Critica Sociale - anno XLI - n. 24 - 16 dicembre 1949

490 CRITICA SOCIALE slone è stata presa a cuor leggero e senza !·a convinzione profonda che c'è modo di restare fedeli al prmclpl del mar– xismo di Javorn•re onestamente ed efficacemente all'avvento del s~cialfsmo, senza rendiers•I complici, anche solo ~on li a!Jenzlo che si terrebbe per riguardo a non_ ~o quah Inte– ressi e ragion.i d·i Sta·to superiori, di una polthca che, a B~– dapest e altrove, soffoca Ja libertà e uccide degli innocenti. La suprema vir,tù dell'insegnamento di Marx: a1 m1ei oc– chi, consiste nel suo imperR-tivo categorico d1 lucidità, di fedeltà a.Ila verità. Cosi l'aveva compreso anche Lenin che, ris,pond,mdo ad una d:>manda dell'economista Eugenio Varga che gli domandava se aveva fatto ~ene ad esporre in piena s·lncerità, in un piccolo J.ib10 pubblicato dopo la caduta nel 1919 della prima repubblica del Soviet d'Ungheria, le diffi– coltà oncontrate da qu·esta rivoluzione, ha detto senza esita– zione: « Avete fatto bene, a,s,;olutamente bene. Non s,I deve nascondere nulla al ,proletariato ... ». SI, la menzogna, la finzione, i1 mito sono all'o,pposto del fondamenti morali, delle condizioni vita.JI del sociaHsmo. La verità è l'os·sigeno senza Il quale esso non potrebbe vi– vere. E appunto perchè sono convinto che il mondo ha ta111to bisogno de•l socialismo quanto questo ha bisogno della verità [Per rlna-scere, non ml asterrò dal J-ottare in favore di quella che io credo essere !a verità >. Letteratura e società. Con il titolo La sorieta è il nostro destino li «Ponte» di ottobre pubblica _una parte del discorso inaugurale del com– pagno S!lone al ·congresso del P.E.N. Club (associazione in– ter,naz!ona,!e degli scrittori), che si è tenuto a Venezia 1'11 settembre scorso, che r!p·roduclamo. « Mentre già s'1 moltiplicavano i segni premonitori della seconda guerra mondiale (e di quel fenomeno spirituale che accompagna tutte •le guerre e che può chiamarsi la mora– torl·a di ogni libertil clvHe), Il congresso internazionale te– nuto in Francia nel 1937 affermò perentori,amente, forse fi– dando troppo sulle possibi>lità. umane: « Il P.É.N. è al tut– to indipendente dai governi e da.i ·partiti politici e non deve servire 1 -loro ,Interessi ». Ora lo credo di esprimere un sentimento comune a noi tutti affermando che nel 1949, dopo quello che è successo, · in questo pae,;e e negli altr.i, noi non possiamo limitarci a t-ipetere quelle belle e s-acrosante formule (la cui validità ,platonka nessuno mette in dubbio), e a t-ipeterle, dicevo, come frasi rituali, o come un disco inceppato che r-ipe1a le stesse paro'1e fi•nchè il grammofono 010n venga fermato. Sen– za difficoltà siamo d'accordo che J.a posizione teorica di ogni intell~ttuale pervenuto alla coscienza della asso,luta dignità delJ'inteMigenza non può non essere quel-Ia indicata neHa fa– mosa apostrofe di Voltaire: « Signor abate, lo detesto ciò che voi scrivete, ma darei 1a vita perchè possiate conti01uare a scr-lvexe ». Ma ciò non deve indurci ·a credere che gli abati, come gli operai e tutte le altre categorie di cittadini, per usufruire del dlrl.\lo di pubblicare i proprl scritti, non hanno anche bisogno, tra l'altro, di carta e di tipografia. Spero dunque di non ferire alcuna sensibilità se ,nell'ag– giungere qualche breve .rifless-lone aggiornata., a quelle no– stre comuni conoezionl della Jibertà spirituale, cercherò di sfuggire a ciò che Strlndberg chiamò, con la sua abituale durezza e sommarietà, :la « luevltabi.le •pocr!,s-la » d'un discor– so inaugurale. Le tristi esperienze degl.i ultimi decen01i ci ha11no procu– rato una nozione e un senso as,sai .più co·ncreto delle ron– dlzionl soc-iali, politiche, economiche che -la libertà strett11- mente condizionano; cl hanno dato, !mtendo dire, una no– zione e un senso assai ·•più pratico degli inganni molteplici che pos•sono annulla.re o offuscare la libertà anche quando a pa.role essa con.tlnul ad essere celebrata. Cosi noi abbiamo imparato, non solo teorkamente ma a nostre spese, che la Hhertà non la s.i sopprime soltanto con la violenza, la cen– su:ra, 1.1" ca,roere, il confino, o il forzato esilio; ma anche con •la corruzione, l'adulazione, l'offerta di onori accademici o di facile popolarità, e, a,nche ·più efficacemente, col monopolio del mezzi mat~riali di espressàone. E la Ubertà non consiste più per noi soltanto, nè .principalmente, nei diritti forma.Jl sànclti dalla costituzione, ma nena reale possibilità di sce– gliere, "econdo la .propria coscienza; neHa possibilità di di– re, senza i 1 ncorrere in pene o in mina-cce, si oppure no a ra– gion veduta. Ed ovunque non regni questa reale possibilità di scelta, ai nostri occhi non esiste neppure resp·onsabilità morale, e la dignità umana che su di essa è principalmente fondata. Purtroppo i mezzi di rep,ressione e di ,intimida– zione di cui dispone, in sempre maggior copia, lo $lato mo- Biblioteca Gino Bianco demo, fomiscòno alibi in abbondanza al pigri, agli soettlcJ dis·postl a uniformarsi ad ogni opportunità. Polchè, come 6 facile a concepire,· sotto ogni regime ed in ognd epoca il con– formismo richiede assai meno sforzi di una condotta lndl– pendénte e fiera. Nè l'amore della verità è sempre cosi for– te da esigere che •l'uomo vi sacrifkhl la propria sicureua, il proprio benessere, o ,soltanto quella che a.Jcunl chiamano « la quiete e la serenità del p.rop ·r.io spirito ». La capitolazione dav8111,tlalla Hrannla, come è risaputo, ha assunto negli anni trascorsi ,nei vari paesi divers,i ingegnosi pseudonimi; ma non è nel potere d'a-lcuno di nobilitare con parole l'i01,tlma sostanza del-la servitù, che è sempre fatta d,i viltà e di meschino egoismo. E quando ci si avviliva e sot– tometteva per salvare, come da alcuni si pretendeva, « alme– no la cuJ.tura », era la cultura stessa che veniv-a mo·rtlf.icata e di son.orata. Nè p.uò essere accolto come lusinghiero •l'aHro argomento che s•pesso si invoca per a.Uevlare lo scanda-lo della condot• ta civile di molti letterati, e cioè che essi siano da conside– rare, 01ella maggior parte del casi, alla stregua dei bambini, per la loro inesperienza delle comp-J.lcazioni e malignità d.l questo mondo. Anche se ciò fosse vero (e noi ,sappiamo che raram,en,te lo è, trattandosi per H resto di infanzia s,imulata, assai esperta dei fatti suoi), sarebbe da -ribattere che la for– ma più triste, perchè lrrimediab!,!e, di s·ervitù, è senza dub– bio quell'a del servi che non si avvedo,no di esserlo, oppure, rendendosene conto, non ne soffrono. Ad ogni buo.n conto, quella particola-re dignità della condizione .di serittore, che noi siamo qui unan,imi nel ,rivendicare, no-~ ,può r,e.rtamente fonda.nsi su una rlchi~sta di una nostra minore responsabi– Utà nel doveri deNa vita c-ivlle, ·•rispetto agli a.Jtrl cittadini. E si •può a11che aggiungere che la libertà a noi sl cara e di cui noi a,bbiamo bisog•no ~iù degli a-Itri, se non ce i'a con– quistiamo e dif.endi,amo noi stessd, e se la riceviamo in re– galo, •resterà .pnr semp,re appa,nnaggio In.certo ed effimero.- Forse 1110n vru-rebbe Ia .pena di p-ronunzia•re parole cosi amare se es.se avessero soltanto il significa-lo di recrimi– nazione del passa•to; ma ess·e sono purlrop·po glustifica_te da fatti attua-li, assai in.quietanti, e da un funesto presenti– mento de!J'avvon•lre. Vi è una propaganda di odio tra I po– poli che non si limita ad una sola delle parli i,n contrasto.i. una propaganda che si aumenta princlpa }men.te cot. la falsi– ficazione s.istematlca del v,eri motivi del contrasto; una pro– paganda alla quale si presta110 a111ehe serHtor.i di fama, i· quali però in tal caso meritano questo 111omeunicamente per la ,loro raffinata conoscenza dell'arte della menzogna. NeHe memorie del barone von Hilgel è ·ri-po,rtato il racconto di un curioso ep1sod.io a•I' qua'ic assislè il ca.rdlnale Newmao da ragazzo. Sf!Java,no -per •le vi,c di Londra i so•lda,ti f.rancesl dell'esercito napoleonico I fatti ,prigionieri a Waterloo e nu– merosi cittadini ,si avvici,navano ad essi e cercavano di sol– levare' i loro ,pastrani per verificare se i francesi avessero effettivamente 'la eoda, seco·ndo u01'opinlone aHora assai dif– fusa. Malgrado i pro~res·si tecnici che ha,nno assdcurato alla tra• smissione deHe •notizie da un paese aH'altro -la ·rapidità del suono e della duce, ,noi s·appiamo che su.perstizio,ni grott~– schJt>,i-n tutto simile a quella !ricordata dal' cardinale Newman, sono fre:quentl anche 01el nostri giorni. Le stesse barzellette sulJ.a a111atomia bestiale deg!.i uomini considerati n·emici, su·l– la coda, .sulle tre narici, sulle quattro mammelle, fanno pre– sto ad entra-re nel patrimonio della cultura nazionale. E vi è di nuovo, fatto a,ncora più !01quieta.nte, oltre la mJ– noranza degli attivisti dell'odio, un diffuso scetticismo sulla possibilità di contrastare, come scrittori, il corso ritenuto fata,le degli eventi e una conseguente raS1Segnazi'one aUe peg– giori catastrofi. Ora una lezione essenziale deJile es<perienze degli ultimi IU},– ni (a conferma del -resto di qualche cosa che già s•i sapeva) è H legame di intima solidar.ietà che accomun'l la sorte degli s"rittori, sulla libertà e sul,la servitù, a quella degli altri cit– tadi<ii. Vi è una immagine grave. e tragica di Venezia che a q_uesto .propos-ito merita d,! essere rievocata. E' un'imma-· gine troppo recente per aver trovato un'espressione adegua– ta, se mai la troverà, acca,n,to alle altre opere d'arte della città; ma forse aUa maggioranza di voi è ugua•lmente nota Leggete e diffondete il quotidiano del P. S. L. L L'UMANITA'

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