Critica Sociale - anno XLI - n. 22-23 - 16 nov.-1 dic. 1949

452 CRITICA SOCIALE pria contraddiziione. Tale è apparsa .alla opinione pubblica, che ancor· oggi, a dista n .za d1 tempo, cere~ invano di -raccapezzarcisi: ta .le e apparsa a m_olt1 compagni della cosidetta « _d~str~ » che, consenz_1~n– H,a-ll'a,ffossamento della umf1caz1one, non h~nno m– veoe taciuto cnitiche e dissensi. a questo r1gu~rdo; tale appare e continua ad appari-re anche a ~01. EsC'luso che si trattasse di una contropartita con noi negoziata o negoziabile·; escluso_ che l'abbandon~ della collaborazione potesse apparire a co-r~pa~m della nostra corrente un gesto che potesse grnstlfi– care o almeno mitigare il 1risenbimento ~er la man– canza di parola dat.a circa l'intervento al cong,resso di unificazione, le altre ragioni addotte o accen– nate appaiono veramente troppo deboli per pòtere convincere alcuno. H proposito dei ministri .dii dedi– carsi alla vita del Partito non era certo inconcilia– bile con la continuazione della partecipazione al .;.overno. Il ribadito inte,n,to parteciipazionista e la ~tessa formula interinale con cui De Gasperi, con palese ri"uardo verso il P.S.L.I., ha posto tenmine alla < cri~etta » impedivano, nei dibattiti di partito, di tr,asferir,e la.' questione del governo su di un p'Ìa– n.o ·,superiore ed impregiudka-to, che effettivamente re.stituisse al partito una sua ,piena libertà di pro– n.Ù,nciarsi. Quanto all'argomento che la permanenza al· governo avrebbe fornito un facile pretest? .P?l~– mico agli avversari, dimostrando da pa,rte deu mini– stri· quasi un attaccamento personale ai loro posti, e!lso è verai;nente troppo meschino: nè, da una parte, la ·polemica antigovernativa è ma,i scesa, da parte di nessuno, alla stolta volgarità di simili tesi; nè, d'altra parte, la ferma convinzione della Oipportunità della collabo,razione poteva indurr,e a giocairla p,e.r la preoccupazione di questo argomento polemico ed elettoralistico .. Malgrado tutto H nostro anti-collahorazionismo, abbiamo sempre ritenuto la partecipazione al gover– no come una- cosa estremamente seria, come un gra– ve ed oneroso· impegno assunto, non soltanto di fron– te al pa1rtito, ma dii fronte a 1 l paese. Uno di quegli impegni che solo per gravi e motivate ragioni poli– tiche si possono mutare o revocare, ma con la consa– pie·volezza che ogni muta.mento ed og,n,i revoca com– portano uno s·postamento della situazione pol-itica .e profonde · ,ripercussioni. Quèste ragionii :politiche, questi gravi e generali e non contingenti motivi, per abbandonare il gover,no, noi li ravvisammo e li 1rav– visiamo nelle nostre tesi 'anti-governatiive. Ma non li scorgiamo affatto nelfa. delibera direzio·nale, imper– niata anzi sulla difesa ad oltranza del collabora– zio_nismo. · Non c'è dubbio, invero, che con la decisione pre– _sasi è_inferto un grave colpo ,proprio a q uella for– mula di collab()lrazione che si voleva pr,e-serva.re, co– me del resto era .prevedibilissimo anche per un pro– fano. La formula deil'interinato, per consentire a,d un partito di fare i propri comodi e d'i decide·re con tutta· ·,pace se ,riprenr:Iere o meno àl .pro,p1rio po-sto (formula che, con poco rispetto per la democrazia interna del partito e per le libere decisioni congres– suali, presuppone già per sicuramente scontata. la vittoria della tesi collaborazionista), non è ceirto fat– ta per accrescere il credito del governo presso l'opi– nrione .pubblica. E non ci voleva grande fantasia per -ironizzare, come fa stampa ha fatto, sui cap·pelJi lasciati sulle poltrone, in segno di « ideafe occupa– zione > (come ha sostenuto H gruppo senatoriale del P.S.L.I.). Aggiungasi che l'interinato, nei ministeri _« tecrnici »· occupati dai ministri dimissiona'ri, va ov– -viamente a tutto scapito della loro effi~ienza e del foro lavoro, i,n questo frattempo, mentre la situa– zione è di p.e.r sè d'elicata. In secondo luogo, è. certo ~he è stato spostato profondamente l'equili,brio poli- . tico del Ministero, ·a tutto scapito degli altri partiti B1n11oteca Gino 81d ,co della coa,Lizione che ·non siano H già predominante partito democristiano, rendendo II?i~ore il_lQlr~ pe:5° politico e più scabrosa la loro pos1z10nie mmon tana-. In terzo luogo, la formula dell'interjnato potrà ben.si consentiTe di ritornare al governo (ma nel colloqmo con la delegaZJione ·del gruppo pa 1rlamentar~, pe_ Ga– speri ha chiaramente prospettato la poss1,b1hta di mutamenti nel .numero e ,nelle persone), ma -non consentirà in alcun modo di .porre come premess,a per tale rientro una qualsiasi specificazione delle condizioni della partecipazione al governo: la colJa– borazione, nel migli()lre dei casi, si ristabilirà sicut erat. Ma chi veramente, chi soltanto si rafforza da questo già scontato « ritorno alJ'owle » è De Gasperi, il quale non consent-irà certo piv il ripetersi di gio– cherelli di questo. genere; nè da pa·rte del P.S.L.I., nè da parte de 0 li altri partiti colJabQ/ranti. Ed infine è ormai palese°che dl recesso dei nost-ri Mi•nistri ha determinato un mutamento delPind,irizzo economico, . di cui si ave-vano o,rmai ,:r,arecchi sintomi. L'insedia~ mento di Pellla all'O.E.C.E. non ha l'aria di essere semplicemente un int,e·r.inato; e troppe autorevoli ' . voci democristiane hanno rileva~o la necessità di un più O'rganico e coerente riordinamento dei ministeri economici, sotto una dkezione non ce·rto !ispirata da sociali-sti. In conclusione, com'era .prevedibile, tutto si è svolto ad maiorem gloriam delJa D. C. E, sia detto sommessamente, ci sembra che IIlon ce ne fosse proprio bisogno. Dal punto di vista collabo-ra– ziornista, da cu'i è partita la ·Direzione, non ·si poteva fare, e non certo a vantaggio del partito, un gioco più a rompicollo di cosi. Ma è bene ripeteire che i,1 ritiro dei Minist.ri .del P.S.L.I., lungi dall'essere un « atto di deferenza> verso il cèn.tro-sinistra - d1n che cosa consi-sta poi questa «deferenza» confessiamo. che per noi è un •rompicapo -, è una totale smentita delle ragioni politiche, non pregiudizil!-li ma contingenti, che sor– reggevano 1-1 nostro anti-collaboraziondsmo a qu.esto gov,e,r,no,in questo equilibrio .politico, ,nel modo con cui qu,esta collaborazione vl!niva in concireto espli– cata. Noi abbiamo sostenuto e ripetuto da oltre un anno a questa parte : 1) che, data la pattedpazione in c@ndlizioni dii minoranza di socialisti ad un governo di coalizione, con ta,nto rilevante preponderanza democristiana, più che mai si rendeva necessario da un lato strin– gere i-n mandera molto precisa ed esplicita gli im– pegni progiramm,atici, -che noi riconoscevamo com·e esi,genze inderogabili, in modo da poter richiamare il Governo alla loro osservanza; e d'altro lato trac– ciare in sede di partito quella ideale « linea dd resi– stenza » su postulati ed esige,n,ze, oHre la quale po– tevano avere anche luogo compromessi e ripiega– menti, ma al di qua della quale non era iecito la~ sciairsi ricacciare, e suHa quale occorreva .quindi « tener duro », a costo d 1 i mettere in. gioco la colla– borazione. Attribuiamo a causa prima dei guai della nostra collaborazione non avere inteso questa esi- 1 genza, che doveva essere la prirya e foridamentaJe cautela per dei socialisti collabora1IIU, in situazione di sproporzione dd forze, ad un governo non socia– lista. Questa ,esigenza sembrò ad un ceirto punto farsi strada, pe•r quanto tardivamente, con la tesi della « specificazione » delle condiz ioni della nostra col– laborazione. Ma i compagni san.no quale ingÌoriosa fine abbia fatto ogni ccmcreto tentativo lin questo . senso. E proprio la recente •«crisetta » ci sembra abbia posto ,una pietra sepolcrale su istanze di que– sto genere; 2) che l'orientamento della politica governativa, quale etra g•radua,Imente venuto i1nvolvendosi un po' in tutti i settori, quello econoIDlico compre;o, dato

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