Critica Sociale - anno XLII - n. 6 - 16-31 marzo 1950
82 CRITICA SOCIALE FATTI E COMMENTI della stampa italiana ed estera Il referendum Belga Hi<produciamo 1111 commento del compagno J>aul Hcnry &paak al referendum per il ritorno di Leopoldo sul trono belga, che ha generato la nota crisi. « Se io fossi un vecchio brontolone, pessimista e negativo, potrei rallegrarmi di quello che è successo domenica, dichia– rando: l'nvevo ben detto I 11 risultato della consultazione popolnrc è infatti, da un punto di vista generale, il più cattivo possibile. 57,68 % di si, in realtà, il 52 % del numero totale degli elettori, con una forte maggioranza nello Fiandre ed una minoranza a Bruxelles e in Vallonia, è quello che il paese doveva temere piil. di tutto. Nessuno può essere soddisfatto e cantare vittoria. Gli anti– leopoldisti sono malcontenti, perchè non hanno riportato , i voti che le elezioni del 26 giugno permettevano di sperare. [ leopoldisti lo sono egualmente, perchè l'ondata profonda che essi si aspettavano non si è prodotta. Il Re non può es– sere allegro, lui che aveva dichiarato che meno del 55 % lo avrebbe costretto ad andarsene senza più discussione, e che non ha ottenuto che Il 2,5 % in più del minimo strettamente indispensabile al suoi occhi. I Belgi che pensano all'unione nel loro paese ed al suo avvenire non possono, che deprecare la divisione, che si· è ri– ,;elata più profonda ancora di quanto si era temuto, tra Fiamminghi e Valloni. E oltre tutto, con ogni evidenza, la questione regia non è risolta. La campagna, che durante quat– tro settimane ci ha così violentemente opposti gli uni agli altri, rischia di essere inutile come era possibile prevedere. Coloro che J'ha•n,no ,scatenata si trovano oggt davanti- alle conseguenze della loro imprudenza. Dal nostro punto di vista, come spiegare quello che è · successo? Le forze poste in linea contro di noi sono state formidabili. Il denaro prima di tutto. Sarebbe veramente interessante sapere quello· che la propaganda è costata ai partigiani del Re. Molte decine di milioni, ne sono convinto. Sarebbe soprat– tutto estremamente interessante sape,-e chi ha finanziato la campagna. Il 01ome ·dei generosi· donatori è da solo tutto un programma. La Chiesa poi. Quelli che, come me, hanno sempre spe– rato che vi sarebbe _stata un giorno la possibilità per i so– cialisti di. mettere le questioni religiose al di fuori della lotta politica sono profondamente delusi. Io conosco il rispetto che si deve nl Cardinale, e non vorrei 1nancarci, ma come non sottolineare quello che avevano di profondamente urtante i suoi due ·intercventl? Il primo per il suo stile, il secondo per il suo pensiero. Se, ogni volta che uno di noi è in dif– ficoltà con la stampa cattolica, constatando che essa non ac– cetta per valida una nostra smentita, dovesse parlare dei «. suoi vo1niti », a quale forma di polemica saremmo ben presto ridotti; e quale strano esempio di moderazione e di distinzione ci è stato dato a questo proposito. Altrettanto strano da parte del Cardinale è stato il suo sermone sulla giustizia e sulla verità quando lo si vede prendere partito per una causa basata essenzialmente sulla deformazione dei fatti, Il mascheramento della storia, ed i cui partigiani hanno maneggiato senza scrupoli l'insulto e la calunnia. L'istinto conservatore, infine. L'unanimità deÌ deputati so– cialcristianl aveva votato alla Camera una mozione che af– fermava che la monarchia non era messa In causa dalla con– sultazione popolare. Ciò non ha impedito I leopoldisti di accentrare l'essenziale della loro propaganda · snllo slogan: « Votare no è votare per la repubblica ». Benché fosse assurdo, ciò ha avuto il suo effetto, in una certa misura. Molta gente ha paura di un cambiamento qualunque esso sia. Le loro abitudini e i loro agi, ecco quello a cui tengono soprattutto. E' evidentemente l'ignoranza di quello che poteva succedere all'indomani che li ha condotti a dare con rassegnazione un si che era molto più una manifestazione di paura che una 01anifestazione d'a1nore. Denaro, conservatorismo sono i nostri nemici abituali. lo li accetto e li combatto. Quanto alla Chiesa, continuo a de– plorare che in una questione evidentemente estranea alla re– ligione, solo per colpa dei preti, ci sia una volta di più impossibile fare la distinzione che vorremmo, e che essi, get- BibliotecaGino Bianco tandosl nella lotta politica, ci obblighino a considerarli come avversari. Se vi è una questione clericale nel Helglo è dav– vero per loro colpa. Ed ora, che fare? Due correnti si proHlano già. Per i par– tigiani della prima, il Re ha la maggioranza, egli deve tor– na.-e . .Poco importa che la maggioranza sia debol~ e che sia mal ripartita nel paese. Quel che vi è di abbastanza para– dossale è che questo ragionamento semplicissimo e anche un po' semplicistico è tenuto da persone che di solito hanno molto dls prezzo per il suffragio universale. •Per i partigiani del secondo, la situazione è più -compli– cata e non può essere esaminata dal punto di vista unico delle cifre. Sono essi che hanno ragione, Se Il Re non avesse avuto, nel paese, che un solo voto di maggioranza, si sa– rebbe potuto sostenere che il suo ritorno era possibile. Pas– sare sopra le cascate del Niagara su un filo di ferro, è anche possibile. Ma è consigliabile? Si vede in questo risultato l'ima– gine di una situazione stabile e sicura? E' chiaro _che bisogna ora riportare la calma negli spiriti e trovare la soluzione che pacifichi. Il paese non può restare più a lungo cosi profondamente diviso. Obiettivamente, si può sostenere che Il ritorno del Re costituisca questa solu– zione? Evidentemente no. Più di due milioni di l:1 1 elgi lo hanno dichiarato. La maggio~anza del popolo di Bruxelles e di Vallonia i,o ,pensa. E non basta dl•re che questo sarebbe le– gale per dire che sarebbe bene,_ Io so che per rjnunciare a questo ritorno che essi deside– ravano ci vorrebbe per quelli che hanno votato si molta sag– gezza, molta moderazione ed un grande senso del bene pub– blico.E' impossibile chiederlo loro? Soprattutto, è impossibile chiederlo al Re stesso? Egli sa ora, come ha voluto, quello che il paese pensa. La sua politica ed il suo comportamento durante la guerra ·sono stati coperti e approvati da una mag– gioranza dei Belgi. E' per lui una grande soddisfazione mo– rale. Non è venuto il momento di ricordarsi che la forza della monarchia consiste nella sua continuità e che la sua conti– nuità è assicurata dal principe ereditario? Quei repuJiblicanl che ci si accusa falsamente di essere sono pronti ad accogliere il giovane principe; a cercare di fargli dimenticare le condizioni dolorose in mezzo alle quali egli salirebbe al trono; ad aiutarlo perché il suo regno sia felice. li dilemma davanti al quale ci siamo oggi posti è quello di una monarchia che divide o di una monarchia che unisce. Possano i responsabili, con grandezza e saggezza, scegliere per il bene del Belgio ». La rivalutazione del rublo Riproduciamo da Le Monde del .2 marzo un commento alla rivalutazione del rublo recentemente opera1a dall'U.ll.S.S. « Le antorità sovietiche hanno· annunciato ieri che il va– lore del rublo, sarebbe ormai fissato non più In dollari ma in oro e che sarebbe di o,222;15g grammi di oro lino. Nello stesso tempo il suo tasso · di cambio è ·.rivalutato. D'altra parte i prezzi degli oggetti ·di consumo sono abbassati, La spiegazione ufficiale di queste misure è che esse con– sacrano uqo stato di fatto. Nel dicembre 1947, per mettere fine all'inflazione, che si era. prodotta durante la guerra, una forte puntura era stata operata sui lliglietti In circolazione. Una diminuzione dei prezzi era stata decisa. Dopo di a.llora altre diminuzioni avevano avnto luogo. Poichè nello stesso tempo gli oggetti di consumo sono diventati più abbondanti, il potere d'acquisto interno del rublo è aumentato. li suo potere d'acquis,to es,ter,no, &empre secondo i sovJeHcl, è pure migliorato in seguito alla svalutazione di numerose monete straniere e all'aumento· dei prezzi americani, cioè. al deprez– zamento del dollaro. Il govern-o sovietico non avrebbe dun– que fatto che adattarsi a questa situazione nuova portando il valore ufficiale del ·rublo al livello del suo valore reale e adottando una base più stabile che il dollaro. Si è portati a concludere da queste spiegazioni che i so– vietici tentano di portare un colpo al prestigio dP,J dollaro. All'instabilità di questo essi contrnppongono la solidità del– l'oro. Mentre i paesi occidentali sono ançora Impegnati_ nel– l'inflazione e non sono capaci di darsi ~a vera base mo– netaria, l'U.R.S.S. diminuisce i suoi prezzi e riattar.ca la sua moneta. all'oro. Ma se essa fa cosi la lezione al paesi capi– talistici, è in nome dei principi tradizionali del capitalismo. Prima d·el 1937 in ruhfo, era,' almeo,o io1dlrettame.nte, legato a,1- l'oro. Dopo il 19 luglio 1937 il suo valore è stato fissato in rapporto al dollaro. I sovietici sono d'accordo con gli eco– nomisti classici per affermare che nessuna moneta di carta ·può sostituire l'oro, Ma Il loro regime è forse altra cosa che un capitalismo di Stato?
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