Critica Sociale - anno XLII - n. 7-8 - 1-30 aprile 1950
CRITICA SOCIALE 95 Neofascismo, uno e duo Ad UJl dato momento ogni posizione di battaglia. per importante e generosa che sia, storicamente s'esaurisce. Persistervi sarebbe non vivere, ma pu– ramente sopravvivere. E' quello che i-ntendemm<;> noi antifascisti, raggiunto che fu l'agognato (ma con ben altre speranze) traguardo della Repubbli– ca e della Costituente. Per noi l'antifascismo non era stato semplicemente una lotta politica condot– ta con inflessibilità e sino alle estreme conseguen– ze co~tro una· _fazione dispotica e totalitaria, lotta che c1 aveva impegnato nei più duri sacrifici e nell11: q_ua~e avevamo perduto ~ c~r.npagni più cari e m1ghor1. Era stato molto d1 pm: l'azione e la passiooe di tutta un'esistenza, consistenti in un to– ta!e rifiut? .dell~ ragi~ni politiche, sociali, econo– miche, spirituali che Il fascismo vantava, una in– tegrale e consapevole ribellione ai suoi metodi ed alla sua ~entnlità, una totale incompatibilità tra la -sua esistenza e gli ,ideali di libertà politica e di giustizia sociale. · Di quel nostro passato nulla abbiamo a ripudia– re:. e ~on certo la _lotta_. violen!a ed aperta della re~~stenza, che fu 11 travasarsi dell'antifascismo m1\1tal)-te 1,1ella J?assione e ,d,edizione del popolo. E' qurnd1 nn esperienza a cui guardiamo a testa alta senza perplessità e senza offuscamenti. Ma i limiti dell'antifascismo ci erano evidenti. Essi consiste– vano n~.J.suo essere I'~ntitesi, la ,n.egazione, la con– t~apposn:10ne del fascismo: ed in tal senso dialet– ti_camente d~ questo determinati e conformati. Sto– ricament_e grn~to era· quindi che, crollato il regi– m4; fascista, s ammainasse la bandiera dell'antifa– scismo. E che o.gnuno,_anche se certamente ispi– ralo t:d ann!l~estrato dal suo passato, assumesse la propria. pos1z10ne e le proprie responsabilità nella costruz1?!1e della nuova vita politica. - C!)n c•10nessuno forse s'i.J;Iuiseche il fascismo fos– s~ m!eramente spa~zato via. E non certo quanH d1 noi avevano r.i,vv1sato nel fascismo, non un sem– plice fenomeno di sopraffa zione vio-Jenta e di istau– razione _di_una d~ttatura, r.na un più profondo pro– cesso di mvoluz1one stor ica che aveva cause ed i!l~entivi nelle ;condizioni so~iali, economiche e po– htic~e _del nostro _Paese. ·Residui psicologici, defor– maz1om strutturah, storpiature di costume, ed an– che sopravvivenze politiche, avrebbero perdurato, Non si cammina per più di vent'anni con un paic di scarpe (anzi di stivaloni) strette, senza che i1 piede ne resti, poco o molto, sformato. La im– munizzazione e la eliminazione di ·qùeste scorie avrebbe dovuto essere vigile cura della nuova vita e del nuovo clima politico, soprattutto per la ·sua radicale contrapposizione al regime fascista. E quan– to alle nostalgie - che si dovevano ovviamente prevedere - il miglior metodo per renderle inno– cue e per sgominarle era la efficienza e la funzio– nalità dd nuoYO regime democratico. Ricordiamo tutto questo per spiegare l'amarezza e la riluttc1nu · con cui dobbiamo affrontare un ar– gomento che auspicavamo morto e sepolto, o' co– munque degno di silenzio. Lungi dall'essere· elimi– nato o in via di eliminazione, il fascismo ha tutti gli aspetti di un tumore in crescenza ed in diffu– sione. E' ormai tempo di preocc~arsene. Se non è certo il caso di fare del catastrofismo, non è nep– pure possibile lasciar correre le cose - con la preoccupazione conciliante della pacificazione e della distensione si son lasciate correre anche trop– po, e soprattutto trop,po stupidamente -, quando proprio ad un atteggiamento di agnostica merzia . (che fu indul 1 ~enza nel migliore dei casi, condiscen– denza molto spesso, e talvolta subdola connivenza) ii.J fascismo trasse tanto giovame·nto, l'altra volla. Sarebbe tedioso e scoraggiante elencarne i sinto– mi, che sono tant o piì1 v ari, sottili e preoccupanti in. quanto è ben, chiçi.ro che un fenomeno storico non si riproduce mai testualmente. Due settori denunciano il fenomeno in maniera, particolarmen– te eloquente. La magistratura, anzitutto. Non basta richiamarsi airimprontitudine dell'amnistia togliat– tiana, per rendersi ragione della rimessa in libera circolazione dei più biechi e infami figuri del fa- BibliotecaGino tj1anco scismo repubblichino (quanto agìi altri, poi!), dal pri,ndpe Borghese ieri forse a Graziani domani - senza minimamente intendere,... quale magnifico pre– cedente giuridico si venga a costituire (non certo a rafforzamento dell'autorità dello, Stato), perdo– nando cosi longanimamente coloro che, in aperta ribellione allo Stato, organizzarono contro di lui un esercito combattente! - Non basta richiamarsi alla esigenza di ristabilire la legalità per rendersi ragione dell'accanimento con cui, -ben oltre i limiti dei reati comuni, s'imbastiscono processi a parti– ni, con interminabili istruttorie e lunghe detenzio– ni, o con ,::ui processi affrontati ,a tutela dell'onora– bilità di uomini della resistenza - insegni la que– rela di Parri contro il (<Merlo Giallo » ! - tumul– tuosamente si capolvolgono in manate di fango get– tate su di loro. Non basta richiamarsi alla tutela del– l'ordine pubblico, per intendere le laboriose proce– dure, con severe detenzioni preventive, a carico di tanti poveri diavoli accusati di tumulti e di violen– ze, il cui trattamento appare enormemente più se– vero di quello riservato ai criminali fascisti, verso cui sembra addirittura doveroso elargire attenuan– ti e concloni. Nè si vada a cercare nei « misteri » del giure quel bieco tiro mancino giocato all' Am- - miraglio Maugeri che, su di un procedimento aper– tosi dietro sua querela, ebbe il conforto di un· di– spositivo della ser,tenza pienamente favorevole (sì da distogliérh dalla possibilità di gravame), ma fu bollato poi in maniera infamante nella motivazio– ne, redatb po,-teriormente e a termini di ricorso già scaduti.: Quanto alla stampa poi (e non allu– diamo a quella manife·stamente neo-fascista), al ri– pullulare di firme dei più noti pubblicisti e uomini politici del defunto regime succede ora l'insedia– mento alla direzione ùi quotidiani politici di gente che della propaganda fascista fu docile e leale stru– mento; alla rievoc'.lzione, tn giornali, Tiviste, opu·– scoli, libri, delle ge-sta del regime, e persino della « repubblichina » di Salò, ed aJ dilagare di- una ico– nografia palesemente apologetica, s'alternano arti– coli e spunti che anche troppo testualmente sareb– be facile ritrovare nella stampa « indipendente » e cc fiancheggiatriçe » del 1922. E quanto poi ai discor– si della gente, alle confessate nostalgie, al credito che vanno riacquistando certi personaggi· del mon– do fascist1, cinscuno potrebbe recare una filza di · esempi, clam,1rosi o modesti, pacchiani o sfacciati. Questo trasudamem,to di fascismo avviene tuttavia su due ,pian.i di.stinti, che ci sembra, pericoloso con– fondere e scambiare. C'è un piano più esplicitamente, ma anche più restrittivamente, fascista, che è, press'a poco, queHo proprio del M.S.I. e che trapela più o meno - non foss'altro ::be pe_r virtù meccamca di un abbina– mento quasi costante delle due posizioni estromesse formalmente dalla nostra vita politica - anche .nelle correnti monarchiche. E' una abbastanza sin– golare mistura tra la « cieca » fedeltà « oltranzisti– ca » del « gregario » e la nostalgia elevata a vanto e a sfida, tra la recriminazione per una catastrofe che ci si ostina ad attribuire esclusivamente' al « tradi– mento » altrui e lo scherno per la impotenza e per gli squilibri delle forze della democrazia, tra il rito commemorativo ed il velleitarismo autoritario, tra il risentito piglio militaresco ' del cc combattente » escluso ed il facilonismo spregiatore ·e calunniatore del « qmùunquista », tra l'anti-operaismo che pren– de pretesto dall'anticomunismo, e il mito di una giustizia soci::ile da attuare tra mediazioni corpo– rativistiche e provvedimenti autoritari di una insin– dacabile gerarchia politica. C.ome formula politica po'sitiva tutto questo non ha valore alcuno. E' una formula grossolanamente antistorica, come chi, per rimediare ai mali del n10ndo moderno, non .sapesse trovare di meglio che riso-gnare il medioevo. Ed è (considerah obiettivamente, e non per quel che può significare subiettivamente per i suoi adepti) anco1· più grossolanamente antipolitica: le ricette di un re– gime che ha finito col disgregarsi recano in. s-e stesse la prova della loro inefficienza. E' appunto questa impotenza e <JUesta inconsistenza che, per questo yerso, m'lntiene il movimento in un ambito relati– vamente ristretto. Più che di uomini politici qua-
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