Critica Sociale - anno XLI - n. 22-23 - 16 nov.-1 dic. 1949

CRITICA SOCIALE Un grido d'allarme ll problema della montagna. Diceva La•rochefoucald che a volte si fa del bene per poter fare impunemente del male: e, chi con– sideri certe cose del giorno d'oggi, è difficUe dargli torto. Ecco, per ese·mpi o, il « grido d'allarme della mon– tagna> che, dal.le colonne deU'lnformatore Ligure - ~ettimanale in dipendente - si leva a difesa dei montanari. Autore è Augusto Pesenti, un vecchio generale che ha guidato alpini d-n tant,e e tante bat– taglie e sotto cieli vicini e lontani, dalle sabbie li– biche del tempo di Cantore alle t1rincee della p-rima guerra mondiale, dalle euforbie di lago Ascianghd, giornata dell'arma bianca, alle ore oscure della se– conda guerra ·mondiarle, con le vecchie Fiat 1914 e coi fucili mod. 91 contro mezzi corazzati e divisioni autotrasportate. E anche a Pesenti è difftlci1e dare tor:to, quando pa·rla della miseria della montagna: piroblema che rion dorme mai, come l'a-rìa sulle _creste alpine, e che ha sempre trovato eco profonda in campo so– cialista. Infatti anche quello che dorme sempre, cioè il < documento di revisione delle condizioni della collaborazione al Governo> (Umanità, 15 marzo) ha messo a fuoco tra i prohlerhi urgenti, nella parte dedicata all'agricoltura e approvata all'unanimità dalla Direzione, quello della montagna. Inutile quin– di ricordare· i.I lungo e positivo lavoro di Aliberto Oliva, o l'illuminato e pesato intervento di Angelo Camparini all'adunanza dei Georgofili del novembre 1947 in merito ai provvedimen-ti a favore della mon– tagna. 'Inutile citare il prezioso lavoro di Ad·riano Olivetti, cioè iii volume di « Studi e proposte pecr il piano regolatore della Val d'Aosta> o la relazione di Camillo Belli (dicembre 1947) sulla montagna bre– sciana. In questi tempi poi il chia,ro linguaggio delle alluvioni e fa ridotta capac:ità di assorbimento d('i mercati della montagna pongono crudamente di fron– -te all'opinione pubblica e agli organi responsabili il _problema e il tenor di vita di nove milioni di mon– ta-nari. Insomma, è difficile non dare ragione a Pesenti, quando prende a cuore la causa di quella tradizio– nale miseria; e li per lì può sembrare suggestivo e felice il richiamo all'Associazione Nazionale Alpini e ••. che cont a soci, a derenti e simpatizzanti a decine e decine di miglia.fa ... e che dovrebbe fare qualche cosa di simile (e di meglio) per la rinascita della Montagna di quello che fece (e fa). per la bonifica dei terreni incolti l'Associazione Nazionale Com- battenti >. · Ma proprio sulla stessa pagina dell' lnformalore Ligure che ospita il pat,etico IJ.ppello di Pesenti, si trova un a,rticolo di M. Mariarni « Per la difèsa della agricoltura italiana > che, dopo un sottoti~olo int_e– ressante, « Anticapitalismo e dirigismo nella politica lìOCiale della sinistra democristiana > allinea frasi 4.i questo genere « ... i democristiani di sinistra, pur asserendo di ispiirarsi alla dottrina di_Cristo, hanno assorbito in pieno la visione marxista ,, ; « •.• erroneo e rovinoso è l'altro pregiudizio che genera e sorregge !'attuale mania riformist~ca: il dirigismo ,, ; « Tale la mèta inevitabile se non si ·estirpano a tempo l'an– ticapitaliismo e il dirigismo che animano gli attuali riformisti, se cioè non si elimina una buona volta e pe'r sempre ·1a malattia marxista che da oltre un secolo mina alle fondamenta la nostra civiltà, e oggi minaccia la rovina dell'agricoltura italiiana >. Tutto questo, incredibile a dirsi, contro il mini– stro Segni che cosi, con una riforma fondiari~ bene impostata sul limite massimo della proprietà ma por- I IV'-J tata a conclusioni (costituzione artificiale di piccola propiri,età) degne di Antonio Salandra, arriva a gua– dagnare attacchi, e fama di... marxista. A questo punto si aprono inaspettate prospettive, e si possono porre interessanti i-nterrogativi. Acco– gliamo pure• il bello e generoso grido d'allarme di Pesenti; ma perchè non mettere certe cifre della montagna in bilancia con' altre? Per esempio: a) Da noi la coltura del grano copre cifrca un milione di ettari di· montag.n,a che producono 8-10 milioni di 'quintali di grano per una popolazione di nove milioni di abitanti, cioè la metà del fabbi– sogno. In altre parole, prima della guerra, quando .pe-r ogni quintale di grano si pagavano 75 lire di dazio, la mo.ntagna versava al fisco annualmente cinquecento milioni di Jiire per ùl pane. Era un vero e pro·prio drenaggio; per i terreni poveri di monta~ gna; e un notevole vantaggio pro-prio per i t-erren-i ricchi di collina o di pianura: q uesto è ben chiaro. Oggi, come sempre, la mont-ag.na vende senza difesa i suoi prodotti tipici pe r compirare a caro prezzo il grano, soggetto a misure protettive, lo zucchero e i concimi, ancorati ai d,ividendi dei_ soliti e ben noti gruppi, e le altre cose necessarie alla vita; b) Ormai lassù, in questo e.lima di deflazione, il denaro. è come l'acqua: è difficile fermarlo su quelle povere balze scoscese. La percentualè del get– tito tributario dovuto alle dmposte indi:rette è intol– lerabi-Imente elevafa (più elevata che nel 1938) e quindi con danno della montagna,., che è povera: e le imposte dirette col-piscono duramente le cose al sole, cioè la terra-, e specialmente le terre non pr0; duttive, v·ale a dire gran parte del Mezzogiorno e tutte le altre valli. Completano ,l'opera le esigenze dei bilanei comunalii, . proporzionalmente più severe e sentite· nei com.uni piccoli e_poveri; e) In un paese a basso reddito e a mercato in– terno povero come l'Italia, si può realizzare, alla ' maniera di Pella, un relativo equilibrio della bi– lancia dei pagamenti ·proprio rimanendo, rispetto ad altri paesi, in condizioni economiche e sociali particolarmente. precarie e instabili, con contrasti straordinari e intollerabili di lusso e di miseria. E ben lo sa la ~ontagna: lassù, per centinaia di mi– gliaia di famiglie, tra sovrapopolazione e spopola,.. mento,- tra grandi centrali ·idroelettriche e paesi con lumi a petrolio, tra emigrazi_one difficile e indebita– mento fatale, JavCJlrovuol dire sperpero enorme di vite umane. E intanto giù è la ricca e facile storia dei soliti gruppi, ·dallo zucchero al cemento, dai concimi alle automobi-li, daoll'energia elettrica all'ar– mamento. Come nota Michael Hoffman sul New York Times « ... larghi gruppi industriali ritengono di po– ter continuare come nel passato, vendendo in un mercato interno limitato, mentre l'aiuto degli Stati Uniti tiene i-n vita· le masse per il tempo della mi– naccia comunista ... >•. Natu 1 ralmente le alluvioni confermano e dimostra– no, tra l'altro, che il disordine anarcoide degli in– vestimenti, secondo il sistema regolatore del. pro-. fitto privato, corrisponde troppo spesso· alla man– cata regolamentazione delle acque, e finisce per con– trastare col sistema regolatore dell'utilità collettiva. _ E' d'accordo su questi punti il foglio che prende a cuore l'abbandono della montagna, ma propugna l'abbandono e l'estirpazione delle manie riformiste? A questo punto, /J)rescindendo dall'Informai-ore Li– gure, si può dare ben altrà impostazione al problema. a) Da un lato si vede un certo numero di uom_i– ni d'arme, dal generale Bes al generale Pesenti, che sentono profondamente, per tante, in-eccepibili e bel– le e onorevoli ragionà, il problema della montagna. b) Dall'altro ci sono elementi che temono la Fi-

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