Critica Sociale - anno XLII - n. 4 - 16-28 febbraio 1950

' \ CRITICA SOCIALE 51 Gll onnipotenti capi del bolscevismo che si vantano di « dirigere il primo Stato socialista del mondO-» e di e aver portato la dottrina di Marx e di Elngels ad un livello più alto» (sono parole di Stalin) hanno 11 co– raggio di- proclamare apertamente che, secondo loro, l'organizzazione socialista della fatica umana e il la– voro ·forzato sono quasi sinonimi. Ed è noto che, ap– punto con l'avvento di Stalin al potere, in logica con.– nessfone con il principale obiettivo dell'attuale politica sovietica - quello, cioè, di « raggiungere ed oltrepas– sare i paesi capitaHstici più avanzati » - fu adottato un complesso dt° norme e di misure, che ha instaurato una compressione, esercitata sopra le masse lavoratrici con l'inesora,bile e spietata crudeltà totalitarista. Questo breve esame delle opinioni dei maggiori teo– rici del bolscevismo sull'importantissimo problema dei rapporti fra il socialismo e il lavoro coatto, è sufficiente per convincere quanto è lontana dalla verità la ten– denza, oggi di moda, di considerare lo stalinismo ad– dirittura come l'antitesi o la contraffazi.one o l'altera– zione del leninismo. No, tm questi due fenomeni non esiste alcun rapporto di contrapposizione, perchè qui siamo semplicemente di fronte ad un proceaso di coe– rente e logica evoluzione peggiorativa. E di quèsto fatto occorre tener conto _per intendere il fenòmeno bolscevico in tu.tto il suo esizi~le contenuto. J. J. SCHREIDER FATTI E COMMENTI della·stampa it~liana ed estera Balzac e Il Proletariato La rivista francese Esprit di dicembre dedica alcuni inte– ressanti studi a Balzac e alla sua opera di romal!ziere. Ri– produciamo un saggio su « Balzac e il p.roleta,•iato " di Georges Duveau\ • Balzac è In Francia. con Il conte di Saint Simon, il padre della sociologia. Nella prefazione della Comédte Humaine egli definisce delle specte soctalt che accosta alle specie zoologiche. Non ci si stupisce, dato il modo in cui ha dipinto il peso del sociale sul destino dell'uomo, che egli sia stato uno dei mae– stri di Marx. Tuttavia Balzac ha avuto anche la passione dell'individuo e nello stesso tempo il feticismo della volontà. Così due correnti si incrociano nella sua opera. Talvolta la fatalità degli avvenimenti si attua in modo inesorabile. Tal– volta piccoli gruppi di uomini, iniziati o cospiratori, rovesciano il corso degli avvenimenti. Cosi Balzac dosa in modo singolare - non si potrebbe parlare qui di intuizione assoluta! · - il contingente e il necessario nell'evoluzione storica. Ciò spiega in parte la straordinaria freschezza creatrice caratteristica, delle Comtdie Humatne: Balzac dà la sensazione di conoscere · 11 plano divino.- La sua opera comporta però una grossa la– cunà: non una parola sulla grande industrializzazione, non una parola sull'esistenza che il minatore- conduce nella mi– niera, nelle grandi fabbriche di metallurgia· o di tessitura. Balzac che lla molto amato la Fiandra, il Nord, non si è mai fermato davanti al pozzi minerari di Anzin e tuttavia egli ccno!!Ceva perfettamente Thiers - molti tratti di Rastignac sono presi da Thiers - che era uno dei magnati di Anzin. I Sanslmoniani sono numerosi nella Comédte H·umaine, ma essi appaiono come dei sognatori cb.e discutono a Ménilmontant o sulla Montagna di Santa Genovetra: non li sl vede mai nei cr,nelgli di amministrazione delle ferrovie, nelle grandi of– ficine. Balzac ha presentato osservazioni estremamente lucide sul modo In cui si è formato il capitalismo francese. Egli ha mristrato che l'acquirente dei beni nazionali, il fornitore degli e~erclti rivoluzionari e imperiali diventa ~otto la restaura– zione 11 grande. notabile che monopolizza gli affari nel mo– mento in cui si concentra l'industria e si costruisce la rete ferroviaria. Di li quel tono rurale, piccolo borghese, proprio del capitalismo francesP, dei contadini, dei paesani incana– lano a loro profitto la grande corrente del 1789 e diventano, quarant'anni più tardi, I magnati della monarchia di luglio. Affaristi, o lmbrogllc,ni, ma· piuttosto furbi che veramente do– tati per I grandi affari, · restano, sul piano tecnico, mediocri, ignari, diffidenti, dlCferlscono profondamente dal capitalisti bri- tanmci e dai capitalisti tedeschi. Meditare sulle radici con– tadine del capitalismo francese non è senza vantaggi nel mo– mento in cui la Francia deve riattrezzarsi tecnicamente se· non vuole morire di asfissia. Tuttavia Balzac ha dipinto le radici piuttosto che l'albero dell'industrializzazione. Quando Il conte· d.i Moncornet, l'antico colonnello del corazzieri, · è reso alla vita civile dopo Waterloo, egli non mette in piedi un'offi. cina, una filatura. (Un romanziere poteva tuttavia essere ten• tato di dipingere questi vecchi soldati che si tramutano in Industriali é propagano nell'officina un liberalismo misto di spirito cesareo e chauvinlsta). No: Moncornet diventa un gros– so proprietario fondiario e si consuma m una interminabile guerra con i con,tadi·ni del vkdn-ato. · Recentemente, in un dibattito alla radio, nella Trtbuna di Parigi in cui noi ci opponevamo Jn modo cordiale, Julien BPnda insisteva sullo spirito scientifico di Balzac. Questo, seb• bene cattolico, legittimista e ferocemente conservatore sul piano sociale, staffilava poi la religione, l'aristocrazia, la p-roprietà: am,or di verità vincendo sui dogmi più o me:no pa"– sionali... E Benda oppone questa lucidità scientifica al ro– manticismo che imperversa ai nostri giorni, ai « leviti neri " della: letteratura_ contemporanea. La questione non è cosi sem– plir,e. perchè Balzac incorre nel rimprovero ai romanticismo e I proprio· sul prole:arlo ha scritto pagine convenzionali che ricordano il pe·ggior Hugo: l'operaio inebetit9 dalla fabbrica, daUa débauclte, l'u,briacone che annega ad un tempo nel vino e nell'astrazione, che, dopo la ribotta del lunedì sant~. si butta febbrilmente sulla barricata, rovescia la storia, crea un regime nuove di uno splendore tutto verbale ... « Io sono cc.lpito dal fatto che l'analisi sociale di Balzac è spesso agli antipodi delle sue preoccupazioni estetiche. Balzac non si è tenuto 'lontano dal popolo, e ne è prova il suo affetto per mamma Vaillant che gli teneva In ordine la casa per qua– rn.nta soldi quando abitava in via Lesdiguières: mamma Vail– lant che Ì'itroviamo nelle prime pagine di Factno Cane era sposata atl. un ebanista che guadagnava' 4 franchi al giorno ma che doveva far fronte ad interminabili disoccupazioni ed era 1n' miseria (gli ebanisti del Faubourg Saint Antoine saran– no fra i pionieri della I Internazionale). Balzac assiste, presso u11 mercante di vini della rue de Charenton, alla cena che ~egue alle nozze di una sorella di mamma Vaillant: ma ben presto cessa di osservare i conviti popolari per conGentrare la sua attenzione sull'orchestra composta di tre ciechi venuti dai Quinze-Vingts. Stesso modo di tagliar corto nella Ftlle aux yeux d'o1·. Il proletario tipo di cui Balzac schizz·a il ritratto, lungi dal lavorare all'officina, vende il Co-nstttuttonnei. fa, in una bottega gestita da sua moglie, delle moine alle commesse, canta nella chiesa della sua parrocchia, fa le funzioni di sa– grestano e, dopo cena, quelle di corista dell'Opéra. Balzac ha amato le peripezie militari e commerciati. Ma l'implacabile monotonia della grande officina lo sconcerta, lo annoia. La scossa che ha subito davanti alla grande officina è dello stesso ordine di quella subita da Proudhon, e questo accostamento è rivelatore. Balzac e Proudhon vedono le grandi linee del problema proletario, ma non sono informati dell'esistenza pro– letaria.. Balza.e ha insomma misurato il terreno sul quale si è edificato il capitalismo, ma l'edificio stesso egli lo ha pre– s~utito, non ha voluto vederlo"· Laglust!zla è unasola. In rn,nartico,lo dd fondo cosi ,iintitolato, Arturo Orvlieto sulla Gazzè,tta del Popolo del 26 gen,naio fa alcune os,servazioni che ri1enia 1 mo interessante porta.re a conoscenza dei nostri lettor,i, ,prendendo ·lo s-punto da una recen1e sentenza di divor- zio. Ecco l'a,rticolo: · · « Se fosse occor-sa una riprova del dovere, da parte della stamp,a, di occuparsi deHe cose dei'la ginstizia,, la conferma sairebbe &tata, offerta ,proprio in questi giorni, dalla discussione sorta a ·proposlito della sentenza Ro&sellini. La sentenza De Mairchi,s Rosselijni non è diversa da dieci111ed,i alJtre sentenze p:ronunciaite dalla Co·r:te d' A,ppeno di Torino -in tema di an– num,mento di- matrivi onJo ed è ,i,n contrasto con l'opinione della Corte di Ca..sazi,o.ne. Grossa questi001e per i va.Jori giu– ridici, morali e po-litici che coi~volge: piccola questione in conftonto a,l ben più vasto ,problema so\levato da una lettera del ,primo presidente deHa Corte d'Appello di A.ncona ad con– f.ra, tcloioiromano Il Tempo, e o-iprodotlta, a,ppunto per la sua g ;ravità, da molti giornal,i. Le argomenta:,;ioni che il magisl.r'8to deduce dai testi delle nostre •leggi per s·ostenere -la fondatezza della sente.nza che la Corte Suprema ha dettato e che egli medesimo ha ,;teso, po– tra,n.n,o essere utilmente valutate da.Jla futUJra giurisprudenza e dalle iriviste tecnkhe. J;nvece, l'i-nvocazione, alla quale il dott. Basqua.J'e ricoci-e, di una f001te di diritto, altissima certo, ma diversa dalla ,legge dello Stato, rende attuaJe il grave

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