Critica Sociale - anno XLI - n. 22-23 - 16 nov.-1 dic. 1949

470 CRITICA SOCIALE il fatto piuttosto ·che l'antisocialità d~l delinquente, à con– aèrvare alla" punizione la suà rigidità nel tempu. e nel modo; i1 ·concetto della pena come difesa ed educazione porta a serbarne la durezza, ma nel limite in cui ,questa non pro– duèa avvilimento e deii;radazione ·nel condannato, e sua preparazione a nuovi delitti, a valutare _ la sua pericòlosità, èJnsiderando il fallo quasi sintomo dell'antisocialità del– i'autore, e dare alla pena limiti elastici a seconda dell'esito éleir opera di rieducazione. È evidente purtroppo che 'le ~ondizioni perchè la pena abbia veramente funzione edu– è'ativa non si possono creare subito, in ispecie che non possiamo sperare di passare d'un tratto dalla miserevole condizione delle nostre carceri, che non migliorano chi è guasto, ma guastano chi ancora è sano, alla situazione ideale, e nemmeno II quella di altri, e per questo aspetto plù civili, paesi; ma appunto per questo, mentre l'opera si avvia, o dovrebbe, sono importanti le affel'mazioni di prin– cipo che devono· indirhzarla, ed è importantissimo che il nuovo codice penale ad esse si adegui; in attesa che nel campo delle scienze penali, accanto alla teoria del diritto positivo, tornino a nuovo vigore l'antropologia e la socio– logia criminale; che gli studi pedagogici mettano 'il con– cÌanriato; assieme al fanciullo, al centro della loro atten– zione; che la riforma delle carceri involga mezzi e uomin:i, ci{e han da ~ssere, non i;arcerieri, ma educatori. · , L'affermazione della personalità, esigenza democratica, o s'emplicemente umana, non si fa cori un riconoscimento 'ie~rico che ha poi applicazione pratica quando si tratta, di punire, non quando l'onestà sta sa1da, chè allora non giunge premio, ma promuovendo in concreto il ~uo sviluppo, con ì~ creare condizioni sociali, politiche, economiche favorevoli; per tiuanto concerne il diritto penale, assicurando la tran– qui_llità pubblica, avvalendosi della pena come difesa e preverizione, e, per chi l'offenda, rivolg.endo a buon fine la pena che la società è costretta ad infliggergli e cercando di procurarne, il ritorno nella comunità, non allontanandolo per sempre. Il progetto, invece, non si mette risolutamente su questa strada, come si vede hadando ai punti critici, che. s.ono indicati con viva evidenza nell'autorevole pa_rere dell'Uni– versità di Torino, che esce in questi giorni sulla Giurispru– denza italiana; il si5tema pene-misure di sicurezza conserva i_ caratteri del codi<:e attuale, senza la revisione necessaria, si .ritenga o no di giungere addirittura all'abolizione del dualismo; la valutazione della capacità a delinquere, agli effetti della dete~inazione della pena nell'ambito del potere discrezionale del giudice, che s'ispira all'idea della prevenzione, _è sostituita da quella della persoualiJà del delinquente, che mette l'accento sulla colpevolezza morale, di cui serve a determinare l'entità, e rileva il carattere 1·epressivo della pena; la_ tendenza a d~linquere - lascia luogo alla « particolare malvagità » del delinquente; nel– l'arti,·olo che riguarda l'esecuzione delle pene inflitte ai minori è scomparso l'inciso: « ed è a loro impartita, durante ,le ore destinate al lavoro, un 'istruzione d'iretta sopra tutto .alla rieducazione morale », eccetera. Le scuole, insom1iia, che potremmo chiamare progressive (escluso il riferimento a certi valori che l'aggettivo ha a,sunto nella terminologia politica corrente) hanno piuttosto pers_o terreno. I relatori d-ic,hiarano invece che i card,ini del codice vigente restano immutati. M11 allor~, tornando all:impostazione iniziale del problema della nuova codifi– _cazione, forse l'ora, per una nuova legislazione penale, _non era ancora giunta. Se il codice Rocco, nelle sue linee generali, non- è così cattivo da non poter reggere ancora per qualche tempo, magari con qualche ulteriore ritocco, perchè non dare opera ad- una. riforma vasta e profonda, che realizzi largamente le buone intenzioni della Costitu– zione, chiamando a contributo tutte le scuole,-ognuna delle quali certamente mette in luce esigenze valide, in modo _che un nuovo codice sia veramente un progresso? L'Italia ebbe ·ed ha ·fama di maestra nelle scienzè penali; sarebbe hèlla conferma di tale nobilissima fama trovare la forma giuridica delle istanze morali e politiche, che oggi ·chia– miamo democratiche, · ma sono qualcosa d,i più !'~spetto attuale :dell'etern·o ideale della solidarietà uman~. UBERTO SCARPELLI - BibliotecaGino Bianco ., Costa e Gnocchi Viani ~ Una amicizia ·di Gnocchi Viani poco nota, ma da lui profondamente sentita, fu quella che egli ebbe per Aridreà Costa, quell'Andrea Costa che nel 18_74 asseriva che: « La propaganda pacifica delle idee rivoluzionarie ha fatto il suo tempo e deve soiti~ tuirla la propaganda clamorosa dell'insurrezione e delle barricate » (1). · / Gnocè~•i Viani, che aveva vissuto nel mondo dell.è cospirazi oni mazziniane; vide in questo giovane, esu– beran.te d'ingegno e di energia, un cont'inuatore del– la rivoluzionè patriottica nel senso umano e sociale. Lungi dal disa-pprovare gli atteggiamenti cospiratori ed eroici, egli cercò di attrarre il giovane a quel so– cialismo che nell'Alta Italia era rap1presentato dalla Pleb,e di Mi·lano il giornale redatto da Enrico B1- gnami e da Potrro di Palermo, diretto dall'operaio cappellaio alvatore Igignerios e che ebbe anche la collaborazione del comunardo Malon, dello stesso Gnocchi Viani e del maxi'sta GiuHo Guesde. , Gnocchi Viani interp;etava questa corrente che fu definita integrale o accelerati ca con· un senso reali– stico e con l'obiettivo preciso di incanalare le due correnti del socialismo italiano in un unico· alveo perchè il partito fosse un organismo sano, forte. Egl-i allacciò col giovane Andrea Costa una corri– spondenza amichevole dalla quale· si può vedere la influenza esercitata dall'ex cos,piratore mazziniàno sull'anima e sulla mente dell'assertore della ri\roUa. E' nota la lettera che Costa indirizzò agli amici di Romagna, il 7 -luglio 1879, in cui tra l'altro si dice: _« Noi ci ·racchiudemmo troppo in noi stessi e ci preoccupammo assai più della logica delle nostre idee e della composizione di un 1Programma rivòlu– zionarfo, che ci sforzammo di attuare senza indugio, anzichè dello studio delle condizioni economiche e morali del popolo e dei suoi bisogni sentiti ed im– mediati. Noi trascurammo così fatalmente molte ma– nifestazioni della vita sociale, noi non ci mescolam- . mo abbastanza con il popolo; e quando, spinti da un impulso generoso, abbiamo tentato di "innalzare la bandiera della 'rivòlta, il popolo non ci ha capiti e ci ha lasciati soli. Che le lezioni dell'esperienza ci profittino: Compiamo ora ciò che è stato interroito. Rituffiamoci nel popolo e ritempriamo in esso le no– stre forze. Pe'r ora la cosa importante da farsi è quella di ricostituire il Partito socialista rivoluzio– nario italiano che continuerà l'oipera incominciata dall'Internazionale e che, federandosi o prima o poi con i partiti simili esistenti negli altri paesi; rista,. bilirà su basi. solide l'Internazionale che ora è in sfacelo dappertutto. L'Internazionale come esistette finora rappresentò un momento storico nella vita delle plebi; ma non potrebbe rappresentare tuttà la loro vita. Noi non abbandoneremo peraltro il no– me dell'Internazionale, ma vogliamo che non sia m;1 semplice spauracchio, sibbene che si formi sull'or– ganamento solido dei partiti socialisti esistenti nei l iversi -paesi ». · . Non è nota invece una lettera di Gnocchi Viani datata 20 febbraio 1887, e ,precedente quintli i inoti di Beneven\o. e la lettera di Costa sopracitata la qua- le, pur dando ancora una certa adesione alla con– cezione eroica rivoluzionaria, dimostra come Costa fosse già attratto a quel socialismo legalitario che i romagnoli in genere riprovavano e deprecavano co– me esiziale alla causa del socialismo. Ecco quanto scriveva Gnocchi Viani: « Caro Andrea, abbiamo ricevuto il manifesto di Imola che f.u letto poi al Congresso. Del nostro Con– gresso avrai le prime ·relazioni dalla Plebe e poscia dal resoconto che uscirà in. opuscolo. Le discussioni procedettero ispirate dal concetto generale che il partito socialista deve valersi di tutti i mezzi dal più blando al più energicò; · secondo le circost~nze• / ,

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