Critica Sociale - anno XLII - n. 1-2 - 1-16 gennaio 1950
CRITICA SOCIALE 17 comunisti stessi. E nessuno, infine, intenderà la « vit– toria. sul comunismo » come una vittoria della Chieoa sul pensiero moderno « tout court ». Il comunismo si rla.llaccia, per remota origine, al moto del pensiero mo1lerno, ma, nella sua immobile forma sovietica, bru– scamente se ne distacca per assumere il volto di up.a deità• implacabile, sospettosa e persecutrice, che ai lumi dolla ragione sostituisce l'adesione fervida, acritica, incondizionata delle folle istupidite. D'altro canto, di .fronte al crescere mostruoso di quella che funzionari e bottegai definiscono, con can– dida insipienza, « civiltà industriale», e conoscendo, per _rudimentale ma limpido retaggio culturale, lo stretto legame che unisce pensiero e storia, civiltà e religione, e contemplando la desolazione presente, che tutto abbraccia nella sua indeterminata vastità il nostro lilterno orizzonte, non sappiamo più valutare positi– vamente, nei suoi esiti concreti, questo pensiero mo– derno che ci fece tanto orgogliosi, la sua metafisica splendida e arbitraria, la sua etica geniale ma rescissa 4alle speranze sovrumane e insabbiata in_ un sogget– tivismo empirico c:he la reinventa e la muta secondo t propri canoni ed inquietudini, come un vento ca– priccioso. * * * Non nutriamo simpatie per la Chiesa attuale: la sua progressiva adeguazione alle esigenze del mondo mutato in cui viviamo (questa processo è, almeno nelle sue manifestazioni estériori, innegabile) ; l'uso Sl!).O– dat.o che essa fa dei moderni mezzi di propaganda per le masse; il fatale dissolversi, nel suo seno inondato dalle speranze proprie di un collettivo eudemonismo; della visione sovraumana e rigenerante del Regno; la sua passione singolare per talune affermazioni del pen– siero tecnico-scieRtifico, unita alla più ferrea incom– prensione di delicate e pressanti questioni morali, per la cui soluzione essa dovrebbe prodigare le migliori energie, ci mandano letteralmente in furore. Tuttavia, se non ritenessimo certa la sùa sopravvi– venza in un futuro liberato dall'ossessione bolscevica, toccheremmo materialmente "il fondo di_un pessimismo che agli animi forti è dato soltanto contemplare come l'evento ultimo oltre il quale la speranza e la fede, come creature di terra nell'immobile atmosfera lu– nare, non palpiterebbero più. Oltre la struttura gerarchica,· al di là di tutti gli -errQri, di tutti gli egoismi, di tutte le colpe - ai cui assalti è esposto, come og11i a'ltra istituzione, l'edi– ficio terreno della Cattolicità - la Chiesa posa su un pensiero dal quale perennemente distillano linfe vitali per l'umanità. Questo pensiero è il nodo sovru– mano da cui discendono e a cui ritornano, in una in– cessante guerra, i termini supremi della nostra vita di uomini. · L'immagine di una Chiesa custode immobile di un pensiero pietrificato corrisponde soltanto in parte alJ.n. verità. L'elegia del Salmista, la parola Evangelica, _il messaggio Paolino, l'esempio Francescano, l'.Agostini– smo, il Tomismo, l'ineffabile luce che avvolge la vi– sione. Dantesca e l'immensità di Pascal, i rivoli fe– condi delle mille e mille eresie in attesa che un'onda nuova riaffluisca nei loro letti disseccati, sono il sim– bolo di un dramma perenne, che travaglierà, esalterà e abbatterà l'uomo . fino al giorno dell'universale si– lenzio. Il travaglio teòlogico è sempre vivo, ancorchè sottaciuto, all'interno della Chiesa, come dimostrarono in questo stesso secolo , le secessioni moderniste, e quando la minaccia ateista, che non soffia soltanto da Mosca, ma si alimenta nel caos crescente, nella nu– dità e n,ella desolazione dei moderni regni della tec– nica, si sarà dileguata dietro la cortina radioattiva dell'ultima esplosione atomica (cui non vogliamo at– tribuire che un mero valor di mE'tafora), i mai sopiti . contrasti d'ordine morale ed escatologico ridivampe– ranno. Dietro al comunismo non c'è pensiero veramente vitale e dalle sue viete concezioni gli uomini più com• Btb 1oteca mo pleti che si vedranno sorgere porteranno le stimmat~ di una interiore mutilazione - la responsabilità etica, le aspirazioni supreme - che ne farà dei puri automi nelle mani delle potenze terrene. Se di fronte ai pic– coli uomini che reggono oggi le sorti della Cihiesa si trovassero - nell'opposta trincea - degli avversari d'eccezione invece che i melanconici vecchi << clowns » delle scuole di partito di Leningrado e di Mosca, essi dovrebbero pur sempre fare i conti con l'eredità indi– struttibile del pensiero cristiano, rischiando di fran– tumare le tavole staliniané contro l'umile roccia del– l'insegnamento del Galileo. Già la stanchezza corrode le loro membra, già la ribellione serpeggia, e in qualche luogo già divampa, nelle loro file. Fra le ombre di San Stanislao, il cuore di Federico Chopin, splendido nella sua guaina di lacrime, si fa mallevadore e simbolo dell'indomabilità dello spirito polacco di fronte alla tracotanza del Maresciallo so– vietico. Nell'·aria che odora - oh profetico Heine ! - « di cuoio russo, di sangue, di empietà e di frustate», si sparge e txema, si spegne e riecheggia più forte, e si confonde al pianto, il martellante ritmo della « Polonna}se ». ' Il pensiero della Polonia eroica, vivo e presente - oggi come ieri - alla coscienza degli uomini liberi, ricollega fulmineamente, salvandoci da conclusive al– terazioni polemiche, l'immagine di una Chiesa pec– catrice ma perseguitata, e il dolore delle libertà mi– nacciate, dove da una sola, dove da molteplici forze, all'idea di un dra.mmatico risveglio di respons·abi!ità etiche e di cristiana pietà, condizione per la disfatta della irrazionalità presente e delle fo"rze cieche che ,, snaturano il volto della sefferenza umana e della gioia. Gurno CERONETTI FATTI E COMMENTI della stampa italiana ed estera Impressioni di Spagna La Revue socialtstè di novembre pubblica con questo titolo un articolo di Marie Granet, di ritorno da un viaggio in Spa– gna, del quale .riproduciamo alcune parti. « Appena arrivati in Spagna, un francese è colpito dalla mancanza di organizzazione moderna e sanitaria. Franco ha fatto degli sforzi, questa esta,te, per attirare i turisti: il pae: se è così ricc~ di bellezze di ogni genere che la propaganda poteva parere facile. Di fatto i turisti sono rari. Pochi si ar– rischiano a viaggiare in ferrovia. A credere agli stessi spa– gnoli è un'esperienza curiosa ma penosa: i treni sono sporchi e poco numerosi e hanno ore· ed ore rti ritardo; polli e coni– gli sono issati nelle vetture e gli odori di cortile non sono graditi a tutti i viaggiatori. Del resto si vedono poche vet– ture srtaniere sulle strade... Per quanto desideroso sia il cau: dillo di accrescer\) una industria che migliorerebbe le suu finanze, non ha potuto, tuttavia, risolversi a sopprimere· 1a fa– stidiosa corvée dei « trittici » che si devono riempire ogni ~olta che si arriva in un albergo o se ne parte... Sorveglianza poliziesca. Inoltre, l'attrezzatura delle città non invita al turismo: tn– nessun luogo vl è acqua potabile. Bere acqua vuol dire con– dannarsi alla dissenteria' o al tifo ... Si può appena credere che non vi sono conduzioni di acqua potabile in città di parecchie centinaia di migliaia di abitanti. A Granata, dove siamo ar– r1'·ati dopo un uragano, l'acqua era color giallo ocra - co– lore di terra - nei rubinetti e nelle caraffe. E non soltanto non vi è acqua potabile, ma non vi è acqua del tutto ... Cosi non P. senza malinconia nè rimpianto che si contempla– vano le ruine de! grandiosi acquedotti romani di Merida o di Segovia: vi furono un tempo governi che seppero approvvi– gionare d1 acqua le città che ora ne mancano ... Altro motivo di stupore: la debole densità della popola– zione contadina, l'assenza di circolazione sulle strade e la rarità di qu(lSte...
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