Critica Sociale - anno XLII - n. 3 - 1-16 febbraio 1950
30 CRITICA SOCIALE mondo anglo-americano, il governo ricerca la col– laborazione dei sindacati operai alla fattura ed esecuzione del suo programma economico e i sin– dacati gliela accordano. In Italia, il governo non ricerca il consenso dei sindacati operai, nè questi glielo accordano. Quale sarà la politica economica implicita nel bilancio dell'economia italiana, presentato dal sesto governo De Gasperi? Indubbiamente, il ministro Pella insisterà in modo particolare sul problema della formazione del risparmio. · Secondo i dati provvisori, finora pubblicati, nel corso del 1949 i depositi bancari sono aumentati di 380 miliardli- di lire e i"l risparmio posta,1.e di 245 miliardi. Il reddito nazionale netto si calcolava in 5350-5500 miliardi nel 1948 e si calcola in 5600- 5900 miliardi nel 1949. L'incremento del risparmio nel 1949 (pur essendo inferiore a quello avutosi nel 1948) ha superato dunque l'incremento del reddito nazionale' nello stesso periodo. Data l'esiguità del loro reddito medio, non sembra veramente che gli itali:,ini, come massa, abbiano gran bisogno di ser– moni, che li incitino a risparmiare. I consumi co– sidetti voluttuari (tabacco, cinema ecc.) sono bensì aumentati, ma, a prescindere dal lusso sfrenato dei gran signori, ciò è dovuto proprio al fatto che chi è inchiodato ad una paga di 5 o 6 mila lire la set– timana, non ha più la speranza di potersi compe– rare la casetta, e neanche il mobilio completo, sic– chè, se risparmia sul vitto o sull'abbigliamento, lo fa proprio per poter di.menti-care, neHe due o,r,e del cinema o dello stadio, tutta _una settimana di mi– seria. Converrebbe piuttosto indagare sulla destinazione del risparmio. Il risparmio postale è assorbito di– rettamente dallo Stato, ai fini di equHibrio de'l bi– lancio. L'emissione di Buoni del Tesoro assorbe una parte sempre considerevole del risparmio che passa attraverso gli istituti di credito. Quasi 200 miliardi di denaro fresco sono stati assorbiti, nel 1949, dalle emissioni di obbligazioni e dagli aumenti di capi– ta-J;e delle società anonime. Vi è poi il r,isparmio forzoso, costituito dall'aumento della circolazione, che pe•r il 1949 -si dfra in 85 miliardi, Tale aumento è stato assorbito dal finanziamento delle esporta– zioni a destinazione di paesi verso i quali vanfìa– mo crediti difficilmente spendibili, o addirittura congelati. Quest'ultima voce rappresenta un regalo che l'Uf– ficio dei Cambi è tenuto a fare, in parte a consorzi di esportatori ortofrutticoli, in parte ad alcune de– cine di grandi aziende industriali. Ma anche il ri– sparmio raccolto dalle emissioni obbligazionarie e dagli aumenti di capitale, è andato a poche cen– tinaia (e, per la parte ·maggiore, solo ad alcune deci~e) di aziende, tra le quali primeggiano quelle assai grosse. Sulle orme di Marx e di Schumpeter e, soprattutto, dell'esperienza, sappiamo che la con– centrazione dei capitali presso le grandi imprese può favorire il progresso tecnico. Ma si tratta di v~dere se le grandi aziende industriali sono in grado d1 assorbire, in Italia, mano d'opera supplementa_re, parallelamente all'accumulazione di profitti e al– l'ass?rbimento di risparmio. A sentire i loro diri– genti, queste grosse aziende (salvo alcune eccezio– ni), rinnovando la loro attrezzatura avrebbero bi– sogno di licenzi~re del personale, ~iuttosto che di a~sume_rne. Nè s1 può dire che largheggino nei di– v1de!1d·1a favore della massa degli azionisti: al con– trario. Una p_arte dei profitti fatti e del risparmio fresco assorbito dalle grandi società, è invece im– piegata - come l'ha rivelato lo scandalo Brusadelli– Riva - all'acquisto delle maggioranze azionarie· di ,BibliotecaGino Bianco altre società; col risultato che dei capitali dive~– tano esuberanti per i loro possessori e sono e11por– tati, oppure investiti in beni preziosi. (Il presiden\e della Confindustria non crede aU'esportazione di ca– pitali, per il fatto che il saggio dell'interesse è l~ Italia più alto che negli Stati Uniti. Egli dimentica p~rò, oltre agli investimenti in America latina, il fatto che, con la politica valutaria dei governi De Gasperi -- che lo stesso dr. Costa ha più volte cri– ticato - chi tiene il suo denaro in dollari, finisce col guadagnare per lo slittamento periodico della lira, senza correre alcun rischio. Se poi compera azioni di buone aziende nord-americane, guadagna anche di più). · Si capisce •come, Jn queste condizioni che il gover– no De Gasperi non osa correggere con l'imposizione più severa dei profitti non distribuiti, secondo ~l modello americano (gli studi per la legislazione ant~– monopolistica, solennemente promessa oltre un anno fa, dormono nel cassetto dell'ex-ministro Porzfo, ammesso che siano stati mai fatti), le migliaia e migliaia di imprese piccole e medie, agricole oltre che industriali, che in Italia costituiscono il fulcro dell'occupazione di mano d'opera, manchino non soltanto di capitale da investire, ma anche dl capi– tale circolante. L'incremento del risparmio è in funzione dell'in– cremento del reddito. Il compito di propulsione al- 1' aumento del reddito nazionale spetta al governo, anche 1n regime di iniziativa privata così rigoglio– sa, come ad esempio quella americana. La respon– sabilità del governo è ancora molto maggiore in Italia, data l'entità delle aziende, nelle quali lo Stato è interessato, come proprietario o come finanziatore. Recentemente, gli stessi partiti ·governativi hanno chiesto maggiori investimenti pubblici. Indubbia– mente l'accrescimento della spesa statale è un mez– zo certo di elevazione del reddito nazionale; se però viene fatto in modo da produrre l'aumento di certi prezzi chiav~, accresce il reddito !llonetario, ma non necessariamente quello reale, del quale ultimo si ha invece bisogno, al fine di aumentare la do– tazione di capitale, necessaria al durevole assorf)i– mento di màno d'opera supplementare. Si tratta dunque di discriminare~ qualitativamente la spes;t statale, di stanziarla con l'occhio volto alle sue ri– percussioni sul livello dei prezzi, ossia sul rapporto fra offerta e domanda dei materiali richiestj dagli investimenti e dei beni di largo consumo popolare. Questo è il problema. che il governo si deve porre, concretamente, e non già quello - tautologico nel senso in cui mostra di intenderlo l'on. Pella - della eguaglianza fra risparmio e investimenti. Gli inve– stimenti creano sempre, purchè siano produttivi, cioè aumentino il reddito nazionale, il risparmio co,rrispon.d;e-nt•e, spontaneo o forzoso, che esso sfa. II limi!e _degli hwestimenti non è nel risparmio pre- coshtmto, ma nel livello futuro dei costi. · · · I lavori pubblici costituiscono la spesa statale più agevole, quella che dà il rendimento più immediàto, per la tonificazione dell'economia nazionale. Ma è anche la spesa che incontra per prima l'ostacolo dei costi crescenti e che più facilmente scivola nella spinta inflazionistica. Tale pericolo è minore quan– do, inv·ece che ad opere pubbliche che non dànno luogo ad introiti, lo Stato si dedica alla costruzione di case popolari, i cui inquilini pagheranno via via con l'affitto quanto lo Stato ha sborsato. D'altra parte lo Stafo può tonificare l'economia n~zionale, facendo alle industrie commesse di bi:ni d1 largo consu~o, che esso poi rivende alla popo– la~ione a prezzi di costo, servendosi del commerçfo privato, ove questo sia disposto a farlo contro· una
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=