Critica Sociale - anno XLII - n. 5 - 1-15 marzo 1950

CRITICA SOCIALE 63 ..- molti altri inquilini sarebero costretti a rima– nere nelle case vecchie attualmente abitate, ma si trovei,ebbero nella impossibilità di pagare 50-60 mila lire al locale (a Milano, ad esempio) e si ren– ·derebbero «morosi» di·• fronte al locatore, creando un tal perturbamento neUe relazioni sociali, econo– miche e giuridiche, da rendere necessario ed ur- . ~gente l'intervento dello Stato. _ Sbloccati gli affitti, si bloccherebbero i « debiti » degli inquilini, e si... « congelerebbero » i crediti dei padroni di .casa. Sono proprio sicuri, costoro, che l'affare .sia buono? Giunti a queste conclusioni, si potrà forse rite– nere di aver finalmente risolto la fastidiosa pole– mica sul « blocco »; ma il problema della « rico– struzione » non avrà fatto un passo avanti. Tanto è vero · che un altro Autore serio ed obiettivo av– verte che pur ammettendo che « sarebbe assurdo lasciare oggi al libero gioco delle forze economiche la .soluzione del problema della casa, sarebbe peral– tro rovinoso rimanere incijgliati nelle posizioni at– tuali·». Il « finanziamento »: problema fondàmentale. Occorre dunque uscire dalle « posizioni attuali», disincagliare il problema dalle formule convenzio– . nali e porre mano all'unico « piano » che consen– tirà davvero di iniziare la ricostruzione: il « finan- ziamento ». · Quasi tutti gli studiosi competenti in materia hanno affrontato e rapidamente risol,to il problema limitandolo alle due forme normali, direi cJàssiche: _ hanno chiesto il denaro .occorrente o allo Stato, o alla iniziativa privata, o ad enl.tambi, integrando e proporzionando l'entità dei contributi secondo sche– mi noti e convenzionali e secondo la tendenza po– litica. Chiedere allo Stato il capitale, anche iniziale (per– chè in seguito, se l'impresa è produttiva, si finanzia da sè - e questo è vero), come ·fa di questi giorni anche la C.G.I.L. con il suo piano economico, che merita un attento e particolare esame, è espediente assai facile. Ma - a parte il fatto obiettivo che i1 Governo abbia riserve monetarie sufficienti a tale scopo, o abbia la possibilità di reperirle dalla ric– chezza nazionale, se non si vuol ricorrere alla in– flazione, .come propone qualche brillante economi– sta D.C. (5) - ·a parte il fatto soggettivo che il Go– verno voglia agire in tale senso, data la sua es– senza politica e classista, rimane da risolvere il quesito fondamentale e cioè se l'impiègo di tale de– naro nelle forme comuni d'i sovvenzioni, anticipi, .annualità, esènzion_i, etc., possa considerarsi equo, morale e socialmente lecito. Per quanto riguarda l'iniziativa privata, ecco quanto scrive ancora A. Molinari: « In Europa si fa sempne più evidente che !'-industria privata non è in grado di risolvere il problema della casa, nè con le sole sue forze, nè con gli stimoli e gli aiuti cospicui da parte dello Stato ». Se a tutto questo aggiungete la seguel).te acuta nota del Carbonara, avrete ormai tutti gli elementi che occorrono per addivenire ad una proposta_ de- finitiva. · « La nostra situazione fornirà, io credo, uno fra i più sintomatici argomenti di studio allo storico futuro desideroso di comprendere come mai l'uomo del nostro tempo, artefice instancabile e inventore di tante belle cose, dalla bomba atomica all'accen– disigari, non sia stato capace di risolvere degna– mente il problema economico finanziario e sociale del bilancio familiare, senza di che è impossibile tracciare un programma costruttivo della casa». (-S) Cfr. CARLO COMASCHI, Il Po,polo, M.Ua,oo, 22-29 agosto e 14 settembre 1948. ibliotecaGino Bianco II che vuole evidentemente dire che dati i bassi redditi di cui... g<,>donooggi gli italiani, non è pos– sibile chiedere loro alcun contributo, a fondo per– duto, per risolvere il problema della casa, Ma se questi contributi, invece di esser~ chi_esti o imposti a beneficio di pochi, come fa il o:"! an– fani »; o, come gli aumenti sui canoni di locaz10ne, ad esclusivo beneficio· dei padroni di casa, fossero immessi e coordinati in un grande piano finanziario autonomo che abbia per base il fondamentale prin– cipio che le quote versate - da qualunque parte -provengano - devono ricevere come cont~opartita un titolo di credito di uguale valore garantito dalla proprietà immobiliare dell'Ente e, subito, dallo Stato ·- allora per tutti gli uomini di buona vo– lontà e in buona fede il problema avrà trovato una soluzione - e una soluzione socialista. Rimando i lettori al Severgnini e al Manzoni che hanno esposto su queste• colonne, con acuta com~ petenza, i termini de~la proposta, che fu oggetto ~1 esame,. lo scorso anno, da parte del defunto Uffi– cio Studi del P.S.L.I. Ho inviata tale proposta alla Commissione del Senato per la legge sulle loca– zioni, alla Camera del Lavoro di Milano, e alla Se– greteria generale della C.G.I.L. Non mi illudo e non dispero . La convinzione che ·questo non sia un « mezzo »; ma · « i<ls-olo mezzo-» per giungere a risultati ,po– sitivi si va diffondendo fra studiosi autorevoli an– che di scuola liberista. Per tutti valga il seguente riconoscimento: « Se si considera la vastità del problema edilizio in Italia, l'ingente spesa occorrente, l'urgenza di av– viarlo a soluzione, allora appare giustificato il prin– ci piÒ di finanziare la ripresa edilizia con entrate autonome. Questa .conclusione è in fondo conforme ai principi informatori della proposta di legge Tu– rati Lollini Lucci e Matteotti - presentata nel 1923 - di cui si è dato ampio .riassunto e che con gli opportuni adattamenti, potr~bbe costi~uir~ ancor oggi l'ossatura di un provvedzmento legzslatwo » (S. Alberti, op. cit., p. 387-8). Certo l'argomento dovrà essere ripreso, meditato approfondito sotto ogni punto di vista da un vero stuolo di competenti. Al « piano finanziario » si do– vranno unire tutti gli altri « piani » di fondo di struttura e di organizzazione, che sono di grande · vastità e complessità. Non mancano in Italia tecnici e competenti di grande valore e· di sicura esp_e~ie~za, i. q~al! sanno che la casa esprime le cond1z10m soc1al1, mtellet– tuali, igieniche, morali di un- popolo. Affidando a loro ·un'opera immensa come questa che darà al nostro Paese un nuovo volto, permettete ch'io espri– ma la, speranza che quel volto non risulti senz'ani– ma, eh~ non si dimentichi che, in Italia, .i~sieme col ferro e con il -cemento occorrono umamta, cuo- re, fantasia. · · E chiudo questa nota rammentando alcuni fon– damentali principi di quella nuova e geniale « ur– banistica » che il Le Corbusier, poeta e sinfonista del béton, anche recentemente ha esposti (vedi: Population, Paris, 1948, N. 3, p. 415) ed ha ripetuti al Convegno dei « Maestri della Griglia», a Berga– mo, nel luglio scorso. « II faut créer des foyers capables de réaliser l'élevage de l'espèce: enfants et adultes ». ·« J e piace comme pi erre angulaire de toute ur– banisation moderne le respect sacré de la liberté inçlividuelle ». « Je demande qu'une fois la porte refermée; un homme, une famille se sentent libres ». EMILIO BONO

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