Critica Sociale - anno XLII - n. 3 - 1-16 febbraio 1950

28 CRITICA SOCIALE delll\ zona, in un paese che par fatto av~osta p~r la guerriglia. In breve, però, la s~t~azion: ~1ven~e mso: stenibile: troppe perdite di uomm1 per 1 b1anch1, trop{ll danni all'agricoltura per gli indigeni. E allora con– venne trattare. Soekarno, c>hein questi 5 anni ha di– mostrato di avere degli Europei la fermezza e l'ab– negazione, e dei predoni asiatki l'agilità e la spregiu– dicatezza si rese conto, per il suo passato di filo– giappone~e, di essere .inadatto a condurre le trattati– ve: rinunciò dunque per il momento al suo potere se– mi-dittatoriale ed affidò il governo a Sjahrir, un gio– vane socialista, che era stato uno dei cavi del movi– mento clandestino. Questi aveva allora il pieno appog– gio delle masse lavoratrici indonesiane e la simpatia del mondo laborista e socialista dell'Europa Occiden– tale per il suo passato di coerenza e di. onestà, virtù ·che in Asia sono ancor più rare che in Italia. Il nuovo governo era costituito in maggioranza da socialisti (il partito comunista non aveva ancora un peso rile– vante) e riusci, in due anni di lavo110 e di trattative, a portare la questione dell'indipendenza indonesiana sul terreno delle rivendicazioni delle sinistre europee. Come védremo più oltre, Sjahrir non potè condurre a ttirmine la sua opera, però si deve ad una azione so– cialista se la lotta dei malesi per la libertà passò da_ un problema locale di ordine pubblico, ad una neces· sità politica di portata internazionale. Ma torniamo alle trattative di pace del 1946: gli Indonesiani ave– vano bisogno, per riprendere il lavoro normale, della libertà e delli;t pace; ma i -proletari olandesi (proprio i proletari e non solo i banchieri e gli armatori) non · potevano fare a meno dell'Indonesia ricca e produt– tiva, che mandasse alle fabbriche della madrepatria materie prime da lavorare. D'accordo ,doveva essere impostato quindi su un pia– no socialista per salvaguardare le esigenze di entram– be 1 eparti. Dopo l1Unghe trattative, e non senza pres– sioni tutt'altro che disinteressate dei Russi e degll Americani, l'accordo fu firmato nel novembre del '46 a Linggatja:dj, presso Cheribon, dai due primi ministri_ socialisti di' Olanda e di Indonesia. Alla Repubblica ve– niva riconosciuto subito il potere « de facto » su Giava, Sumastra e Madura; cessavano le ostilità e si promet– teva inoltre di costituire entro il 1 ° gennaio del 49, gli Stati Uniti •di Indonesia come sono sorti ora: accanto alla Repubblica di Soekarno, dovevano farne parte Bor– neo è· le isole dell'Est. L'accordo però sollevò subito forti resistenze in entrambe le parU. In Olanda per il reflusso a destra, verificatosi in tutta ·Europa all'inizio del '47, il governo socialista veniva $empre più inde– bolito ed accusato di aver ceduto con 'troppa legge– rezza un impero che tre secoli di lavoro. e di abilità avevano· formato. Gli Olandesi cercarono •quindi di to– gliere valore alle concessioni fatte, fomentando movi– menti locali nelle Mol'llcche e a Borneo e costituendo governi fantoccio in concorrenza col governo legale di Jogjakarta, che si voleva cosi indebolire; mentre Giava e Sumatra stesse erano tenute sotto il continuo inc11bo dell'azione militare. In Indonesia, d'altra parte, i co– munisti, che si erano molto rafforzati, infiltrandosi nel Partito Socialista e nei sindacati, sia per l'immiseri– mento del paese derivante ·dalla guerra, sia per la rea– zione dei lavoratori al crescente imperialismo olan– dese, cercarono di minare e discreditare, anche con la azione di ·vere e proprie bande armate, l'azione del governo socialista. Essi speravano · di poter essere i padroni della situazione, yna volta scomparsi i soci11- listi. Non esitarono ad unirsi, a tale scopo, con i settori più esasperati dei nazionalisti richiedendo « la" riprèsa immediata de_lla lotta per l'indipendenza completa della patria e la fine del compromesso con l'Olanda ». Si aggiunga a ciò che il governo di Jogjakarta e quello dell'Aja ·erano_ continuamente in conflitto circa l'interpretazione del trattato di Linggatjadj. In q,;esta situazione Sjahrir lasciava il governo, ed il potere ri– tornava· a Soekarno, coadiuvato da un governo, ca-. BibliotecaGino-Bianco ------,------------------- peggiato bensl da un comunista, ma in cui i naziona– listi avevano la maggioranza. Le· condizioni interne an– darono gradualmente aggravandosi e si accent!Uò sem– pre più la tendenza antidemocratica, favorita anche dai poteri eccezionalmente ampi, a· tipo di cancellierato, che venivano attribuiti dalla costituzione provvisoria al presidente Soekarno. Lo scoppio delle ostilità e [~azione dell'O.N.U. Le elezioni in Olanda sancirono definitivamente lo spostamento avvenuto a destra, dando la maggioranzll ai partiti cattolico e calvinista di accentuata tendenza reazionaria. Il governatore Van Mook, che aveva con– dotto con lealtà tutte le trattative con gli ·Indonesiani, veniva sostituito e si dectdeva di risolvere la questione con la forza. Il 20 luglio del '47, un mese dopo la ca– duta del governo Sjahrir, le truppe Olandesi attacca– vano la Repubblica e solo l'azione dell'O.N.U. riuscì a fermare le ostilità, impedend9 cosi agli indonesiani di distruggere, nella loro difesa all'ultimo sangue, le piantagioni delle isole più ricche del mondo. Oltre che dalle delegazioni dei pa:esi musulmani, del– l'India e dell'Australia, la ca1Usa dell'Indonesia fu pa– trocinata allora specialmente dal blocco sovietico ed in minor misura dagli Stati Uniti, osteggiata dai paesi europei. Si costitul da parte dell'O,N.U. una commis– sione, composta da uri belga, un australiano e un ame– ricano, con l'incarico di trovare una conciliazione. Al– l'accordo ,si giunse n1el gennaio del '48. Il nuovo trattato (trattato della « Ronville'» ripeteva i termini di quello di Linggatjadj, ma aggiungeva più specifi– che determinazioni circa la ·costituzione degli Stati Uniti di Indonesia, che doveva -avvenire entro l'anno. Era venuto ormai però il momento in cui i comu– nisti indonesiani avrebbero dovuto pagare il• prezzo del compromesso consumato coi nazionalisti, nel giugno precedente. Soekarno voleva a;vere le mani libere e sostitul il comunista Sjahrifoeddin col suo collabora– tore ed ex compagno di prigione Mohamed Batta. Va– ne furono le recriminazioni dei comunisti; oltre che vano sanguinoso fµ il tentativo di rivolta comviuto nel giugno a Madioen e subito stroncato dall'esercito della Repubblica. Si giunse cosi ad un predominio assoluto dei nazio– nalisti, con conseguente attrito con l'Olanda. Il risul– tato di tutto ciò era inevitabile: la guerra doveva ri– prendere. Purtroppo, nel frattempo la Repµbblica si era indebolita, per la guerra durata cinque -a.uni, men– tre gli Olandesi si erano- rafforzati anche per gli aiuti deH'E.R.P. L'azione olandese, iniziata il 19 dicembre '48, fu improvvisa e fulminea: mentre erano ancora In corso le trattative, truppe aero-trasportate occupa– rono Jogjakarta, ca:tturando e trasportando in isole deserte Soekarno, il governo e tutti gli uomini politici più capaci della Repubblica. Anche questa volta l'O.N. U. intervenne, ottenendo la sospensione delle ostilità ed una ripresa delle trat– tative: solo nel maggio 1949 però la Repubblica fu ricostituita ed i c_api indonesiani liberati dal campo di concentramento. Il 23 agosto iniziava all'Aja i suoi lavori la' Conferenza della « Tavola rotonda », che si sarebbe conclusa ·a novembre, dando luogo al trat– tato ed aÌle d!!cisioni entrate in vigore in questi giorni. Trà la madrepatria e gli Stati Uniti di Indonesia sono stabiliti vincoli assai tenui: il capo dell'Unione è la regina d'Olanda; i due governi si scambiano due a-Jti commissari col rango di ambasciatori e trattengono tra loro rapporti culturali, economici e, fino a -un certo punto, militari. In caso di conflitti dÒvrebbe entrare in azione una commissione di conciliazione, formata pariteticamente da Olandesi e da lndonesiani. Rimangono ancora aperte due questi-0ni: il possesso della Nuova Guinea e quello della base navale di S-oe~ rabaja. Potranno esse portare ad _una nuova rottura? C'è da sperare di no, anche perchè, a voler ben guar– dare, le ragioni dell'accordo dipendono non tanto, eo-

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