Critica Sociale - anno XLI - n. 21 - 1 novembre 1949

CRITICA SOCIALE 445 litica del Blocco, H presidente del Cons:gEo, l'anticlericale Coml:es, prevenne J aurès che la rottura della coalizione lo avrebbe obbligato a lasciare la scena. Ciò non arrestò J au– rès. Ccmbes si dirr.ise. L'uni,tà del partito, nel quale si fu– sero jauressiEti e guesdisti, èra assicurata. Da a'llora la .vita di Jaurès si confonde ·con quel;a del _partito unificato, di cui aveva preso la direzione. * * * L'assassinio di J aurès non è stato l'effetto del caw. E' stato l'ultirr.o anello ·di una campagna di odi, di menzogne e di calunnie condotta centro di lui dai suoi nemici di tu~te le sfurr.ature. « Si potrebl:e compone una bil:lioteca intera degli a:ttacchi e deNe calunnie dirette · contro J aurès. Il Tf?<mps pubbEcava ogni giorno uno, e, talvolta due, articoli contro il tribuno. Ma doveva limi,tarsi ad attaccare le sue idee e i suoi rretodi d'azione: come personalità, egli era quasi invulnerabile, anche in Francia, dove pure l'insinua– zione personale è una del'le armi pi,ù potenti de!Ua J.oHa po– litica. Tuttavia si parlava a parole coperte della forza di corruzione dell'oro tedesco ... Jaurès morì povero. Il 2 ago– sto 1914, il Temps fu costretto a riconoscere « l'onestà as– soluta» del suo nemico abbattuto. Ho visitato ne!!• 1915 il caffè ormai cdebre del Croissant, a due passi da l'Humanité. E' UI} cafjè parigino tipico: pavimento sporco con segatura, banchi di rame, sedie usa– te, tavoli di marmo, sdfitto basso, vini e piatti speciali, in una parola, quel che non si incontra che a Parigi. Mi si è indicato un piccolo canapè presso la finestra : là è stato ucciso, con un colpo di revolver, il più geniale dei figli del– la Francia attuale. Famiglia borghese, università, vita parlamentare, matri– moni-e l:orghese, Eglia condotta alla comunione dalla ma– dre, di.rezione di un parti,to parlamentare: in questo qua– dro esterno, che non ha nulla di eroico, si è svolta una vita di una tensione straordinaria, di una passione eccezionale. Si è molte volte chiamaio Jaurès il ditfato,re 'del socia– Hsmo francese e talvolta la destra lo ha chiamato addirit– tura il dittator-e della Repubblica. E' incontestabile che jau– rès ha avuto nel socialismo francese una parte incompara– bile. Ma nella sua «dittatura» non vi è nulla di tirannico. Egli dominava senza sforzo: uomo di grande levatura, spi– rito potente, temperamento genia!le, lavoratore eccezionale, oratore dalla voce merav•igliosa, J aurès per la forza delle cose occupava il primo posto, a una così grande clistanza dai suoi rivali che non poteva sentire il bisogno di conci– liare la sua posizione con gli intrighi e le macchinazioni in cui Pierre Renaudel, i'l «capo» attu._ale dei! social-pa– trio.ttismo, era g:à diventato maestro. Na-tura larga, Jaurès aveva· una ripulsione fisica per ogni settarismo. Dopo alcune oscillazioni, scopriva il punto che gli sembrava decisivo per quel dato momento. Tra questo punto .di partenza pratico e le sue costruzioni idealistiche, disponeva, senza far alcl!no sforzo su se stesso, i punti /ii vista che completavano o restringevano il suo~ punto <li vista persona:le, conciliava le sfumature oppo-ste, fondeva gli argomenti contra.ditteri in una uni•tà che era lungi dall'es– sere irreprensibile. Così egli dominava non soltanto J,e as– semblee popolari e parlamentari, in cui la sua passione stra– ordinaria padroneggiava l'udito-rio, ma anche i congressi del partito in cui egli dissolveva le opposizioni di tendenza in prospettive vaghe ed in formu!le elastiche. In. fondo era un eclettico, ma un eclettico di genio. . « Il nostro dovere è alto e .chiaro: sempre propagare l'idea, sempre suscitare e organizzare le energie, serrpre lottare, sempre sperare fino alla vittoria fii:i-ale ... ». Tutto J aurès è in questa lotta dinarr.ica. La sua energia creatrice ribolle in tutte le direzioni, eccifa e organizza le energie, le spinge a!lla letta. _ Come ha detto bene Rappoport, la magnanimità e la. bon– tà emanavano da Jaurès. Ma egli possedeva nello stes,o terrpo, in scmmo grado, il talento della collera concentrata, non de;Ja collera che accieca, oscura il cervello e porta alle convulsicni politiche, ma della collera che tende la volontà e isp;ra le caratteristiche più giuste, gli epiteti più espres– sivi che colpiscono direttamente nel segno. Si è visto come ha caratterizzato i Périers. Bisognerebbe rileggere tutti i 81bl1otecaGino t:31anco suoi discorsi e articoli contro gli eroi tenebrosi dell'affare Dreyfus. Ecco quello che diceva di uno di essi, il meno responsabile: « Dopo esserEi provato nella storia della let– teratura in costruzioni vuote, in sisterri fragili e inconsi– stenti, Brun,etière ha trovato, infine asilo sotto le volte pe– santi deila Chiesa; egli cerca ora di velare la sua banca– ,rottà pers<Jnale, proclamando il fallimento della scienza e della libertà. Dopo aver vanamente cercato di tirare dalle sue profondità qualche cosa che somiglia a un pensiero, glcrifica l'autorità c<Jn una specie di rragnifica umiiiazio– ne; ora che ha perso agli occhi delle g,enerazioni nuove tut- · to il credito di cui ha abusato ad un certo momento, grazie alla sua attitudir:e alle generalizzazioni vuote, vuole ucci– dere il pensiero libero che gli sfugge». Disgraziato colui sul quale si abbatteva questa mano pesante!... * * * Entrato in Parlamento nel 1885, Jaurès vi sedette sui banchi della sinistra moderata. Ma il suo passaggio ai! so– cialismo non fu una catastrofe· nè un ·salto. La sua « mo– derazione» primitiva nascondeva immense riserve di uma– nismo sociale attivo, che, in seguito, si sviluppò natural– mente in socialisrr.0. D'altra parte il suo socialismo non prendeva mai un carattere di ciasse nettamente rivelato e non rompeva mai con· i l}rincipi urranitari e con le c~n– cezioni de!! diritto naturale, c<isì profondamente impressi ~el pensiero politico francese dall'epoca della grande rivolu– zione. Ne! 1889 J aurès domandava ai deputati: « Il genio della rivoluzione francese è dunque finito? E' possibile che vo-i non possiate trova-re nelle idee del!la r,ivoluzione •una rispo• sta a tutte le dcmande che si pongono attualmente, a tutti i prcblemi che sì levano davanti a voi? La rivoluzione n<Jn ha conservato la sua virtù immottale, non può dare una risposta a tutte le difficoltà senza posa rinnovate, fra le quali noi percorriamo la nostra strada.? ». L'idea[ismo del democratico-, si vede, non è ancora per nulla toccato dalla oritica materialista. Più tardi J aurès assimilerà una gran parte del marxismo, ma il fondo democratico del suo pen– siero sussisterà fino alla fine. J aurès entrò nell'arena politica nel periodo più oscuro della Terza Repubblica, che ncn aveva allora che una quin– dicina di anni di esistenza e che, priva di tradizioni solide, aveva contro di sè nerrioi possenti. L<Jttare per la Repub- . blica, per la sua conservazione, per la sua «epurazione», fu que-sta l'idea fondamentale di Jaurès, quelUa che ispirò tutta la sua azione. Egli cercava per la repubblica tina base più la~ga, voleva condurre la repubblica al popolo per or– ganizzare quest'ultimo per mezzo di essa e fare infine dello Stato repubbLicano lo strumento dell'economia socialista. Il socialismo era per J aurès, democratico, i'l solo mezzo s:cu– ro di consolidare •la repubblica e il sofo mezzo possibile di perfezionarla. Egli non concepiva la contraddizi<Jne .tra la politica borghese e il socialismo, contraddizione che ri– flette la rottura storica tra il proletariato e· la borghesia dem.ocratica. Nella sua infaticabile aspirazione alla sintesi idealistica, J aures era, nel suo primo periodo, un dem<Jcra– tico pronto ad aècettare il s<Jcialismo; nel suo ultimo pe– riodo, un socialista che si sentiva responsabile di tutta la democrazia. · Se Jaurès ha dato al giornale che ha creato il nome di L' Humanité non è effetto del caso. Il socialismo non era per lui l'espressi<Jne teorica della l<itta di classe del prole– tariato. Ai c'ontrar,io, i4 proletariato restava ai suoi occhi una forza storica al servizio de1 diritto, della libertà e del– l'umanità. Al disopra_ del proletariato egli riserbava un· grande posto all'idea del!l'«umanità» in sè, che presso i de– clamatori francesi ordinar~ non ·è che una frase vuota, ma nella quale egli metteva un idealismo sincero e attivo-. In politica Jaurès univa una estrema facoltà di astrazione idealistica ad una forte intuizione della realtà. È' que[lo che s.i può c<Jnstatare in tutta la sua -attività. L'idea materiale della Giustizia e del Bene è in lui unita ad' un apprezza– mento empirico del1e realtà, anche secondarie. A dispetto del suo ottimisfl1o morale, J aurès comprendeva perfettamente le circostanze e gli uomini e· sapeva molto bene utilizzare le u™! e glì altni. Aveva in sè molto buon sens0. Lo si è

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