Critica Sociale - anno XLII - n. 1-2 - 1-16 gennaio 1950

6 CRITICA SOCIALE una questione che per lei è diventata questione,. di prestigio; e d'altra parte valuta molto bene. 1m– sidia di un. even·tua:le referendum popolare su d1 una questione che non sembr,a molto sentita dal paese e che col passare del tempo su_scita in ogni settore sempre maggiori perplessità, consapevole che un re/ erendum del genere assumerebbe il carattere di una scelta politica, da cui la D.q. p_otre.bbe avere non liete sorprese. Non sembra qmnd1 che da parte di De Gasperi si possano fare concessioni sostan– ziali alle istanze dei liberali. A meno che da parte di questi, che invero hanno dimostrato di tenere molto alla collaborazione governativa, non inter– vengano rinunce o attenuazioni, si profì,la realmente fa poss,ibilità di cc sbarco » del P .L.I. dalla collabo– razione governativa. Ad avva,lorare questa ipotesi sta,nno alcune altre concomitanti prospettive: quella affacciata dalla si– nistra democristiana di Dosselti•, di confortare -l'esigenza di una maggior-e « efficienza » gover,nia– tiva, estromettendo dal governo la formazione po– litica che più era apparsa inquieta, insofferente, molesta, preoccupata di porre (benchè con nessuna fermezza_ ·e coerenza) propnie condfaioni ed istanze; qnella di confortare. i socialdemocratici con l'appa– renza di uno ccspostamelll'to a sinistra ,,, allonta– nando un partito cui si vorrebbero attribuire i ce– dimenti ccverso destra» effettuati in realtà daUa stessa D.C., senza con ciò compromettere l'indirizzo sempre più manifestamente libemsta e conservatore della azione governativa; e fors'anche il sottile cal– colo politico di svincolare un partito pùrtato, per la sua debolezza e per le propensioni di certi suoi circoli, a sci volare, consapevolmente. o inconsape– volmente, alla destra della D.C., con ciò da un lato dando un maggior credito alla esigenza della D.C. di costituire essa, ed essa soltanto, i-1 fukro dina– mico della cc terza forza», e d'altro lato consen– tendo la conversione su questo partito di certe forze orientate oggi o verso i monarcbici o verso il M.S.I. Comunque sia, partecipino o no i liberali a.J nuovo governo - ed urna non impossibile soluzione di compromesso potrebbe essere la partecipazione a - titolo personale, sotto il profilo della competenza tecnica, di uomini di sicuro orientamento libe– rale -, la prospettiva più ovvia è che il governo si ri<:ostituisca press'a poco con lo stesso aspetto di prima. Il mutamento più sostanzii.ale lo si può pre– vedere nella diminuzione del contributo del P.S.L.I. nei settori economici (sin dalla cccrisetta ,i di ot– tobre Tremelloni ci è apparso la vittima predesti- · nata), che sarà ripagato con il rifiuto di De Ga– ~peri di accedere alle pretese dei dossettiani e con 11ma~tenere al P.S.L.L (con qualche cccambio dell;i. g~ard~a ») ed agli. alt:i Pl;lrtiti mi_nori lo stesso peso d1 prima nella d1stnbuz1one dei portafogli. E' dunque questa ipotesi il « conservare la for– mula d~l 18 aprile!>?~, dare soddisfazione a quella che dei partiti mrnon, o almeno dei dirigenti e delle maggioranze dirigenti dei partiti minori, sem– brava un'acuta pr,eoccupazione? E' questa soluzione un'alternativa realmente e sostanzialmente diversa da quella ipotesi di un ·governo monocolore, total- 1:1ente democristiano, che tanto li ha sgomentati? Secondo l'avviso di chi se-rive, no. La stess-a cc for-· n_n-!ladel 18 aprile », intesa nel migliore e più po– s!tivo _dei sensi, cioè nel profilare una c0Habora– z_1~ne mter pare~, prescindendo dal reale peso po– litico, e nel porvi a fulcro un preciso e impegnativo prog_ramma da realizzare in comune anziichè un c?nt~nuo g~oco di_ spinte e di controspinte, di con– h ash e di conmvenze, neutralizzato e sovrastato dal . predominante ed incontrastato indirizzo ccdi– rettivo " ~ella D.C., non è mai esistita e non è mai stata praticata. Essa esprime, semmai, ciò che po– trva _essere_-e non è stato. E non lo è stato in parte b~nsi per Il pesante predominio e per la spregiu– dicata mancanza _di discrezione della D.C. e deHo stesso ~e Ga~p_en,_ma soprattutto per coipa e di– ~etto dei partiti mrnori. Essi non hainno mai avuto 1_deepr_ec1se (e ~anto _meno quindi ima cordspon– dente lrn~a pratica di ';'.Ond?tta) su ciò che signi– ficasse, di fronte alla situaz10ne esistente, collabo- BibliotecaGinoBianco razione ad un governo di coalizione ed in partico– lare collaborazione con una forza politi-ca della na– tura, della fisionomia e del peso poliHco e parla– mentare della D.C. Di fronte agli ovvi pericoli che la D.,C. prospettava, non certo alla D.C., ma proprio ai partiti minori deve attribuirsi la responsabilità di essersi subito appagati, come fatto realmente im– portante ed anzi decisivo, della loro presenza al governo, con la generica fiducia di cc ,potere fare qualche cosa ,i (ma ccche cosa», di preciso, nes– suno di essi ha mai saputo bene, fuor delle ge– neriche e verbose postulazioni congressuali, siste– maticamente deluse). E di avere viceversa dimen– ticato le cose, più moleste forse per dei collabo– rn.tori, ma più importanti: di impegnare seriamente ed effettivamente la D.C. ad un preciso, coerente, circonstanziato programma di governo che potesse rappresentare la concreta, ma puntuale e indifferi– bile, realizzazione di istanze su quei punti sincera– mente comuni; di non comprendere che l'escamo– tage di lasciare da parte, senza discutere preven– tivamente ed a fondo, certi problemi che avreb– bero determinato un contrasto, a lungo andare, es– sendo quei problemi indifferibHi e ine'liminabili, era un espediente illusorio; di non avvertire che di fronte a certe insuperabili tendenze confessionali o addirittura clericali della D.C. occorreva a priori, ed in comune, •individuare i concreti settori della vita dello. Stato e della vita pubblica da salvaguar– dare, con esplicite garanzie; di non intendere che ciascun partito era tenuto, di fronte ai suoi seguaci e di fronte agli altri, a tracciare, ail di qua del campo dei possibili compromessi e delle inevUa– bili transazioni, una propria linea di resistenza da . « tenere ad ogni cosro », pronti persino ad abban– donare la collaborazione governativa quando tale linea fosse stata intaccata o compromessa. In realtà, non della vacua espressione di « con– servazione della formuJ.a del 18 aprile ,i si tratta (non bisogna d'altronde dimenticare che a ripu– diarla è intervenuto lo stesso Consiglio Nazionale deHa D.C. nella sua importante sessione di dicem– bre) bensì della persistenza di quel « blocco di go– verno ,i, in aperta rottur-a ed "in crescente antago– nismo con quell'altro « blocco di antigoverno », rap– presentato dai social-comunisti., che è il tipico ri– sultato dell'arte di governo degasperiana. Invero ormai da tempo esso (ed anche qui dovrebbero an– noverarsi gr,avi responsabiHtà nei minori partiti de-· mocratici, sia per non avere inteso che la « terza forza ,i in Italia poteva seriamente -costituirsi soio separandosi dalla D.C., sia per avere abdioato alla volontà di costituirsi come « alternativa ,i al pre– dominio democristiano) esso costitui,sce una forma– zion~ .più g~ave e più .insid!osa di una semplice coahz1one d1 governo, m cm la collaborazione si faccia sempre più incondizionata. Infatti, grazie al predominio attuato all'interno di questo blocco da pa~te della D.C., un po'_ per propria invadenza, un po per debolezza a:ltrm, e grazie al trasformismo corrodente, all'attendismo, alla tendenza a tutto im– postare ma a tutto dilazionare, esso è venuto lenta– mente degradandosi in quell'ipotesi che altra volta confi_guravo come « partito unico-plurimo ,i. L'auto– n?_mia ?elle minori for~e politi·che diventa sempre pm un apparenza; 1 alhneamento sostanzi,ale sul'le direttive del partito maggiore div enta sempre più effettivo e sempre più incowdizi,oll'a.to, sino a smrur– r_ir:e i confini di una effettiva dif fer enziazione po– hhca, per lo meno se la politi-ca consiste non in idee, in intenzioni, in sfumature di li1J1guaggio ma in una effettiva linea di condotta. ' Conservare una simile· forma di coalizione per De Gaspen presenta, malgrado le impazienze di non pochi uomini del suo. partito, un vantaggio troppo evidente. E non si tratta soltanto, come os– servava acutamente Mario Ferrara, in un recente articolo sul « Morndo », di una formula che per– n~ette alla D.C. di monopolizzare tutto il merito e d~ addossare alle minori formazioni tutte le p,er– dite, o tutte le inadempienze. Si tratta del fatto che U?a formu_la del genere impedisce (o meglio impe– diva_, avenqo il P.S.U., nella sua ancor recente for– maz!one, rott~ ques~o. circolo, e~ ~ il suo maggior mento) che il domrn10 democnshano, ribadito in

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