Action su questioni politiche, economiche e militari. Ripro– duciamo le prime (questioni politiche) di lndalecio Prieto. Domanda: Quale è lo stato attuale della libertà civile e re– ligiosa nella Spagna di Franco? Stampa libera? Opposizione libera? Libertà religiosa? Risposta: In Spagna non vi è realmente nessuna libertà e, per conseguenza, nè opposizione nè stampa libera. Nes– sun partito politico oltre la Falange è' autorizzato e questo è sovvenzionato dallo Stato come prova la legge del bi– lancio che gli attribuisce una grossa somma. Essa ha per capo supremo il generale Fra~co stesso, per segretario uno dei suoi n1ìnistri, quello della .Giustizia, e co1ne capi pro– vinciali i governatori civili (prefetti) rispettivi. Ogni ten– tativo per formare clandestinamente un altro partito poli– tico è considerato come un delitto grave e punito severamente. Il fatto di essere massone costituisce pqre un delitto: una legge contro la massoneria è stata promulgata e un giudice spe– ciale è incaricato espressam~nte di perseguire i massoni. Non vi è neppure libertà religiosa. 11 cattolicesimo è reli– gione di Stato, religione ufficiale, e benchè esista sotto il ti– tolo di « Diritti degli Spagaoli » (Fuero de los Espanoles), una clausola che tollera la pratica privata di altri culti ai quali la stessa legge interdice le manifestazioni esteriori, in realtà anche questa debole tolleranza non è accordata. Non vi è e non vi potrebbe essere l'ombra di una stampa libera perchè tutti i giornali dipendono dal governo, i loro diret– tori e redattori essendo n01ninati da organismi governativi. 2° -- Quale è la stabilità del regime di Franco? Da che cosa è costituita l'opposizione e quale è la forza di questa opposizi~ne? La stabilità di Franco gli è assicurata dai paesi che in– trattengono con lui larghe· relazioni diplomatiche e commer– ciali. Se lo si isolasse in maniera effettiva, come egli stesso aveva· creduto che lo si sarebbe isolato nel 1945 alla fine della guerra mondiale, egli crollerebbe. Benchè ciò sembri straordinario e paradossale,. la ~ua forza. non è interna ma esterna; egli fa valere abilmente e presenta anche come asso– lutan1ente sicure le speranze di aiuto econon1ico e militare de– gli Stati Uniti. L'opinione pubblica all'interno della Spagna è quasi completamente opposta a Franco e persone cJie al– i 'inizio simpatizzarono con il suo n1ovin1ento si sono ag– giunte aH'op,posizione, ma, 1Per ·le ra•gioni• che abbiamo dett<> prima, questa opposizione non può n1anifestarsi. 3,, - Qua,J'e è •la forza dell'o,pposhoione comunista e quali' sono le possibilità che si offrirebbero ad un governo comu– nista o favorevole ai comunisti DC;lla successione a Franco? Un governo co1nunista o favoreYole ai comunisti non è pos- . sihile alla caduta di Franco. E' qna congettura senza fonda– mento che la propaganda di France si incarica di diffon– dere nel mondo intero. Il partito comunista /> sempre stato debole in Spagna e tale resta. Franco ha fatto credere di aver rovesciato un regime comunisteggiante n1eiltre si trattava di un governo esclusivamente repubblicano che non compren– deva neppure dei ministri ·socialisti. La repubblica ebbe tre Parlamenti. Il primo, nel n31, non ebbe alcun eletto comu– nista anche se un deputato repubblicano, che in seguito ri– tornò tale, si è dichiarato comunista. La seconda, Assemblea, nel 1932, ebbe un solo deputato comunista che i deputati re– pubblicani e socialisti di Malaga accolsero nelle loro liste, s,pinti daJ desiderio sentimenta,le di· farlo ,usdre, col mezzo dell'impunità parlamentare, dal carcere. Il terzo Parlamento, nel 1936, ebbe 16 comunisti, su 500 membri, e c)ò perchè il fronte popolare, formato principalmente da socialisti e da repubblicani, fece loro posto nelle sue liste. Senza çiò non un solo comunista sarebbe stato eletto. Se si procedesse at– tualmente a nuove elezioni legislative secondo il sistema elet– torale della Repubblica basato sullo scrutinio maggioritario e se i gruppi di sinistra non si alleassero ai comunisti, questi non otterrebbero alcun seggio in tutta la Spagna, perchè non dispongono in nessuna circo~crizione di una maggioranza. I Cllndidati comunisti togliendo voti a quelli di altri partiti di sinistra potrebbero tutt'al più favorire i candidati della destra, Durante la guerra civile ci fu in Spagna una certa corrente di simpatia verso la Russia, perché questa aveva fornito alla repubblica aeroplani, tanks t'd altre arn1i; questa corrente sussiste ancora perchè la Russia non ha riconosciuto Franco.
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