Critica Sociale - anno XLII - n. 3 - 1-16 febbraio 1950

CRITICA SOCIALE 25 come privilegio particolare di un ceto si instauri a favore di una classe dirigente fatta prospera dal sudore di turbe di iloti appena sfamati. La serietà del tentativo laburista, promosso da un'alta coscienza sociale ed umàna, dovrebbe rag– gelare sulle labbra il sorriso compiaciuto dei troppi che osservano attenti i segni inevitabili del logorio del partito nell'esercizio del governo e i;piano, come una vendetta della storia per le proprie meschine rivendicazioni, i sintomi premonitori di una auspi– catà sconfitta elettorale, quali la caduta dei labu– risti in Nuova Zelanda e 'in Australia. Sono vera– mente· le sorti dell'Occidente che si stanno foggiando oggi in Inghilterr;i col tentativo di dare una concreta risposta ai molti, ai troppi interrogativi ai quali le democrazie degli altri paesi continentali europei pare ancora non sappiano rispondere con chiarezza. Naturalmente, l'Inghilterra laburista procede a questo capitale esperimento secondo un metodo con– geniale al suo carattere, tenendosi lontana da ogni preconcetto e· soprattutto tralasciando ogni astratta teorica preme·ssa. Non che manchi una impostazione ideologica drfinita; ma questa riman:e al fondo ed opera, si direbbe, <individualmente come tendenza ,generaile, la volontà di costruire esplkazioni piutto– sto secondo l'immediata esigenza pratica e le im– mediate possibilità concrete che secondo una teo– retica pregiudiz~ale. I rapporti fra Stat,o e oitt,ad'in:o. L'Inghilterra si trova oggi di fronte a taluni pro– blemi generali di imJi)ortanza somma e che - se sono poco discussi in tesi astratta e piuttosto af– frontati nelle loro immediate manifestazioni prati– che - pure si impongono all'attenzione generale. Si tratta di problemi che l'Europa continentale cono– sce si può dire da quando è nato lo Stato liberale, dalla rivoluzione francese cioè: il co_stante esten– dersi delle funzioni dello Stato, il costante aumen– tare dei servizi di ordine pubblico rispetto alla massa delle attività e delle iniziative private e il · correlativo costituirsi di una burocrazia sempre più potente. _ Lo spirito sistematico dominante in continente ha fatto sì che a tuUi questi problemi si cercasse e si cerchi di dare una soluzione ris_pondente ad una - oerta idea generale dello Stato, a questa idea su– bordinando in concreto i provvedimenti volti a re– golare i rapporti del singolo citt_adino con lo Stato. L'empirismo inglese preferisce trascurare il pro– blema posto in termini generali per cercare, si di– rebbe sperimentalmente, il compromesso polit-ico tra l'individuo, che sente in modo molto profondo la propria indipendenza, ed è disposto ad accettare una disciplina solo in quanto ne sia intimamente persuaso, e lo Stato, cui si chiedono sempre più vasti servizi e che per ciò stesso deve crearsi una schiera di funzionari efficienti i quali di necessità operano dotati di un potere che va assai al di là di quello tradizionale. In fondo, questo empirismo, se impone qualche remora non indifferente alla costruzione del nuovo sistema di rapporti politico-sociali, costituisce an– che una garanzia contro avventate affermazioni ideologiche, contro realizzaziqni per le quali man– chino le necessarie premesse psicologiche e storiche. Non si deve dimenticare che l'Inghilterra deve formarsi oggi ex novo una burocrazia centrale ade– guata all'esercizio delle crescenti funzioni della am– ministrazione centrale. _Ciò spiega - taluni inconve– nienti che vengono spesso denunziati e giustifica an– che la cautela con cui si procede preferendo alla escogitazione di nuovi organismi la pura e semplice mobilitazione dei. vecchi, sorti dalla libera inizia– tiva, ai fini di un'atlività più unitaria ed organica. Lo Stato aiuta gli organismi liberi in ogni campo coi propri contributi eventuali, e naturalmente, così facendo, acquista un diritto di controllo che, pur BibliotecaGino Bianco . non violando la loro ongmaria destinazione ma semplicemente potenziandola e disciplinandola, la orchestra e la fa servire ad un fine generale più direttamente preso in considerazione. Ed è appunto così che il principio della libera iniziativa e della indipendenza individuale viene mantenuto come lie– vito, come fermento vivo di una politica sociale ra– zionale, e si fonda quella soluzione storica che noi in continente andiamo cercando di preferenza in astratto, sulla carta, alla luce di considerazioni filo– sofiche di cui sentiamo la validità, ma che a stento sappiamo tradurre in istituzioni giuridiche ed am– ministrative, economiche e politiche effettivamente funzionanti, per cui restiamo in perpetuo come in– certi tra una libertà concepita anarchicamente ed un funzionarismo in cui ogni libertà si spegne. l!_probl1ema educativ,o. Tutto ciò premesso, vediamo un problema che sta un poco al centro 'del travaglio inglese odierno: quello educativo. Non intendo _esaminare il com– plesso sistema scolastico ed educativo inglese il quale è frutto di una secolare elaborazione e direi ancora di un empirico ·adattamento a sempre nuove circostanze ed esigenze. Mi limiterò a ricordare che tutto il sistema educativo inglese è vòlto piuttosto a formare la personalità intellettuale, morale e ci– vile dell'individuo, che a istruirlo in un campo spe– cifico. In Inghilterra un'idea è generalmente accettata, anche se non esplicitamente formulata: l'idea che un rinnovamento radicale della vita sociale non può reggere se non sia saldamente. fondato su di una chiara coscienza nel singolo di ciò che egli deve fare, su di una chiara consapevolezza dell~ fm;izione çhe ogni individuo, ogni gruppo, ogni or– ganismo deve svolgere nel complesso sociale. Cioè, su di una viva, desta, coltivata e pronta capacità critica, la quale così diventa la premessa necessa– ria della piena efficienza del sistema e garanzia della sua libertà. Piena coscienza della propria funzione individuale significa conoscere la funzione altrui e quindi i rapporti, i nessi, le posizioni relativi di ogni singolo, di ogni particolare nel complesso so– ciale. E che altro è questo se non cap·acità critica 'l La rivoluzione che l'Inghilterra va oggi realiz– zando si accompagna perciò ad un intenso sforzo culturale che si esercita in ogni campo, in ogni direzione, presso tutte le categorie sociali e presso uomini di ogni età. A ragione si sostiene che ogni età ha i suoi problemi tipici; che molti problemi possono essere capiti soltanto da cervelli maturi, specie se destinati ad assumere grandi responsabi– lità di portata, più che individuale, sociale. Spesso non basta, ad affrontare un problema qualsivoglia, nel mondo di oggi così complesso ed intricato, una preparazione lontana e giovanile di poi non più coltivata, nè l'esperienza pura e semplice che ogni individuo fa vivendo la sua vita ordinaria. Occorre senz'altro una disciplinata capac_ità di indagine, di osservazione, di rielaborazione e. di giudizio, che soltan,to attraverso un cost.inle affinamento della mente può essere raggiunta. Per la gran massa dei gio:vani l'insegnamento lla, oltre lo scopo formativo della personalità, anche quello della preparazione professionale. Ma quando questa mèta è raggiunta con l'acquisto di una ca– pacità economica ben definita, che attribuisce al– l'uomo fattò un potere che lo assiste nella conqui– sta del pane quotidiano, vediamo che la fatica cul– turale cui l'adulto si dedica con perseveranza cessa di essere diretta ad uno scopo prevalentemente eco– nomico e si sposta verso il campo della pura co– noscenza teoretica e della educazione estetica; tende cioè ad un affinamento critico ed etico, spirituale dell'indhiduo. Battendo senza riposo questa strada di una larga diffusione culturale, l'Inghilterra pre– para i quadri di ,una nuova classe dirigente atta

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