Critica Sociale - anno XLI - n. 21 - 1 novembre 1949
446 CRITICA SOCIALE chiamato molte volte contadino astuto. Ma per il fatto solo della statura di J aurès, il suo buon senso era estraneo alla volgarità. E, ciò che soprattutto iwporta, il suo buon senso era messo a,l servizio dell'idea. Jaurès era un ideolcgo, un araldo clell'idea quale l'ha rie– finita Alfred Fouillée quando parla delle « idee forza:, de11a · storia. Napolec:ne ncn aveva che disµrezzo per gli « ideo– logi'> (la parola è sua). Però era lui stesso l'ideologo del nuovo militarismo. L'ideolcgo non si limita ad adattarsi alla realtà ne trae «l'idea'> e la spinge fino alle estreme con– segue~ze. Nelle epoche favorevoli, questo gli dà successi che non potrebbe mai ccnseguire il pratico volgare; ma questo gli prepara anche cadute vertiginose quando le condizicni obiettive si rivoltano contro di lui. Il dottrinario si fissa ne1la teoria di cui uccide lo spirito. Il pratico-c-pportunista assimila determinati processi del me– stiere politico; ma se sopravvenga, un rovesciamento inopi– nato, egli si trova nella situazione di un manovratore che 1'adozkne di una macchina rende inutile. L'ideologo, di grande statura, non è impotente che nel momento in cui '1a storia lo disarma ideokgicarrente, rra anche a1lora è -talvolta capace. di riarmarsi rapidamente, di impadronirsi dell'idea della nuova epoca e di continuare ad avere una par– te di pri,ro piano. Jaurès era un ideologo. Egli traeva fuori da11a situazione politica l'idea che essa ccmportava e, nel servire a questa idea, non si arrestava mai a mezza strada. Così, aJ,J'epcca dell'affare Dreyfus, egli spinse alle sue ultime conseguenze l'idea della collaèorazione con la borghesia di sinistra e so– stenne con passione · Millerand, politico empirico volgare, che non ha mai avuto nulla e non ha nulla dell ideologo, del suo coraggio e de11a sua levatura. In questa via, J aurès n<:•npoteva che chiudersi lui stesso :n un impasse politica, ciò che fece con l'accecamento volontario e disinteressato di un ideolcgo pronto a chiudere gli occhi sui fatti pur di non rinunciare all'idea· forza. Con una passione ideologica sincera, Jaurès combattè i! pericolo della guerra europea. In questa lotta, come in tutte quelle che condusse, applicò talvolta metc<li che erano in contraddizione profonda con i•I carattere di classe del suo partito e che sembravano a molti dei suoi compagni per lo meno arrischiati. Egli sperava molto da se stesso, dalla sua forza personale, dalla sua ingegnosità, da1la sua facoltà di improvvisatore; nei · corridoi del parlarr.ento apostrofava ministri e diplomatici e, con un ottimismo esagerato sulla propria influenza, U schiacciava con il peso della sua argo– mentazione. Ma le conversazioni e le influenze di corridcio non derivavano per nulla dalla natura di Jaurès, che non li erigeva in sistema, perchè egli era un ideologo politico e non un dottrinario dell'opportunismo. Era pronto a met– tere con eguale passione al servizio dell'idea che lo posse– deva i mezzi più opportunistici ed i più rivoluzionari e 5e questa idea rispondeva al carattere dell'epoca, era ~apace come nessun altro di ottenerne risultati sr,lendidi. Ma egli andava egualmente incontro alle catastrofi. ColT'e Napoleo– ne, poteva ne11a sua politica avere delle Austerlitz e de11a Waterloo. * * * La guerra mondiatle doveva mettere J aurès viso a viso con le questioni che divisero il socialismo europeo in due campi nemici. Ouale posizione ha egli occupata? Indub bia– mente, la posizicne patriottica. Ma non si sarebèe rr.ai ras– segnato al!'abèassalT'ento che ha subito il part;to socialista francese sotto la direzione di Guesde, Renaudel, Sembat e Thomas... E noi abbiamo pienamente i·I diritto di credere che al momento delila rivoluzione futura, il grande tribuno avrebbe scelto senza errore il suo posto e sviluppato le sue forze fino a11'estremo. Un pezzo di p;ombo ha sottratto Jaurès alla pÌIÙgrande delle prove politiche. Jaurès era l'incarnazione ·deNa forza personale Il mo– rale in lui ~or~ispondeva perfettamente al fisico:· l'elegan– za ~ I~ gra~ta m se stesse gli erano estranee; per contro i suoi ~ 1s_cors1e i suoi atti avevano quella beltà superiore c?e d1stmgue le manifestazioni della forza creatrice sicura d1 se stessa. Se si considerano la limpidezza e Ja 'ricerca della forma come i tratti tipici dello spirito francese, Jau- BibliotecaGino Bianco rès può parere esemplare poco_ caratteristico dello spirito francese. In realtà egli era francese al massimo grado. Pa– rallelamente ai Voltaire, ai Boileau, agili Anatole France :n letteratura, agli eroi della Gironda o ai Viviani e Deschanel attuali in politica, la Francia ha prodotto dei Rabelais, dei B3.lzac, degili Zola, dei Mìrabeau, dei Dantcn e degli Jau– rès. Ecco una razza di uorrini dalla potente muscolatura fi– sica e moraie, di una intrepidezza senza uguali, di una for– za di passione superiore, di una volontà concentrata. Ecco un tipo atletico. Bastava sentire la voce tonante di Jaurès e vedere il suo largo viso rischiarato da un riflesso inte– riore, il suo naso ilT'perioso, il suo coldo di to-ro inaccessi: uile al giogo per dire: ecco un uomo. L3. fcrza principale di Jaurès oratore era la stessa di quelia di J aurès politico: la passione tesa, esteriorizzata, la volontà di azicne. Per Jaurès l'arte oratoria non ha un va– lore intrinseco, egili nòn è un cratore, è più di questo: l'ar– te della parola per lui non è Un fine ma un mezzo. Ecco perchè, .essendo l'oratore più potente del suo tempo, e for– se di tutti i tempi, egli è aJ disopra dell'arte oratoria, è sem– pre superiore al suo discorso, ccme l'artigiano è superiore al suo attrezzo ... Zo!a era un arti,ta - aveva e·ordito con l'in 1 p3.~s·b·lità morale del naturalismo - e d'un tratto si rivelò, con il colpo di fulmine della sua lettera «]'accuse'>. La sua natura celava una possente forza IT'Orale cbe trovò la sua espres– sione nella sua opera gigantesca, ma che era in realtà più larga dell arte : era una forza umana distruttiva e costrut– tiva. Co-sì era per Jaurès. La sua arte oratoria, la sua poli– tica, con tutte le sue inevitabili convenzioni, svelavano una personalità regale con una muscolatura morale vera, una volontà accanita di lotta e di vittoria. Egli non saliva alla tribuna per presentarvi le visicni che l'ossessionavano, ma per raccogliere le volontà disperse nell'unità di uno scopo: il suo discorso agiva simultaneamente sull'intelligenza, sul sentimento estetico e suHa volontà, ma tutte queste forze del suo genio oratorio, politico, umano,· sono subordinate alla sua forza principale: la volcntà di azione. Ho sentito Jaurès alle assemblee popolari di Parigi, ai Congressi internazionali, alle Commissioni dei Congressi. E sempre mi sembrava di sentirlo per la prima volta. Nes– suna routiine in lui: cercandosi, trovandosi lui stesso sem– pre e instancabilmente mobilitando di nuovo le forz~ mul– tiple del suo spirito, egli si rinnovava senza posa e non si ripeteva mai. La sua potente forza naturale si univa a una dolcezza raggiante, chè era corr.e il riflesso della più alta cultura morale. Egli rovesciava le rocce, tuonava, scuoteva ma non Si stord,iva mai, lui, era selT'pre vigile afferrav~ mirab!l~en~e l'eco che provocava nell'assembl~a, parava le ~b1ez1_om, spazzando via senza pietà, come un uragano, cgm res1stenza sul suo cammino, talvolta scartando gli o– stacoli con magnanimità e dolcezza come un maestro un fratelJo maggiore. Così il IT'aglio gigantesco riduce in 'pol– v_ere un blocco enorme o affonda con precisione un turac– ciolo nel collo di una bottiglia senza romperla. Paul Laf~rgue, marxista e avversario .di Jaurès, lo chia– mava un diavolo fatto uomo. Questa forza diabolica 0 ~r. meglio dire, divina, si imponeva a tutti, amici O 'ne~ m1c1. E frequentemente, affascinati e ammirati come da– vanti _ad un grandioso fenomeno della natura, i suoi av– versa~1. ascoltavano, sospesi alle sue labbra, il torrente dd s~o dtsco:so, che correva irresistibile, risvegliando le ener– g,e, trascm:3-ndo e soggicgando le volontà. Tre anni fa, questo genio, raro dono della natura all'u– manità, ~ .~?rto prima di' aver dato tutta la misura delle sue. poss1b1ltta. Forse la fine di Jaurès era necessaria al-l'e– stetica ~ella sua fisionorria? I grandi uomini sanno spesso scompanre a ~empo. S~mtendo la morte, Tolstoi prese un bastone e ando a monre come pellegrino in un viHaggio os<;uro. Lafarg~e, epicureo e stoico ad un tempo, visse :n u? atmosfera d1 pace e di meditazione fino ai 70 anni de– cise che !:astava e prese il veleno. J aurès, atleta del/idea dcad11~e su!l:are 1 na combattendo il più terribile dei flagelli e .u?1amta: . a guerra. E resterà nella memoria della po– stenta come 11 precursore, il prototipo dell'uomo superiore, che deve nascere dalle sofferenze e dalle cadute, dalle s _ ranze e dalJa lotta. pe Llt<>Nt TROTSKI
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