Critica Sociale - anno XLII - n. 5 - 1-15 marzo 1950

CRITICA SOCIALE mer<;i a domanda <( anelastica » a danno dei loca- tori; (A. Soster) · · 8) ha determinata la costituzione antisociale e controproducente di due categorie di cittadini: i privilegiat'i che beneficiano del blocco e gli altri che ne sono esclusi e devono soggiacere agli affitti economici; (P. Montesi) 9) ha causato la perdiN>a da parte dei proprie. tari di fabbricati di una ingente massa di reddito (oltre 600 miliardi in tre anni) e la perdita da parte dello Stato e degli Enti locali delle entrate con– nesse alla costruzione, al trasferimento, al reddito dei fabbricati (2). (G. Soster). Le ragioni, meglio le accuse, sembrano serie e valide e per obbligo di documentazione, ritenendo eccessivo dare una bibliografia completa, segno in nota (3) soltanto qualcuno fra i più notevoli studi ed articoli dai quali le ho desunte. Il regime vincolistico come mezzo e non come fine. Le accuse sembrano serie e valide. In verità non sono altro che la constatazione di determinate e ben evidenti situazioni che si sono prodotte in Italia - e :aon soltanto in Italia - a causa della guerra. Scrive infatti A. Molinari (op. cit.): « In tutto il mondo vi è crisi di alloggi. Da Washington a Mo– sca. Anche dove la guerra non è passata. Da tren– t'anni la moderna civiltà capitalistica o socialista che sia, non ha_ saputo risolvere questo problema essenziale del vivere civile, che è sociale prima di essere economico». Si ha quindi ragione di ritenere che il voler ri– durre le cause di fatti e di esiti di così straordi– nlslria portata al semplice provvedimento del « bloc– co », significhi contorcere e deformare gli elementi obiettivi ai fini demagogici di un partito o di una classe, con scarso rispetto alle leggi della causalità. Rinuncio a discutere pa,recchi punti tanto sono chiaramente fallaci: la stasi delle costruzioni, la sperequazione dell'affollamento, la disoccupazione delle piaestranze edili sono dirette conseguenze, non del « blocco », ma della ignavia colpevole dei diver– si Governi ohe non hanno mai saputo emanare prov 0 vedimenti atti ad eliminare i danni lamentati. ' Per le sp.erequazioni nell'affollamento, sarebbe ba– stato, come è stato· replicatamente proposto, che, tnvece di aumenti indisèriminati, uguali per tutti, (2) li Sos.ter, a questo pr-0posito, fomisce dei dati setn«>li– cemente... fa,ntastici. 11 gett-it<> erariaJe dell'J,mposta fabbrfoat.i - nel l938 (dol– laro = Lit. 19) affitti i,ncassat.i miHoni 11.400 - è •sfato di 342 milfoni. Nel 1948 (doJ.la·ro = Lit. 57.S) - affitti j,n– cas!!Qtl m;Hioni 21.100 - quasi il doppro - è stafo di 365 mlillond. (Ved,I: A.rehivfo Fi,nanzfario. V. DE NARDO, Rassegna delle stat;sUche finanriarie, Padova, Cedam, 19&0, pag. 513). E' col.pa del « blocco » questo, dato che col:pa ci e1a? (31 LIQERO LENTI: Pan(}rama economico della ricostruzione Italiana; In Edilizia Moderna; Milano, dicembre 1948. - GI'uSl!PPB SoSTBR: La· crisi della proprie ti, edilizia; in Rivista d( Politica Economica; Roma, ottobre 1949. - GUSTAVOCo– LONNBTTI: Il problema della ripresa edilizia; in Ulisse; Roma, aprile 1949. - PIO ~ONTBSI: La casa, problema umano e so– ciale; In Ulisse; clt. - SALVATORE ALBBRTX: Il problema della Cd$a In Italia sotto l'aspetto statistico ed economico; in Mo– neta e Credito; Roma, ottobre 1948. - P. PREZIOSO e G. CI– PRIANI; Quindici milioni di vani perchè ogni italiano abbia almeno un vano di ab i/azione. Edilizia statale e sovvenzio– nata ed edilizia privata di fronte al problema; Relazione al li• Congresso Nazionale di Urbanistica ed Edilizia; Roma, 1949. SI vedano Inoltre: in Ulisse, cit., i pregevoli articoli di A. llollnari; G. Ciocca; L. Contu. - In Urbanistica ed Edilizia in Italia, a cura del Consiglio Nazionale delle Ricerche, Roma, 1948, le interessanti indagini di A. Baccin; E. Tedeschi; P. Carbonara. - In L'Ingegnere, Milano, 1919, la Rassegna di Urbanistica ed Edilizia. - In Giornale del Ge,:iio Civile, Roma, novembre 1949, SALVATORI!ALBBRTI: Il fabbisogno di stanze In Italia, la più recente e documentata statistica in materia. BibliotecaGino 1anco la legge avesse fissato aumenti fortemente progres– sivi per le stanze occupate oltre il rapporto 1 a 1 (una stanza per personà) e l'equilibrio si sarebbe spontaneamente e rapidamente stabilito. La disoccupazione non è, purtroppo, in Italia, una calamità limitata e ristretta al settore edile e pro– prio c'è da allibire quando si pensi che l'unico prov– vedimento preso in P.roposito dal Governo è quel piano che si chiama « piano incremento occupazione operaia», il famigerato Fanfani. Si può aggiungere che alla prima obiezione non crede. neppure Libero Lenti, nonostante ne faccia la base della trattazione citata, poichè egli conosce molto ;meglio di me le leggi economiche ·e sa che mai il basso reddito proveniente dall'edilizia ha co– stituito capitale fresco per nuovi investimenti in case, il quale proviene sempre da diverse e più cospicue fonti. . ' Apparentemente più vali dì sembrano i punti: 6), 7), 8), e 9) che racchiudono, in fondo, tu-tta la con– troversia e forniscono i facili luoghi comuni alla polemica dei quotidiani... indipendenti, e ai depu– tati democristiani: e se volete vedere con quale disinvolta competenza la maggior parte di essi tratti una questione tanto grave, leggete i Resoconti Par- lamentari. · . L'obiezione filantropica del Montesi (8) ha sol– tanto un valore superficiale, ma è fra le più sugge– stiv·e: occorre quindi eliminarla. Essa sarebbe vera e fondata soltanto nel caso che « le due categorie di cittadini »: « i privilegiati >> e « le vittime » si fossero costituite all'atto dell'emanazione del prov– vedimento di legge ed in forza di esso. Una dispo– sizione legislativa può ritenersi iniqua - e lo è -– quando, nell'esatto istante della sua applicazione, riserva un trattamento diverso a cittadini che si trovano in condizioni uguali. E' purtroppo vero che oggi esiste la crudele disparità di situazioni de– nunciata dal Montesi; ma è altresì vero in modo incontestabile, che i cittadini i quali oggi non go– dono del blocco, non si trovavano, al momento in cui fu adottato,' nelle condizioni di poterne godere. Chi sono, oggi, gli « esclusi >>? 1) Coloro che alla data di emanazione della legge di « blocco » non erano inquilini in proprio (salve le eccezioni che la stessa legge ha precisate). 2) I disgraziati che hanno avuto la casa di– strutta dalle bombe (ma non tutti). Ora, è almeno puerile e certo tendenzioso pre– tendere di addossare la responsabilità di questa si– tuazione al « regime vincolistico J) il quale ha avuto cause, fini e risultati del tutto diversi e non ha mai avuto lo scopo di fornire una casa a chi non l'ha. Si deve lealmente ammettere che la condizione disagiata, talvolta tragica, di questi sventurati è la probante e dolorosa dimostrazione della incapacità dei Governi italiani, i quali, dopo quasi cinque anni, non hanno provveduto e non provvedono a dare una casa a chi ne ha urgente necessità .e a ridare ai sinistrati una casa come l'avevano ante– cruerra e alle stesse condizioni; abbandonando tutti ~Ila vorace speculazione dell'iniziativa privata. 01- . tre a questo, se si considera che a Milano, ad esem– pio, nel febbraio del 1946 erano senza casa circa 35 mila famiglie e che altre 250 mila, almeno, go– devono, del « blocco » vien da dubitare che il caldo anelito alla giustizia sociale di questi filantrop1 non abbia il nobile scopo di ,estenaere il beneficio ai pochi che ne sono esclusi, ma quello recondito di toglierlo ai molti che ne godono. L'obiezione del Soster (punto 9) non può acco– gliere migliori giustificazioni, perchè è facile di– mostrare che non si tratta di perdila, ma di trasf e– rimento di ricchezza e per giunta deliberato, lecito e perfettamente morale.

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