Critica Sociale - anno XLII - n. 7-8 - 1-30 aprile 1950
102 CRITICA SOCIALE Borghesia e proletariato nel Piemonte di Cavour (conlinuaz. e finJe) 3. - Coscienza sociale e istituzioni operaie In tutto questo rigoglio di vita economie~, conn~ss~ anche con l'incremento delle so0ietà azionane e _qu'.nd'. del capitalismo borghese, il progresso delle assoc1az1?m operaie, delle mutue di soccorso e delle cooperative era pure notevole, sebbene ancora insufficiente a reg– o-ere il ritmo della formazione capitalistica. Il decreto del 26 settembre '48, che abrogava le norme del codice penale contro « qualunque ass-ociazione di più persone organizzate in corpo», aveva dato il via in questo cam– _po. Il 5 m11rzo del '50 soTgeva a Torino la « Grande Società degli opera-i» in via Mercanti 10, della quale erano soci effettivi solo gli operai, ma di cui potevano esser soci onorari tutti coloro che pagassero un contri– lmto settimanale. I so0i dovevano promettere sul loro onore di·<<condurre una vita operosa e cla buoni citta– dini, cli astenersi dal gioco del lotto e da qual~nque gioco d'azzardo ii, cli prestare eventualmente ass1s~en_– za ai malati gravi con turni di dodici ore. La Soc1eta a1wiva nel '5S il pii1 grande « Magazzino di previden- 7,a ii esistente. Ne seguivano l'esempio la « Società degli oper!lL ii di Pinerolo (fondata nel '49) e altre società di mutuo soccor30 costituitesi a Castellamonte, a Vil– larbasse, a Savigliauo, n Venaria Rea:le, a Caselle To~ rines~, a Ciriè, a Fossano. Alle 17 società esistenti. in Piemonte nel '49 -se ne aggiungevano 98 entTo il '60, mentre in Liguria. se ne crea vano 9 e 2 in Sardegna: in tutto 107 nuove sulle 158 create nello stesso periodo in tutt'Italia.· Nel '51 iniziava la sua vita l' « Associazione di collocamento degli operai prestinai >l; nel '52 la « Società dei lavo– ranti conciatori ,i e l' « Associazione femminile fra le operaie ii. Si fondava dal Pomba la << Stamperia Sociale degli artisti tipografi » e, fra il '53 e il '59, si tenevano ben sette Congressi delle Società operaie (ad Asti, A11essandria, Genova, Vigevano, Voghera, Vercelli, . Novi). Ad Asti. la sera del 18 ottobre 1853. durante il pri– mo Con.~resso operaio promoss-o dal Calderini e d·a Ste-. fano B~ldrini. i · congressisti fecero una dimostrazione contro il Cavour, esprimendo come « classe ii il proprio parere politico. A Genova nel 1855 i delegati operai dichiararono la loro solidarietà come forma di assisten– za di « indole politica i,. Nel '58 a Vercelli discussero . accanitamente se·« convenisse alla Società c1i mettersi in relazione con la Società Nazionale per la propaga– zione del grande principio cui tutti aspirano, l'indipen– denza della nostra patria >i. Nel '69 approvarono a Novi la sottoscrizione al milion_e di fucili per Garibaldi. Era– no tutti segni, per quanto sporadici, di consape'Volezza politica. Anche le frequenti agitazioni assumevano spesso for– me esprimenti un certo grado di coscienza di classe nel proletuiato. Nel '49 - come rilevò già il Rosselli - i vellutai di Zoagli chiedevano aumenti di salario e cessazione del pagamento in natura; nel '50 i vignaiuoli ·di Cassolo Lomellina insorgevano contro i licenziamenti arbitrari e si scontravano con la forza pubblica; nel '51 la polizia genovese segnalava la « diffusione di massi– me socialistiche » fra le associazioni operaie; nell' ot– tobre '55 gli operai sarti sc-ioperavano a Torin-0; nel gennaio '56 comizi popolari di protesta sollecitavano l'istituzione dell'imposta unica progres&iva sul reddito; nel '57 i moti genovesi mazziniani erano appoggiali dalla << consociazione degli operai ii, devota a Mazzini come « ad un santo >l. 81011oteca Gino Bianco Esi3teva quindi uri crescente interesse politico nelle masse operaie, ed era in relazione diretta col loro con– centramento. A pro-vare il quale basta ricordare la si– tuazione di Torino alla vigilia della guerra del '59: su 179.635 abitanti ben 52.590 erano addetti all'indu– stria. cioè il 29.27 % del totale; fra essi 23.919 addetti all'abbigliamento (13,31 % ) , 5.924 rµetallurgici (3,29 per cento), 5.205 mobilieri, 2.938 tessili, 2.615 chimici. 2.279 tipografi, 1.357 pellettieri, 1.351 orefici, 369 edili. Era naturale che più facile fosse l'incremento èlella coscienza politica fra questi gruppi -accentrati nelle città e che più agevole ne fosse l'istruzione alle nuove teorie con tanti nuovi giornali e periodici (ben 381 tra il '48 e il '54). Cionostante diffusissima era l'ignoranza dei concetti di socialismo e comunismo, ai _quali si ricollega"l'.11no per lo più i timori e le speranze più diverse. L' « Armo– nia ,i paventava l' «ateismo soèiale » e il « guasto del s-ocialism-0 ,i superiore ad ogni << strage di colera o di altra peste». Con una sorta cli vago timore i moderati riconoscevano nell' « Opinione » che, « se il socialismo fa tanti progressi nella classe operaia, se incontra tanta simpatia nel basso popolo, se tmnto alletta 1'<immagina– zione dei miseri..., è perchè, in mezzo alle più strane aberrazioni, contiene in sè qualcosa di buono, di vero, di applicabile, e si travaglia intorno alla soluzione dei p'.ù• vitali problemi su cui riposa l'ordine sociale e che i governanti. .. disdegnano i,. Il « Risorgimento >i segna– lava passo passo r sintomi di socialismo e paventava il suo svilupparsi « in un paese finora immune dalla fiamma socialista >l. La « Gazzetta de(Popolo », invece. esprimeva la fiducia condizionata dei democrati<!i nelle riforme propugnate dal socialismo ,per fare una -<< re– pubblica rossa... çhe sia tale non solo di nome ma di fatto >i·. tuttavia ripeteva che la stessa b,n·ghesia dove- . va pro:Uuovere queiie riforme al fine di salvare la pro– prietà e la famiglia. Ne,ppure i fogli operai, come i,! «IPopolano», il! «Po– vero i>, il « Proletario, l' « Uguaglianza ii, « Il giornale degli operai», -1'« Eco .del .popolo», !L'« Associazione e lavoro», il « Tribuno ii erano molto addottrinati di so– cialismo teorico. Essi si limitavano a patrocinare le organizzazion-i operaie e a porne il programma, oltre che in un vago « progresso indefinito i> e nella « li· bertà ii e « alleanza delle Nazioni europee l> e degli in– dividui, anche « nella associazione e assistenza fratel– levole degli esercenti la stessa professione ed arte, nel– l'istruzione gratuita, obbligatoria, professionale d'ambo i sessi, nell'·abolizione d'ogni monopolio e privilegio, nella ricompensa a ciascuno secondo le sue opere, in una sola imposta e progressiva ». Essi chiedevano di regolare «,le. relàzioni dei capimastri e degli operai >i per « togliere il conflitto che nasce nello stabilimento dei salari, il quale si risolve sempre a ·favore dei primi, non costretti, come gli altri, dalla fame ad accettare qualsivoglia cond.izi-one ». Il Petitti di Roreto, il Cesio, il Massimo-Turinai.. il Sardi, il Melano di Portula, il Giulio, benchè « borghe– si», univano le loro a queste voci. Ma si era ben lm;igi dalla matur-ità sociale raggiunta in Inghilterra o in Francia, come pure dalla coscienza socialista del Ferrari o del Pisacane! ·L'impronta cavouriana insegnav·a soltanto ad esal– tare i compiti umanitari del « soccorrere gli ammalati e i vecchi, rialzare la donna del popolo, educare l'ope– raio», come « i più alti uffici dell'uomo sociale ». Non molt,) di meglio sapevano fare gli intellettuali della « Ragione ii, fondata a Torino il 21 ottobre 1854,. gli _ Arduini, i Polettì, i Macchi, l Levi, i Modena, i Ric– ciardi, i De Boni, i Potter, i Renouvier, i Blanc, i Qui– net, gli Henneguy, e tutti gli altri un po' nebulosi_ so– stenitori del progresso individuale e sociale raccolti~i intorno ad Ausonio Franchi (Cristoforo Bonavino). Essi non andavano oltre l'affermazione che « un riordina-
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