Critica Sociale - anno XLII - n. 4 - 16-28 febbraio 1950
44 CRITICA SOCIALE Comunque n.on si può negare che l'inchiesta ha destato l'intere sse degli insegnanti se non altro pe'r la novità della consultazione ed ha promosso un certo movdmento di idee intorno al problema della scuola. Assenti ingiustificate - da questo movimen– to - le grandi organizzazioni sin:~ac~li, dent~o _e dietro le quali sta,n,no pure - a mihom - quei di– seredati della cultura che dovrebbero essere al cen– tro delle sollecitudini scolastiche di una società de– mocratica. I compi·Di sodali deila scuo.la. Nel carso della. sua esposizione il Ministro ha in– sistito sugli scopi sodali che .egli assegna alla scuola, polemizzando a lungo con le si,nistre. Nella foga del dire è uscilo con dichiarazioni che appaiono piut– tosto azzardate suHa bocca di un oratore accorto e misurato com'è generalmente l'on . .Gonella. e Anche per noi - egli ha affermato - l'ordina– mento scolastico deve essere tale da combattere d1 determinismo della classe sul tipo di cultura. E' J.a cultura che deve determina're la classe, e non vice– versa. La. scuola, non deve cristallizzare i ceti come storicamente esistono; ma non può •n.eppure soppri– mere quei ceti che si vengono liberamente determi– nando dn ra,pporto alle capacità, al merito, alle atti– tudini degli individui. La scuola, quindi, è uno stru– mento di selezione che ,permette l'emancipazione dell'uomo da,l determin:ismo della classe, e la circo– lazione dell'uomo ·tra le classi. E lo può .permettere in quanto garantisce la possibilità della uguaglianza per tutti, tndipendentemente dalla classe sociale alla. quaile ciascuno -appartierne ». Evidentemente la scuola non fu mai nel passato lo strumento meravi,gUoso che è nella men.te del Mi– nistro; egli stesso ammette •che i-I nost ro siste ma sco– lastico < fu prevalentemente dominalo dalla vi•&ione dei vertici soci-ali » e che già dal '48 g1i studia hu– ma~itatis campeggiav-ano solitari con quella colora– zione aristocratica che face-va di questi studi una specie di hortus coI11Clausus, e che ila sfessa rifor– ma, Gen.tile, ven.uta 80 anni dopo, « trattò ancora il ,problema della scuola alla maniera antica, con gusto e metodo classico » e non si adeguò alla così detta civiltà di massa. Altrettanto evidente è che la scuola, attuale non è come •Fon- GoneHa -la vor.rebbe, altrimenti non pen– serebbe a riformarla. Si deve intendere, dun,que, che la scuola non è, ma sarà quale egli l'au&p,ica per ef– fetto della nuova rifo:rma. Ora, l'esame del .progetto present~-to al Consiglio Superiore, per benevolo che si-a, non potrà mai con·– cludersi con un gludizio così entusiastico. Se la scuo– la che si vuol realizzare potesse diventare lo « stru– mento che permette .J'emancipaz,ion.e dell'uomo dal determinismo della .classe > si dovrebbe convenire che stiamo pe'r attuare non una ri.forma, ma, una ri– voluzione. E ciò è -ben lon-tano dalle mire dei pro- ,ponenti. · Lo stesso Ministrro si dà cura di assicurare che non vuol -rivolumonare, ma ·riformare il nostro orga– nismo scolastico. A cose viste, H termine riformare nori va inteso nel ,senso •radicale di formare di nuovo, di dare nuova forma, ma piuttosto nel significato di -rivedere, riorddnare, correggere, com-pletare. Ed è, -purtroppo, inevitabile che così sia. Si con– viene da ·tutti che la scuola deve preparare i futuri uomini aUa società di domani in cuCessi dov·ranno operare, ma non sai è d'accordo sull'assetto· sociale di domani. I ,più - o meglio quelli che contano di ·più nell'attuale s!tuazione politica italiana - lo pre– vedono e lo desiderano non molto diverso dal pre– sente e pertanto la scuola si adegua alle esigenze. che prevalgono attualmente _piuttosto che p:reparare a quelle dell'avvenire, che è .pur lecito ,pronosticare assai diverse da,Jle present-i. BibliotecaGino Bianco Il fato deUe Nazioni civili. Il fato <lelle nazioni .civili si decide nella scuola media - affermava nel 1909 Luig-i,Luzzatti - e l'on. Gonella, che lo cita, certamente consente. , Ebbene, ma,Jgrado 1'1nnegabile desiderio di rin– novamento da cui è sospinto chi -presiede ai lavori della Tiforma, l'ordinamento ,prroposto per la scuola media, o secondaria che ddr si voglia, che è la scuola « chiave>, richiama in vigore le vecchie forme della scuola classica, della scuola -tecnica, della scuola po– polare, che corrispondono alla divisione delle classi sociali. L·a c.ura messa nel giustifdcare altrimenti la ri– partizione, nel postulare un'unità « a:rticolata > che non è più un'unità, ma una diversità, non muta l'es– senza delle cose che vanno guardate come sono e come saranno. Con la bipartizione deMa scuola po– polare si aviranno: una scuola per i contadini .poveri (la cosi detta < normale >); una scuola per il popolo mdnuto della città · (la scuola -professionale); una scuola per gH impiegati (la scuola tecnica), e una scuola olassica ,per le così dette professioni liberali, destinata ai ceti dirrigenti, Per giustificare questo ordina,mé'nto -tradizionale gli estensori della relazione forzano la verità affe'r– mando < che già ad undici anni è possibìle, in ge– nerale, individuare le i.nclinamoni fondamentali del ragazzo»; affermazione smentita dall'esperienza dei maestri e dai dati della psicologia. E' notorio che il periodo più urne per d-1riconoscimento di tali inclinazioni è il periodo dell'adolescenza che va dagli 11 ai 14 anni. Non si può parlare seriamente di se– lezione e di orientamento prima dei 14 anni e senza la frequenza in una scuola che fornisca veramente i modi per conseguirli• , Nonostante le buone intenzioni dei ,proponenti, le attenuazioni e i correttivi escogUati, le quattro scuole &econda:rie finiranno per ca•ratterizzarsi; a dieci, un– dici anni il giovinetto verrà -infilato iin uno dei quat– t,ro curricoli di studi a giudizio discrezionale dei genitorù, i quali decideranno della ·futura, destinazio– ne sociale dei figli a lume d-i•naso, spesso obbeden– do a ,pregiudizi di ceto o a vanità familiari, oppurjl a speranze di luc-ro, quando non. si affideranno al consiglio di inesperti. o, addirittura, al caso. E l'ele– mento de«!-rminante nesta, malgrado tutto, la loro condizione economica. Come ora, peggio d'ora, con la scuola media e di 'avviamento. Non si può non ,ri,levare che spesso si ostacolerà così, e gravemente, la Ube:ra formazione della per– sonalità umana che si pone come scopo fondamen– tale del processo educativo. Quale violenza maggiore al divenire dèlla personalità di quella che costri.n-ge dl giovane a studi non confacenti e lo destina pei· tutta la vita ad un lavoro •non gradito? ln quest'area cruciale del piano di studi non• si innova, ·tutt'altro; pure bisogna convenire che negli altri settori, e specialmente un quelli dell'istruzione preparatoria e primaria, vi sono .proposte opportu– n~, sagge e persino audaci: obbligatorietà dell'isti– tuzione di scuole materne; capillarità massima della scuola elementare; completamento del corso inferio– re :con quello superiore e di questo col tTiennio della scuola normale, come vuole la Costituzione; abolizio– ne degli alternamenli di orario; diminuzione del nu– mero di scolari per classe; istituzione dell'anagrafe scolastica presso ogni direzione o di-rigenza; mag– giore autonomia nell'adozione dell'or"1Tio scolastico; e, infine, la richiesta fondamentale d,i provvedif1}enti speciali pe'r l'edilizia scolastica « in modo che ogni maestro possa avere la sua aula e la condizione in– decorosa e a,nHgienica degli ambienti non giustifJchi, almeno in parte, la diserzione dalla scuola o non ostacoli o limiti la regolarità della frequenza >.- La quale dovrebbe essere altresi favorita dall'opera as-
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