Critica Sociale - anno XLII - n. 7-8 - 1-30 aprile 1950
98 CRITICA SOCIALE stato di proletar,o sarà distrntto perchè esso spinge gli uomini verso una acritica accettazione di una dittatura dichiaratamene temporanea. Il pragmatismo, come tale, non ha nes~una _Parti– colare virtù. E' necessario che ci sia una mtelaiatura propria di valori in cui le decisioni pragmatistiche ven– gono prese. Il movimento democratico, socialista o non socialista, costituisce questa intelaiatura, in devozione alla giustizia e alla libertà e nel riconoscimento che mentre qualsiasi forma cli potere, politico o economico. deve essere insediato uer servire la causa della giusti– zia, l'esercizio stesso del potere mette in pericolo la giustizia. Molte democrazie moden}e, che hanno posto con– trolli al potere ,economico, non hanno sacrificato al– cuna libertà essenziale, nemmeno la libertà della na– zione di rovesciare la tendenza verso un grande con– trollo della vita economica. Ciò non sign-ifica, del resto, che l'estensione indeterminata del controllo politico sul– la vita sia neressariamente discreta. Al cont-rai·io, esso può essere ind:iscreto, non perc"hè sia creato in questo modo inavvertitamente uno Stato tirann;co, come so– stengono f conservatori, ma perchè le decisioni · della burocrazia_ non possono mai prevedere le contingenze econom'.che che un libero mercato conserva ,in una spe– ci-e di armonia. Una nazione può preservare tutte le sue essenziali libertà politiche e diventare economica– mente sterile. La società deve sempre affrontare il problema cli << raggiungere l'armonia del complesso sen– za distruggere la vitalità deHe parti ». Noi non sap– piamo esattamente come raggiungere questo fine e dob– biamo quindi procedere con ci,rcospezione. Noi sappia– mo soltanto rhe un mercato comp'letamente libero man– ca del potere cli regolarsi che una volta gli si a:ssegna- KEYNESISMO Il keynesismo, l'abbi-amo visto, deve il suo successo, non so'ltanto alla rinomanza personale del · suo autore e al suo va.lore sci<)ntifico - molto relativo del resto tanto dal punto di vista dell'originalità quanto da quello dell'esattezza - ma anche al suo significato sociale e politico. Le concezioni keynesi ,i.pe hanno attua,lmente una parte importante nei con– flitti ideologici come nl!i programmi politici. Noi vedremo prima di tutto quale accoglie12a gli è stata riservata o quale utilizzazione ne è stata fatta dai liberali conserve.tori, dagli ,.talinisti e poi da tutti quiJ.Ji che si po,trebbero chiamare i democratici progressisti. Cercheremo in segt;ito di vedere co– me si potrebbè definire, in rapporto al keynesismo, una posi– zione socia·lista. 1 - L'accoglienza fatta dagli altri A) Da parte dei liberali conservatori. Keynes era certamente per temperamento un enifa.nit te-rri– ble. Eg1i l·o aveva ben most.rato, abbandonando rumororn– mente nel 1919 la Conforrnza de-Ila P-ace e in molte altre occasioni. La sua opera .scientifica fu i, larga misura quella di un « gìova,ne» ·e di un « e-terodosso » che sommuove un po' le idee tradizionali. Nel focolare della Scuola Classica c'era qualche presunzi-one a mettere in dubbio l'attitudine del sistema economico a tornare da se stesso alla posizione di, equilibrio. Che la disoccupazione potesse perdurn.re , che la diminuzio1e spontanea dei salari e aH'occor-r~nza dei prezzi non fosse il migliore dei rimedi, che le forze naturali non fos– sero sufficienti e che bisogna,se far appello all'intervento ddlo. Stato erano a tutt-,.. prima delle idee urtanti. Ma esse venivano da un antico allievo di Eto1, da un perfetto g.en – tl,/!!tnan, da un protettore delle Muse. Esse son-opresentate con molta pietà filiale nei confronti cli Adamo Smith di Ricardo di Mili e di M,i,rshall. E d'a.Jtra parte i nostri vicini son~ gente pratifo; e,si .,on si attaccano ai «principi» considerati come entità metafisiche; quello che diceva « Ma:ynard » cor- BibliotecaGino Bianco va, e che una pianificazione troppo rigida distrugge la flessibilità che una ·sana economia r:-chiede. L'estensione del controllo politico sulla vita econo– mica può anche essere indiscreta se esso poggia sul– l'assunto che i bisogni sociali dell'uomo, per la fon– damentale sicurezza, per la casa, per l'educazione, o per l'assistenza sanitaria, sono determina ti. Tutti i bisogni umani sono indeterminati. Come conseguenza, disordinate domande debbono •essere cçmtenute in ogni schema politico che offre « liberi » serviz,i, Una mo– derna clemocraz'a deve provvedere alla sicurezza sa– nitaria per tutti i suoi cittadini; questo è un modo in cui iI potere sovrano di un governo deve essere usato. Può anche darsi, comunque, che lo schema bri– tannico del servizio sanitario contenga troppi presup– posti marxistici circa 'il ;carattere specifico dei bisogni umani. Gli schemi sanitari delle nostre unioni sinda– cali più prog1·essiste sono più p1;udenti, e possiamo sperare che gli ,schemi di iniziativa governativa lo sa– ranno ugualmente. Il tipo altamente pragmatista della democrazia pro– gressiva che si sta sviluppando in America, e che è condannato dai 1,eaz;onari come un ordinamento a metà strada verso il 'comuµ!smo, e cviticato anche dai socia– listi britannici perchè mancante di rigore dogmatico, può dimostrarsi plù adatto a preservare la giustizia democratica in una società tecnica, di quanto lo sono le alternative della destra o della sinistra. Questa può essere la nostra risposta agH europei che criticano le ambiguità della nostra vita politica. Ai nostri critici reazionari dobbiamo far rilevare gli elementi comun.i nella vita democratica dell'Europa e dell'America. Il movimento democratico in America non sta scivolando verso un totalita1,ismo. E' invece un effettivo argine contro il totalitarismo. REINHOLD NIEBUHR E·-SOCIALISMO rispondeva bene alla Tealtà britannica e bi-sognava pur tenta– re di uscire da:1,lediffico.Jtà. Io non cr-edo che vi sia anco.ra una opposizione mo.Jto se-ria al keynesismo. (salvo su'1 piano delle polemiche perso:mli) da pa.rte dei liberali conserva,tori ingle,e. ·I Torie'S hanno sempre compreso, meglio dei loro. equiva:knti francesi, la nece.ssità di piegar&i per non romper– si e l'opportunità di riforme sociali. Essi videro dunque il partito che potevano· trarre dalle idee nuove per sa1-vaguar– da,re uJ insieme di istituzion,i: la proprietà pri,vata, la -libertà di impre,a, il profitto, i big /VIN!, le parrucche dei giudici, gli alabardieri della Torre di L-Ondra ecc. per mezzo di una lotta contro la disoccupazione. In verità,_ i libera;li conservatori avevano ben nagioné di non allarmarsi, perchè l'offensiva di Keynes contro 1a Scuo– la: liberale manca comp.Jetamente di vigore. Nel suo metodo egli noa procede diversamente da Ricardo o da, Marsha-11. Nella sua psicolgia economica egli resta ,razionalista e qua,i benthamiano. Ndle sue concezioni filosofiche non si al1on– tana dal determinismo e da:! meccanicismo. NeHe sue ipotesi di base non· mette altro che le i-stituzioni iJglesi dell'inizio del secolo XX. Nei suoi obiettivi non vtè<lesensibilmente più lontano dell'uomo della strada. « A ciascuno il suo lavoro». Che orizzonte limitato nei confronti del « A ciascuno se– condo 'le sue capacità, ad ogJi, capacità secondo le ,ue opere» o del « A ciascuno secondo i suoj bisogni » ! E poi, egli sfer– rava i suoi colpi -ad una ideologia già quasi moribonda. Non c'era più grande merito nel 1936 a: criticare la Scuola liberale: non era più che i.J colpo di grazia. Come emno pilÙaudaci, in confronto, quegli economisti fra:ncesi che, prima del, 1930 o anche prima de-I 1914, attaccavano l'ottimismo beato dei liberali e dimostravano l'imperfezione dei sedicenti meccani– smi spontanei. Oggi, nè i tories britannici, nè i repubblicani americani si• oppongono seriamente ad una politica di pieno impiego o di incoraggiamento dégli investimenti. E :non si vede bene in altri paesi dove potrebbe essere l'opposizione
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