Critica Sociale - anno XLI - n. 20 - 16 ottobre 1949
'CRITICA .SOCIALE ---------------------------'~ 425 L'appoggio di Tit.o. Tifo ha spesso ripetuto che il -conflitto scoppiato tra il suo regime ed il Cominform non era che una polemica nella famiglia comunista. Si finirà dunque per intendersi n.eila famiglia ... Non spetta agli altri immischiarsene. rMa è lui stesso che impegna gli altri ad intervenire, non essendo capace di difen– dersi da solo contro i suoi « fratelli » comunisti. E– ·.gli chiede particolarme·nte agli altri di mettere a sua disposizione mezzi sostanziali di esistenza: mez- zi finanziari, economici,. cioè militari. · Tutto il mondo è interessato a questa lotta inter– na della « famiglia comunista ». La sua importanza si esprime meglio con l'atteggiamento inesorabile di Mosca .nei confronti dei « titoisti» degli altri paesi. Non si risparmiano i grandi capi del comunismo mondiale: Mar kos in. Grecia, Gomulka in Polonia, Rajk in Ungheria, Kostov in Bulgaria. Neilo stesso temJ!)o, migliaia di piccoli capi sono esclusi da commissioni di « purga » per il « titismo »; la « de– viazidne nazi:onalista » ecc. ,La subdrdinazione as– soluta dei partiti comunisti di tutti i paesi a Mosca contribuisce fortemen,te alla potenza sovietica nel mondo. La pace ,e la sicurezza interna di molti po– poli dipendono dal fatto seguente: il pa.rtito comu– nista di cias•cuno di -essi potrà diveDtare libero o resterà la quinta colonna di una potenza st'ra,niera? La ribellione dei comunisti jugoslavi è un atto coraggioso, anche eroico. Bisogn.a ai11tarli a r,esi– stere a Stalin, ma farlo in modo intelligente. Non è utile porre loro condizioni suscettibili di creare imbarazzi nei [oro stessi ra.nghi.· E' impossibile che ci comunisti jugoslavi si uniscano al bloccò occiden– tale, ma non ,è ce·rto escluso che si stacchino dal blocco orientale; pe·rciò essi possono contribuire al rientro dell'espansionismo sovietico nei Balcani. Al– lora si potrebbero più facilmente liquidare tutti i dissidi co,n l'Italia, con l'Austria, con la Grecia; e l'Albania cesserebbe di essère un punto di appog– gfo sovietico suU'Adriatico. La via verso l'intesa bal– canica sarebbe aperta. Trarre la Jugoslavia dal do– minio sovieti-co è contribuire in larga misura alla pace mondiale (2). Per il momento, quello che conta sono le conse– guenze internazionali del conflitto tra Tito e Stalin, conseguenze inevitabili, indipendenti dai desideri di Tito. Sarebbe maldestro porre durante questo conflitto la quesfione del cambiamento del regime in Jugoslav-ia. Questo cambiamento diverrà inevita– ·bile per la forza delle cose, q1rnndo saranno stati stabiliti legami economici e culturali di questo paç– se con il mondo libe·ro, quando il sipario di fe'r– ro orientale sarà levato. t'azione delle forze demo– cratiche interne ed esterne prenderà più vigore· e i-nfluenzerà il corso degli avveniment i. La ba se giu– ridica del loro intervento sono gli imp.eg.ni che il governo di Tito ha contratto con l e grandi p otenze (2) Queste p•revisi(),]111si sono rivelate gi,w,te. La .-ibellione di Tito ha scos·so ,nel .guo i•nsieme ·la domi,n-azione i!'nssa sui Balcani. Trieste non è pi-ù interessante per i rus&i se essi non s-ono •padro,ni in Jugoslavia. Il governo sovietico ha ces– sato di a·ppoggiare le .ri,ven-dicazioui jugos•lave ,nei confronti deH'ltalia e dell'Austria. Come ricompensa i governi occiden– tali hanno maggiorato di cinqua,nta milioni di dollari l'in– dennità di guerra chies·ta dai russi e ha,nno aumentato ·la quantità di benzina .che ~dev'essere data ai russi da-i pozzi au~ strfaci, A questo ,proposito Pi~ade ha d,ichiarato: « Essi han– no deformato l'idea dell'i,nternazionalismo proletario e hanno trasformato il diritto di libera dispos-izione dei popoli in un oggetto di commercio alla Shylock con gli imperialisti per trarne b~neflci materiali .per se stessi, pur accusandoci di na.zionaU-smo ... Essi halllllo fatto ritornare la loro diploma– zia e la loro politica estera suJla linea e sui metodi i,mpie– gatl in Russia ,primi\ di ottobre ... ::-!oi abbiamo àprpreso che le frasi sull'internazionalismo socia)i,sta possono nascondere gli interessi più ego•istici dei grnndi Stati nei con.fronti dei piccoli». BibliotecaGino Bianco al momento del riconoscimento' del suo regime. L'obbligo di rispettare la democrazia vi figura, par– ticolarmente, nel modo più preciso. Il .partito comunista jugoslavo ha avuto una par– te importante nella storia· del .nostro paese: non dipende che da lui di continuarla. Ma bisogna che esso divenga consapevole dei limiti deiU.esue forze. Sarà esso capace di aclatta·rsi alle necessità che si impongono, e cioè: rispettare la volontà della mag– gioranza, dividere il potere coh altri raggruppa– menti politici· e tollerare l'op,po.sizione? Se esso di– ce sì, dovrebbe comincia•re ad applicare la costitu– zione che ha dato esso stesso allo Stato jugoslavo, e che non è oggi che lettera morta. Ciò che esiste in realtà è la· dittatura del comitato politico del partito comunista. Quello che l'avvenire es-ige è una vera d,emocrazia popolare. Si può arr ivare a questo scopo per tappe, in maniera pacifi.ca , a condizione che i comunisti jugoslavi dia no prov a non solo di coraggio ma a,nche di sufficiente intelligenza. ZtVKO TOPALOVICH Ora grigia No-i pensiamio, e ne a,b,biamopiù volte espresse le ragicmi sit questa Rivvsta, che 1,a paJ~tica es~era del MiniS'Pro Sforza non sia la m-igliore che l'Italia po,teva seguvre nelle condi– z-ioni or,igim,(]ite dalla guerra e dalla -nuova situa"~ane irn– ternazion,(1)/e,Tut/lcuvia è u,n fatto che la perdita delle coloni-e e le altro qwe.srt!iom di cui pwla ii · nostro collaboratore, non g_l~ J1ono ass,olu,t<»nenteirmputab-ili. Sl?'m,maigli si può -far oolPa di rwer perseguito, a pro– p()SÌ)Po delle colome m. particql!tr'e, m.a anche, cosa picÙim– por,tante, nella stipulazione del Patto Atl-tico, fffilÌ inat– tuabili per vi nostro poose con u,n o~tmiismo ecceswo, an– zvchè porre subito • l' opimone pubbliica vtdlia:na di fronte alla realrtà dei faPtii. Alirmentu,re spera:n,ze,che forse lo stesso Mim:is,tro-n.o)noondivùil!llla, poterva essere al più un ottiffno s,f.rumento per la Democrazia cristiana iti vista dei suoi fimi di afferma.zùme nel paese e del s,uo ori.ent<Pmentopoz.ifico wi campo internazionale. Ma da parte di Sforza è stato um errore. Riten11a11no ad ogm modo oppor,,twn,o pubblicare ques,ta « di– fesa del buoo sew1Jso » co-ntro gli istenl!"mi na"'ionalwtici che, per esse+res,pesso ridicoli, n>0nsono però ·meno pericolosi. LA CRITICA Soc1Ar,E Per mo'lti il Minisitro degli Este,ri ha il dovere di essere un taumaturgo o per lo meno un abi'le giocatore di busso– lotti, e come tale riportare indiet·ro i-1tempo, non far che siano avvenuti- fatti storici ò farli dimenticare del ,tutto, imbrogliare le carte, con un colpo di bacchetta, infine, com– binar trattati meravigliosi di conseguenze e via dicendo. Ora iJ nostro Ministro degli esteri non ha nè può avere tali mirabolanti ,possibilità, e così avviene che, pe;r esempio, in una rivist.! teatrale che furoreggia su una scena miJa·nese e nella qua:le secondo è costume non ci si p.rende troppi rigua-rdi nel giudicar uomini et cose, i-1Ministro Sforza, tra i pÌJÙvivi applausi del colto pubblico, è wut cou11t dichia– rato colpevole di aver rinunciato alle colonie, dimenticandosi una piccolezza e cioè che fu fu. gu-t'tl'ra a farle perdere ·. Il che se sia stato un bene o un male è un a:ltro disco~so. Naturalmenre, per esempio della sua chi-aroveggenza quale . · egli dimostrò neHa -lettera da lui indirizzata a re Vittorio nel maggio 1940, nessuno si ricorda, o almeno nessuno dei suoi allegri critici. Nel campo della nostra poiitica estera tre grosse questioni rrichiedono una soluzione, e dubi-tiarr.o clw queste soluzioni possano esserei favorevoli all'Italia. Met– tiamo pure le colonie in prima linea, per quanto noi non pensiamo che ci debbano essere se non per ragione di pre– stigio nazionalista e non patriottico. Che il rriaverle dip:nda da Sforza o dal governo ita.Jiano è per Jb meno un volere for– zare il senso della rea.Jtà, se non si voglia ,proprio dire che è una sciocchezza.
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