Critica Sociale - anno XLII - n. 3 - 1-16 febbraio 1950
I I, CRITICA SOCIALE 23 loro attività pròduttivn e licenziare le maestranze, ment:re contemporianeamente impiegano centinaia .di milioni per cosirµire cinematografi, dei quali non sente nessun bisogno l'eaonomia nazionale; oppure che continuin@ a mandare ·o a tenere som– me ingenti di danaro all'estero certi industriali ché ptji; per l'importazione di macchinario o di materie priine, pietendbno di impegnare sòmn;te notevoli del :15ondo lire, che potrebbero e dovreb– berò avere ialtra destinazione. E si deve approvare e applicare senza ulteriore ritardo una riforma fiscale che, pu.r non obbedendo a criteri demago– gici la cui applicazione sarebbe dannosa alla, causa stessa cui si vuol servire, incida coraggi:osamente sui profitti che sono pur oggi lautissimi in nume– rosi settori dell'attività produttiva e fornisca al– lo Stàto il mezz@per ridurre i tributi indiretti e aver nello stesso tempo più ampi mezzi per sod– disfare alle necessità del Paese. E' possibile attendere qualcosa di simile dal– l'attuale compagine ministeriale 1 Quello che 1 wb– biiamo detto so;pra dimostra la nostra scarsa fidu– cia; e tuttavia diciamo che non ·dobbiamo arren– derci. La nostra opposizione « costruttiva » deve appunto esplimusi in un incitamento tènaèe che noi dobbiamo esercitare sul governo !fon la prag– matistica « volontà di credere >> che ~sso abbi,a la possibilità e la buona disposizione di fare quello che :rwi riteniamo nec·essario e.doveroso per il bene del Paese. E coloro che hanno accettato di entra– re nel Governo come esponenti di un indirizzo socialista sentano che norì. è più possibile, solo per non creare difficoltà alla collaborazione mini– steria,1e) far tacere quelle esigenze . perentorie, che essi avrebbero appunto il compito di espri– mere. Occorre pertanto, parlare alto, lottare senza sottintesi e con ferma tenacia perchè una organica oper,a di riforme •renda più sicura e sostanziale la libertà conquistata e infonda un serio conte– nuto di giustizia 1 alla democrazia formale del no– stro ordinamento repubblicano. Se essi "\nO~ranno e sapranno fare questo, noi saremo lieti di confes– sare che ci siamo ingannati ,ritenendo che non fos– se utile, nel presente equilibrio di forze, 1a parte– cipaz1one dei socia:listi al Governo. Li attendiamo, pertanto all'opera. U. G. 1M. La b~uris mo davanti a-lle elezioni L'Inghilterra sta vivendo - sott0 l'apparenza più· serena - con tenacia e con decisione estrema, una radicale, difficile rivoluzione. Di primo acchito, allorchè si ode ripetere questa affermazione divenuta trita, vien fatto di. ribellarsi a ciò che ha assunto il valore di formula, e di chie• dersi se poi, in ultima analisi, questa. pretesa ri• voluzione sia veramente in atto. E' ovvio che occorre intendersi sul concetto di rivoluzione. Chè se per rivoluzione noi dobbiamo pensare necessariamente a sconvolgimento violento, sanguinoso, o almeno turbinoso, nulla di ciò éhe sta accadendo in Inghilterra può essere· definito co– me una rivoluzione. Se invece per rivoluzione in tendiamo un rapido mutamento delle norme con– suetudinarie di vita e degli istituti corrispondenti; mutamento che, intervenendo nel •corso di una me– desima ,g.ene·razione, mette gli stessi uomini di fronte a responsabilità diverse, di fronte a problemi di– versi e a soluzioni improntate a principii diversi da quelli consuetudinari, allora dobbiamo ammet– tere che in realtà in Inghilterra è in corso una ri · voluzione che va mutando il volto ·di quella società in modo tale da sorprendere la stessa· generazione che lo va riplasmando e con ciò stesso mutando il proprio modo di pensare e di fare. Si tratta di una rivoluzione che così drasticamente si impone che lo stesso partito conservatore, il quale va affilando le proprie armi contro i laburisti al po– tere dal 1945, è costretto ad adottare come parola d'ordine elettorale (e ben lo si è visto più volte nelle ultime elezioni amministrative) non il puro e semplice rigetto delle riforme sin qui attuate o predisposte dagli avversari, neppure di quelle più significative in senso soéialista, come la naziona– lizzazione delle miniere e delle ferrovie, bensì quello di una maggiore cautela riformatrice, di una più stretta economia a vantaggio dei contribuenti. La J1iv-0luz.fonelaburista. Vediamo gli elementi fondamentali di questa ri– voluzione. L'Inghilterra ha respinto il più audace e pericoloso attacco che nel corso della storia sia stato scatenato contro di lei, e ha vinto poi la guerra grazie ad uno sforzo collettivo nel quale tutti BibliotecaGino Bianco si sono impegnati sino all'estremo delle energie in– dividuali. La ferrea logica della guerra moderna è stata dal popolo inglese accettata senza resistenza o rimpian, to; veramente uno per tutti e tutti per uno. Ma la logica della guerra moderna, che muove le nazioni e non gli eserciti soli, che colpisce tutti e tutto senza possibili dfscriminazioni, ha operato ineso– rabile lasciando il paese vittorioso ma atrocemente ferito, ponendo il paese vittorioso di fronte ad una nuova guerra, non· più cruenta ma egualmente ar– dua, contro la miseria reale e minacciante, contro il pericolo di un collasso. Nel momento del peri– colo la solidarietà aveva centuplicate le forze della nazione. Era ovvio che di fronte ai nuovi compiti, alle incertezze del domani, lo stesso principio do– vesse apparire l'unico fecondo e promettente. La ferrea logica della guerra moderna aveva già nella prima conflagrazione mondiale attribuito allo Stato un potere su tutte le iniziative civili estrema– mente esteso. Nella seconda conflagrazione tale po– tere giunse ad essere totale, indiscutibile perchè ne– cessario alla salvezza comune. Do,po la vittoria, conUnua.ndo la lotta contro la nuova minaccia, ovvio fu che quel potere non fosse negato, rovesciato, bensì soltanto indirizzato alle nuove mete. Che n.on furono puramente e sempli– cemente di ricostruzione, di riconquista della per– duta prosperità. Il pericolo comune, lo sforzo co– mune, il sacrificio comune, la salvezza comune ave– vano creato un sentimento nuovo, un modo nuovo di comprendere la vita individuale. Il. legame, il rapporto, la condizione che cementa la vita di un individuo a quella dei suoi simili fu ed .è sentito ed accettato non come un vincolo od un limite, ma come una condizione, appunto altamente benefica e necessaria. n socialismo, nella sua particolare manifestazione inglese, il laburismo cioè, questo aveva sempre so– stenuto e proposto; ma era un po' mitica promessa; era un po' il sogno di una parte, la più povera del paese; non aveva generale forza persuasiva e perciò era debolmente operante contro la tradizione indi– vidualistica. Ma del socialismo tutti, durante il conflitto, ave-
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