Critica Sociale - anno XLII - n. 4 - 16-28 febbraio 1950

CRITICA SOCIALE 43 -giunto che i sindacati liberi vogliono essere parte– cipi della pianificazione della produzione e della di– stribuzione delle ricchezze che gli operai necessa– J,"iam~nte considerano destinate a tutti, e non già soltanto a caste o classi privilegiate. · Quando, sotto il segno dell'opposizione, non sol– tanto .alle mene comuniste in seno alla Federazione sindacale mondiale, ma anche alle condizioni •di lavoro nella stessa Unione sovietica, si è preparato il recente Congresso di Londra, la meta politica principale prefissa fu quella di difendersi contro l'assorbimento della vita sindacale in un sistema diretto dal vertice invece che governato dai propri aderenti. E .al Congresso la voce degli spagnoli esi– liati, dei peruviani, dei venezuelani, degli argentini e di altri si è levata alta e forte a chiedere con ra– gione che si tenga cont.o della indivisibilita della liberta in qualunque parte del mondo. La richiesta della libertà è quindi connessa, nel manifesto, -con l'opposizione tanto al comunismo come al falangi– smo spagnolo o alle dittature antioperaie dell' Ame– rica latina. La Confederazione chiede poi la libertà umana per tutti gli esseri umani, e quindi essa leva anche la voce in favore dei popoli che ancora sono sog– getti a regimi colonialistici e che aspirano alla loro emancipazione nazionale. I delegati di questi po– poli al Con.gres110 hanno, del resto, saputo dare il loro contributo alle discussioni del Congresso stesso e all'elaborazione del programma in particolare. In questo programma cbe, diversamente dal ma– nifesto, è inteso come. un documento di orienta– mento ogni volta che una delle organizzazioni af– filiate debba ,rivedere la .propria linea generale, ed è anche da intendersi come una linea generale della Confederazione nella sua futura politica, i punti su– accennati sono stati sviluppati onde renderli chiari e persuasivi. Dice il programma, tra l'altro, che la tecnica e la scienza potrebbero oggi assic\lrare a tuttf un livello. di vita decente, se si arrivasse a farne l'uso conveniente, e che la democrazia e.cono– mica deve essere il fondamento della democrazia politica. Questi spunti di orientamento pianificatore non devono naturalmente essere intesi come una dot– trina rigida di ·una economia statolatra, come fu– rono quella del fascismo e ancora più quella del nazismo tedesco. Anzi, la Confederazione chiede che si crei un'organizzazione economica. internazionale (la parola « mondiale», troppo abusata e quindi svalutata dai comunisti, è stata soppressa dai do– cumenti e dal nome stesso della Confederazione). Essa chiede quindi anche l'abolizione di tutti gli ostacoli artificiali posti agli scambi commerciali e un'opera diretta allo sviluppo, senza alcuna im– pronta imperialistica, delle regioni a scarsa espan– sione economica. Elencando poi le rive~dicazioni propria?Iente _so,– ciali della classe operaia, la Confederazione SI e prefisso essenzialmente il livellamento della politica sociale. Ciò significa che i benefici delle conquiste dei paesi avanzati - o per meglio dire dei paesi dove il libero movimento sindacale ha raggiunto una forza che gli ha permesso di ottenere durevoli be: nefici_ reali per la vita quotidiana _de~lavorator~ d~– ogni genere - dovranno estender:51 a1 _lavoratori d~ qualsiasi parte del mondo .. Ma po1chè m non pochi paesi il .progresso soci~le è_limitato, c_io~ si h3: 1~ tendenza a limitarlo aI soh lavoratori mdustnah, il programma parla specialmente degli operai agri– c.oli. Se, in linea di J?rinciJ?io, i sind_acati a~~ati alla Confederazione lasciano a1 contratti collettivi la de– terminazione delle condizioni di lavoro e della sua retribuzione, essa richiede però_ un salario m~nimo! che può essere assicurato mediante provvedimenti Jegislativi. .La Confederazione richiede molte cose alla legi– slazione, dei paesi democratici,, s'intende, ed esige anche il riconoscimento del diritto della classe la– voratrice organizzata di essere rappresentata in tutti gli organismi che hanno questa funzione. Ma ciò non toglie la sua decisa opposizione a qualun– que ingerenza dello Stato in materia sindacale, e~ essa si oppone quindi a tutti i sindacati creati dai .governi dI tipo fascista, che tentano di imitare le defunte corporazioni fasciste o il « fronte del la– voro » dell'hitlerismo. Nè questa è una rivendica- BibliotecaGino Bianco zione platonica, perchè il Congresso espulse il rap: presentante dei « sindacati » di San Domingo e SI occupò delle odiose misure del governo argentino contro il delegato del libero sindacalismo di questo paese. Infatti, i sindacati cosiddetti verticali (per– chè comprendono datori di lavoro e salariati) del falangismo spagnolo, quelli creati dal dittatore Tru– jillo a San Domingo e le organizzazioni addo~e– sticate dal presidente Peron in Argentina, sono or– gaqizzazioni statali di controllo poliziesco allo stesim modo dei cosiddetti « sindacati » sovietici. Prote– stando contro qualunque deformazione del principio sindacale dell'autodeterminazione della classe lavo– ratrice, la Confederazione si è dichiarata avversaria di tutti gli Stati polizieschi. Qui si ammette impli– citamente (principio, questo, caro ai socialisti) la assoluta interdipendenza del livello di vita della– classe lavoratrice nei vari paesi. Allo stesso modo, il programma generale della Confederazione coincide con le nostre idee (seb– bene essa comprenda organizzazioni di sfumature assai diverse dal punto di vista ideologico), quando parla del diritto al lavoro dell'operaio e dell'obbligo che hanno i governi di anteporre, nella loro poli– tica economica, il fattore « uomo » ad ogni altra considerazione. La Confederazione, infatti, ricorda la terribile disoccupazione che tra le due guerre mondiali rese così difficile la vita deglt operai e chiama a raccolta .tutti i lavoratori per la lotta con– tro la disoccupazione. RODOLFO REVENTLOW Orientamenti e possibilità della riforma scolastica l ooh11ers della scirola. Nel discor•so conclusivo del d-ibaHi,to sul Bilancio di previsione del Ministero de:lla Pubblica Istruzione P'ronunciato al Senato -il 24 ottobre scorso, l'on, Go– nella ha illustrato i ,conoetti informatori della rifor– ma s·coiastica che ,si sta di.sponendo, giustifican.do la necessità di una riforma degli studi postulata dal– la ,stessa Costituzione, -le ·procedure seguite per la sua -elaborazione, le p,remesse -sociali da cui prende l'avvio. Sulla necessità di una ruforma, tutti d'accordo: pensfamo a,nche noi col Tommaseo che nelle isti– tuzioni alle quali è affidato il destino delle genera– zioni cresoenti occo-r·,ron.o,di -tanto in tanto, rifor– me, non solo .per rinnovarne l'Jnfrma vita, ma per adeguare le loro strutture alle: nuove esigenze che la società va manifestando, Non è chi non veda che dopo le .manomissioni fasciste e le devastazioni della guer.ra molto, se non tutto, è da riforma,re, o addirittura da rifare, nel– l'appa!rato scolastico. Il Ministro ha messo in 11i.Jievoche la riforma, in gestazione non è stata «inventata» da lui o da ·un « trust » di cervelH, ma è st-ata « suggerita da tutta la scuola, la quale vuol correggere; emendare, rinno.– val'e se stessa» attraversa un'inchiesta che il se– natore Magri ha definito, con.. un'iperbole di moda, « il .primo· Pairlamen to della scuola », Si.i potrebbe pens·are piuttosto agli Stati GeneraJ.i della Scuola, coi suoi tre ordini - universitario, medio ed ele– mentare - e i relativi cahi.ers. Ma, il clima scola– stico e la modestia delle mete non consentono di <istituire siffatti paralle1i; e nemmeno si può •parlare di •referendum - come ha suggerito qualcun altro - per la complessità dei quesiti e quindi delle ri– sposte, che vennero •poi riassunte, «interpretate> una .prima, una seconda, una terza e infJne una quarta volta .prima di trovare una sistemazione nella relazio,ne al Consiglio Superiore.

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