Critica Sociale - anno XLII - n. 7-8 - 1-30 aprile 1950
CRITICA SOCIALE 101 sferiamola alla società antica. Vi si con.statava che .Jo schia– vo, mediante lavoro, era nutrito e ·alloggiato presso il padro– ne, ma il fuggitivo o colui che .non era « nei quadri» rischia– va di mori-re di fame. L'equivalente del pieno impiego in quei tempi sarebbe stato: un padrnne per ogni schiavo. Allo stes– so modo, vedendo che oggi il ·reddito deriva generalmente dal '1avoro, si dice: oi vuo1e lavoro per tutti per assicurare un reddito a /tutti. Il carattere fallace della tesi, del pieno ,impiego può es– sere messo in luce nettamente dal carattere fallace anche del– l'antitesi che esso provoca, « II pieno impiego è realizzato in U.R,S.S. » si dice, come si diceva: « Esso è realizzato nella Germania nazi.sta». E quelli che mettono il pieno impiego a.J vertice della gerarchia sono ben imbarazzati. In verità, che cosa importa che ciascuno abbia U'.l. compito, un posto, s.- è ,il ·lavoro forzato e Ia miseria? Quello che conta non è evidentemente il posto, è il reddito ed è quello che si pro– duce di utile. Questo dibattito mostra che i partigiani del pieno impiego non pongo10 correttamente il problema. L'origine dell'errore è facile da vedersi. Si constata che mo1te persone traggono il loro reddito da un impiego (non dail'esercizio di una professione, ma da un impiego salariato da altri). Il mewo è allora preso per il fi,ne. Gli economisti anglo-americani dànno prova di una mancanza di immagi– nazione che confonde •la nostra. Essi non pensano a dissG– i:iarc il reddito daH'impiego. Tuttavia l'essenziale è di assi– curare u '.l. •reddito: una pensione .regolarmente pagata ad un vecchio, upa pensione ad un ~nvalido, una borsa ad uno stu– dente assolvono questo compito. Ed anche il reddito mo– netario non è il fine ultimo. E' urr mezzo per procurare al beneficiario beni e servizi chè permetteranno di soddisfare i ,suoi bisogni: c-ibo, vestiario. alloggio, istruzione, dive-rtimenti ecc. Sismondi aveva immaginato che il re d'Inghilterra, gra– z.ie al prngresso :tecnico, pote.sse, girando una manovella, produr-re da. solo tutti i bmi necessari ai suoi sudditi. Nella teor~ del ,pieno impiego non vi sarebbe che ·un solo « lavo– ro » e venti mi.Jio1i di disoccupati : sa·rebbe una catastrofe. Per i socialisti sarebbe m(}raviglioso, poichè tutti, meno uno, godrebbero del pacere più compkto e vedrebbero i foro biso– gni soddisfatti. Sol•tanto, perchè fosse così, bisognerebbe che il prodotto •regio fos.s.e distribuito equamente tra tutti. E' quanto dire che un meccanismo di ripartizione (dei •redditi monetari o dei beni) diverso da quello che deriva dal, sala– riato, è indispensabvle. La dottrina del pieno :impiego implica un regime di sa– lariato generalizzato, in cui il processo normale per avere un reddito sarebbe di essere un impiegato soggetto ad altri. Non è un ideale per uomini innamorati di indipendenza e di libertà vera; in ogni modo non è una formula di portata uni– versale. Ed è una trappola che svia l'attenzione da,i veri problemi. Il vero progres,so consiste nel ridur·re Io· sforzo necessario. al-la produzione, dunque il .numero dei lavoratori. Ogni vol– ta che una màcchina o una .tecnica nuova permettono di sop– primere 100.000 impieghi, si dov•rebbe c~lebrare l'avvenimento come una vittoria, ed io vorrei v_edere cortei por.tanti fiera– mente manifesti che proclamassero: « 100.000 uomini sono stati libera,ti ». E ques.to si tradurrebbe in un aumento delle ferie pagate per tutti o nell'abbassamento dell'età per la pen– sione. DaH'istante in cui la produzione è sufficiente, l'essen– ziale è di distribuire ,i beni ed il riposo. Così H socialismo, dottrina scientifica-, universale, umana, riafferma una volta di più i1 suo ideale permanente che è la ripartizione equa dei beni e dei servizi per la. piena soddisfazione dei bi.sogni mate– riali e morali. Conclusione Originale o no, Keynes ha avuto il merito di far accet– tare dalla scienza economica ben pensante l'id~ deHo squi– ijbrio più o meno durevole tra la capacità di produzione ed il potere di acquisto, che i socialisti avevano riconosciuto e analizzato molto tempo pr,ima. Egli ha così por:ta:to un colpo decisivo al liberismo economico che pretendeva, a dispetto dei fatti, che l'equilibrio tende spontaneamente a -ristabilirsi tra l'offerta e la domanda, tra la popolazione attiva e gli im- IOteCé:t \..:JI u 1011.vU pieghi disponibili, tra i debi:ti ed i crediti di un paese nei confronti de!J/estero. Di con,seguenza, esso ha fornito un fon– damento ideologico a11'intervento dello 1ìtato, destinato a, ri– mediare agli· squilibri e ?2prattutto a combattere la disoccu– pazione. Sul .ter.reno .scientìfico, egli ha messo in circolazione alcune espressioni ,nuove - propensione a consumare, preferenza per la J.iquidità, domanda effettiva - che hanno fatto furore nella letteratura economica e che ,si possono quasi elevare a·l rango di strumenti di ànalisi. Ha dato alle ,ricerche un im– pulso ,iniziale che, magnificame1te integrato e ampliato, ha prodotto un insieme di Jia,vori molto notevoli (8) tanto nell'or– ne propriamente teorico quanto in ciò che corrcerne I'um,ione, l'elaborazione e l'interpretazione di dati concreti. La scienza economica di oggi è tutta imbevuto e come profumata di keynesismo. E tuttavia ,non è questa probabi.lmente che una tappa della conoscenza, già in via di essere superata. O forse solo una direzione di rioe-rche, ,indirizzata verso un punto cardinale e che comprende un settore di alcuni gradi, ment.re una gran parte dell'orizionte da scruta-re resta inesplorata .. Abbiamo visto ·che, concrntrandosi sull'util-izzo dei redditi monetari, rl keynesismo non .reca luce su11e cause di perturbazio1e che potrebbero proveni•re daI meccanismo di for'mazi!o,n,e dei red– diti. Nel campo ddla produzione esso si preoccupa esclusiva– mente del, volume di attività, sdegnando la natura dei beni da produrre e la loro desunazione umana. Il socialismo potrà apportare un contributo sostanziale alla scienza economica obbligandola a ritorna-re verso uno di que– sti punti centmli, in cui :tornerà ad i•ncontrare la filosofia, la sociologia e la politica e da cui potrà scorgere, con il loro a,iuto, molte dirnmazioni insospettate da queÌli che si erano avvia:ti troppo decisamente su una sola strada. Sul terreno sociale. e politico, il keynesismo manca di ar– ditezza e di respiro. Il suo campo di azione è altrettanto li– mitato quanto i,] suo campo di vi.sione. Esso accetta la mac– china econ51mica così coi;ne è, mirando soltanto a perfezio– nare .J'approvv,igi~i1113.mento in combustibile o l'ingrasso, ma non pensando a sostituire certe par.ti essenziali, nè a conce– pilre uha macchina di nuovo modello. E il suo obiettivo pri– mordiale è altrettanto ,ristretto· dei suoi metodi. Procura-re posti a tutti è una semplice generalizzazione per addizione del desiderio i•ndividùale di un impiego salariato. Esso con– cerne soprattutto il paese a forte disoccupazione e in cui una gran parte della popolazione trae il suo reddito da un impie– go salariato. A questa concezione il socialismo oppone un idea-le di valore permanente, urniversale, umano: la piena soddisfazione dei bisogni umani, materiali e morali median- te la ,ripartizione equa dei beni• e dei servizi. _' ROBERT MOSSE' (8) Si veda .per esempio: A.rthmr F. BuaNs, .Economie Re.search and the Keyn-esian thinkÌ,n{J of our Times, New Yoru< 194'6 _ The New Economics, New York 1948 - .Ferd1nando DI FENIZIO Studi .keynesiani, 1 MUano ~ T~e. Economics of full employment'. Ox,for.d 194·5 - L oeV'l"e s'Coont1f1que de J. M. KEYNES Economie appli'que, Pa,ris W48. ' PANETTONE · PANFRUTTO · TORTA MILLESTELLE- CAKES _BISCOTTI_ AMARETTI - TORRONE - CIOCCOLATO - CARAMELLE . FONDENTI 7 PRALINES - CONFETTI - CONFETTURE - MARMELLATE . MOSTARDE _ MARRONI- CANDITI - FRUTTA CANDITA - GELATINE DI FRUTrA _ GELATI - SPUMANTI E LIQUORI - SCIROPPI - SEMILAVORATI.
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=